Bunker Punta Bianca - seconda parte
Percorrendo la provinciale che da Bocca di Magra sale a Montemarcello si incontra un bivio con l’indicazione Punta Bianca. Da lì inzia la strada ex-militare, malamente asfaltata, che oggi serve di accesso a diverse abitazioni sorte negli anni ‘60-’70. Si prosegue oltre le abitazioni fino a raggiungere un piazzale dove un cancello in ferro, spalancato e con tracce di filo spinato, segna l’inizio della zona propriamente militare. Subito a destra due ampi portoni protetti da muri paraschegge portano a dei depositi scavati nel fianco della collina. Il primo è chiuso da un cancello rinforzato da fogli di lamiera e nei pressi si trova questa lapide.
Il secondo non è chiuso ma bloccato da grosse pietre scavalcabili. L’interno è accessibile, pavimento in cemento levigato, pareti intonacate e sembra composto di diversi locali.
Proseguendo lungo la strada in discesa, ampia e pavimentata in pietra, si incontrano qua e là le tracce degli impianti originali, tipo le fondazioni dei tralicci elettrici. La strada poi si restringe, diventa ripida e sconnessa, un sentiero in cui solo pochi tratti conservano ancora la pavimentazione.
Si arriva così ad un secondo piazzale, totalmente coperto dalla vegetazione, dove sorgono 2 edifici (posto di guardia ?). Il primo sembra una casa rurale della zona, il secondo, ad un solo piano, sembra più recente e di edilizia militare. Antistante ai due edifici si legge ancora la pavimentazione in cemento bocciardato del cortile, ingentilito da una panchina in cemento. La vegetazione rende impossibile l’ingresso, comunque sconsigliabile date le precarie condizioni delle strutture.
Dal posto di guardia una scalinata in pietra e cemento, abbastanza ben conservata, conduce all’opera corazzata che si comincia a vedere.
Il sentiero ci porta davanti all’ingresso 1, quello della camera di combattimento di DX, dove si entra scendendo alcuni gradini. Della porta non resta niente.
Ho tracciato una planimetria del blocco batteria a livello dei pezzi MOLTO approssimativa ma che può dare un’idea della disposizione interna.
Entrando, alla SX dell’ingresso parte un rampa (in origine scala ?) che dà accesso ai locali sotterranei della batteria. I controsoffitti in ferro e le tubazioni di ventilazione sono ancora al loro posto.
Sempre sulla SX si apre la porta di un altro locale che si viene a trovare tra le due postazioni. Non sono visibili le classiche corone circolari di tirafondi per l’ancoraggio dei pezzi. O sono completamente coperte dallo strato di terra e detriti che forma oggi il pavimento o sono stati rimossi (improbabile) o non ci sono mai stati. Questo però vorrebbe dire che la batteria non è mai stata armata o è stata armata con pezzi da campagna ed anche questo mi pare improbabile.
Il lato DX presenta un muro divisorio in CA che delimita un piccolo vano triangolare visibile attraverso un ampio squarcio che arriva fino al pavimento. Risultano così parzialmente visibili i locali inferiori. Il pozzetto inclinato (ve ne sono 2 per ogni camera di combattimento) dovrebbe essere una delle sedi dei montacarichi per i proiettili.
Vista verso Ovest dalla apertura di DX, sullo sfondo le rocce di Punta Bianca e in lontananza le isole della Palmaria e del Tino. Passando dall’esterno, sul davanti della costruzione, si raggiunge la camera di combattimento di SX
Questa si presenta meglio conservata e più aderente alla tipologia costruttiva ‘standard’ di questo tipo di bunker. L’ingresso 2 è ostruito da detriti. A DX e SX del breve corridoio che collega l’ingresso con la camera di combattimento si aprono gli accessi a due locali.
Il locale di DX entrando, lungo e stretto; si intravede una porta sulla SX che forse conduce ad un altro locale; essendo privo di torcia elettrica non ho potuto verificarlo.
Il locale di SX entrando
I vani montacarichi di DX e di SX ed il controsoffitto in metallo della postazione di SX.
L’interno di uno dei pozzetti montacarichi
Vista dalla postazione di SX e l’esterno del bunker visto da SX. In basso il punto di attracco, scogli squadrati e livellati con cemento in modo spartano ma molto apprezzati dai bagnanti.
Sul perimetro della copertura sono ancora visibili i ganci e gli anelli per fissare le reti mimetiche e gli sfoghi dell’impianto di ventilazione. Alle spalle del bunker, non lontano dall’ingresso 1, c’è un piccolo costrutto in cemento alto poco più di un metro. L’apertura era stata murata con mattoni, caduti e visibili davanti all’apertura stessa; dovrebbe essere l’uscita di emergenza.
Per un sentiero piuttosto scomodo per la fitta vegetazione si arriva al bunker osservatorio, una cinquantina di metri a Est della batteria.
Si entra dal lato DX, a livello della feritoia semicircolare, in una specie di ‘antebunker’. Se una porta c’era non ne rimangono tracce. Sul soffitto un passo d’uomo quadrato porta sul tetto dell’osservatorio ma le staffe in ferro sono scomparse o contorte al punto da essere inutilizzabili. Lo spessore della parete semicircolare anteriore è di circa un metro. Il lato SX presenta un ampio squarcio che si estende al pavimento ed alla parete divisoria interna di cui restano solo alcuni blocchi di cemento appesi all’armatura in ferro. Lo spazio angusto, le aperture nel pavimento, la presenza di ferri contori e sporgenti rendono la visita scomoda e pericolosa.
Dall’antebunker, a SX entrando, parte una stretta galleria in discesa con la volta rivestita in mattoni, cosa che mi ha fatto supporre l’esistenza di un tunnel di collegamento tra osservatorio e corpo principale della batteria.
Per oggi è tutto.