Naranjero

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lancieri novara 5
view post Posted on 15/9/2009, 18:26 by: lancieri novara 5
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Salve a tutti,
la Guerra Civile di Spagna è argomento che mi affascina e mi sono dedicato in modo abbastanza approfondito alle armi in dotazione agli opposti schieramenti. In particolare i mitra sono stati oggetto di alcune mie modestissime note che sottopongo alla vostra attenzione sperando di non stancarvi.
Il termine naranjero era stato inizialmente affibiato alla copia della MP 28 prodotta nella provincia di Valencia, ad Alburique. La zona è tradizionalmente sede della coltivazione degli aranci, in seguito anche altre mitra come il La Coruna (copia dell'ERMA EMP) vennero chiamati con questo nome.
Non ho ancora ben afferrato come si deve fare per allegare foto, mi riservo di farlo in seguito.

La prima distinzione da effettuare è quella tra le armi acquistate e prodotte dalla Spagna prima dell’inizio della guerra, quelle fornite da paesi esteri che supportarono l’una o l’altra parte in conflitto ed infine quelle realizzate dagli spagnoli (prevalentemente di parte Repubblicana) durante il conflitto.

Pistole mitragliatrici presenti in Spagna all’inizio del conflitto

Thompson Mod. 1928 Furono acquistati dalla Generalidad de Cataluña per armare i Mozos de Escuadra, non si conosce il numero esatto di tali armi.
Gollat MX 1935, cal. 9 mm Bergmann-Bayard (9 mm. Largo). Pistola mitragliatrice presente in qualche quantità, prodotta ad Eibar dalla "Fca. de la Viuda de A. F."
Star SI.35 e Star RU.35. Prevalentemente distribuite alle forze di sicurezza le due pistole mitragliatrici erano fabbricate a Eibar dalla Bonifacio Echeverria S.A.
Royal prodotta dalla Beistegui Hermanos di Eibar
MM31 (Modelo Máuser 1931) conosciuta anche come Super Azul e prodotta dalla Eulogio Arostegui di Eibar
Astra 901, 902, 903 e 904 come le Royal e le Super Azul sono copie della Mauser C96, ma dotate di selettore per il tiro a raffica, furono impiegate dalla Guardia de Asalto, dalla Dirección General de Seguridad e dalla Guardia Civil.

Il Thompson è arma talmente nota da non richiedere alcuna presentazione.

Il Gollat MX 1935 era un mitra realizzato a Eibar dalla “Fca. de la Viuda de A. F.", progettata da tal Gollat era in realtà un ennesimo clone del Bergmann, anche se in realtà aveva una canna di insolita lunghezza (300mm.) e conseguentemente una lunga linea di mira. Calibrato per la cartuccia d’ordinanza 9x23 Bergmann Bayard ebbe una produzione limitatissima ed una diffusione ancor più modesta.

Calibro: 9x23 mm Bergmann Bayard (9 Largo)
Cadenza di tiro: 800 colpi/minuto
Lunghezza totale: 970 mm.
Lunghezza della canna: 300 mm.
Peso dell’arma scarica: 4.150 gr.
Alimentazione: caricatori prismatici da 32 colpi

