Posts written by Jon Donovan

view post Posted: 2/6/2019, 09:22 GIUBBETTI ANTISCHEGGE/ANTIPROIETTILE AP95 - AP98 - AP98A - ESERCITO
Complimenti vivissimi per il tuo lavoro. So benissimo quanta fatica, tempo e ricerca c'è dietro a recensioni come queste: non è come il lavoro di uno scrittore, al quale basta l'estro creativo per riempire decine di pagine al giorno. Per lavori come questi, dieci righe possono prendere un paio d'anni di ricerche. Per questo è facile fraintendere!

Per quanto riguarda l'aspetto legale della questione, per esperienza personale, il mio parere è che le leggi a riguardo sono nebulose e imprecise, o meglio, vengono maneggiati con estrema precisione dei concetti interinsecamente imprecisi e opinabili. A chi di solito mi risponde che non è vero, che "la legge è chiara", aldilà del mio punto di vista, ricordo tutti i criminali in libertà, grazie all'intervento di avvocati che hanno saputo sfruttare lacune di leggi molto più solide e aritcolate di quelle sulla dotazione in disuso. Siamo nella situazione in cui, per fare uno dei tanti esempi, alcuni corpi indicono delle aste di alienazione (con tanto di bando intestato del ministero) di oggetti che la legge stessa considera come vietati al pubblico. Se si guarda la legge, questi oggetti sono banditi fino alla fine dell'esistenza della vita, se si guardano le realtà locali di una caserma che vuole giustamente fare un po' di spazio e recuperare qualche soldo, si tratta di oggetti dismessi e scaduti nelle loro potenzialità offensive. Basti vedere tutte le migliaia di elmetti SEPT in giro ultimamente: sono chiaramente stati dismessi e acquistati lecitamente da negozi di surplus, ma secondo la legge... boh?
view post Posted: 1/4/2018, 11:29 Tenuta da Combattimento per Climi Rigidi, Marina Militare - MARINA - AERONAUTICA

TENUTA DA COMBATTIMENTO PER CLIMI RIGIDI, MARINA MILITARE




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PANORAMICA

Molti anni fa, giusto per curiosità, scrissi su Google Immagini “parka San Marco”. Tra centinaia di risultati non attinenti, su un sito di un collezionista asiatico, sbucò la foto di quello che sembrava essere un parka col mimetismo San Marco e il tipico taglio della tenuta da navigazione verde della Marina Militare. Un po’ perché al tempo non mi ero dato alla collezione di parka in Gore-Tex, un po’ perché non ne sapevo praticamente nulla, lasciai perdere nell’approfondire. Ma la pulce ormai mi era entrata nell’orecchio. Vari anni più tardi iniziarono a spuntare fuori alcuni pezzi scoordinati di questo completo e, dopo mille difficoltà, identificai attraverso una fitta ricerca due contratti di esso: il 2002 (SA.KA. Confezioni S.r.l.) e il 2005 (LAMA S.N.C di Rellini Luca & Marco), che differivano soltanto per piccoli particolari che esamineremo in seguito. Non si chiamano propriamente versione “2002” e “2005” - la denominazione è uguale per entrambi, le ho ribattezzate io così per comodità. - Tale parka non è altri che il modello Policromo (simile nel taglio alla tenuta da navigazione verde) con differente colorazione. Infatti i parka recensiti si collocano in una serie di equipaggiamenti che vennero prodotti in mimetismo San Marco nei primi anni del 2000, al fine di uniformare alcune parti dell’equipaggiamento, che per ragioni sconosciute venivano prodotte in Policromo (vedi ad esempio poncho, tutone o AP98). Questa timida e tardiva operazione uniformativa, ebbe vita breve a causa di quello che poi sarebbe stato il passaggio unificato al Vegetato, processo al quale la MM ha cercato di resistere più di tutti gli altri dipartimenti. Detto ciò, la mia ipotesi è che non fossero stati realizzati a titolo sperimentale, ma pezzi che non hanno mai avuto la possibilità di ricevere un’adeguata distribuzione. In ogni caso il completo Policromo, seppur affiancato nella metà degli anni 2000 a quello in questa sede recensito, ha goduto fino all’ultimo di maggiore diffusione, probabilmente perché prodotto in maggiore quantità di pezzi ed avendo occupato il ruolo operativo più durevolmente.

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Nelle due foto, da sinistra: 2005 e 2002.

COMPONENTI

Entrambi i completi sono composti (come da etichetta ufficiale) da:

- “Tenuta per climi rigidi con termofodera” (giacca con cappuccio).
- “Gilet in pile con maniche staccabili per tenuta per climi rigidi” (in realtà si tratta della fodera imbottita della giacca, non è in pile, non ha maniche: è stata utilizzata per errore la stessa etichetta del completo in pile facente parte del set).
- “Tenuta per climi rigidi con termofodera” (pantaloni con bretelle).
- “Guanti mimetici per climi rigidi”.
- “Copricapo mimetico con corpi orecchie, tipo norvegese per climi rigidi”.
- “Gilet in pile con maniche staccabili per tenuta per climi rigidi”.
- “Pantalone in pile per tenuta per climi rigidi”.

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Nelle due foto, da sinistra: 2005 e 2002.

