Quasi ogni famiglia italiana ha un retroterra di ricordi dolorosi legato agli eventi della II guerra mondiale. Uno dei più drammatici che sento spesso raccontare è quello della sorte di Zio Adalberto.
Carrista, assegnato ad un reparto di “scatole di sardine” si ammalò in servizio e morì proprio mentre gli alleati entravano in Genova con la salvifica penicillina. La vulgata familiare vuole che sentendo il rumore dei carri che sfilavano nella via sottostante dicesse “Questi sono americani, non è il rumore di ferraglia delle nostre scatole di sardine..” Di lui sono rimaste alcune foto tra cui diverse a mezzo busto emergente da una cingoletta che poteva essere una L3, CV-29, 33, 35 e 38. Non ne ho la più pallida idea anche perché le foto sono rimaste ad una mia parente che si è trasferita in un’altra città e la caccia che ho dato loro è risultata infruttuosa.
Ovviamente con questo retroterra familiare ogni volta che sento parlare di Carri Veloci mi viene da pensare al povero Zio Adalberto e a tutti i poveri figli di mamma costretti ad infilarsi dentro a bare simili. Tempo fa ho esaminato un carro del genere e la repulsione per la mancanza di senno delle autorità militari italiane è cresciuta.
Mi è accaduto però di visionare dozzine di foto di carri del tutto analoghi in dotazione ai militari del Commonwealth i quali paiono contentoni dei mezzi, peraltro, a quanto è dato di vedere, impiegati come trasporto rifornimenti, posti radio, e base mobile per mitragliatrici medie e non nel ruolo di veri e propri carri da combattimento.
Dunque il problema è tutto qui? Impiegare il mezzo in accordo con le sue possibilità senza pretendere che una 500 diventi una limousine? Forse l’errore è nato in Etiopia, forse in Spagna, di sicuro errore ci fu.
Cosa ne pensate dei carri veloci italiani e del ruolo da loro ricoperto?
Saluti giacomo
Il carro da me esaminato, sopra con mio figlio, sotto visto all'interno