Star SI 35
Durante gli anni Trenta la Bonifacio Echeverria di Eibar aveva lavorato allo sviluppo di una pistola mitragliatrice realizzando parecchi prototipi. Nel 1935 due tecnici dell’azienda Isaac Irusta e Valentín Suinaga misero a punto e brevettarono (Rgtro. 10.044) il SI 35, un’arma di buona qualità, ma piuttosto complessa e costosa da realizzare. Una volta tanto non si trattava del solito lavoro di copiato, anche se esteticamente ricorda il mitra finlandese Suomi. L’acronimo SI 35 deriva dalle iniziali dei due progettisti Suinaga e Irusta, parimenti RU 35 deriva dalla seconda lettera del cognome dei due.
L’arma funziona con chiusura labile ritardata, il ritardo di apertura viene ottenuto mediante una camma che contrasta con la culatta. La culatta cilindrica è montata su una robusta calciatura da moschetto. Un tappo godronato chiude posteriormente la culatta al cui interno si trovano la molla di recupero e l’otturatore con il suo meccanismo di ritardo d’apertura, anteriormente è montata la canna di 269 mm di lunghezza, ricoperta per quasi tutto il suo decorso da un manicotto di ventilazione che presenta serie di fori oblunghi. La canna è camerata per il 9x23 mm Bergmann Bayard (9 Largo), munizione d’ordinanza spagnola, la rigatura è formata da 6 principi destrorsi. Gli organi di mira sono costituiti da un alzo a ritto con cursore, montato superiormente sulla porzione posteriore della culatta, e da un mirino protetto da alette, montato sulla porzione più avanzata della camicia di ventilazione. L’arma è predisposta per il montaggio di una baionetta. Sul lato destro della culatta è praticata una fresatura per il carrello d’armamento, formato da una manetta montata su una lastrina che ha il compito di proteggere l’interno dell’arma dall’ingresso di corpi estranei e di sporcizia. Il bocchettone di alimentazione, forato lateralmente, si inserisce nella porzione inferiore della culatta raccordandosi alla parte anteriore della calciatura. La finestra di espulsione dei bossoli spenti è praticata sulla parte laterale destra della culatta, in corrispondenza del bocchettone d’alimentazione.
La Si 35 era alimentata da caricatori da 10, 30, 40 colpi.
L’arma è dotata di un meccanismo che consente di variare la cadenza di fuoco da 300 a 700 colpi al minuto. E’ presente sull’arma un complesso selettore di tiro di impiego veramente complicato. Il funzionamento dell’arma era soddisfacente, ma la sua complessità e le tecniche costruttive ne impedivano una costruzione in massa. Una versione leggermente modificata dell’arma denominata “Atlantic” venne sperimentata nel 1942 dall’esercito degli Stati Uniti e da quello britannico; pare che anche i tedeschi si siano interessati all’arma. La pistola mitragliatrice Si 35 venne apprezzata, ma ritenuta inadatta ala produzione bellica dai vari paesi che l’avevano testata. I dati di produzione sono ignoti, ma si è portati a pensare che queste armi siano state prodotte in quantità piuttosto modesta. Pare che durante la guerra i Repubblicani tentarono di incrementare la produzione di questo mitra coinvolgendo una fabbrica di macchine da cucire, la ALFA, ma i risultati sembra siano stati modesti.
Il RU 35 è la versione limitata alla cadenza di tiro di 300 colpi al minuto, mentre un’altra arma realizzata dalla Star, praticamente identica al Si 35, la TN 35 spara solo con la cadenza di 700 colpi.

Calibro: 9x23 Bergmann Bayard (9 Largo)
Lunghezza: 900 mm
Lunghezza canna: 269 mm
Rigatura: 6 principi destrorsi
Peso a vuoto: 3740 gr
Organi di mira: alzo a ritto con cursore e mirino
Alimentazione: caricatori prismatici da 10, 30, 40 colpi
Cadenza di tiro: 300 – 700 colpi/minuto
Velocità iniziale: 412 metri/secondo.