Ci sono un paio di osservazioni abbastanza importanti da fare. La prima è che di questi completi, finché non sono riuscito a metterne insieme alcuni, in giro si sapeva poco e niente, persino all’interno del suo stesso ambiente! Solo dal momento in cui ho potuto toccare con mano e vedere con occhio alcune sue parti ed etichette, sono riuscito a dare il via ad una serie di ricerche correlate. Non è stato affatto facile avere un quadro abbastanza chiaro sulla sua composizione, ergo sul fatto che si trattasse di un set. Nonostante abbia contattato diverse persone che ne avevano avuto uno in dotazione, nessuna di queste ha saputo essere d’aiuto nel fornire informazioni sufficientemente utili, a parte dirmi che in pochi l’avevano ricevuto e che non è stato utilizzato quasi mai (poveri contribuenti!). A conferma di ciò, posso testimoniare che, essendomene procurati circa sette (anche per poter stabilire la questione del contratto unico), non ho riscontrato usura su nessuno di questi. Erano nuovi, intonsi o addirittura ancora cartellinati. Aggiungo io, molti Fanti di Marina hanno ricevuto solo parti casuali della tenuta, poiché i magazzini avevano consegnati i pezzi a consumazione, il che spiega come mai di solito si trovi in vendita scoordinato.

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Nelle due foto, da sinistra: 2005 e 2002.

FATTURA E COMPOSIZIONE

Sempre considerando la sua generazione e il fatto che gli indumenti ad uso militare hanno comfort differenti da quelli civili, reputo questo uno dei migliori parka Italian issued che abbia mai avuto il piacere di esaminare. Nonostante i primi parka militari in Gore-Tex e molti che seguirono, fossero dichiaratamente progettati per il freddo estremo, in realtà erano soltanto il coronamento finale di una serie di accorgimenti per affrontare tale condizione climatica. Inoltre, se si va ad esaminare il pezzo di sopra di un tipico parka militare in trilaminato, nel più dei casi ci si accorge che è stato progettato con l’occhio rivolto a farne anche una giacca da indossare per servizi, quindi con accorgimenti e comfort concepiti per esigenze di tutti i giorni. Con la tenuta per climi rigidi non stiamo parlando di una soluzione all-purpose - che fronteggi a buon mercato condizioni climatiche eccezionali e allo stesso tempo l’esigenza di un giaccone non troppo elaborato per ottemperare ai servizi di caserma - piuttosto di un vero e proprio sistema di combattimento per climi rigidi, che presenta accorgimenti di prim’ordine per la difesa contro il freddo estremo e problematiche derivanti da esso. Tutte le aperture sono sigillate almeno due volte e ci sono soluzioni che denotano un alto livello di cura nei dettagli. E’ vero: il peso e l’impaccio di tutto ciò ha una certa rilevanza, ma bisogna considerare che, fino a poco tempo prima, il cotone e la lana svolgevano lo stesso compito al costo di una discreta zavorra, limitata liberta di movimento e traspirazione assente.

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2005 fronte e retro.

Fermo restando che, salvo ove specificato, mi riferirò alle versioni 2002 e 2005 come se ce ne fosse una sola, le differenze tra loro sono:

- Tessuto. La versione 2005 è interamente in Gore-Tex, con opportuni marchi e cartellini promozionali (sfortunatamente non presenti sul cappello, ma il tessuto e il contratto sono gli stessi). Appare di ottima fattura, morbido e robusto allo stesso tempo, e si ha lì impressione di indossare un indumento tecnico molto affidabile. La 2002 invece non è marcata Gore-Tex (a parte che sui guanti): è un trilaminato generico di buona qualità, ma non al top della gamma. Risulta di poco più duro al tatto e alla vestibilità. E’ più scuro e maggiormente tendente al fruscio.
- Minuteria. I pomellini di regolazione, lacci, cerniere, cinghiette, fibbiette, bretelle e velcri, sono lievemente diverse tra le due versioni. In ogni caso sono difformità ininfluenti e soltanto manifatturiere.
- Design. Alcuni pochi punti dei parka sono diversi tra di loro, come ad esempio gli orli dei guanti. Senza usare i parka nell’habitat per il quel sono stati progettati, è difficile poter dire se queste differenze trovino riscontro nell’ergonomia.
- Reperibilità. Per quanto entrambe rare e sporadiche da vedere in vendita, la versione 2002 lo è di più.

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Del perché esistano due contratti di questo parka, senza che siano quasi mai stati usati e tantomeno abbia goduto di una diffusione degna di nota, non ne ho idea. Sembra semplicemente che la Marina Militare, dopo il primo lotto del 2002 (probabilmente molto più piccolo del secondo, vista la difficoltà di reperimento che ho avuto), abbia comprato il secondo (2005) per rimpolpare i magazzini e, come a volte accade quando si realizzano diversi lotti dello stesso pezzo, ci siano stati dei cambiamenti a causa della disponibilità dei componenti da parte dell’azienda fornitrice. Oppure, visto che la versione 2005 si può definire complessivamente perfezionata, aggiornata e più diffusa rispetto alla 2002, può essere che le differenze fossero migliorie intenzionali. O perché no: magari entrambe le ipotesi sono giuste allo stesso tempo!

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Da sinistra: 2002 e 2005.

Per quanto riguarda le taglie, sono senza statura e ne ho viste soltanto in un range compreso tra M e XL. Non so se esistano la S o la XXL. Per quanto riguarda la 2002, non posso azzardare alcuna ipotesi sulle taglie, poiché ho trovato solo un set (non tutto in una volta sola, comunque). I numeri progressivi della 2005 invece non vanno oltre il 400 circa (quindi stimo che sia questo il numero delle unità prodotte) e i primi numeri hanno come taglia la M - ammesso e non concesso che i progressivi si associno alle taglie con un criterio crescente.

