Syrakosia, la nave di Ierone II
Il re di Siracusa Ierone II, a dimostrazione della prosperità del suo regno, fece costruire, nei cantieri navali siracusani intorno al 240 a.C., quella che a tutto oggi è ritenuta la più grande Nave dell’antichità. Di questa Nave hanno scritto molti autori attingendo tutti alla medesima ed unica fonte, quella che Ateneo erudito enciclopedista ci ha fatto pervenire con il suo capolavoro: I Deipnosofisti, cioè I Dotti a Banchetto, fortunatamente e fortunosamente sopravvissuto sino ai nostri giorni.
Il trattato rappresenta un’opera importantissima che non è esagerato definire enciclopedica, nella quale si conservano la maggior parte dei frammenti della commedia attica media e nuova, e copiosissimi resti di storiografia greca, e rarità di ogni genere, oggi fondamentali per conoscere la cultura greca.
La nave costruita da Ierone di Siracusa, della quale il geometra Archimede fu il supervisore, non trovo giusto tacere, se c’è uno scritto pubblicato da un certo Moschione, che ho letto di recente non senza impegno.
Scrive dunque Moschione:
dice meraviglie Dioclide di Abdera dell’elepoli per l’assedio di Rodi, spinta contro le mura da Demetrio; e Timeo, della pira costruita da Dionisio tiranno di Sicilia; e Ieronimo, della costruzione del cocchio coperto che dovette trasportare il corpo di Alessandro; e Policlito, della lampada costruita per il re di Persia. A dire il vero, Ierone di Siracusa, amico incondizionato dei Romani, si curava, sì, di templi e ginnasi, ma era anche un ambizioso armatore che costruiva navi da trasporto.
Di una di queste navi voglio ricordare la costruzione.
La nave di Archimede:
Le meraviglie della nave che Archimede costruì per Ierone II
Vincenzo La Rocca, floridiano, già autore di diverse ricerche riguardanti i beni culturali del territorio siracusano, ha pubblicato, con il patrocinio della Provincia regionale di Siracusa, il suo ultimo, in ordine di tempo, lavoro avente come argomento la grandiosa nave Syrakosia, (Siracusana), che Archimede progettò per Ierone II.
Si tratta della più grandiosa nave dell'antichità e che un medico siracusano, Guido Vallone (1926-1992), con l'hobby del modellismo navale, riprodusse, su scala, attingendo notizie da uno dei suoi ingegneri esecutori, Moschione, che scrisse un libro sulla Syrakosia, descrivendola dettagliatamente. Il testo di Moschione è stato inserito, insieme a tantissimi resti di storiografia greca, da Ateneo (II-III sec. d.C.) ne "I Deipnosofisti" (I Dotti a banchetto). Vincenzo La Rocca, nel consultare la recente pubblicazione dell'opera di Ateneo, in lingua italiana, ha avuto modo di conoscere il testo di Moschione. Da qui, come lo stesso La Rocca afferma, l'idea di riproporre la rievocazione della Syrakosia, aggiungendo nel suo libro, da buon docente di Matematica, anche un saggio su Archimede e le sue invenzioni.
A confermare che si tratta della più grande nave dell'antichità, è, come scrive La Rocca, Lionel Casson, dell'Università di New York, il quale stima la portata in 4 mila tonnellate, superata soltanto da navi costruite nel XIX secolo, quando si utilizzò ferro e acciaio per costruire le stive. La Syrakosia era, quasi certamente, un catamarano, ed il progetto di Archimede, nell'anno 240 a.C., venne affidato, per la realizzazione, ad Archia di Corinto, a Moschione e ad un certo Filea di Taormina.
Per costruire questa vera e propria città galleggiante, come si apprende dal testo di Moschione, gran parte del legno arrivò dai boschi dell'Etna, per la corda, sparto dall'Iberia, mentre la canapa e la pece arrivarono dal Rodano. Per i lavori vennero impiegati 300 artigiani e tantissimi aiutanti, che lavorarono i necessari materiali. La Syrakosia, che mostrava al mondo la potenza ed il benessere di Siracusa, disponeva di venti banchi di remi. La cabina del capitano aveva 15 divani e tre camere. Tutte avevano un pavimento a quadrelli di mosaico, fatti di pietre diverse, ove era ricostruito tutto il racconto dell'Iliade. Sulla nave erano stati impiantati anche dei giardini, formati da centinaia di piante, contenute in giare ed irrigate da sentieri di tegole di piombo.
C'era anche un padiglione dedicato ad Afrodite e gran parte delle porte erano in avorio e tuia. Tutte le camere interne erano arredate con quadri, statue, calici e suppellettili oltre ogni immaginazione. Una sala era adibita a biblioteca e sul soffitto di questa sala era disegnata una volta celeste, copia fedele dell'eliotropio di Acradina. Nel bagno realizzato in marmo di Tauromenio, vi erano tre caldaie di bronzo. Tantissime stanze erano riservate ai circa 600 soldati che trasportava ed altro spazio della nave era riservata alle dieci scuderie, contenenti i cavalli, gli attrezzi dei cavalieri. Si trovava anche un serbatoio d'acqua a prua dalla capacità di 2000 metri e nei pressi del serbatoio c'era una peschiera chiusa, piena di acqua di mare e tanti pesci. C'erano 4 àncore di legno e otto di ferro, c'erano, poi, 8 torri e su ognuna montavano 4 giovani con armatura pesante e due arcieri. Sui tre alberi si trovano degli uomini a cui, in cesti intrecciati, erano affidati pietre e proiettili. Infatti, la Syrakosia, benchè sia stata varata come nave mercantile, era equipaggiata anche come nave da guerra e conteneva diverse macchine belliche inventate da Archimede. L'equipaggiamento da guerra era necessario per fare fronte ai pirati che infestavano il Mediterraneo. Poteva trasportare 60 mila misure di grano, 10 mila vasi di pesce siculo sotto sale, 20 mila talenti di lana e 20 mila di altra merce. Soltanto che la Syrakosia fu vittima della sua stessa grandezza. Infatti, non tutti i porti dell'antichità erano attrezzati per ospitarla e quindi, Ierone decise di disafarsene. In occasione di un periodo di carestia in Egitto, la riempì di grano e decise di spedirla in dono al re Tolomeo, ad Alessandria. Qui, venne tirata a secco e si concluse la storia della più grande nave che nell'antichità abbia solcato il Mediterraneo. Archimelo, il poeta degli epigrammi, scrisse un carme per ricompensare Ierone: "Chi portò a terra questa nave, questo prodigio?... Già, dice, fu Ierone di Ierocle che a tutta la Grecia e alle isole in dono portò ricche messi, quello che ha lo scettro di Sicilia, il Dorico. Ma, Posidone, custodisci tu questa nave sul bianco fragore dei flutti".
Paolo Mangiafico
Fonte: La Sicilia
Ciao
Enzo
PS: Il modello sarà esposto a breve presso L'ARKIMEDION (Domus Archimedea) nuovo museo multimediale di recente apertura, dedicato al genio siracusano (Palazzo Pupillo-Piazza Archimede.Siracusa)