Copie spagnole della Mauser C96 con funzionamento a raffica

Nei primi anni del ‘900,dopo l’assedio delle Legazioni da parte dei Boxer in rivolta, fu imposto un embargo sulle armi da parte delle nazioni occidentali nei confronti della Cina. Le pistole erano escluse da tale provvedimento, questo fece sì che la Mauser C96 divenisse in breve l’arma preferita dai cinesi, essendo dotata di un calciolo che la trasformava in una sorta di carabina. Nel 1923 la fabbrica cinese Hanyang Munitions Works, nella provincia di Hupeh iniziò a fabbricare una copia, piuttosto ben fatta, della C96. Altre ditte come la Chong Jing Arms Reparations Works, l’Arsenale di Shansi, e la Taku Naval Dockyard realizzarono copie dell’arma tedesca di buona qualità.
Negli anni a cavallo tra il 1927 e il 1934 la Cina fu scossa da una miriade di lotte intestine tra i vari Signori della Guerra e il fabbisogno di armi era enorme, i fabbricanti spagnoli, sempre sensibili alle esigenze del mercato, pensarono di realizzare un prodotto che fosse esteriormente identico alla famosa “Broomhandle”, ma che montasse una meccanica semplificata, più facile da realizzare e che consentiva di offrire un prodotto a prezzi competitivi. Queste armi erano dotate, a differenza della Mauser C96 originale, della possibilità di fare fuoco a raffica. Si dice che la Mauser fu costretta proprio dalla concorrenza degli spagnoli a studiare, a sua volta, una versione a raffica. L’operazione risultò più difficoltosa del previsto, vista la maggiore complessità tecnica della C96 tanto è vero che la M 712"Schnellfeuer" venne fabbricata a partire dal 1932 . Dotate del calciolo fondina in legno e di un caricatore da 20 colpi le armi spagnole erano potenti, leggere e molto maneggevoli. Oltre ai cinesi che ne acquistarono notevoli quantità anche i corpi di sicurezza spagnoli come la Guardia de Asalto e la Guardia Civil le ebbero come arma di dotazione. Numerose fotografie dimostrano l’impiego durante la Guerra Civile di queste pistole mitragliatrici.
Royal
Juan e Cosme Beistegui, che nel 1909 avevano fondato a Eibar una fabbrica d’armi denominata "Beistegui Hermanos", furono i primi ad intuire l’affare e nel 1927 misero in commercio le pistole Royal, copie conformi della C96 nell’estetica, ma notevolmente semplificate nella meccanica. Per rendere il loro prodotto più gradito ai potenziali clienti asiatici dotarono l’arma di un selettore che consentiva di sparare sia a colpo singolo che a raffica. Furono prodotte tre diverse lunghezze di canna: 140 mm, 160 mm e 180 mm, i caricatori integrali all’arma o amovibili erano della capacità di 10 o 20 cartucce calibro 7,63x25 Mauser. Secondo tutti gli Autori queste armi erano di qualità molto mediocre. Col decrescere della domanda nel 1934 la fabbrica fu convertita per costruire biciclette, nel 1937, durante la guerra civile, venne rasa al suolo.
Astra serie 900
Anche la Unceta & Cía di Guernica iniziò nel 1927 la produzione di una pistola di aspetto identico alla Mauser C96, ma dotata di un meccanismo più semplice e facilmente accessibile, grazie ad una piastrina amovibile posta a sinistra del fusto.
Le Astra 900, le prime prodotte, erano solo semiautomatiche, calibrate per la cartuccia 7,63 Mauser e dotate di una canna di 180 mm di lunghezza, nel 1928 fece la sua comparsa il modello 901 che montava, sulla destra del fusto, un selettore di tiro che consentiva il tiro a raffica. Il successivo modello 902 aveva un caricatore integrale con l’arma della capacità di 20 colpi. Sulla 903, arma regolamentare per la Guardia de Asalto Repubblicana, il caricatore era amovibile, della capacità di 10 o 20 colpi; il selettore aveva due posizioni: una contrassegnata da 1 per il colpo singolo e l’altra da 20 per il tiro a raffica. Il calibro era il 9x23 mm Bergmann Bayard (9 Largo) di dotazione standard presso l’Esercito e la Guardia Civil. Il modello 904 o F era stato commissionato dalla Guardia Civil e montava un riduttore di cadenza, alloggiato nell’impugnatura, che abbassava a 350 i colpi al minuto, anche quest’arma era camerata per il 9 Largo
Il successo dell’Astra fu eccezionale, ben 30.000 pistole mitragliatrici dei vari modelli furono vendute in Cina tanto che venne aperta una agenzia d’esportazione, la Astra China Company. Il successo pare dovuto anche alla possibilità di avere l’arma in parecchi calibri differenti e alla praticità di manutenzione dovuta allo sportello amovibile. Alcuni riferiscono che la produzione cessò nel 1935, questa affermazione è contrastata da due fatti oggettivi: la 900 e la 903 erano in catalogo nel 1935, i tedeschi durante la seconda guerra mondiale acquistarono parecchie pistole Modello 900 dall’Astra insieme alle Astra 400 e 600. Il 24 novembre 1940 1004 Astra 903 furono consegnate dagli spagnoli al Quartier Generale tedesco di Hendaye, in seguito ne acquisteranno ulteriori quantitativi
Super Azul MM31
La Eulogio Arostegui di Eibar è particolarmente nota ai collezionisti italiani perché fu una delle fabbriche che durante la Prima Guerra Mondiale produsse, su commissione dell’Esercito Italiano, delle copie conformi della pistola d’ordinanza Modello 1889 in calibro 10,35 Ordinanza Italiana.
Anche la Arostegui produsse la sua copia della C96, anzi secondo alcuni autori, la Azul era la migliore copia della pistola Mauser, la più conforme nella meccanica, la meglio realizzata e la più efficiente nel funzionamento (R.K. Wilson y Ian Hogg). La Super Azul era la versione a raffica, sul lato destro portava una leva che poteva essere posta in con due posizioni contrassegnate da lettere: la N stava per “tiro Normal” e la R per “tiro a Rafagas”. Sulla parte sinistra del castello portava la legenda MM31 (Modelo Máuser 1931).