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Riguardo i guanti della versione 2002, va fatto un appunto. Ne ho trovato un tipo regolarmente etichettato 2002, con gancetti di accoppiamento asimmetrici e copertura del polso pronunciata, in più a un altro tipo senza etichetta (a parte un’unica spartana lettera per identificarene la taglia), con ganci simmetrici e copertura ai polsi poco pronunciata. Il tessuto è sicuramente lo stesso. Non oso azzardare alcuna ipotesi, anche se è molto rara come circostanza: sembra essere un miglioramento approntato nel mentre di un unico contratto.

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PARTI

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Giacca

La giacca e i pantaloni sono composti da uno strato esterno Gore-Tex e una fodera interna in fibra di poliestere (ove è presente una tasca). Si chiude con una grande cerniera lampo, divisibile da due cursori autobloccanti e due finte sovrapponibili, anch’esse foderate. Su ciascuna finta è applicata una fila di bottoni automatici, non visibili esternamente a giacca chiusa e, ai margini di essa, vi è una tasca verticale omerale nascosta. Internamente, all’altezza della vita, è presente una coulisse nella quale scorre un cordoncino con un pomello regolatore alle estremità. Le tasche esterne inferiori non possiedono cerniera, in compenso sono dotate di pattine molto ampie, bloccate da una striscia di velcro che le percorre per intero (ciò per consentirne facilmente l’utilizzo con guanti da neve). Il cappuccio è del tipo a scomparsa, ripiegabile nel colletto; può essere regolato superiormente tramite una cinghietta e inferiormente da due cordoncini con pomelli. Al collo si chiude con due alette dotate di varie strisce velcrate, regolabili secondo la taglia. Va segnalato che tenendo il cappuccio chiuso nel colletto, quest’ultimo diventa abbastanza scomodo. Sono presenti dei rinforzi sulle spalle e sui gomiti, caratteristica che difficilmente si può apprezzare su altri parka coevi. Il fondo delle maniche è chiuso internamente da un restringimento elastico ed estramente da un cinturino stringi-polso. Anche in questo caso, è difficile trovarne altri così, generalmente si utilizza una sola delle due soluzioni. Sull’ascella è presente una apertura con cerniera, tale apertura e sigillata da due lembi addoppiati (tenuti chiusi da una striscia di velcro), della lunghezza di ben 4,5 cm e, in più a questi, il percorso della cerniera viene seguito interamente da due lembi coincidenti.

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Gilet

All’interno della giacca si trova un gilet imbottito privo di maniche, che può essere apposto nella giacca o utilizzato in singolo tramite i medesimi bottoni automatici di cui è provvisto. L’etichetta presente su questo componente reca una dicitura sbagliata. In poche parole: è stata utilizzata erroneamente quella della tuta in pile.

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Sovrappantaloni

I pantaloni, anch’essi foderati come la giacca, sono caratterizzati esternamente da grandi bretelle e tasche cargo. Hanno delle spaccature sui fianchi (regolabili) e delle aperture a soffietto con cerniera all’orlo inferiore, per essere indossati celermente e senza dover togliere le calzature. Alla caviglia sono presenti dei cinturini regolatori. Possono essere notati degli ampi rinforzi sulle ginocchia e sui glutei.

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Pile Superiore

Il completo in pile è molto caldo e di ottima qualità. Il busto non è foderato, affinché possa essere indossato confortevolmente a contatto con la pelle, mentre le maniche invece lo sono, essendo più a contatto con l’umidità. Le maniche sono staccabili per consentire all’occorrenza una maggiore libertà di movimento. Sono presenti tasche esterne, dei rinforzi sui gomiti e un cordino di regolazione inferiore.

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Pile Pantaloni

I pantaloni sono del medesimo materiale e presentano una foderatura in vita, ove si trova un cordino regolatore che funge da cinta. Possiede tasche, bretelle, un rinforzo sui glutei e una cerniera posteriore per espletare i bisogni fisiologici. All’estremità delle gambe, il pile è stato sostituito da 20 cm di tessuto impermeabile, orlato con un potente elastico, per evitare che bagnandosi l’acqua penetri e impregni il vestiario sottostante.

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Guanti

I guanti sono rivestiti esternamente in Gore-Tex e foderati in pile. Hanno un rinforzo sul palmo e dei ganci per essere abbinati. All’altezza del polso sono presenti un elastico e un risvolto chiudente, sul quale è cucita una fibbia in pelle che permette più agilmente di infilare il guanto.

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Berretto

Il berretto alla norvegese è forse l’unica parte che lascia un po’ a desiderare. Considerata l’importanza di coprire la testa, avrebbe meritato maggiore attenzione. Nonostante possegga tutte le regolazioni e aggiustamenti applicabili su un copricapo di quel tipo, è scomodo e troppo piccolo (anche usando una taglia in più). Ma andiamo alla descrizione. E’ foderato in pile e ha la possibilità di escludere visiera e/o paranuca-orecchie (provvisto di un cordino per la regolazione). Sulla parte parietale è presente un cinturino con fibbia per il restringimento.

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CONCLUSIONI

In questo completo c’è tutto quello che serve per combattere nel freddo estremo. Va ribadito che al livello progettuale non è nuovo, essendo semplicemente la riedizione in mimetismo San Marco del medesimo parka in Policromo (realizzato alla fine degli anno 90, a sua volta derivato dal parka da navigazione verde, ancora più vecchio), ma sicuramente si tratta di quello che sarebbe stato il parka d’ordinanza BSM definitivo, se il Vegetato non ci avesse messo il dito. Ovviamente, visti gli sviluppi degli ultimi anni con l’abbigliamento tecnico, ad ora tale completo è sicuramente superato, soprattutto in quanto a peso ed ingombro, ma si difende ancora bene. I vari rinforzi nei punti giusti e la cura che c’è nel sigillare ogni punto apribile, mettono in luce una lodevole cura nei dettagli. Altresì, per chi è un amante del BSM e/o dei parka, è un must, qualcosa da avere assolutamente nella collezione. Personalmente lo trovo eccezionalmente bello e non mi stanco mai di guardarlo.

