Ruby? Si, Ruby. (Ma cosa avete capito?)

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view post Posted on 13/4/2012, 19:04
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(Ho avuto qualche dubbio se postare qui quest'acquisto in quanto si tratta di una produzione spagnola, adottata però dall'esercito italiano.
Se necessario possiamo spostarla.)

Ruby: penso che al giorno d'oggi sentendo questo nome venga in mente tutt'altro, però negli anni della prima guerra mondiale e nei successivi con questo nome si identificava un oggetto ben preciso.
Si trattava di una pistola, copiata dal sistema Browning, e prodotta in Spagna da un gran numero di fabbrichette ed artigiani sia per l'esercito francese che per quello italiano.
Ora con calma andrò a rinfrescarmi le nozioni che attualmente sono appriccicate con lo sputo ed eventualmente aggiungerò qualcosa.

Intanto un paio di foto appena arrivata a casa, sporca, unta e maleodorante: in altre parole bisognosa di tante cure:
P1040010P1040011

Lo so, non ditemi niente, non è una Beretta, però stava li sul banco dell'armeria sola soletta e nessuno la voleva.... mi ha fatto tanta tenerezza....

Più tardi ci tornerò su.

Edited by kanister - 1/2/2016, 19:01
 
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view post Posted on 14/4/2012, 01:30
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E bravo kanister! E' vero non è una beretta, ma come giustamente hai detto ha combattuto al nostro fianco. Secondo me, l'hai postata nella sezione giusta!
Passando a cose più tecniche... presenta punzoni?
 
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gorini1929
view post Posted on 14/4/2012, 05:05




Vero, non è una Beretta :P , ma è essenziale, bella e fà.... tenerezza :P !
 
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Ciccio49
view post Posted on 14/4/2012, 08:22




La pistola in se non è male . La qualità dell'acciaio però è generalmente assai scadente . Ricordo un esemplare da me ispezionato , fortemente danneggiato dalla ruggine , che sembrava "sgretolarsi"durante le manovre di maneggio .
 
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view post Posted on 14/4/2012, 09:41
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Ho dato una prima pulita veloce al nuovo pistolino, ed ora comincerò a studiarmelo per bene, alla ricerca di marchi e scritte varie.
Una prima osservazione mi consente di dire che le scritte sul carrello sono molte leggere, quasi illeggibili, e che non presenta marchi, d'altra parte è stata prodotta prima che venisse istituito il Banco di Prova.
Una cosa però posso dirla subito: quando qualcuno (io per primo) vi racconta che le fondine "a patta lunga" erano previste per tutte le 7,65 in dotazione militare non credetegli.

A prima vista sembra la sua:
P1040026
Però se provate a chiuderla vedrete che non arriva:

P1040025
Forse andava bene nella fondina della 1915 in 9gl.

Edited by kanister - 1/2/2016, 19:07
 
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view post Posted on 14/4/2012, 14:09


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le sue dimensioni si avvicinano piuttosto alla 9 glisenti?
un saluto.
 
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view post Posted on 14/4/2012, 15:00
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Bravo Gian!!!! Hai fatto un ottimo acquisto, le tipo Eibar sono pistole modeste come valore intrinseco, ma ricche di storia..mi permetto di postare un mio articoletto a suo tempo dedicato a questa interessante famiglia di pistole.