Caratteristiche tecniche (generiche)
Calibro: 7,63x25 Mauser o 9 Largo
Canna: da 140 a 180
Lunghezza: da 295 a 335 mm
Peso: 1250 - 1400 gr.


Pistole mitragliatrici acquisite durante la guerra da Paesi stranieri

Dopo l’inizio della guerra numerose furono le pistole mitragliatrici acquistate o fornite da paesi stranieri. La gran parte delle armi acquisite in tal modo sono di origine tedesca, ma sarebbe sbagliato ritenere che si trattasse di armi fornite dalla Germania solo ai Nazionalisti. In realtà le Germania, in barba al Trattato di Versailles, era la nazione che aveva dedicato più sforzi allo studio del mitra e la maggior parte delle armi di questo tipo dell’epoca erano ovviamente tedesche, ma acquistate per vari canali, spesso molto tortuosi, esse affluirono in buona quantità anche ai Repubblicani.
Ecco l’elenco delle armi straniere impiegate i Spagna:

MP.18.I cal. 9 mm. Parabellum. Fabbricato dalla Haenel (Germania)
MP.28.II cal. 9 mm. Parabellum, 9 mm. Bergmann-Bayard e 7,65 Parabellum, fabbricato dalla Haenel (Germania) e dalla Pieper (Belgio)
Bergmann MP.34.I cal. 9 mm. Parabellum fabbricato dalla Carl Walther di Zella Mehlis (Germania)
Vollmer Erma E.M.P. cal. 9 mm. Parabellum e 9 mm. Bergmann-Bayard fabbricato dalla ERMA (Germania)
SIG M. 1920 cal. 7,65 Parabellum fabbricato dalla SIG (Schweitzerische Industrie-Gesellschaft), di Neuhausen (Svizzera)
Steyr Solothurn MP 34 prodotto in vari calibri sia a Solothurn (Svizzera) che in Austria a Steyr.
Tallin M.23 cal. 9 mm. Browning Lungo (Estonia)
Suomi M.31 cal. 9 mm. Parabellum prodotto dalla "Tikkakoski Rauta ja Puuteollisuusyhtiö" (Finlandia)
PPD 34 cal 7,62x25 Tokarev fabbricato presso gli Arsenali di Kovrov (URSS)

