AFFONDAMENTO M/N "GALILEA": 70 ANNI, Per non dimenticare

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Golico 41
view post Posted on 28/3/2012, 02:49




28 Marzo 1942 - 28 Marzo 2012

Ricorre oggi il 70 anniversario dell'affondamento della Motonave "Galilea".

La "Galilea", parte di un convoglio che trasportava l'intera Divisione Alpina "Julia" dalla Grecia in Italia, rimpatriava elementi del Comando di Divisione, del Comando dell'8 Reggimento Alpini e l'intero Battaglione Alpini "Gemona", oltre ad un esiguo numero di Carabinieri e militari di altre Armi e Corpi, per un totale di 1275 unita'.

Alle 22.45, al largo delle Isole ionie di Paxos e Antipaxos, il piroscafo "Galilea" fu' colpito da un siluro lanciato dal sommergibile HMS "Proteus", comandato dal Lt. Cmdr Philip Steward Francis ed inizio' ad imbarcare acqua, colando definitivamente a picco alle 5.30 del mattino successivo.

I superstiti furono 284, per lo piu' grazie agli sforzi del Cacciatorpediniere "Antonio Mosto", rimasto in zona per il recupero di un certo numero di naufraghi e salme.
Tra i sopravvissuti mio Padre, allora Sergente del Btg. "Gemona", che peraltro fu decimato: 21 Ufficiali, 18 Sottufficiali e 612 Alpini.

Alpini del "Gemona": MAI DAUR!

btgalpinigemona



mngalilea



Edited by Golico 41 - 28/3/2012, 05:42
 
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view post Posted on 28/3/2012, 07:06


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Mi associo a Golico nel fare memoria di questa tragedia, purtroppo storicamente poco conosciuta, come del resto tutta la campagna dei Balcani.
Anch'io avevo un cugino imbarcato su quel piroscafo, ma purtroppo è uno dei tanissimi alpini che non tornarono a baita.
C'è in corso una bella iniziativa patita da un alpino e alla quale altri se ne sono aggregati per dare una mano ed è quella di ricercare fotografia e dati anagrafici di tutti coloro che perirono in quella tragedia per farne un volume che li ricordi come è giusto fare con chi ha lasciato il bene più grande che è la vita per compiere il proprio dovere.
Buona giornata.
Roberto
 
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MegaNicolaos
view post Posted on 28/3/2012, 09:00




Bravo Golico....!
In Friuli, sul Monte di Ragogna (paese dove sono cresciuto) c'è un grande monumento dedicato proprio agli Alpini del "Galilea", nei pressi di una chiesetta votiva nota come "Chiesetta degli Alpini", i quali ogni anno si ritrovano per ricordare il tragico episodio..

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Muris


Onore ai nostri Alpini, oggi come nel passato!

 
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view post Posted on 28/3/2012, 11:45
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Ecco a voi una medaglia di bronzo al Valore Militare assegnata al sergente maggiore PELIZON Bruno, in forza all'8° Reggimento Alpini - Battaglione "Gemona"

[IMG]jpg

La relativa motivazione

"A bordo di una nave colpita da siluro, con generoso altruismo, si prodigava per portare soccorso ai militari rimasti infortunati, ne regolava poi l'afflusso verso le scialuppe e, cessata la disponibilità di queste, all'ordine di un ufficiale, si calava per primo in mare, invitando numerosi alpini a seguirlo.
Staccandosi volontariamente da una zattera, cui era riuscito ad aggrapparsi, portava in salvo un naufrago che, colto da malessere, stava per annegare".