un caro saluto giacomo

Le pistole tipo Eibar

La produzione delle pistole tipo Eibar, basate sulla semplificazione delle Browning 1903 e 1906, fu iniziata nel 1910 dalla “F.Arizmendi y Goenaga” con l’applicazione del proprio brevetto n.45498 del 1909 nei modelli commercializzati col nome “Walmann”; in seguito furono molte le ditte di Eibar che basarono la loro produzione su brevetti di modifica e miglioramento ispirati alle Browning; ovviamente non senza proteste da parte della FN belga che ne esigeva la sospensione.
Le pistole Browning erano protette da brevetto anche in Spagna, però l’ottenimento di un brevetto spagnolo comportava l’obbligo di metterle in vendita in Spagna entro un periodo inferiore a tre anni.
La FN non aveva alcuna intenzione di installare una fabbrica in Spagna, così come di rilasciare la licenza di produzione ad una ditta spagnola e a queste condizioni era molto difficile mantenere in vigore il brevetto per il periodo di vent’anni previsto dalla legge. La FN ricorse alla scappatoia di concedere una licenza che non aveva affatto l’intenzione di utilizzare, in modo da avere la copertura dei suoi brevetti per il maggior tempo possibile, però in questa situazione ricorrere ad una azione legale era molto rischioso e c’era il pericolo di perder tempo e denaro se non si fosse dimostrato di aver ottemperato a quanto la legge stabiliva sul territorio iberico.
Tra gli inventori che ispirarono i loro brevetti alla Browning troviamo Pedro Careaga Garagarza (1884 – 1964) che nel 1911 brevettò una pistola a ripetizione denominata “Pistola Estoc” (brevetto n.48988) che egli offrì a Unceta ed Esperanza; quest’arma disponeva di una sicura con pulsante laterale disposta sopra al grilletto. Esperanza e Unceta iniziarono lo sfruttamento del brevetto con la produzione di pistole marcate Victoria, marchio che registrarono in quello stesso anno. Le Victoria vennero prodotte nei calibri 6,35 e 7,65 Browning con caricatori della capacità di sei o sette cartucce utilizzando particolari accorgimenti brevettati sia da Careaga sia da Unceta ed Esperanza. Non sembra che il vecchio marchio Victoria fosse l’unico utilizzato da Esperanza e Unceta negli anni che precedettero la registrazione di quello Astra.
Nel 1912 Pedro Careaga chiese la registrazione di un brevetto ad integrazione di quelli da lui già depositati, per una pistola che presentava già le caratteristiche della Ruby; Gabilondos e Urresti registrarono questo nominativo solo nel 1915 (n.26613) e lo utilizzarono per la commercializzazione di un’arma ispirata a questo modello, che come novità principale aveva quella di utilizzare caricatori da nove cartucce cal.7,65 Browning.