3250 Vollmer ERMA EMP vennero inviate dalla Polonia, che fornì anche altre armi come 473 fucili mitragliatori Browning BAR, giunti nel settembre del 1936 con il vapore Azteca e 167 MP 18/I sbarcate nell’ottobre 1936 dall’Hillfern. Oltre 3000 EMP verranno raccolte dalla polizia di frontiera francese dopo il disarmo dei repubblicani in rotta.
Il SIG M.1920 altro non è che la versione con caricatore prismatico della MP 18.I, realizzato su licenza Bergmann dall’azienda di Neuhausen.
Tallin M.23, questa pistola mitragliatrice venne realizzata in Estonia presso l’arsenale della città di Tallin, da cui appunto la sigla A.T. M23. L’arma, progettata da tal J. Teiman attorno al 1926-27, era ampiamente ispirata al Bergmann M.P.18 ed al S.I.G 1920, anche se aveva alcuni punti di somiglianza con il fucile mitragliatore Madsen, di cui le forze estoni erano dotate. Il funzionamento era quello tradizionale a massa con ciclo che inizia ad otturatore aperto, il copricanna forato presentava delle fessure longitudinali in vece dei fori presenti sul Bergmann, la calciatura era più massiccia e con un angolo del calcio poco marcato. L’arma era alimentata da caricatori prismatici da 32 colpi inseriti sul lato sinistro , era lavorata con precisione e i materiali impiegati nella sua realizzazione erano di ottima qualità. L’arma era camerata per la cartuccia 9x20 Browning long per motivi di compatibilità con la pistola Browning FN 1903 di ordinanza. In totale vennero prodotte 585 armi di questo tipo che vennero suddivise tra esercito, polizia e Guardia Nazionale. Nel 1937 l’Estonia aveva deciso di dotarsi di un’arma da fianco e di un mitra calibrati per la cartuccia da 9 mm. Parabellum; la scelta cadde sull’eccellente pistola FN HP 35 e sull’ottimo mitra finlandese Suomi Kp 31. Gli estoni cedettero una ventina di A.T. M.23 ai lettoni e le restanti 565 vennero vendute al trafficante d’armi francese A. Tschudnowski nel maggio del 1937, insieme ad altre armi. Il manifesto di carico del cargo su cui vennero imbarcate mostrava Bangkok come porto di destinazione..ovviamente il materiale militare venne sbarcato nei paesi baschi.
Per quanto riguarda il Suomi M.31 sulla rivista "Armas y Municiones" Juan Luis Calvó y Artemio Mortera afferma che 410 Suomi KP furono sbarcati nel porto di Euzkadi il 18 novembre del 1936, dallo "Yorkbrook" (questa data corrisponde secondo Howson all’arrivo di un altro vapore contenente materiale bellico, il "Rona"). Tale notizia è inficiata dalla constatazione che i numeri di matricola delle armi corrispondono ad un periodo di produzione posteriore alla presunta data d’arrivo in Spagna. Il dato certo è che la Finlandia cedette diversi tipi di armi, ufficialmente venduti ad altri paesi (tra cui l’Estonia), ma che, per vie traverse, arrivarono nella Spagna repubblicana.
Le PPD 34 inviate in Spagna furono in numero molto modesto, pare intorno alle 200 unità, anche se Howson afferma che 8400 armi di questo tipo furono sbarcate il 7 febbraio 1938 dalla nave Bonifacio; in realtà in URSS erano state prodotte ben poche PPD 34, è probabile che nel citare le cifre si sia fatta confusione con i fucili Moisin Nagant, forniti in numero talmente rilevante da costituire un terzo dei fucili impiegati dai Repubblicani o con altre armi automatiche (DP 28 e ZB 26) sbarcate dallo stesso vapore.
Qualche autore cita la presenza di mitra Beretta 1938/A, ma l’ipotesi è molto poco credibile: le prime consegne avvennero negli ultimi mesi del 1938 ed interessarono la P.A.I. (Polizia Africa Italiana) successivamente il MAB venne consegnato alla P.S., ai Moschettieri del Duce e in parte alla M.V.S.N. L’Esercito li ricevette a partire dal 1941. E’ semmai possibile che qualche raro combattente della guerra contro l’Etiopia avesse come “ricordino” uno dei Bergmann MP 35/I, acquistati presso la Walther dal Regno del Negus. Nel libro “Viva la Muerte” di Arrigo Petacco si racconta come il cronista di guerra Sandro Sandri della “Stampa” fosse stato visto da Sandro Attanasio entrare in Bilbao brandendo un mitra sottratto ad un fitaurari nell’Ogaden, con tutta probabilità l’arma era per l’appunto un Bergmann con il Leone di Giuda stampigliato sulla culatta. Si trattava comunque di casi rari, anche se la presenza di reduci dalla Guerra d’Etiopia in Spagna è ben superiore alla “vulgata” comunista che vuole il nostro Corpo Legionario composto da meridionali disoccupati, disperati e disposti a fare i mercenari per guadagnare un pezzo di pane. I dati e le statistiche presentati da Griner nell’opera citata sono a questo riguardo del tutto illuminanti.