Mare Jonio, 28-29 marzo 1942
 
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view post Posted on 28/3/2012, 17:37


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Golico, credo che tuo padre sia quindi stato 'frà' di colui che in provincia di Parma istituì, proprio per il rapporto che aveva con gli amici di Muris, una manifestazione per commemorare il naufragio del Galilea ed erigendone in ricordo anche un semplice ma significativo monumento.
Ogni anno in tanti ci ritroviamo lì per la commemorazione la domenica precedente a quella in cui viene fatta a Muris, proprio per essere presenti anche in Friuli.
Le rappresentanze Friulane del resto sono sempre presenti qui in Emilia.
Fino a qualche settimana fa la sezione ANA di Parma contava 85 alpini periti nel naufragio e 5 superstiti, alla luce delle ultime ricerche effettuate, purtroppo sono già divenuti 91 e probabilmente cresceranno ancora.
Se hai documentazione in merito sarebbe importantissima; avere informazioni certe non è facile pur cercando d'incrociare i dati dei comuni di residenza all'epoca con quelli del ministero difesa ed aggiungendo quelli del Sacrario dei caduti d'oltremare di Bari; si hanno sempre dati approssimati (non approssimativi).
L'impegno di chi sta svolgendo il grosso di questo lavoro, di cui sono solo misero 'manovale', è quello di pubblicare l'opera all'inizio del prossimo anno.
Non sarà rapportabile a quello che in modo sacrilego è stato, come si dice oggi, 'distratto' dalla chiesetta degli Alpini di Muris, ma ci sarà comunque qualcosa che ricorderà quei martiri e questo 'tenere viva la memoria' è qualcosa a cui tengo veramente tanto.
Roberto
 
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MegaNicolaos
view post Posted on 28/3/2012, 21:24




CITAZIONE (Golico 41 @ 28/3/2012, 15:46) 
Voluto, amato e ri-costruito anche da uno dei Soci fondatori del Gruppo ANA di Muris: mio Padre (che a Muris era nato e cresciuto!), proprio per non dimenticare!

Ma dai...incredibile! E' possibile sapere come si chiamava tuo Padre (anche via MP)..a Muris conosco parecchie persone, ho vissuto a Ragogna per 15 anni e continuo a bazzicarci spesso, visto che ora abito a 15 km di distanza e ho praticamente tutti gli amici che abitano li....com'è piccolo il mondo.....

Comunque nel monumento sono impressi i Nomi delle Vittime del naufragio

CITAZIONE (Golico 41 @ 28/3/2012, 15:46) 
P.S: e je ore di la' a vore!

ps: o soi tornat di vore cumò denant.... sleepy
 
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view post Posted on 30/3/2012, 19:57
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Nel mio piccolo provo a dare un contributo.

Il 25 marzo 1942 l'8° alpini subisce una perdita gravissima. a bordo del piroscafo "Galilea" il battaglione alpini "Gemona" e il Comando dell'8° stanno rientrando in patria quando la nave viene silurata e affonda.
Fortissime le perdite: 21 ufficiali, 18 sottufficiali e 612 alpini; gran parte del Comando dell'8° è, così, tragicamente annientata.
Il battaglione sarà ricostruito con gli elementi superstiti e cioè 9 ufficiali, 3 sottufficiali e 129 alpini.

Se interessa posso trascrivere la relazione integrale del Tenente BERNARDINIS Giovanni - "Relazione sul siluramento e sull'affondamento del piroscafo "Galilea", avvenuto la notte del 28 marzo 1942 in prossimità delle coste greche".
 
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yuri_andreevich
view post Posted on 30/3/2012, 22:41




CITAZIONE (Valore Militare @ 30/3/2012, 20:57) 
Nel mio piccolo provo a dare un contributo.


Se interessa posso trascrivere la relazione integrale del Tenente BERNARDINIS Giovanni - "Relazione sul siluramento e sull'affondamento del piroscafo "Galilea", avvenuto la notte del 28 marzo 1942 in prossimità delle coste greche".

Carmelo, certo che interessa! Te ne sarei davvero molto grato...

come sai anche un mio parente, MAVM del btg. Gemona, perì in quella tragica circostanza. A quanto è stato raccontato a mia nonna sembra che fosse febbricitante già prima dell'imbarco, e quindi pesantemente debilitato. Ma anche se fosse stato in ottima forma le condizioni del mare, la temperatura e la lontananza dalla costa, non gli avrebbero concesso molte possibilità.