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Peccato di non averlo potuto ammirare sul campo, rimanendo confinato per la maggior parte del tempo in armadi e depositi. Ho avuto la fortuna di vederne alcuni (mischiati col policromo) in alcune piccole foto della Task Force Pantera, operante in Afghanistan tra il 2005 e il 2006. Se oggi dovessi attribuire degli aggettivi a questo completo, lo definirei dimenticato o addirittura sconosciuto.

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E’ difficile dare un valore a quest’oggetto. E’ raro e di sicuro non si trova dietro l’angolo, ma non è nemmeno un pezzo entrato nel collettivo collezionistico e quindi particolarmente ricercato. Non è abbastanza conosciuto né eccessivamente ambito (sperando che questa recensione posso conferirgli una maggiore visibilità), quindi credo che ognuno gli assegni il valore che ritiene più opportuno, sempre rimanendo su una fascia di prezzo di un certo livello. Alcuni operatori che me l’hanno venduto, hanno affermato che non l’hanno utilizzato una volta decaduto dal servizio perché “troppo bello per essere rovinato”: tirate voi le somme!

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view post Posted: 5/7/2017, 09:27 Zainetto Mod. 39 con particolari Verde Oliva - Buffetterie, Equipaggiamenti e Varie 1909 - 1945
Grazie mille. Avevo scartato a priori il periodo postbellico. Come giustamente noti anche tu, non capisco come uno zaino tecnicamente superato ed elaborato da costruire, avesse potesse perdurare anche dopo la guerra.
view post Posted: 1/7/2017, 18:26 Zainetto Mod. 39 con particolari Verde Oliva - Buffetterie, Equipaggiamenti e Varie 1909 - 1945
Forse mi sto perdendo in un bicchiere d’acqua, ma non ho reperito informazioni a riguardo, inoltre non sono eccessivamente esperto in questo genere di cose. Di recente ho trovato uno zainetto Mod. 39 nuovo di zecca (addirittura con uno spago di fabbrica recante un sigillo metallico marcato e una parte di quello che era un cartellino cartaceo). Tale zainetto ha i particolari dipinti in colore verde oliva e non il classico grigioverde, sia per quanto riguarda quelli in cuoio che in metallo. Ho provato a fare delle foto a confronto con un Mod. 39 normale (a sinistra nelle foto), ma non rendono molto l’idea (il colore reale è all'incirca come quello sul gancio nella terza foto). Se si fosse trattato di materiale pre-bellico e/o coloniale, quindi vessante in un’epoca con equipaggiamento non del tutto standardizzato, non mi sarei fatto troppe domande, ma essendo un pezzo bellico tipico dell’era grigioverde, mi chiedo come mai sia così.

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view post Posted: 16/3/2017, 16:52 Il Gibernaggio Israeliano Ephod del San Marco - MARINA - AERONAUTICA
CITAZIONE (comune1aClasse @ 16/3/2017, 00:09) 
Ciao Jon Donovan,

io ho fatto il mio servizio militare nella Marina Militare alla fine degli anni 90 (4/99) e ho fatto parte del Reparto Logistico presso ComSubIn in qualità di FRL/SC nel "Magazzino (vestiario) Casermaggio Speciale".
In quel magazzino c'era tutto ciò che veniva distribuito (in fatto di vestiario ed equipaggiamenti vari) ai militari effettivi di quel Comando; sia del GOI che del GOS o del Gruppo Scuole ecc...
Mi ricordo che durante i mesi estivi di quel mio "annetto" ad un certo punto ebbi l'incarico dal mio superiore (un Capo di 1a Classe Aiutante che per privacy non nomino pubblicamente --- ma in privato anche si... ) di preparare un certo numero di corredi di gibernaggio per una certa esigenza chiamata "Timor Est"...... non mi ricordo se furono 11 o 15 i corredi che dovevo preparare......
Quello che però ricordo piuttosto bene era che si trattava di materiale del tutto simile a quello mostrato da te nella 5a fotografia di questo thread.
All'epoca ero già collezionista di militaria e puoi immaginare quindi la mia curiosità nel maneggiare quel materiale......il quale, come potei verificare quella volta, non era di produzione israeliana ma era di produzione nazionale.....le giberne (suppongo fossero quelle portacaricatori) avevano dentro un'etichetta di quelle classiche, con sopra scritto il nome della ditta che le ha fabbricate, numero del contratto ecc.... i soliti dati insomma ;-)

Già all'epoca non mi sorprese la qualità "più o meno circa/mediocre" del tipo di cordura di nylon e della lavorazione del prodotto....

Spero che questo mio piccolo "ricordo di naja" possa magari essere interessante e integrante in maniera positiva a questo thread :-D ......e aprofitto a questo punto per chiedere se qualcun'altro può confermare l'uso di questa sorta di "clone" del sistema Ephod anche presso il (quella volta ancora) BSM ...

Saluti,

Alessandro

Ciao Alessandro,
ti ringrazio molto. Senza dubbio la tua è una testimonianza interessante e importante, sopratutto quando molte storie e informazioni sull'uso di equipaggiamenti nelle FFAA scompaiono, come gli anni nelle quali sono avvenute. Trovo che lo scoprire, sia in autonomia che con l'aiuto di altri, sia il bello della mia opera di collezionismo, ma a volte il tempo rende impossibile qualsiasi approccio da parte di noi appassionati nel conoscere la dinamica e l'impiego di un sacco di cose.

