Ecco i disegni delle varie parti che costituiscono il pezzo:
La squadra si schiera in due righe all’ ordine “DAVANTI AL PEZZO”:
Capo-pezzo;
puntatore, tiratore, 1°aiutante, secondo aiutante (primo gruppo);
graduatore, artificiere, caricatore, porgitore (secondo gruppo).
Per il someggio, il capo-pezzo dà l’ ordine “CARICATE I MULI”. Poi, sblocca la culla e chiude l’equilibratore per permettere lo smontaggio del pezzo.
I due aiutanti (primo gruppo) staccano gli scudi e, aiutati da porgitore e graduatore (secondo gruppo), li portano al mulo. Il conducente aggiusta e assicura il carico.
Il secondo gruppo sblocca e sfila la bocca da fuoco e la carica.
Il primo gruppo sfila la slitta e la carica.
Il primo gruppo solleva la culla e la carica
Il primo gruppo stacca la coda dall’ affusto e la carica con il vomere rivolto verso l’alto.
Il secondo gruppo carica l’ affusto. Con l’aiuto del capo pezzo, le ruote vengono staccate e raccolte dal primo gruppo che le assicura ai muli.
Con l’aiuto della manovella di mira, il secondo gruppo carica la testata.
Verificato che i carichi siano completati e assicurati, il capo-pezzo dà l’ ordine “A POSTO”.
Tutti i serventi si pongono a fianco del mulo, dalla parte opposta al conducente. Nel prossimo post, inserirò le foto del pezzo SOMEGGIATO. Ora devo riprendere fiato e controllare di non aver commesso errori. Il post sembra breve, ma mi sta costando grande impegno.
Il someggio di un'arma da guerra è una impresa affascinante e meravigliosa. Un mirabile connubio di tecnica, intelligenza, disciplina e forza fisica. Vedere un insieme armonico di uomini, animali e materiali che operano come un organismo unitario, mi sembra davvero uno spettacolo. E ancora più sorprendente (oggi) è vedere i visi giovani, belli e seri dei ragazzi di leva del secolo scorso. Ho "tagliato" i visi quanto ho potuto, per ovvi motivi di privacy, ma sono sicuro di essere capito. Questi UOMINI sono usciti da una esperienza obbligatoria e normale fin che si vuole, ma anche impegnativa e perfino pericolosa, e tutti ne sono rimasti segnati (non solo in negativo) per tutta la vita. Sono convinto che ricordano tutto questo con orgoglio di reduci, e scommetto che da allora non perdono occasione di raccontare per l'ennesima volta queste esperienze e ai loro figli annoiati e alle loro mogli distratte.
Queste immagini mostrano armi e tecniche che hanno caratterizzato l'artiglieria italiana dal 1918 al 1956 (nella fase operativa), e, come si vede, anche molto dopo. Un patrimonio di impegno, sacrificio e sudore che sarebbe davvero un peccato dimenticare.
Edited by alvise contarini - 7/6/2020, 09:54