Invece l'estate scorsa ebbi l'occasione di conoscere uno di quei 129 alpini sopravvissuti (tuttavia mi raccontò che non fu mandato in Russia). Purtroppo è andato avanti alcuni mesi orsono.

Fantats: Mai Daur!
 
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view post Posted on 31/3/2012, 12:26
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Ecco il resoconto ufficiale relativo all'affondamento. ;)

AL COMANDO DELL'OTTAVO REGGIMENTO ALPINI - POSTA MILITARE 202

Secondo superiori disposizioni il battaglione "Gemona", gli ospedali da campo 629,630,814,l'8 sezione Sanità Nucleo sussistenza, l'Ufficio Riservato ufficiali del Comando 8° Alpini, l'A.M. in 1, alcuni ufficiali del Comando e 2 ufficiali della Divisione, dovevano imbarcarsi la mattina del 27 marzo dal porto di Poseidonia (Canale di Corinto) sulla nave "Galilea" che da alcuni giorni era ferma nella rada a Lutraki, proveniente dal Pireo.

L'imbarco avvenne regolarmente a mezzo peschereggi e durò dalle ore 7 alle ore 15 circa.

Furono pure imbarcati materiali delle varie compagnie del Battaglione e dei reparti minori.

A bordo si trovavano già militari e ufficiali isolati di vari reggimenti che erano stati imbarcati al Pireo e che venivano in Italia per un periodo di licenza.

Vi era pure un contingente di detenuti politici greci (64 più 6 donne) e detenuti militari italiani, inviati in patria a scontare la loro pena.

Di scorta ad essi un picchetto di reali Carabinieri al Comando di un maresciallo.

Contemporaneamente sui piroscafi "Crispi" e "Viminale" procedevano pure le oprazioni di imbarco di altri reparti della Divisione.

Mano a mano che i militari salivano a bordo venivano contati per il controllo dei ruolini d'imbarco e poi inviati a cura del secondo ufficiale di bordo, nei locali adibiti al soggiorno e al pernottamento della truppa.

A ciascun militare venne distribuito il salvagente ed a ogni gruppo fatte le raccomandazioni da parte del maestro di casa, sull'uso di esso, sulle necessità di tenere le scarpe slacciate, di non avere addosso, in caso di naufragio indumenti che potessero impedire o vincolare i movimenti, sulla necessità di non accendere fiammifferi o sigarette sulle passeggiate esterne o in posti ove potessero essere visti dall'esterno.

Il capitano D'ALESANDRO, Comandante del Battaglione, salì a bordo fra gli ultimi.

Sua prima cura fu di rendersi conto di persona ove erano alloggiati i suoi uomini e, con un ufficiale per compagnia fece il giro di tutti gli accantonamenti; egli e tutti gli ufficiali che lo seguivano avevano indossato il salvagente.

Gli alloggi per la truppa erano costituiti: dai saloni di 1 e II classe, dalle passeggiate dei ponti A e B e dai ponti di prua e di poppa.

Nell'interno della nave, sul ponte A le cabine degli ufficiali e su quello B quelle dei sottufficiali.

Il salone del ponte B, sottostante il salone da pranzo, era pure adibito ad allogio truppa.

Dopo colazione il Comandante del battaglione tenne rapporto a tutti gli ufficiali; stabilì, oltre un turno di servizio generale, composto da un ufficiale di guardia, un sottufficiale, 12 sentinelle, richiesto dal comandante della nave, per la disciplina e l'ordine fra i militari, un servizio di compagnia formato da un ufficiale e un sottufficiale nell'interno di ogni accantonamento, per la durata di ore 4.