Per quanto riguarda ciò che hai raccontato, beh, direi che in giro ci sono fior di appassionati che darebbero non so cosa per poter anche solo guardare i set della Irving in uso al GOI anche negli anni in cui hai fatto il militare e che avrai molte volte maneggiato. Sono tra i pezzi più ricercati in assoluto nel panorama italiano.

Per ciò che concerne il vest di cui hai parlato, io posso affermare (possedendone 4) che i vest che ho recensito non hanno mai avuto etichette, ne tracce di rimozione di esse in nessun punto, e che sono sicuro al 99% che siano "made in Israel". Altresì, tale vest non l'ho mai visto al GOI (che preferiva materiale differente), bensì soltanto al BSM. Essendo stati in uso al GOI vari gibernaggi assomiglianti a quello da me recesito, posso supporre che ciò che hai visto sia potuto essere materiale simile.
view post Posted: 16/2/2017, 18:33 Il Gibernaggio Israeliano Ephod del San Marco - MARINA - AERONAUTICA
CITAZIONE (saigon70 @ 16/2/2017, 18:14) 
Sicuramente il Maron Dolphin oltre alla versione in nero almeno in Iraq dal Tuscania e stata usata ampliamente anche la versione verde ho visto parecchie foto d'epoca che lo confermano.


Saigon70

Certo, mi sono espresso male. Per la versione nera parlavo solo del GIS ;) .
view post Posted: 15/2/2017, 20:45 Il Gibernaggio Israeliano Ephod del San Marco - MARINA - AERONAUTICA
CITAZIONE (saigon70 @ 15/2/2017, 18:00) 
Complimenti Jon Donovan per l'esposizione sul Ephod molto interessante noto con mio piacere che a molte caratteristiche in comune con il tactical vest Maron Dolphin TV1177 di cui io ne posseggo un esemplare con cui mi diverto a giocare a Softair ma che ne apprezzo le ottime qualità di versatilità, capienza, buon materiale costruttivo e qualità, certo oramai al giorno d'oggi tactical vest di nuova concezione sia in materiali sia nella modularità di utilizzo hanno ampiamente sostituito questo tipo di vest che in ogni caso per me rimangono ancora validi.

Saigon70

Grazie mille Saigon!

Certamente, il Marom Dolphin è usato dal Tuscania e dal GIS in versione nera. Anche in questo caso, l'utilizzo di questi tattici è stato molto ridimensionato, ma sono ancora lì pronti nei magazzini.
view post Posted: 14/2/2017, 23:24 Il Gibernaggio Israeliano Ephod del San Marco - MARINA - AERONAUTICA
CITAZIONE (alvise contarini @ 14/2/2017, 22:14) 
Ho controllato alcune foto di fucilieri del San Marco in Iraq nel 2004. Portano tutti un combat jacket che a me sembra abbastanza differente da questi.

Non capisco in contrapposizione a cosa sia la tua osservazione, io non ho mai parlato di Iraq. Confermo quanto scritto, cioè che l'Ephod è stato molto ridimensionato negli ultimi anni e viene usato molto di rado, solo in specifici ambiti, perlopiù addestrativi. Su larga scala è stato dismesso verso fine 2000.

Quello nella foto è un Pegaso Albus, confermo che è stato usato in Iraq.
view post Posted: 14/2/2017, 21:30 Il Gibernaggio Israeliano Ephod del San Marco - MARINA - AERONAUTICA
CITAZIONE (strumpadori @ 14/2/2017, 21:23) 
Il soldato è diventato un vero animale....da soma! Mi auguro che simile imbragatura sia utilizzata solo in servizio di pattuglia o postazioni fisse. E' impensabile in linea.
Niente da eccepire sulla bontà dell'armamentario, dipende dove e come viene usato.
Saluti

Strumpadori

Ti dirò, uno dei suoi pregi principali è che puoi farlo diventare quello che vuoi, senza che sia mai troppo ingombrante. A pieno carico è imponente, lo ammetto, ma se lo tieni leggero ti trattiene meno di quello che sembra. Per non essere un modulare è notevole.
view post Posted: 14/2/2017, 20:54 Il Gibernaggio Israeliano Ephod del San Marco - MARINA - AERONAUTICA
Oggi vorrei parlarvi un po’ del gibernaggio Ephod specificamente realizzato per il RSM. Vi consiglio fare attenzione alle didascalie delle immagini, poiché senza esperienza, i gibernaggi proposti sembrano tutti uguali.

Io stesso ho ancora molte domande e molte incognite riguardo questo fantastico gibernaggio, tra le quali anche raccogliere esperienze dirette sul suo utilizzo operativo. Su ciò lascio la parola a chi ha avuto la fortuna di servire presso i reparti operativi della Marina Militare nell’ultimo ventennio.

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Dall'alto: zainetto corredato, Ephod San Marco prima versione, seconda versione.


QUALCHE INFORMAZIONE SULL’EPHOD

Prima di qualsiasi spiegazione però, bisogna spendere due parole sull’Ephod A10 originale. Si tratta di un gibernaggio tattico di progettazione e produzione israeliana, nato negli anni 80, tra i più stimati del suo genere e considerato capostipite di una scuola di pensiero che ha influenzato la concezione del trasporto dell’equipaggiamento individuale. Oltre che in patria naturalmente, è stato abbastanza diffuso tra le fila di molti eserciti europei, sia come acquisto personale, che come commissione ufficiale di reparto (vedasi alcune forze d’elite francesi o il Tuscania con i Marom Dolphin). Infatti, per chi conosce un po’ la militaria israeliana, sa che loro sono degli esportatori di materiali bellici non indifferenti e non si sono fatti mai scrupoli a lavorare su commissione di altri paesi, mettendo a disposizione la loro sconfinata esperienza in campo bellico a prezzi molto accessibili.

