Regio Incrociatore Alberto di Giussano, I sospetti su Capo Bon

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view post Posted on 25/3/2010, 23:27
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La Regia Marina fornì nella IIGM una prestazione decisamente modesta in rapporto al livello tecnico e qualitativo del naviglio e delle indubbie qualità morali degli uomini. Dopo la guerra prese corpo una feroce polemica contro i capi della Marina, rei, secondo taluni, di avere commesso errori di valutazione grossolani, e, peggio, di essere conniventi col nemico. Il ruolo avuto dal radar e dall’eccellente intelligence navale inglese che decifrava i nostri codici e in concorso con servizi di altre branche violerà il codificatore tedesco ENIGMA fornirà spiegazioni ad alcuni episodi ritenuti poco chiari circa la condotta navale italiana. Peraltro leggendo Navi e Poltrone di Antonino Trizzino, pur applicando la tara dovuta alle condizioni sopra indicate esistono episodi che stridono e stridono parecchio come la “battaglia di Capo Bon”, in effetti un agguato in piena regola in cui due incrociatori leggeri e oltre mille marinai andarono perduti.
La presenza nel tratto di mare da attraversare di una forza avversaria era noto per avvenuto avvistamento aereo, nonostante questa condizione la missione non venne annullata ritenendo che in base alla posizione di avvistamento le navi ostili non avrebbero raggiunto Capo Bon prima del convoglio da Barbiano..invece giunsero puntuali all’agguato notturno e con gli occhi del radar siluri e cannonate fecero centro..un risicato margine di presunto vantaggio non basta a mettere al sicuro…fu superficialità o peggio?
Grazie alla nota casa d'aste ho reperito una cartolina dell'incrociatore e vi posto la scheda preparata..spunto di discussione degno di dibattiti la prestazione della Regia Marina e le capacità e la fedeltà deli ammiragli!!!!

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La Alberto di Giussano fu una classe di incrociatori leggeri della Regia Marina Italia. Furono costruiti prima della seconda guerra mondiale per ottenere il predominio nel Mar Mediterraneo e furono battezzati in onore di condottieri del periodo medievale e rinascimentale italiani. Costituisce la prima delle cinque classi di incrociatori della serie Condottieri
Tra le due guerre mondiali le potenze mondiali iniziarono una corsa agli armamenti per ottenere la supremazia sui mari. Nel 1926 la Francia iniziò a produrre la classe Le Fantasque di cacciatorpediniere, che erano superiori in dislocamento e potenza di fuoco ai cacciatorpediniere dell'epoca. Per contrastare la minaccia francese la Regia Mariana decise di produrre una nuova classe di incrociatori di dimensioni intermedie tra la nuova classe di cacciatorpediniere francesi e gli incrociatori dell'epoca. In effetti furono rozzamente equivalenti alla classe Leander britannica.
La navi della classe di Giussano furono progettate dal generale Giuseppe Vian ed entrarono tutte in servizio nel 1928. Furono navi veloci (grazie ad un impianto motore di potenza simile a quello degli incrociatori pesanti della classe Zara) con una buona potenza di fuoco, ma a causa dell'enfasi data alla velocità erano protetti da una corazzatura minima ed insufficiente contro i cannoni di cui erano dotati mentre la protezione subacquea era completamente mancante. In conseguenza di ciò tutte e quattro le navi di questa classe furono affondate da nemici armati di siluri.
Furono costruite quattro navi di questa classe, che entrarono tutte in servizio nel 1928:
Alberto di Giussano affondato alla Battaglia di Capo Bon (1941)
Alberico da Barbiano affondato alla Battaglia di Capo Bon (1941)
Bartolomeo Colleoni affondato alla Battaglia di Capo Spada (1940)
Giovanni delle Bande Nere (affondato al largo delle Stromboli)
L'Alberto da Giussano fu un incrociatore leggero, primo della sua classe della Regia Marina, battezzato in onore di Alberto da Giussano, il cavaliere che secondo la leggenda guidò la difesa del carroccio alla Battaglia di Legnano
Venne impostata nel 1928 e varata il 27 aprile 1930. Negli trenta partecipò alle normali attività in tempo di pace della flotta come unità del 2° Squadrone, inclusi servizi connessi alla guerra civile spagnola. Il 10 giugno 1940 insieme al 1° Squadrone fece parte della 4a Divisione Incrociatori e partecipò in luglio alla battaglia di Punta Stilo. Eseguì una sortita per deporre mine al largo di Pantelleria in agosto e per il resto dell'anno agì come copertura a distanza per convogli truppe e rifornimenti diretti in nord Africa.
Alla fine del 1941, lo stato dei rifornimenti delle truppe italiane dislocate nell'Africa Orientale Italiana, era difficilissima, e la Regia Marina dovette sopperire all'inadeguatezza dei mezzi di trasporto disponibili, sia per numero che per qualità, anche ricorrendo a Unità Navali generalmente impiegate per missioni di scorta ai convogli.
Il 12 Dicembre di quell'anno, una formazione navale composta dagli Incrociatori Leggeri Alberto da Giussano, al comando del capitano di vascello Giovanni Marabotto, e Alberico da Barbiano, al comando del capitano di vascello Giorgio Rodocanacchi, con a bordo l' ammiraglio Toscano Comandante della IV Divisione Navale, scortati dalla Torpediniera Cigno, salparono per una missione di rifornimento urgente con destinazione Tripoli. 100 tonnellate di benzina avio, 250 tonnellate di gasolio, 600 tonnellate di nafta, 900 tonnellate di vettovaglie e 135 tonnellate materiale bellico furono imbarcate con grave riduzione delle capacità operative delle navi. Durante la navigazione le navi furono intercettate al largo di Capo Bon da una formazione navale composta da tre cacciatorpediniere britannici (Sikh, Legion, Maori), ed uno olandese (Isaac Sweers) e che silurarono ed affondarono i due incrociatori lanciando nella notte dieci siluri (prima dell’alba del mattino del 13 dicembre 1941).
Circa mille uomini, costituenti i due terzi degli equipaggi, perirono insieme al loro Comandante, l'Ammiraglio Antonino Toscano, che rimase al suo posto fino all'estremo sacrificio. Egli, per il suo eroico comportamento in combattimento, fu decorato con la Medaglia d'Oro al Valor Militare.

