| Mi rendo conto che, con le mie parole, susciterò un mezzo vespaio, ma posso rassicurare tutti dicendo che con il termine "tombarolo" intendo dare una lettura antropologica della questione e non giuridica o moralistica, io abito in una zona,la "Tuscia" ricchissima di necropoli ed insediamenti antichi che vanno dalla preistoria al periodo alto medioevale e medioevale, qui la gente vive a stretto contatto con quel "suolo" dai tempi delle necropoli stesse ed il "riciclo" di certi beni e sempre stata una risorsa oltre che una passione, non è infrequente trovare contadini che conoscono alla perfezione le epoche ed il tipo di materiali che un contesto può restituire. Alcuni di questi seguono la vocazione e si specializzano divenendo "tombaroli", non era infrequente, nel passato, che la sopraintendenza facesse ricorso a questi in veste di "scout"; qui fioriscono i gruppi archeologici tra le cui fila spesso si trovano, specie fra i più anziani, figure "ibride" , tutti qui vanno o sono andati "a coccetti",purtroppo come ogni cosa in cui, giustamente, la legge è intervenuta a limitare questa pratica, chi prima era "cercatore di tesori" ora è un fuori legge(nei paesi anglosassoni la legislazione e diversa e ad atti simili corrisponde un diverso codice legislativo). Quei mercanti che nell'ottocento hanno compiuto importanti scoperte e riempito i musei d'Europa (i Campanari erano una famiglia di Tuscania la cui collezione, nell'ottocento, venne a costituire la base per la raccolta etrusca del British Museum) oggi sarebbero totalmente fuori dalla legge ed infatti chi continua il commercio clandestino lo è, i pezzi che vengono scavati oggi finiscono illegalmente nelle collezioni private e spesso nei musei stranieri, una vera piaga.
Ma cos'è che distingue la moderna archeologia dall'antiquariato del passato? basta chiedere ad uno studente di archeologia, sono la stratigrafia e la pubblicazione. La stratigrafia è il metodo che consente di datare i reperti in base allo strato geologico in cui giacciono(dati dei punti fermi temporali frammenti ceramici, monete o altri elementi sicuramente databili), questo metodo si contrappone ai dissennati "sterri" del passato che hanno distrutto gli strati o nella migliore delle ipotesi li hanno fatti a brandelli.
La pubblicazione è cio che da senso e valore ad una campagna di scavi, rendendone accessibile alla comunità, il metodo, i dati acquisiti, i risultati, catalogando ogni singolo frammento con una mappatura disegnata e fotografata.
Guardando le due realtà dalla giusta prospettiva; credetemi, i punti di contatto sono notevoli e le problematiche identiche, unica differenza sta nel fatto che i reperti antichi sono manufatti e quelli più recenti sono di origine industriale quindi sono di più, sono prodotti in serie e ne è nota la data di fabbricazione al 100%, ma il problema è nel contesto in cui si trovano, questo fa la differenza. Io capisco la passione ed il legame che ogni persona abitando in quei luoghi sente per quelle vicende e per quei materiali, che prima di loro c'erano i padri ed i nonni, che figure mitiche "i recuperanti" con altri metodi e con altre motivazioni ma spesso con la stessa passione, hanno intrecciato le loro vite nel rapporto con quegli oggetti, ma l'oggi è l'oggi, i tempi cambiano rapidamente i reperti si sono molto rarefatti, i mezzi ed i numeri si sono potenziati con inevitabili ripercussioni.
Voi dite, e sinceramente vi capisco(anch'io se avessi dietro casa quel quantitativo di reperti, mi darei alla caccia settimanale, altro che funghi!), che fate delle foto del luogo ma che valore può avere un immagine digitale scaricata in qualche PC per dare un seso scientifico al ritrovamento? che comunicazione avviene tra studiosi delle proprie personali conoscenze, se qualcuno che non si trova sul posto volesse approfondire gli studi su qualche aspetto specifico, magari statistico, quale accesso avrebbe ad i vostri dati? A quale pubblicazione si potrebbe rifare? Qualche relazione esposta su di un forum, nelle quali il luogo di rinvenimento è omesso gelosamente perchè terreno privilegiato per le proprie cacce personali. Esistono delle associazioni vengono pubblicati dei quaderni? I reperti conservati nei piccoli musei privati sono aperti al pubblico? Esiste qualche garanzia che i figli conservino intatto quello che i padri hanno raccolto? Il fatto di abitare da quelle parti costituisce un titolo sufficiente per beneficiare di reperti che si riferiscono alla storia di un'intera nazione?
Qualcuno ha detto che nel sentirsi paragonare ai "tombaroli" si è infastidito, posso assicurare che le motivazioni espresse da questi moderni "cercatori di tesori" a propria giustificazione sono le stesse: di roba ce n'è tanta, noi la salviamo dalla distruzione, lo stato non fa nulla, se non lo facessi io lo farebbe qualcun'altro, noi siamo gli eredi naturali( a Tuscania fuori dalle mura, in via di Tarquinia dove ora c'è un supermercato ed un quartiere di case moderne, c'era una necropoli e basta scendere in cantina per trovare i sarcofagi), tutte cose comprensibili ma molto limitate nella prospettiva, la storia non comincia nel 1915 e non finisce nel 1945, nel futuro molti "metallari" saranno ricordati come il flagello che depauperò il suolo dei suoi preziosi reperti di studio e li disperse in nome di un malinteso senso della storia e dello studio.
Scusate il lungo Off-topic se gli amministratori lo ritengono possono spostarlo od eliminarlo.
P.S.: Non è affatto scontato che i materiali ferrosi conservati nel sottosuolo siano destinati a polverizzarsi, l'equlibrio che si è stabilito in cento anni di interramento può preservare gli oggetti per altre centinaia, altrimenti non si spigherebbe il rinvenimento di oggetti vecchi di millenni anche in terreni acidi. E' dal momento della messa in luce degli oggetti che cominciano i dolori.
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