Sessant'anni fa esatti, alle primi luci dell'alba del 25 giugno 1950, le truppe nord-coreane appoggiate da mezzi corazzati varcavano il confine del 38° parallelo dando inizio alle ostilità armate in Corea. Il consiglio di sicurezza dell'ONU, riunitosi in seduta straordinaria poche ore dopo, condannava all'unanimità l'invasione militare nord-coreana (con la sola eccezione del voto dell'Unione Sovietica) approvando due giorni dopo una risoluzione caldeggiata dal presidente statunitense Harry S. Truman con la quale si raccomandava agli stati membri d'intervenire militarmente a fianco della Repubblica della Corea del Sud vittima dell'aggressione. I primi scontri diretti tra le forze militari americane e quelle nord-coreane si registrarono nella prima settimana di luglio nella zona di Osan: non erano che le prime battute di un feroce confronto che si sarebbe protratto per altri tre lunghi anni concludendosi con un cessate il fuoco provvisorio firmato a Panmunjom il 27 luglio 1953.
Sebbene solitamente annoverata tra i conflitti minori del xx° secolo, quella combattuta in Corea fu una guerra aspra e cruenta, che conobbe esiti alterni e subitanei ribaltamenti di fronte ma che soprattutto rischiò di sfociare in una nuova crisi di portata mondiale allorquando, nell'ottobre del 1950, le forze armate della Cina Popolare decisero di attraversare la frontiera del fiume Yalu e di entrare in campo a fianco dell'alleato nord-coreano. Per un breve periodo i vertici militari degli Stati Uniti presero in consideraziona addirittura l'ipotesi di impiegare la bomba atomica come estrema soluzione finale al conflitto, poi lo stallo delle operazioni, protrattosi tra il luglio del 1951 e il luglio del 1953, permise l'apertura di un difficile negoziato tra le parti che si concluse di fatto con il ripristino e l'accettazione dello status quo ante precedente al conflitto.
Le cifre finali del conflitto restano ancora controverse ma valgono comunque a testimonianza dell'asprezza della lotta: gli Stati Uniti registrrono circa 36.500 morti, le forze armate sud-coreane 138.000 e i restanti paesi della coalizione ONU circa 3300; le perdite nord-coreane si aggirarono probabilmente sulle 215.000 unità mentre quelle cinesi vengono diversamente valutate tra le 114.000 e le 400.000 vittime . Ma il prezzo più pesante fu quello pagato dalla popolazione civile, vittima innocente dei combattimenti, della fame, dei disagi e delle malattie che si abbatterono su un paese già di per sè arretrato e povero di risorse: si stima che circa 2.500.000 civili persero la vita a causa delle conseguenze dirette e indirette del conflitto di cui 990.000 al sud e ben 1.500.000 al nord.
Sono passati sessant'anni dal quel 25 giugno del 1950 e il mondo nel frattempo ha veramente cambiato volto, ma in Corea le lancette della storia sembrano essersi fermate: ancora oggi i lunghi e irrisolti strascichi di quel conflitto minacciano la stabilità regionale della regione mentre le ricorrenti provocazioni messe in atto dal regime nord-coreano lungo la forntiera militarizzata tra le due Coree rischiano ogni giorno di sfociare in una nuova guerra aperta dagli esiti comunque imprevedibili (si teme che le forze armate nord-coreane dispongano di ordigni nucleari mentre è quasi certo che posseggano ingenti quantitativi di armi chimiche e batteriologiche). Per certi versi si può ben dire che la guerra in Corea non sia mai veramente cessata e che l'ultimo frammento di brace lasciatoci in eredità dalla "guerra fredda" continui tuttora a covare sotto la cenere: speriamo soltanto che quel fuoco non si riaccenda mai più.
RIP-STOP
Edited by rip-stop - 25/6/2010, 21:41
Pagine di Storia