Armi realizzate in Spagna durante la Guerra Civile

Entrambe le parti in lotta ricevettero aiuti bellici dall’estero, in particolare carri armati e aerei, Francia e Unione Sovietica furono i principali fornitori della Repubblica mentre Germania e Italia supportarono i nazionalisti di Franco. Mentre la Repubblica godeva del possesso della maggioranza dei porti e di una frontiera in comune con la Francia governata dal Fronte Popolare di Leon Blum, gli insorti dovevano ricevere i rifornimenti vi mare o per via aerea.
L’afflusso di materiali era comunque condizionato dalle vicende politiche internazionali che lo rendevano discontinuo e irregolare. Italiani e tedeschi arrivarono addirittura alla guerra di corsa, impiegando sommergibili privi di insegne nazionali che intercettavano e siluravano le navi sospette di trasportare aiuti militari che si avvicinavano ai porti spagnoli in mano repubblicana. A parole tutte le Nazioni si erano dichiarate estranee al conflitto, ma nei fatti ogni astuzia e ogni mezzo era impiegato per supportare l’una parte o l’altra.
Riducendo l’osservazione al campo delle armi leggere, e nello specifico alle pistole mitragliatrici, possiamo rilevare che Repubblica dedicò particolare attenzione alla produzione di questo tipo di armi nel territorio sotto il loro controllo, forse perché non ne riceveva a sufficienza. Oltre alla produzione di copie di armi preesistenti si giunse anche alla progettazione e realizzazione di un mitra di concezione originale. Vediamo di passare in rassegna le armi prodotte.

Copia dell’MP 28 denominato “Naranjero” o “Churrera” realizzato nella zona di Valencia, nelle officine di Alberique
Copia dell’ERMA EMP prodotto sia dai repubblicani che dai nazionalisti, non si conosce di preciso dove fossero realizzati, dopo la guerra vennero fabbricati nell’Arsenale di La Coruna con il nome di Modello 1941/44 ed equipaggiarono sia l’Esercito che la Guardia Civil. Anche queste armi erano conosciute come “Naranjero”, che pare essere un nomignolo generalizzato a numerosi modelli
Labora Fontbernat prodotto in Catalogna dalla Fabbrica N.15 di Olot

Copie dellMP 28/II
Artemio Mortera, scrittore di cose d’armi generalmente molto preciso e puntiglioso, si mostra particolarmente cauto nell’indicare con certezza il luogo in cui furono realizzati i mitra copia dell’MP 28/II. I dubbi sono aggravati dalla totale mancanza di iscrizioni sull’arma, esclusa la matricola, peraltro non sempre presente. La maggioranza degli Autori indica con relativa certezza nella città di Valencia il luogo d’origine di quest’arma e del suo nomignolo derivato dalle arance, il principale prodotto della zona. Il luogo esatto di fabbricazione è indicato nelle officine di Alberique dipendenti dalla Subsecretaría de Armamento. Anche i dati sulla produzione sono imprecisi ed inaffidabili, alcuni parlano di un paio di migliaia di pezzi, che ci pare francamente poco. Un Autore spagnolo ha avuto modo di descrivere un “Naranjero” comparato con un MP 28/II originale tedesco. L’arma spagnola è particolarmente ben curata e realizzata e di qualità equivalente all’arma tedesca, ovviamente è camerata per il 9 Largo d’ordinanza. A parte che nel calibro le due armi differiscono per la manetta d’armamento: una sorta di gancio sull’MP 28/II, una manetta rotonda, zigrinata con un gambo sottile che si inserisce sull’otturatore per l’arma iberica. Altra differenza, almeno rilevata sull’esemplare osservato, è la realizzazione in bronzo del bocchettone del caricatore, del guardamano e del calciolo, tali parti erano verniciate in nero per evitare pericolosi riflessi. L’impiego del bronzo può essere giustificato da carenza di acciaio o da una precisa scelta tecnica di un materiale difficilmente intaccabile dalla corrosione. Comunque le parti in bronzo svolgono del tutto correttamente il loro compito e non va dimenticata una analoga preferenza accordata a questo materiale dai tecnici che realizzarono il Lachester, la copia britannica dell’MP 28/II. Il caricatore dell’arma spagnola era capace di 36 cartucce. Alcune di queste armi erano dotate di un innesto per la baionetta, che era del tipo fabbricato a Toledo per il Mauser spagnolo Modello 1893, modificata con un’impugnatura del Modello 1913. L’arma spagnola era un po’ più pesante di quella tedesca. A somiglianza dell’MP 28/II, il mitra spagnolo disponeva come unica sicura del recesso nella fresatura ove scorre la manetta d’armamento. Numerosi incidenti vennero causati da tale carenza; il più noto pare essere quello occorso al capo anarchico Buonaventura Durruti. In passato la sua morte era stata avvolta dal mistero ed attribuita ai fascisti, di recente è emersa la realtà, molto più banale e meno eroica: Durruti, che stava litigando con alcuni gregari, picchiò violentemente il calcio del mitra su un parafango dell’auto su cui stava salendo tanto da far partire una raffica che lo colse in pieno petto. Le ferite esaminabili su una foto del cadavere dell’anarchico sono perfettamente compatibili con tale tipo di incidente.
Alcuni Autori riferiscono una produzione complessiva di pistole mitragliatrici, da parte repubblicana, che si aggira intorno alle 50.000 armi dei vari modelli, tale dato pare eccessivo se confrontato con due dati obbiettivi: tutte le foto della Guerra Civile mostrano le truppe di entrambe le fazioni armate di fucili, la Polizia Francese di Frontiera disarmò i rifugiati reperendo un numero ben modesto di mitra se confrontato con le montagne di fucili.
Dati Tecnici
Cartuccia: 9 mm. Largo
Lunghezza totale: 812 mm.
Lunghezza della canna: 196 mm
Peso dell’arma scarica: 4.205 gr.
Caricatori: prismatici da 36 cartucce
Cadenza di tiro: 600 d.p.m.