Se ci si fa caso, non sono molti i paesi ricchi, ma allo stesso tempo a stretto contatto con la guerra. Generalmente, chi vessa nella guerra è insolvente e arretrato sul fronte della ricerca. E’ storicamente appurato che il maggior sviluppo in campo bellico (e di riflesso nella tecnologia civile), si ha solo partecipando ad un conflitto e per farlo, di solito ci si deve spostare, con burrascosi risvolti economici e sociali. Non è questo il caso di Israele, al quale la ricchezza non manca, ma allo stesso tempo anche la guerra tra le proprie strade. Il risultato quindi, è un’attitudine unica alla creazione e produzione di armamenti (nel nostro caso, di equipaggiamenti individuali), dove nell’ultima trentina d’anni i nuovi scenari del medio oriente, ci hanno avvicinato ad un tipo di terreno che loro affrontano da decadi.

Ma torniamo al gibernaggio. L’Ephod esiste sostanzialmente in due varianti, la prima, anni ‘80, più essenziale e spartana, e la seconda, anni ’90, implementata nel design e nella comodità. Da quest’ultima proviene l’Ephod del San Marco. Ho detto “sostanzialmente”, poiché gli Israeliani non hanno veri e propri marchi di richiamo (tipo “BlackHawk” o “Eagle Industries”), sul quale ci si può affidare per il nome, piuttosto delle aziende governative che operano come se fossero private, ove nel caso della manifattura tessile, badano al sodo, allo scopo del prodotto. Con i gibernaggi perciò, sono sempre andati sul pratico: non era molto importante che quel pezzo avesse la stessa foggia, tessuto, minuterie e tonalità di verde dell’altro. Bastava che facessero il loro dovere. - Solitamente, le aziende internazionali che hanno prodotto equipaggiamento tattico, hanno sempre cercato, salvo vere e proprie evoluzioni, di rendere i propri prodotti i più identici possibili tra una produzione e l’altra. Dove ciò andava a variare, migliaia di collezionisti oggi si sarebbero prodigati per evidenziare differenze che riconducessero a determinate “annate”. Non è il caso degli Ephod: ogni “sfornata” di gibernaggi veniva fuori diversa dall’altra in vari piccoli dettagli, rimanendo complessivamente fedele allo stesso design. - E’ per questo che, per quanto riguarda gli Ephod, nessuno ha mai provato a parlare di questa o quell’altra produzione, stock, lotto, partita, generazione, etc., piuttosto solo di due differenti versioni: la prima e la seconda. Ogni Ephod è un po’ unico. Fortunatamente, a chi piace lavorare sui dettagli, non fu questo il caso di quelli prodotti per il San Marco: si tratta di un modello ben definito nei particolari e appositamente confezionato per la Forza da Sbarco, lievemente differente solo nelle due versioni che andremo ad esaminare.

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Prima variante israeliana anni 80.
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Seconda variante israeliana anni 90.

Perché il RSM abbia trovato particolarmente congeniali gli Ephod e nella seconda metà degli anni ’90 abbia deciso di commissionarne una versione specificamente progettata per loro, per me non è chiaro. Le voci di corridoio abbondano, ma le informazioni concrete sono poche. All’epoca si trattava di uno dei migliori tattici che i soldi potessero comprare (e si mantiene giovane ancora oggi). Era uno degli acquisti privati preferiti da Col Moschin, Folgore e Tuscania. Mentre stranamente, le uniche eccezioni a non farne ampio uso erano proprio COMSUBIN e San Marco, quest’ultima l’unica tra tutte le Forze Armate Italiane che finì per averlo come ordinanza ufficiale. Seppur senza marchi o etichette, è confermato che sono stati prodotti in Israele. Per quanto riguarda l’uso, posso immaginare che siano particolarmente adatti in ambiente marino.

Nell’ultimo decennio, anche se in determinate occasioni continuano ad essere utilizzati, il ruolo di questi bellissimi vest è stato ridotto e ridimensionato, sia per l’avvento del Vegetato, sia per i nuovi sistemi tattici MOLLE (di modesta qualità costruttiva, dichiaratamente prodotti in Cina dalla ditta Defcon 5). Da estimatore del glorioso mimetismo San Marco e del vest in questione, non posso che definirle due grandi rinunce. Parlando di disponibilità del pezzo, se ci si impegna nella ricerca non è impossibile da trovare, anche a prezzi umani, tuttavia lo zainetto corredato e la versione con fondina che andremo a vedere più avanti, sono molto rari.


COMPOSIZIONE EPHOD SAN MARCO

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Ephod San Marco seconda versione, la più diffusa.