Fissò pure per ogni compagnia il punto di adunata pel l'afflusso alle scialuppe di salvataggio in caso di sinistro.

Alle ore 20 suonò la mensa per gli ufficiali.

Quasi tutti si presentarono con il salvagente; il maestro di casa rinnovò a tutti le raccomandazioni di stare, per il periodo della navigazione, senza stivali, con le scarpe slacciate e senza indumenti che impedissero i movimenti.

Alle ore 21 le 3 navi, in linea di fila, salparono verso Patrasso, nessuna luce visibile dall'esterno a bordo.

In navigazione fu notata la reazione contraerea che Patrasso offriva ad un attacco aereo inglese.

Al nostro arrivo nel porto si seppe che si era trattato di aereosiluranti, uno dei quali era stato abbattuto.

A Patrasso fu formato il convoglio che alle ore 13 del giorno 28 si mise in movimento direzione ovest.

Il convoglio era così formato: incrociatore ausiliario, piroscafi "Viminale", "Piemonte", "Ardenza", "Galilea", "Crispi", "Italia", 4 torpediniere di scorta; aerei da ricognizione e da caccia sorvegliavano la rotta.

La navigazione procedè regolarmente, colle torpediniere che pattugliavano il mare e col capo convoglio che mutava continuamente rotta zigzagando.

Gli aerei rimasero sul cielo del convoglio fino all'imbrunire.

All'altezza di Capo Ducati, ore 18,30 circa, una esplosione avvenuta a qualche centinaio di metri dalla nave, provocò un senso di stupore e di confusione a bordo, fu spiegato che le navi di scorta stavano lanciando bombe di profondità: alla prima esplosione seguirono a breve distanza altri scoppi, siamo nella zona ove di solito sono in agguato i sommergibili.

Il tempo era stato incerto tutta la giornata, incominciò a peggiorare; raffiche di vento e di pioggia, foschia a tratti più o meno densa.

Gli alpini che dormivano sui ponti allo scoperto, dopo il rancio serale, avevano provveduto a stendere i teli per ripararsi dalla pioggia.

Verso le ore 19 dalla formazione in fila le navi passarono a quella di doppia fila ed il "Galilea" venne a trovarsi in prima riga affiancato sulla sinistra dal "Viminale".

Distanza fra le due navi 600-700 metri.

Dopo lo stato di pericolo la cena era stata anticipata alle ore 18,30.

Ufficiali di servizio nei vari alloggiamenti continuamente assicuravano che le truppe rimanessero nei locali ad esse assegnati e che nessuna luce trapelasse all'esterno, che nessun alpino circolasse con sigarette accese sui ponti o passeggiate scoperte.

Gli ufficiali liberi dal servizio si erano trattenuti in sala da pranzo; dato che la zona di maggior pericolo, a detta dei marittimi, si andava allontanando mano a mano che si avvicinava la mezzanotte, parecchi ufficiali si erano ritirati, verso le 22, nelle proprie cabine per riposare.

Fra questi il ten.col.BOCCALATTE, il magg.SAVORE', il cap.D'AlESSANDRO, il cap.CASSINELLI, e vari tenenti e sottotenenti.

Un esiguo numero, unitamente a personale di bordo, era rimasto nel salone ad ascoltare la radio che trasmetteva un atto della "Traviata".

Verso le 22,45 un urto, seguito immediatamente da uno scoppio volentissimo, fece tremare la nave, infranse tutti i vetri e le lampadine nel salone da pranzo.

Ognuno dei presenti cercò immediatamente di uscire nelle passeggiate, incontrandosi per le scale con altri che affluivano dalle cabine e da sottostante ponte B.

In breve tempo tutto il personale era all'aperto sulle passeggiate e sui ponti.

Lo scoppio del siluro avvenne nella stanza n.2, quella immediatamente sottostante il ponte di comando, provocando una falla di metri 6x6 circa.

La nave colpita si inclinò subito sulla sinistra di 15 gradi.