L’adozione della Ruby da parte dell’Armata francese

All’inizio della Prima Guerra Mondiale le Forze Armate Francesi assommavano a 800.000 uomini che rapidamente per effetto della mobilitazione generale passarono a 3.500.000 uomini.
Le Manifatture d’Armi che avrebbero dovuto provvedere ai bisogni di questa massa enorme di militari erano pressate dalla richiesta di produrre fucili e mitragliatrici e dedicarono una parte ben modesta dei loro sforzi alla produzione di revolver di cui pure si sentiva un grande bisogno. Secondo E.Medlin e C.Doane nel loro “The French 1935 Pistol-a Concise History” la produzione di revolver regolamentari Modello 1892 da parte della Manufacture d’Armes de Saint Etienne, nel periodo tra l’agosto 1914 e il luglio 1915 fu di appena 40.000 armi.
Per correre ai ripari e supplire alla carenza terribile di armi corte si tirarono fuori dai depositi i revolver Modello 1873, che grazie alla massiccia costruzione erano ancora in ottime condizioni. Circa 5000 pistole automatiche Colt vennero acquistate negli Stati Uniti. La Commissione di Approvvigionamenti, guidata dal deputato Albert Thomas, si rivolse alla Savage da cui furono acquistate 27.000 pistole Modello 1907, che, dotate di anello portacorreggiolo, furono chiamate Modello Militare.
Il conflitto, che doveva essere rapido, si trasformò in guerra di posizione con i combattenti aggrappati alla illusoria protezione delle trincee che avevano scavato.
Dopo carneficine immani legate ad assalti frontali di posizioni ben munite di artiglieria e armi automatiche, le operazioni assunsero maggiormente la caratteristica di azioni di pattuglia o operazioni di piccoli nuclei ben armati, incaricati di prendere prigionieri e notizie per i servizi di informazione o “ammorbidire” nuclei di resistenza prima degli assalti.
L’armamento di questi uomini era diverso da quello della fanteria di linea, abbandonati i lunghi fucili con le enormi baionette essi preferivano le pistole, i pugnali e le bombe a mano, che permettevano loro di muoversi con discrezione e di essere letali, al momento opportuno. Questi gruppi di incursori, antesignani dei “commandos”, presero il nome "les nettoyeurs de tranchées", talvolta usato anche per indicare le pistole automatiche, da loro preferite ai revolver.
La guerra di trincea aveva inoltre moltiplicato il numero degli uomini impiegati in compiti come mitraglieri, telefonisti, barellieri, addetti ai lanciagranate, ai servizi postali e logistici, per cui era prevista l’arma corta come dotazione regolamentare.
Le iniziali grandi battaglie della Guerra avevano inoltre prodotto perdite e distruzioni di enormi quantità di armi e materiale.
Il fabbisogno di armi corte cresceva dunque sempre più: le armi americane erano di eccellente qualità, ma care e dovevano percorrere un lungo e costoso, e pericoloso, viaggio per giungere in Francia. Il Belgio, ben fornito di ottime fabbriche d’armi e vicinissimo, era in mano al nemico; l’unica scelta razionale era fornirsi in Spagna.
Nella conca del Deba, nei vicini paesi baschi, un’ampia regione compresa tra i centri di Placencia-Soraluze, Eibar, Elgoibar e Ermua si dedicavano alla produzione di armi da fuoco fin dal 1482. In un censimento del principio del XX secolo Eibar contava 1.149 officine per la produzione di armi, Placencia-Soraluze 257 e Elgoibar 103.
Nel 1908 484.000 armi, di vario genere, erano state prodotte nella regione.
La Gabilondo Y Urresti propose alla commissione d’acquisti francese la propria pistola RUBY che dopo essere stata sottoposta a due frettolose serie di test fu ritenuta idonea all’armamento dell’Armata Francese. Nel maggio 1915 venne siglato un contratto che prevedeva la consegna di 10.000 armi al mese, ma già da agosto si era elevata la richiesta a 30.000 pezzi mensili, ciascuno dotato di tre caricatori. Le armi venvano inviate a Bayonne per l’esame da parte della commissione di controllo presso la Direzione d’Artiglieria.
La Gabilondo contava allora cinque operai fissi, destinati all’assemblaggio, mentre alcuni artigiani allestivano parti d’arma. Ovviamente un’organizzazione così modesta non era in grado di far fronte alla produzione di ben 30.000 pistole mensili, per poter onorare il contratto Gabilondo associò altre quattro aziende di Eibar alla produzione dell’arma: L’Armeria Elgoibaressa, Echealasa Y Vincinai y Cia, Hijos de Angel Echeverria y Cia, Iraola Salaverria Y Cia.
Le richieste crescenti dei francesi, cui si erano uniti anche gli italiani, che avevano parimenti adottato la Ruby come arma ausiliaria, condussero alla fine ad associare alle ditte che avevano intrapreso la produzione originale molte altre fabbriche e officine del comprensorio di Eibar.
L’elenco totale dei produttori delle RUBY risulta essere sempre incompleto. Riteniamo comunque che quello che segue, formato con il confronto tra quelli presentati da numerosi autori possa rappresentare una lista quasi completa. Alle ragioni sociali sono aggiunti i marchi che distinguevano i vari produttori. Oltre a tali marchi sulle RUBY francesi è reperibile una stella che funge da marchio di accettazione da parte delle autorità militari francesi.