Labora - Fontbernat
Il 7 agosto 1936 venne creata una commissione per l’Industria Bellica della Catalogna per coordinare gli sforzi produttivi delle industrie e officine siderurgiche e meccaniche della regione. La Commissione era diretta da Josè Terradellas e organizzata dal colonnello Jimenez de la Beraza (Direttore dell’Arsenale di Oviedo nel 1934)
Il Labora era prodotto presso la Fabbrica n. 15 delle Indústries de Guerra de Catalunya. Questa fabbrica era stata realizzata concentrando i macchinari di tutte le officine meccaniche di Olot in una fattoria.
Creatore dell’arma fu un certo Miquel Coromines, un rinomato armiere della regione di grande prestigio e professionalità. Al termine delle ostilità verrà accusato dai franchisti di collaborazione con il Governo Repubblicano, ma grazie all’appoggio degli impresari del settore metallurgico, che avevano una grande stima dell’uomo, fu lasciato stare e continuò a lavorare tranquillamente. Francesc Balat collaborò all’elaborazione dell’arma. Ballat era un meccanico che si dedicava alla riparazione delle macchine agricole, prima della guerra; allo scoppio delle ostilità gli anarchici riunirono i migliori meccanici della regione e li fecero lavorare in un piccolo raggruppamento di officine sita in contrada Torras sulla strada Santa Pau. La fabbrica, collettivizzata, produceva munizioni e parti per obici. Questa produzione durò poco, la Generalidad fece trasferire macchine ed attrezzi in una nuova fabbrica situata sulla strada Pany in contrada Fontbernat. Nella nuova fabbrica, che disponeva di due torni, lavoravano circa settanta operai, la maggior parte dei quali specializzata
Quando iniziò la produzione del Labora dalla fabbrica uscivano 15 – 20 armi al giorno, tenendo conto che la produzione del mitra continuò saltuariamente per un anno o poco più (dal 1937 al maggio del ’38), è ragionevole presumere una produzione complessiva che si aggiri attorno alle 2000 armi. Vengono riferiti sabotaggi alla produzione da parte della quinta colonna, ma pare più ragionevole pensare che si trattasse di una comoda scusa per giustificare malfunzionamenti. In seguito la fabbrica sospese la produzione del mitra ed iniziò a fabbricare parti per i fucili Mauser.
Passiamo ad esaminare l’arma in base alle descrizioni trovate e sulla base di una fotografia decente scattata al Museo dell’Esercito a Castel Montjuic.
La prima cosa che salta all’occhio è che l’arma non presenta somiglianze estetiche con nessuna altro mitra del periodo: è caratterizzata da una culatta tubolare, chiusa posteriormente da un tappo godronato per lo smontaggio, anteriormente è posta una canna della lunghezza di 262 mm, dotata di anelli di raffreddamento nei due terzi posteriori. Sotto la culatta, ed integrale ad essa, troviamo la scatola di scatto
completa di un’impugnatura a pistola e dell’incastro per la calciatura in legno. Il prolungamento della scatola di scatto arriva fino al bocchettone di alimentazione, posto inferiormente alla culatta stessa. Il bocchettone, rivestito da guancette di legno funge da impugnatura anteriore dell’arma. Sul lato destro della culatta troviamo la fresatura per lo scorrimento della manetta d’armamento, nella sua porzione posteriore è ricavato un incavo per il fermo della manetta stessa che blocca