Giovanni De TOTTO, MAVM

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view post Posted on 9/11/2011, 16:52
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Roma

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Giovanni De TOTTO, conte, avvocato, poeta, insegnante e consigliere comunale del Comune di Roma, era nato a Capodistria nel 1913. Visse in quella magnifica cittadina una parte dell'adolescenza e della giovinezza. Capodistria, detta l'Atene dell'Istria, l'Egida dei Greci, la Capria dei Romani, la Justinopoli dei Bizantini, la Gemma dell'Istria del Carducci. Volontario nella guerra d'Abissinia come ufficiale di artiglieria, allo scoppio del 2° conflitto mondiale riprese le armi, andando a combattere sul fronte greco - albanese.
Arruolatosi nei paracadutisti fu assegnato al X° Reggimento arditi paracadutisti, comandato dal colonnello Renzo GAZZANIGA. La sede del reggimento era a Santa Severa, vicina a Tarquinia e a Civitavecchia, sedi rispettivamente, della Regia Scuola paracadutisti e della Regia Scuola guastatori. Nel reggimento potevano affluire solo volontari "per rischiose missioni di guerra", con precedente esperienza bellica, decorati al valore militare, almeno della croce di guerra. Le azioni venivano svolte da pattuglie composte da due ufficiali, sottufficiali e arditi, per un totale di 10 e 20 elementi. De TOTTO venne assegnato al 1° battaglione - 101^ compagnia - seconda pattuglia "Fede". Gli fu affidata la missione di infiltrarsi in Algeria e di distruggere un ponte ferroviario ubicato a circa 5 Km del paese di Beni Mansour. La pattuglia venne paracadutata in territorio nemico il 12 febbraio 1943, a 40 Km di distanza dall'obiettivo, che raggiunsero a tappe forzate il giorno 15. Alle ore 01,30 del 16, fecero esplodere il ponte. Nel combattimento che ne seguì, De TOTTO riportò l'asportazione traumatica dell'avambraccio destro. Venne catturato semi dissanguato. Per questa valorosa azione gli venne conferita la Medaglia d'Argento al V.M. con la seguente motivazione: " Ardito paracadutista destinato con la sua pattuglia ad un'azione di sabotaggio su di un ponte ferroviario, dopo essersi lanciato per primo dall'aereo, con fermezza e capacità, guidava in lunghe e difficili marce la pattuglia fino a raggiungere l'obiettivo che attaccava decisamente portando a compimento l'azione di sabotaggio. Ferito una prima volta, non desisteva dall'azione; colpito più gravemente con asportazione dell'avambraccio destro, induceva ad abbandonarlo per tentare di raggiungere le linee italiane. Perduti i sensi veniva catturato".

Claudio FERRARI per "FOLGORE"
 
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