| Cito testualmente da "Fascismo, afascismo, Resisstenza nel Cuneese" di Mario Giovana:
"...infine, il caso più vistoso di incongruenze resistenziali, quello inerente il maggiore di Stato maggiore in servizio effettivo Enrico Martini Mauri. Questo caso ha rilevanza speciale, perchè il Mauri fu il promotore ed il comandante delle Divisioni Autonome delle Langhe e del Monferrato e gli venne assegnata una medaglia d’oro al V.M. L’intero percorso dell’avventura del maggiore è intanto costellato da pacchiani errori tattici ed irresponsabili azioni propagandistiche; a cominciare dalla rovinosa difesa su posizioni precostituite della Valle del Casotto, nel marzo del 1944, per arrivare all’occupazione della città di Alba, nell’autunno di quello stesso anno, occupazione effettuata contro le disposizioni del Comando Regionale e contro il parere del comando della formazione Garibaldi che operava nella zona (e con l’aggiunta di personali assicurazioni del Martini al Vescovo della diocesi che la difesa del centro sarebbe stata condotta fino all’estremo sacrificio, quando era palese che i partigiani non avrebbero potuto se non accennare sensatamente nulla più di una breve resistenza di fronte ad un attacco in forze: e, infatti, i comandi di Salò concentrarono sufficienti unità per ridurre la tenuta degli occupanti a poche ore di fuoco e riconquistare la città: conseguendo così l’unico, scontato successo - salutato con clamore dalla stampa fascista - delle truppe repubblichine nel periodo). Le disposizioni del centro di comando degli Autonomi era andate pressoché costantemente in controtendenza a quelle del CLN piemontese e del comando unitario regionale, compresa la disposizione emanata dalla centrale maurina per la creazione presso i suoi comandi di Delegazioni Civili - mere proiezioni dei comandi militari – in sostanziale contrapposizione alle Giunte popolari da eleggere nei comuni liberati. A mezzo secolo dal fatto, uno storico serio ed addestrato quale Emilio Gentile (non un cultore di economicamente lucrose incursioni editoriali a detrimento della Resistenza alla stregua di quelle operate dal giornalista Giampaolo Pansa) ha scoperto negli archivi tedeschi le prove che l’Enrico Martini Mauri, catturato (?) dai tedeschi durante un rastrellamento, barattò la propria liberazione con l’impegno a non recare loro alcun disturbo. Il che, in linguaggio da codice penale di guerra, si configura come alto tradimento. Enrico Martini Mauri perirà in un non ben definito incidente aereo (dopo che, in epoca precedente, era incappato in un controllo doganale alla frontiera elvetica mentre, in compagnia di un esponente dell’amministrazione della DC, tentava di esportare clandestinamente 50 milioni di lire. Cifra astronomica, all’epoca: tuttavia, delle eventuali e prevedibili conseguenze di tanta infrazione non verrà reso pubblico alcunché). Al tirare delle somme, in ogni modo, una figura non limpida, sia nel ruolo di capo di unità di resistenti (le cui magagne, ovviamente, non intaccano minimamente onestà di intenti, coerenza e valore di comportamenti di singoli comandanti e di combattenti delle formazioni Autonome prese in considerazione. E ce ne furono di ottimi), sia nella posteriore qualità di cittadino. depositario di un blasone che sembra essere stato tutt’altro che degnamente rappresentato. e va in ogni caso indagato nei suoi risvolti concreti, mentre si tende a non portarne alla luce le ombre quanto mai dense. Rintuzzare appropriatamente l’ondata revisionista che si abbatte sulla storia della Resistenza non significa unicamente opporre ai detrattori - nostalgici postfascisti o di conio di una destra mascherata - le irrefutabili ragioni e le carte testimoniali di un fenomeno di lotta popolare che ha riscattato il Paese dalla vergogna fascista e spalancato le porte alla democrazia: significa anche mettere le attenzioni e la riflessione critica al servizio di verità che concernono la Resistenza medesima e che non possono godere di coperture per remore di parte, né essere taciute per cattivi pudori dai quali finiscono di prendere corpo facili equiparazioni tra la menzogna antistorica ed il suo contrario. Si potrebbe incominciare proprio da una realtà resistenziale così massiccia ed onorevole quale quella Cuneese per fare chiarezza dove sussistono oscurità ed equivoci cui ovviare."
Ora, a parte la citazione sull'incidente aereo, che mi sembra oltremodo forzata e capziosa, non conoscevo l'episodio dei 50 milioni... L'affermazione dello scrittore me la potete confutare o meno voi: risponde al vero che dopo la sua "fuga" Mauri "non arrecò disturbo" ai tedeschi? A me pare di no, ma voi ne sapete sicuramente di più.
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