Starace, di Antoni Spinosa

« Older   Newer »
  Share  
view post Posted on 3/10/2008, 22:57
Avatar


Group:
UTENTE
Posts:
949
Location:
Grande Depressione Padana

Status:


Autore: Antonio Spinosa
Titolo: Starace
Sottotitolo: L'uomo che inventò lo stile fascista
Editore: Mondadori, coll. Oscar Storia
Pagine: 326
ISBN: 88-04-51957-6


image


Giornalista ed autore di diversi saggi storici e biografie, Antonio Spinosa tenta con questo libro di darci una biografia di Achille Starace (1889-1945), gerarca molto noto durante il regime fascista. Compito non facile data l'inconsistenza del personaggio. Se altre importanti figure del fascismo come Ciano, Bottai, o lo stesso Mussolini, hanno lasciato diari o memoriali che lo storico può studiare, di Starace si ha ben poco. Eppure, se si esclude la parentesi in AOI, fu per ben 8 anni, dal '31 al '39, Segretario del PNF, in pratica la seconda carica del regime.

Uomo irrequieto, iperattivo diremmo oggi, cultore al massimo grado dei miti fascisti della prestanza fisica (anche sessuale), dell'attivismo e dell'ardimento, sportivo e ginnasta in modo quasi compulsivo, astuto e levantino, di limitata cultura, politicamente inesistente, cattivo oratore e peggior scritture, Achille Starace non ha lasciato nè diari, nè memoriali, nè epistolari di qualche valore. Unica eccezione il resoconto delle gesta africane "La marcia su Gondar", che però i contemporanei (maligni ?) vogliono scritto da altri su commissione.

Dove attinge quindi Spinosa ? Agli innumerevoli rapporti di polizia provenienti da informatori spesso di affidabilità molto incerta e su cui l'autore non nasconde i suoi dubbi, essendo documenti strumentali alle lotte di palazzo o francamente incredibili; ai "fogli di disposizioni", le circolari che il PNF emanava per diffondere le direttive del partito e che durante il segretariato Starace divennero un fiume inarrestabile di minuziose disposizione con la pretesa di regolare la vita della nazione nei minimi particolari; a commenti e testimonianze dei contemporanei; alle comunicazioni ufficiali che Starace inviò spesso al duce sia per difendersi da accuse calunniose che per sostenere, una volta persa la carica, la sua causa ; alle lettere scritte alla famiglia, ma dove si trattano argomenti molto pratici di salute e di olio e vino che Starace chiede gli vengano inviati a Roma dal natio Salento.

In carenza di documenti ufficiali ricordiamo brevemente alcune tra invenzioni staraciane: il rituale del "saluto al duce", la campagna per sostituire il “lei” con il “voi”, l’orbace, la fissazione per le uniformi, la campagna antiborghese, il passo romano. Sua anche l'introduzione, accanto al tradizionale fez, del berretto a visiera e la creazione di una uniforme di taglio quasi zarista, composta da berretto a visiera nero, giacca sahariana bianca con collo abbottonato, cinturone senza spallaccio, calzoni corti neri e stivali. Purtroppo non seppe mai liberarsi di una mentalità pignola, pedante, ottusa e burocratica, da furiere, che lo portò ad inimicarsi gran parte del paese. Fu il regista del regime per conto e con l’approvazione di Mussolini, il più delle volte soddisfatto dal suo operato, ma ciò non toglie che gli aspetti più ridicoli del periodo fascista siano in gran parte opera sua. Miglior prova di organizzatore la diede sviluppando l’Opera Nazionale Dopolavoro, potenziando l’organizzazione delle massaie rurali e la Gioventù Italiana del Littorio.

Piano piano, la figura di Starace fantasioso organizzatore e regista comincia a delienarsi. Un altro tratto di personalità che emerge abbastanza nitidamente è la fedeltà, quasi canina, per il capo. Da giovane ufficiale dei bersaglieri si legò al Col. Ceccherini, suo comandante. Passato al PNF si legherà a Mussolini e anche quando cadde in disgrazia non negò mai la fedeltà al suo duce. La figlia Francesca a questo proposito dirà: “mio padre respira per ordine del duce”.

Spinoza non manca di raccontarci anche lo Starace privato e di come al successo pubblico fece da contraltare un completo fallimento familiare. Nel '39, brutalmente silurato da Mussolini senza spiegazioni, si troverà desolantemente solo, con pochi o nulli mezzi economici e con ancor meno amici disposti ad aiutarlo. La moglie, molto trascurata, non volle più vederlo e Starace divenne una figura imbarazzante anche per figli e nipoti. Questi nel dopoguerra vollero assumere il cognome materno, cancellando per sempre il legame con la famiglia del nonno.

Dopo avere esasperato l’Italia con le sue manie, questa si vendicava e godeva nel vederlo caduto. Nel '43 diventerà comodo capro espiatorio di tutte le sventure politico-militari. Nel periodo della RSI, pur inoffensivo, sarà incarcerato per molti mesi prima a Verona e poi nel campo di Lumezzane. Fedeltà mal riposta quella di Starace: il suo amato duce non lo volle più incontrare nè rispose mai ai suoi appelli.

Rimesso in libertà continuerà a Milano la sua vita molto modesta fino a che il 28 aprile ’45 sarà riconosciuto per strada da un partigiano, mentre in tuta blu e scarpe da ginnastica faceva l’ennesima corsetta. Sarà l’ultima. Se la sua vita fu al limite del ridicolo, la sua morte in qualche modo la riscattò, almeno parzialmente. Condannato a morte dopo un processo sommario fu portato a Piazzale Loreto dove rimase sgomento vedendo il cadavere di Mussolini. La folla lo derideva e disse un paio di volte al partigiano che lo sorvegliava: “facciamo presto”. Sarà accontentato. Fucilato ed appeso per i piedi alla pensilina del distributore di benzina insieme a quel capo che aveva voluto servire così fedelmente.

A distanza di tanti anni oggi è possibile riconsiderare la figura di Starace in modo più equilibrato. E' infatti opinione condivisa che gli vennero attribuiti meriti e responsabilità molto superiori al suo reale peso politico e valore umano. Come tanti contemporanei Starace pagò con la vita un conto non suo, almeno non interamente.

Di taglio giornalistico, visto l'autore, completato da una bibliografia non vastissima, il libro è una lettura interessante e piacevole. Forse più affresco di un periodo storico che vera e propria biografia. Ci tratteggia la figura di Starace pur senza approfondirla e viene da chiedersi se nel suo caso un approfondimento sia poi, in effetti, possibile. I moltissimi rapporti di polizia e dell’OVRA ci dicono forse poco di ciò che Starace realmente fece, ma indirettamente dipingono molto bene il clima dell’Italia dell’epoca, pettegolo ed invidioso, ed il soffocante peso che la dittatura aveva assunto nella vita italiana. Ci raccontano, sullo sfondo, anche di un gruppo di potere inadeguato, cialtronesco ed irresponsabile, che avrebbe portato la nazione alla rovina.
 
Top
0 replies since 3/10/2008, 22:57   353 views
  Share