Produttori pistole RUBY

A: Gaspar Arizaga, Eibar.
AA: Azanza y Arrizabalaga, Eibar.
AE: La Armeria Elgoibaresa, Eligobar.
AG: Francisco Arizmendi y Goenaga, Eibar.
AH: Acha Hermanos, Ermunda.
AK: Fabrica de Armas Alkartasuna, SA, Guernica.
AL: Aldezabal y Leturiondo, Eibar.
AZ: Arizmendi, Zulacia y Cia, Eibar.
BA: Fca. de Bersaluzze, Areito, Aurena y Cia.
BH: Beistegui Hermanos, Eibar.
EA: Echave y Arizmendi,
EU: Esperanza y Unceta, Guernica,
GB: Gregorio Bolumburo, Eibar.
GN: Garate, Anitua y Cia, Eibar.
GU: Gabilondo y Urresti.
HE: Hijos de A. Echeverria, Eibar.
I: Bonifacio Echeverria, Eibar.
IG: Isidrio Gatzanaga, Eibar.
IO: La Industria Orbea, Eibar.
IS: Iraola y Salaverria y Cia.
JE: Javier Echaniz.
LC: Laplana y Capdevila.
LH: Lasangabaster Hermanos, Eibar.
MB: Fa de Martin A. Bascaran, Eibar.
MS: Modesto Santos,
RH: Retolaza Hermanos, Eibar.
UC: Urrejola y Cia.
V. Fabrica De Armas, Durango
VB: Victor Bernado y Cia, Eibar.
ZC: Zulaica y Compania, Eibar

Altre Fabbriche prive di codice

Errasti
Ojanguren & Vidosa
Armero Especialistas Reunidas
Apaolozo Hermanos
Jose Mugica
Urizar
S.E.A.M.

E’ intuitivo che un numero così esagerato di subcontraenti, composto da realtà del tutto differenti tra loro non poteva che dar luogo ad un prodotto di qualità variabile, con scarsa o nulla, intercambiabilità delle parti, perfino dei caricatori (ragione che spiega l’insolita dotazione di tre caricatori per arma). Si passa da armi di ottima fattura, realizzate con materiali di qualità e del tutto affidabili ad altre poco efficienti e addirittura pericolose da maneggiare. Si citano armi RUBY in cui il rilascio del carrello determinava lo sparo, altre in cui l’azionare la sicura determinava l’esplosione di un colpo. In altre armi ancora lo sparo era a raffica.
Nonostante tutto l’arma era disponibile in grandi quantità a prezzi del tutto competitivi, l’Esercito Francese non chiedeva di più.
La bellezza di 968 000 armi tipo RUBY furono accettate dalle commissioni di controllo. A queste sono da aggiungere 23.000 Star e ben 485 000 pistole a tamburo calibrate per la cartuccia 8 mm francese d’ordinanza, le cosiddette ’92 spagnole.
Le 588.000 armi sopravvissute fino al 1918 furono frettolosamente relegate nei depositi. Nel 1919 la Finlandia stava cercando armi a buon prezzo con cui equipaggiare il proprio neonato esercito. L’Esercito Francese riuscì ad appioppargli 10.000 RUBY che divennero nell’Esercito Finlandese M/19. anche in quel paese non godettero di gran fama e furono presto relegate a compiti di seconda linea e sostituite con ottime armi. Nel 1943 ne erano sopravvissute 4.500, che scesero a 2.581 nel 1951. Nel periodo 1965 – 1971 quel che restava fu ceduto a collezionisti e a personale militare, a titolo personale.
Altre 5.000 armi vennero cedute alla Serbia, la Yugoslavia ne acquistò un buon numero nel periodo 1931 - 1933 e le denominò "Pistolj 7,65 mm/VTZ 1933".
La sola ragione comprensibile di tali scelte è il costo minimo, quasi a livello di rottame, che attirava paesi che non potevano permettersi armi migliori.
Numerose RUBY andarono ad armare corpi di polizia municipale francesi, il corpo forestale, che le conservò in dotazione fino agli anni ’80, il personale delle dogane e in servizio nelle colonie. Nell’Armata Francese ne continuarono a circolare parecchie, particolarmente in mano ai carristi. C’è da pensare che in fondo i francesi non disprezzassero poi tanto queste armi: la Manifacture d’Armes di Hendaye produsse una copia conforme della RUBY, la Unique 17, arma che venne acquistata dalle Forze Armate Francesi in 18.000 pezzi. Certo le Modello 17 della MAPF erano delle RUBY solo per quanto riguardava l’aspetto e la meccanica, materiali e lavorazione di ottimo livello ne facevano automatiche di buona qualità. Allo scoppio della II Guerra Mondiale le armi spagnole uscirono dai depositi e tornarono nelle mani dei militari francesi. La capitolazione della Francia portò alla cattura di enormi quantitativi d’armi e materiale militare che in gran parte venne distribuito ai militari tedeschi, una minor parte andò all’Italia. In Italia le armi francesi camerate per calibri non d’ordinanza furono relegate nei magazzini fino al ’43, nel periodo della Guerra Civile la carenza di materiale spinse ad usare tutto ciò che sparava. Partigiani e corpi armati della Repubblica Sociale impiegarono fucili mitragliatori come lo Chatellerault 24-29 e pistole mitragliatrici come la MAS 38, pare anzi che proprio uno di questi mitra fece fuoco su Mussolini a Giulino di Mezzegra, quanto ci sia di vero non è possibile dire vista la nebbia che ancora avvolge “l’esecuzione” del Duce e della Petacci.
I tedeschi impiegarono le RUBY catturate, denominandole Pistole 624 (f) 7.65mm, venne pure pubblicato un manuale d’istruzione per l’uso e la manutenzione in lingua germanica.
La fine della II Guerra Mondiale non segnò la fine dell’impiego delle RUBY, la Francia esausta per il conflitto appena terminato fu obbligata a combattere prima in Indocina, quindi in Algeria. Le pistole spagnole vennero portate come armi secondarie o personali da molti combattenti in entrambe i conflitti.