Era necessario stare aggrappati a qualche cosa per poter rimanere in piedi.

Vittime eventuali dello scoppio possono essere stati solamente qualche cucinieri e le due sentinelle a guardia della cucina, nell'interno, all'esterno alcuni dei ponti inferiori investiti dalla fiammata dello scoppio.

La nave, quantunque sbandata, continuava la sua corsa. E

Eravamo all'altezza delle isole di Passo ed Antipasso, a sud di Corfù, a circa 5 miglia dalla costa, che però non era visibile data l'oscurità e la foschia.

Onde violente, raffiche di vento; pioggia; a tratti il chiarore lunare, uscendo fra gli squarci delle nubi aumentava la visibilità sul mare circostante.

Un tentativo del Comandante per portare la nave a terra e possibilmente arenarla, fallì, per il mare grosso, per la instabilità della nave (che minacciava di sfasciarsi andando contro vento) e sopra tutto per la rottura dei cavi del timone.

Appena avvenuto il siluramento, come da ordine in caso di sinistro, tutte le navi del convoglio si sono allontanate verso un nuovo punto di adunata; le torpediniere pattugliavano intensamente il mare e gettarono pure alcune bombe di profondità.

Una di esse rimase a guardia ed a portare soccorso alla nave colpita.

Lo scoppio del siluro provocò un'ondata di panico fra gli alpini; panico aumentato dall'oscurità in cui la nave era piombata.

A gruppi sempre più numerosi si precipitarono sul ponte di barche ove erano tutti i mezzi di salvataggio.

Parecchi nel timore che la nave, dato lo sbandamento si inabissasse immediatamente, si buttarono in mare.

Certamente i primi furono ottimi nuotatori che, fidando nei propri mezzi tentarono portarsi lontano dalla nave per non essere attratti nel vortice del risucchio, ma dietro ad essi e sul loro esempio, si buttarono pure in mare altri che non possedevano doti di nuotatori.

Molti di essi lanciatisi da ponti superiori (altezza acqua m.8/10) perchè non fecero in tempo ad allontanarsi dalla nave in moto o perchè privi di sensi furono dalle ondate sbattuti contro i fianchi o finirono direttamente sotto le eliche.

Nessuno di questi si trova fra i superstiti.

Intanto a bordo gli ufficiali si prodigavano per ristabilire la calma.

In tutti i punti ove gruppi di alpini in preda allo spavento imprecavano ed urlavano ivi era un ufficiale che con tutti i mezzi, talvolta pure energici nei confronti di qualcuno che minacciava di uscire di ragione, tentava di farli tacere e di ragionare illustrando loro il modo migliore di salvarsi e di non intralciare la manovra per calare in mare i mezzi di salvataggio.

il Comandante della nave, fallito il tentativo di portarla a terra o di arenarla, sentito il 1° Ufficiale di bordo che si era personalmente calato nella stiva colpita, constatando l'entità del danno subito, decideva di far fermare le macchine, ordine immediatamente eseguito, e di calare in mare scialuppe affidandone l'incarico al 1° Ufficale.

La manovra fu iniziata sotto vento, dalla parte dove la nave era stata colpita.

Dalle scialuppe si sinistra nessuna giunse in mare; alcune si sono sfasciate contro i marosi mentre un'altra precipitava dall'alto carica di truppe forse perchè troppo gremita o per la rottura dei cavi di sostegno.

Dalle scialuppe di destra una giunse finalmente in mare ed il numero di uomini che con essa si salvarono furono di 17.

Un'altra giunse capovolta per la rottura di un cavo fu raddrizzata ma pochissimi furono quelli che si salvarono con essa.

Un'imbarcazione più piccola, calata in mare da prua da marinai e da alpini giunse pure bene in acqua e riuscì a raggiungere poco dopo la torpediniera rimasta a portare soccorso ai naufraghi.