Cantiere Ansaldo, Genova
Impostazione 29 marzo 1928
Varo 27 marzo 1930
Entrata in servizio 1 gennaio 1931
Caratteristiche generali
Dislocamento 6.570 tonnellate
Lunghezza 169,3 metri
Larghezza 15,5 metri
Pescaggio 5,3 metri
Propulsione 6 caldaie, 2 turbine, 2 eliche 95.000 CV
Velocità 37 nodi
Combustibile: 1.250 tonnellate di nafta
Autonomia 3.800 miglia a 18 nodi
Equipaggio 507
Armamento:
8 pezzi da 152/53 mm modello Ansaldo 1926 (4 installazioni binate)
6 pezzi da 100/47 mm modello OTO 1926 (3 installazioni binate)
8 mitragliere da 37/54 mm (4 installazioni binate)
8 mitragliere da 13,2/75,7 MG modello 1931 (4 installazioni binate)
4 tubi lanciasiluri da 533 mm
Nel 1938/39 i pezzi da 37/54 furono sostituiti con pezzi da 20/65 e furono imbarcate due lanciabombe antisommergibile
Corazzatura Orizzontale: 20 mm; Verticale: 24 mm; Artiglierie: 23 mm; Torrione: 40 mm.
Mezzi aerei 2 aerei IMAM Ro.43 su catapulte fisse a prua

Antonino TOSCANO Ammiraglio di Divisione
Medaglia d'oro al Valor Militare alla memoria

Comandante di una divisione di incrociatori leggeri, incaricata di una missione di guerra eccezionalmente delicata e rischiosa, accoglieva con perfetta serenità il compito affidatogli, e ne dirigeva i preparativi con estrema cura di ogni particolare. Conscio che solo una fortunata evasione da ogni mezzo di scoperta e di offesa nemica poteva permettere alle sue navi di compiere incolumi la loro missione, preparava fortemente l'animo suo e quello dei suoi alla suprema offerta alla Patria. Scontratosi ad alta velocità con un gruppo di unità nemiche che defilava di controbordo, reagì con tutti i mezzi bellici all'azione nemica fortissima e di breve durata.
Ferito gravemente fra i primi, continuava imperterrito a dirigere il combattimento, infondendo rabbiosa energia in tutti i suoi dipendenti: esempio di salde ed eroiche virtù militari. Colpita duramente più volte la nave che batteva la sua insegna, rimaneva al suo posto di comando e di combattimento e, in una suprema dedizione alla Patria e alla Marina, deciso a condividere la sorte dell'unità che si inabissava in un alone di gloria, con essa eroicamente scompariva, additando alle schiere dei suoi dipendenti la via del dovere e del sacrificio.
Mediterraneo Centrale, 13 dicembre 1941