Descrizione meccanica

La RUBY è una pistola semiautomatica funzionante con chiusura a massa, camerata per la cartuccia 7,65 Browning (7,65 corto per i francesi che lo distinguevano dal 7,65 lungo delle pistole SACM 35 e dei mitra MAS 38)
Il fusto è caratterizzato da un’impugnatura lunga a poco inclinata capace di accogliere il caricatore da nove cartucce, che viene fermato saldamente da un gancio caricato a molla, posto inferiormente e posteriormente sull’impugnatura. Sulla parte sinistra del fusto notiamo la leva della sicura manuale, posta sopra al grilletto che blocca, quando viene inserita. Le posizioni di sicurezza e fuoco sono contrassegnate dalle iniziali francesi SUR e FEU. La leva di sicura serve anche ad agganciare il carrello e a trattenerlo in posizione arretrata, idonea allo smontaggio. La sicura manuale è la sola presente in quest’arma, quella a pressione sul dorso dell’impugnatura, tipica dei modelli FN cui è ispirata, è stata eliminata per ridurre le difficoltà di fabbricazione. Nella porzione superiore del castello, davanti la rampa d’invito della cartuccia troviamo quattro fresature in cui vanno a inserirsi adeguati rilievi ricavati sulla camera di cartuccia della canna. Il ben collaudato sistema di fissaggio a tenoni e mortise della FN è riprodotto con fedeltà anche perché rappresenta una ottima sintesi tra efficienza e semplicità di fabbricazione. Posteriormente al vano del caricatore troviamo uno spazio in cui opera il cane interno e la sua molla. La catena di scatto è semplice ed efficiente: la pressione sul grilletto è trasmessa dalla barra di scatto al blocco di scatto che libera il cane; il disconnettere è rappresentato da una asta che preme inferiormente sulla barra di scatto allontanandola dal blocco di scatto, superiormente contrasta con il bordo del carrello che la spinge verso il basso, con l’arma in completa chiusura l’asta trova un recesso nel carrello che le consente di risalire impedendole di interagire con la barra di scatto.
Le guancette in legno sono fissate con due viti al fusto dell’impugnatura.
Il carrello è caratterizzato da fresature curve per l’arretramento, anche questo è un espediente per facilitare la realizzazione dell’arma. A destra è presente la finestra d’espulsione del bossolo spento che presenta posteriormente una fessura in cui è inserito l’estrattore caricato a molla.
Superiormente troviamo gli organi di mira formati da tacca di mira, posteriormente, e mirino sulla parte anteriore.
Il carrello avvolge la canna che si articola con il fusto nel modo descritto, la molla di recupero è posta inferiormente ed è avvolta sul guidamolla. Il carrello presenta internamente, nella parte sinistra una fresatura destinata ad accogliere i risalti presenti sotto la camera di cartuccia, quando la canna viene ruotata per lo smontaggio dell’arma.
Dietro al vano che ospita il percussore con la sua molla troviamo uno spazio fresato che serve per consentire al cane interno di ruotare per andare a colpire la testa del percussore stesso.