Gli ufficiali rimasti a bordo (alcuni si sono buttati secondo le testimonianza di superstiti fra i primi in mare) regolarono l'afflusso degli uomini nelle scialuppe, coadiuvati da alcuni sottufficiali.

Terminata la calata in mare delle scialuppe con esito purtroppo disastroso a causa del mare, fu previsto di buttare in acqua zattere e mezzi di salvataggio di circostanza onde quelli che ancora rimanevano sulla nave potessero attaccarsi una volta calati in mare.

un senso di sconforto si era intanto impadronito degli alpini che avevano assistito alla morte di tanti compagni e malgrado l'insistenza di vari ufficiali e del Comandante della nave, non volevano abbandonare la medesima per calarsi in mare.

Fu giocoforza dare l'esempio da parte di vari ufficiali e sottufficiali onde indurre gli uomini ad abbandonare il piroscafo.

Alcuni malgrado ogni insistenza rimasero a bordo ed affondarono verso le 3,50 del 29 marzo con la nave medesima.

Fra gli uomini calatisi in mare alcuni riuscirono ad avvicinarsi ed attaccarsi a mezzi di salvataggio precedentemente buttati in mare (zattere e ciambelle di sughero) ma la massa, essendosi la nave continuamente spostata a causa del vento, rimasero in acqua e col solo ausilio del salvagente.

Le onde si erano fatte più alte e il vento più violento, le raffiche di pioggia più insistenti, la temperatura nelle prime ore del mattino si era pure abbassata.

In queste condizioni col corpo umano immerso completamente in acqua molti finirono per perdere i sensi per esaurimento ed annegare.

La torpediniera rimasta si prodigò alla raccolta di quanti ad essa erano più vicini ma dovette per tutta la notte e le prime ore del mattino stare in guardia in quanto il sommergibile non si era molto allontanato dalla zona e poteva da un momento all'altro tentare di silurare pure essa.

fu costretta perciò a rimanere sempre in movimento spostandosi da uan zona all'altra sul luogo del disastro.

La mattina verso le 8,30 giunsero altri mezzi si soccorso giunti dalla base navale più vicina, quella di Prevesa: il MAS n.516 e due dragamine.

Apparve pure, poco dopo, un idrovolante della croce Rossa proveniente da Brindisi.

L'opera di soccorso venne quindi intensificata ma berso le ore 9,45 l'aereo segnalò alla torpediniera una doppia scia ed il MAS, individuando il periscopio, butto in mare 8-10 bombe di profondità.

Lievi bolle d'aria e tracce di nafta segnalarono che il sommergibile doveva essere stato danneggiato.

Il salvataggio continuò fino alle ore 14 per il MAS che con un carico di 47 uomini si avviò alla base di Prevesa.

Sul luogo era pervenuto verso le ore 14 proveniente da Patrasso, l'incrociatore ausiliario "Zara" che non potè raccogliere che un naufrago vivo e numerosi morti.

La torpediniera ed i due dragamine, esaurito il loro compito, la prima con 200 uomini circa ed i secondi con una quarantina di vivi ed una cinquantina di morti si avviarono pure verso la base di Prevesa donde erano partiti.

A Prevesa le prime curono furono apprestate ai naufraghi dall'Ospedale da Campo 183 che provvide al loro ricovero, alla medicazione di vari infortunati ed alla loro completa vestizione.

Firmato Tenente Giovanni BERNARDINIS

Edited by Valore Militare - 31/3/2012, 15:59
 
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yuri_andreevich
view post Posted on 31/3/2012, 16:55




Grazie Carmelo per questo prezioso documento! Mi assale sempre una forte commozione ogni volta che ripenso a questi avvenimenti ed ai ragazzi, fra i quali questo mio vicino parente, che perirono fra quelle acque...

Tuttavia non posso fare a meno di ricordarli.

Grazie ancora!
Andrea
 
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9 replies since 28/3/2012, 02:49   1725 views
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