La patria ha decorato l'Ammiraglio Toscano, forse noi sommessamente possiamo volgere un pensiero a mille Marinai d'Italia caduti senza aver avuto la possibilità di portare le loro belle navi a battersi contro il nemico..

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view post Posted on 3/4/2010, 16:49
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Ecco una bella cartolina con il compagno di sventure del Da Giussano.

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Alberico da Barbiano, incrociatore leggero, della classe Alberto di Giussano della Regia Marina, battezzato in onore del cavaliere e capitano di ventura del XV secolo Alberico da Barbiano. sempre ispirato al capitano di ventura è il motto della nave "Temerariamente"
Entrato in servizio all'inizio degli anni trenta effettuò missioni nel mediterraneo occidentale, durante la guerra civile spagnola. Il 10 giugno 1940 insieme al 1° Squadrone fece parte della 4a Divisione Incrociatori e partecipò in luglio alla battaglia di Punta Stilo. Agì come copertura a distanza per convogli truppe e rifornimenti diretti in nord Africa. Compì 7 missioni di guerra percorrendo 13.241 miglia.
Il 12 dicembre 1941 lasciò il porto insieme alla nave gemella Alberto di Giussano per trasportare rifornimenti urgenti di carburante per aerei a Tunisi. Venne intercetta al largo di Capo Bon e colpita da un siluro del cacciatorpediniere HMS Legion si spezzò in due affondando alle 4.22 del 13 dicembre 1941.

Ritornando sull'episodio di Capo Bon che condusse alla perdita dei due incrociatori di cui abbiamo trattato vengono spontanee alcune considerazioni. Quanto sostenuto da Antonino Trizzino nel suo celebre e classico libro “Navi e Poltrone” al riguardo del sospetto di tradimento degli Ammiragli di Supermarina viene smentito da Massimo Zamorani, nel suo libro “L’agguato di Matapan”(ed. Mursia) e dal professore di Storia Contemporanea, Alberto Santoni, nel suo “Il vero traditore” (ed. Mursia), entrambe affermano che le accuse sollevate erano ingiustificate e che i rovesci navali italiani erano da imputarsi all’efficacia dell’operazione di Intelligence britannica. Vengono sottolineate le capacità di decrittazione degli analisti di Bletlchey Park, un centro in cui i britannici riunirono il fior fiore dei cervelloni. La cattura di un’esemplare di ENIGMA e l’abilità della giovane Mavis Lever a mettere in relazione differenti messaggi fino a coglierne la chiave furono tappe che condussero a violare i codici dell’ASSE.
Peraltro nel caso di Capo Bon, Trizzino sottolinea l’inadeguatezza della decisione di mettere in mare una formazione, tra l’altro ridotta nelle sue capacità di manovra dal sovraccarico di fusti di benzina e rifornimenti, mentre era presente in mare una forza navale ostile. Gli autori citati sottolineano che la decrittazione dei messaggi consentì alle unità alleate di accelerare l’andatura per raggiungere il convoglio italiano in tempo per sopraffarlo, ma Trizzino in effetti dimostra come il vantaggio degli italiani fosse modesto o inesistente e quindi reputa azzardata l’uscita in mare delle nostre navi.
In effetti rileggendo Trizzino con il senno di poi della conoscenza della decrittazione dei nostri messaggi da parte dell’avversario molte delle accuse perdono mordente, ma permane, a mio avviso, un nucleo di elementi poco chiari forse effetto di decisioni sbagliate o avventate da parte di Supermarina.
L’accentramento in un centro unico di comando e controllo (Supermarina) attraverso cui ogni ordine al naviglio in mare era impartito da comandanti che si trovavano fuori teatro contribuì a porci in condizione di inferiorità nei confronti dei britannici che per tradizione riconoscevano ai comandanti delle unità in mare una notevolissima autonomia.
 
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