A parte una miriade di D-ring e altri agganci e cinghie che non so a cosa servono e che non mi metto ad elencare (ogni aiuto è ben accetto!), il vest è composto principalmente da quattro portacaricatori quadrupli STANAG, due frontali, uno laterale a sinistra e uno adiacente alla borraccia destra. Ci sono cinque utility, una grande adiacente alla borraccia sinistra e quattro piccole, di cui una internamente alla chiusura del tascapane (provvista di uno “spacco”, per un migliore ingresso degli oggetti, caratteristica presente anche su altre utility), una esternamente al portacaricatore adiacente alla borraccia destra, una lateralmente al portacaricatore frontale destro e una sullo spallaccio sinistro. Due portaborraccia assistiti da delle cinghie comprimenti. Un tascapane posteriore. Posteriormente alla base degli spallacci, c’è una tasca tubolare con ingresso da ambo i lati e due cinghie chiudibili fra di loro con fastex o bloccabili superiormente, sfruttando gli agganci adibiti allo zainetto. Internamente a tutto il gibernaggio, sulla vita, c’è uno spessore morbido per renderlo più confortevole. Sul fondo dello spessore, lateralmente, sono presenti due cinghie per poterne regolare l’ampiezza. Il tattico può essere regolato in altezza tramite tre cinghie per spallaccio, collocate anteriormente e chiuse con una clip in plastica. Due clip in plastica dello stesso tipo fungono da chiusura principale. Tutte le tasche sono occhiellate sulla chiusura e sul fondo per lo scarico dell’acqua. Su tutto il fianco del portacaricatore laterale sinistro, ci sono due lembi velcrati per bloccare un oggetto piatto o cilindrico. Frontalmente agli spallacci c’è una fettuccia che chiusa agevola lo scarico del peso.


DIFFERENZE TRA LE DUE VERSIONI DELL’EPHOD SAN MARCO

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Le due versioni a confronto.
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Fondina integrata presente sulla prima versione e assente sulla seconda.
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Ephod San Marco prima versione. Notare i portaborraccia con chiusura a velcro.
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Ephod San Marco seconda versione.

La differenza più evidente tra i due è la presenza di una fondina sul lato destro, con due alloggi per caricatori bifilari da pistola, collocati sulla chiusura del portacaricatore STANAG laterale sinistro. Sull’altra versione, al posto della fondina c’è un aggancio ALICE per la fondina d’ordinanza della MM. La versione provvista di fondina integrata è quella più vecchia, la prima adottata tra le due. Ambedue le soluzioni non hanno riscosso successo. La fondina integrata è troppo spartana, non protegge l’arma come sarebbe opportuno. L’aggancio per utilizzare la fondina d’ordinanza invece, non ha convinto poiché tale fondina non ha mai goduto del minimo merito operativo. In entrambi i casi, se dotati di arma corta, si preferiva portarla con fondina (perlopiù Bianchi M12) agganciata alla cintura dei pantaloni o su un cinturone indipendente al gibernaggio. C’è anche chi ha optato per mettere la Bianchi M12 sull’aggancio, ma qui ci addentriamo in una serie di soluzioni personalizzate, che è meglio non andare a sbrogliare. Ho esordito dicendo che la fondina è la differenza più evidente, già… ma non la più importante. La versione più vecchia è costruita con materiali più resistenti della seconda, che rendono meno agevole l’ingresso alle tasche, ma riducono l’usura. La seconda versione ha una foggia lievemente elasticizzata, in questo modo è più versatile, ma ne accelera il logorio. Va precisato comunque che tutt’e due godono di una costruzione fantastica, tessuti che noi qui ci sogniamo. In terza battuta, ci sono le borracce. Sul più vecchio hanno una chiusura a velcro, mentre sul recente una a bottone.

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Portaborraccia a confronto. Con velcro sulla prima versione, senza sulla seconda.


ZAINETTO

Lo zainetto forse è uno dei pezzi più rari del set. Mentre sull’Ephod israeliano ha goduto di ampi consensi (era fisso, ma molte volte veniva modificato come parzialmente o completamente staccabile), tra i Fanti di Marina questo accessorio non è stato usato quasi per nulla, nonostante gli Ephod del San Marco ne fossero stati provvisti. La causa di ciò penso fosse il fatto che entrava in conflitto con l’uso disciplinato dello zainetto tattico (quello che si poteva agganciare allo zaino col telaio), al quale era possibile accedere senza dover togliere tutto il gibernaggio, poiché indipendente da questi. In ogni caso, lo zainetto corredato è composto da: utility esterna, utility ed elastico interni, lembi per bloccare il contenuto e una finestra sulla chiusura (probabilmente per l’antenna della radio). Una volta chiuso, ha un ulteriore lembo velcrato di sicurezza. Si aggancia tramite fastex collocati in alto e viene fermato da tre strisce di velcro sul retro. Se innestato, lo zainetto comprende la maniglia di estrazione, che altrimenti sul vest in singolo sarebbe assente. E’ fatto di un materiale molto leggero e impermeabile. La foggia è diversa dal gibernaggio, ma ciò non significa che non ne faccia parte. Sui vest di produzione israeliana non si va tanto per il sottile: tasche di un tipo di tessuto che convivono a stretto contatto con quelle di un altro. E’ una costante, direi quasi un marchio di fabbrica.

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Zainetto montato.
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DIFFERENZE TRA EPHOD ISRAELIANO E SAN MARCO

Le differenze tra l’Ephod originale israeliano e quello specifico del San Marco, non sono molte. L’israeliano può avere o non avere l’imbottitura interna. Non ci sono i fastex per attaccare lo zainetto, poiché integrato (anche se ripeto che a volte veniva rimosso scucendolo o reso parzialmente staccabile). Al posto della fondina o l’aggancio per essa, ci sono tre utility (media, piccola e molto piccola). Non ci sono i portacaricatori per pistola. I portacaricatori principali sono tripli, anziché quadrupli. Si chiude e si regola in altezza con fastex e passanti di tipo comune, non specifici come sul San Marco. Gli spallacci sono dotati di una maggiore imbottitura. E’ provvisto di aggancio inferiore per cinturone, anche se viene usato molto poco. Salvo utilizzare il cinturone per scaricare meglio il peso in vita, sopra c’è già tutto quello che serve, inoltre, mettere qualsiasi accessorio sul cinturone lo farebbe entrare in conflitto con le tasche sovrastanti.