l’otturatore in posizione arretrata, un’ulteriore fresatura prosegue fino al tappo di culatta. A sinistra era posta la finestra d’espulsione dei bossoli spenti. Risulta che l’otturatore era piuttosto leggero per la potente cartuccia impiegata, il solito 9 Largo, e che per compensazione la molla di recupero fosse molto robusta. Comunque la cadenza di tiro dell’arma era notevolmente elevata: 750 colpi/minuto. Benché l’arma fosse pesante (4250 gr), una cadenza così elevata doveva procurare problemi di stabilità durante il tiro a raffica
I primi modelli erano dotati di selettore di tiro, successivamente questo dispositivo venne abbandonato. L’arma era alimentata da caricatori da 20 e 36 colpi, forati per il controllo delle cartucce in essi contenute, pare che i caricatori del Labora del primo tipo (quello fornito di selettore) non funzionassero sulle armi successive a raffica.
Gli organi di mira erano formati da un alzo posteriormente e da un mirino posto all’estremo anteriore della canna.
Molte armi portano inciso sulla culatta "Fusil-Ametralladora Olot"
Trattandosi di un mitra irreperibile tutte le valutazioni e le descrizioni (escluse quelle grossolanamente estetiche) si basano su fonti, spesso in contraddizione tra loro.
Anche il nome Fontbernat è oggetto di disquisizioni, alcuni lo attribuiscono alla località ove era sita la fabbrica, altri vogliono sia la dedica ad un anarchico dell’ERC (Esercito Repubblicano Catalano), caduto il 19 luglio 1936. La seconda tesi non appare del tutto peregrina: cita una persona precisa e una precisa data di morte; tra l’altro l’abitudine di chiamare le armi con il nome di miliziani caduti non era nuova in Catalogna. La copia della Astra 1921 prodotta in questa regione nelle officine di Tarrasa era denominata “F. Ascaso” in onore di un anarchico caduto. E’ forse possibile conciliare le due tesi ipotizzando che la fabbrica di Olot venne denominata Fonterbat per analoghe ragioni e il mitra di conseguenza.
Analizzando grossolanamente l’arma emergono comunque delle indubbie contraddizioni: il mitra è ben finito e ben fabbricato con operazioni al tornio e all’utensile lunghe e dispendiose poco adatte ad una produzione di qualche rilievo. Il dato di produzione giornaliera di 15 - 20 armi disponendo di due torni soltanto appare poco veritiera, credo che solo una canna con relativi anelli di raffreddamento fosse un pezzo che impiegava uno specialista al tornio per un buon numero di ore. Inoltre l’arma fresca di progettazione doveva essere riveduta e corretta in base all’esperienza dei combattimenti, come in effetti avvenne con l’abolizione del selettore. Non sarebbe stato più semplice ed economico impiegare come modello un’arma ben collaudata come l’MP 28/II, in accordo a quanto si fece a Valencia. E’ pensabile che lo spirito autonomo dei catalani li spinse a fabbricare qualcosa di differente per punto d’onore e superbia.
Pare comunque che l’arma funzionasse piuttosto bene, ma come già detto si tratta di notizie non di prima mano.
Dati tecnici
Calibro: 9 Largo
Lunghezza totale: 806 mm
Lunghezza canna: 262 mm
Rigatura: 4 principi destrorsi
Peso: 4250 gr
Velocità iniziale: 397 m/s
Cadenza di tiro: 750 colpi/minuto
Alimentazione: Caricatori da 20 e 36 cartucce
 
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