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Ephod israeliano, notare l'assenza dell'imbottitura, i ganci per il cinturone e l'imbottitura degli spallacci.
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Ephod israeliano, utility al quale posto, sul San Marco, c'è la fondina o la predisposizione per essa.


UNA TERZA VERSIONE

Non molto tempo fa sono venuto a conoscenza di una terza versione (o contratto, se preferite). A questo punto il discorso incomincia a farsi un po’ complicato, quindi, per non intricare ulteriormente la trama, ne faccio semplicemente cenno qui di seguito. Abbiamo detto che ci sono due versioni, una più recente, con tessuto elasticizzato, senza fondina di serie e una meno recente, con tessuto normale e fondina integrata. Ebbene, la versione che vado ad introdurre nella recensione, temporalmente si colloca nel mezzo tra le due, poiché presenta il tessuto normale del primo modello con fondina, ma l’esatto design di quello elasticizzato. Può essere riconosciuto anche perché le regolazioni in plastica per le cinghie, col tempo diventano marroncine, mentre su gli altri due, anche con molta usura il colore rimane grigio.

Edited by Jon Donovan - 3/10/2017, 10:43
view post Posted: 8/1/2017, 18:03 Anfibi per Carabinieri - CARABINIERI
CITAZIONE (64adriano @ 8/1/2017, 17:16) 
No, certo non si immerge lo stivale nel colorante...generalmente si usa una tintura a base di alcool o sintetica passata con un tampone immerso nel colorante...un tempo esisteva (e credo esista ancora) la tintura "nero d'inferno"...un calzolaio ma anche una persona pratica può eseguire l'operazione con i risultati che si possono vedere in questo caso...

Sì, il nero d'inferno esiste ancora, è stato solo aggiornato nei componenti rispetto alle regolamentazioni ambientali odierne, non so se a più riprese nel corso degli anni, per cui immegino che il risultato con quello di oggi possa essere lievemente differente.

Beh, con trattamento "originale di caserma" oppure no, sono molto contento di averli. Devo dire che si lasciano guardare con piacere.
view post Posted: 8/1/2017, 17:09 Anfibi per Carabinieri - CARABINIERI
CITAZIONE (64adriano @ 8/1/2017, 16:42) 
Anche a me sembra un lavoro molto ben eseguito...però vedo delle piccole sbordature di colore sulla pelle chiara della fodera e la "carne" all'interno della lingua anteriore mi sembra marrone mentre di solito nelle calzature trattate al cromo nero anche la carne interna e nera...

Sì, come ho detto, la parte scamosciata (quella rivolta all'interno della lingua) è rimasta marrone, mentre tutto quello a contatto con la vista è stato tinto di nero. Intendi dire che queste calzature venivano tinte "inzuppando" l'intero anfibio nel colorante?

A parte ingrassare e ridare colore, non ho mai tinto del cuoio, quindi ho solo una vaga idea di come si faccia. A naso, questo lavoro sembra avere i tratti di qualcuno che lo abbia eseguito in maniera abbastanza accurata (magari in modo meno energico e funzionale di come si sarebbe fatto in reaprto), per cui tendo a pensare che possa essere stato commissionato presso un calzolaio, magari da un appartenente all'Arma. In fin dei conti, come si legge nelle testimonianze qui nel topic, si trattava di un lavoro da fare all'occasione, è possibile che qualcuno, per motivi di pratici o di tempo, non se ne sia potuto occupare personalmente.
view post Posted: 8/1/2017, 12:08 Anfibi per Carabinieri - CARABINIERI
Trovati questi. Modello per Paracadutisti tinto di nero, parte scamosciata all'interno ancora marrone, datati 1991. Non ho nessuna pretesa sul piazzarli in un contesto preciso, poiché non ho avuto informazioni sulla provenienza (anche se me le forniscono, generalmente mi fido poco). Potrebbe averli tinti chiunque di nero, da un Paracadutista per una esigenza qualsiasi (di reparto o meramente personale), ad un amatore o paramilitare per motivi suoi. In ogni caso, fino a prova contraria, non è impossibile che possano essere appartenuti ad un operatore del Tuscania, per utilizzo in combinazione con tute da O.P. turchine del primo tipo, in missioni estere SFOR o KFOR, anche se in quel contesto ci avrei visto meglio dei Mod. 1994. Ne ho visti molti in colore marrone e li ho sempre trovati dal design molto aggressivo (per non parlare delle prestazioni), devo ammettere che neri sembrano ancora più... "incazzati" :D .

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view post Posted: 15/11/2016, 19:41 Anfibi per Carabinieri - CARABINIERI
CITAZIONE (garand76 @ 15/11/2016, 19:22) 
Che belli nuovi nuovi, li ho avuti anch'io in dotazione ( e li conservo tuttora ovviamente); avevano il problema di essere abbastanza duri.

Beh, già, ma nemmeno i più duri tutto sommato. Di anfibi coevi ai Mod. 84, solo quelli della GdiF erano fatti per essere comodi sin da subito. Tutti gli altri anfibi di quella generazione, anche approntando tutti i soliti rimedi, da nuovi erano massacranti.
view post Posted: 19/10/2016, 00:19 Mimetica San Marco in uso all'ATPI - ALTRI CORPI MILITARI DELLO STATO
Grazie come sempre. ;)

Sai per caso quale versione della San Marco si usava? Sembra quella da montagna.
73 replies since 10/1/2012