Funzionamento

Introdotto un caricatore pieno e controllato che la sicura non sia inserita si arretra il carrello, facendo presa sulle apposite fresature, e lo si arretra. Così facendo il cane interno viene spinto verso il basso finche non resta agganciato dal blocco di scatto.
Rilasciando il carrello si sfilerà una cartuccia dal magazzino e la si introdurrà in camera. La pressione sul grilletto, attraverso la barra di scatto, agisce sul blocco di scatto liberando il cane che, spinto dalla sua molla, va a battere sul percussore determinandone l’avanzamento e l’accensione dell’innesco della cartuccia.
I gas di sparo agiscono sia sulla palla che si avvita sulle righe della canna, sia posteriormente. All’apertura precoce si oppongono la massa del castello e il cane con la sua molla cinetica. Dopo un tempuscolo, che consente alla palla di uscire dalla canna, le resistenze sono vinte e il carrello arretra unitamente al bossolo spento sfilato dalla camera dall’unghia dell’estrattore. Quando viene a contrasto con l’espulsore il bossolo viene proiettato attraverso la finestra d’espulsione; arretrando il carrello arma il cane interno. Esaurita la spinta dei gas il carrello, sotto l’azione della molla di recupero, torna in avanti, sfilando dal caricatore una cartuccia e introducendola in camera di scoppio. Fino alla completa chiusura del carrello sulla nuova cartuccia, la barra del disconnettere, premuta verso il basso dal carrello ha tenuto la barra di scatto lontana dal blocco di scatto, impedendo così il funzionamento automatico. A chiusura completata la porzione superiore della barra del disconnettere trova alloggio in un recesso apposito del carrello, risalendo ristabilisce la continuità della catena di scatto: premendo nuovamente il grilletto si ripete il ciclo fino all’esaurimento dei colpi o alla cessazione dell’azione di fuoco. Non sono presenti dispositivi che mantengano il carrello in apertura dopo l’esplosione dell’ultima cartuccia.

Smontaggio

Estratto il caricatore a dopo aver accertato che nessuna cartuccia sia in camera di scoppio, si ruota la sicura verso l’alto e si arretra il carrello. Sul margine sinistro di questo è ricavato un recesso in cui si inserisce il dentino della sicura, bloccandolo in apertura. L’estremo anteriore della canna si presenta di diametro maggiore, in tale inspessimento della parete sone realizzate delle fresature che fungono da appiglio per le dita. Afferrata la canna le si imprime una rotazione in senso antiorario pari a un quarto della sua circonferenza. Così facendo avremo svincolato la canna dal fusto liberando i rilievi ricavati sotta la camera di cartuccia dalle corrispondenti fresature sul castello. Liberando la sicura e trattenendo il carrello lo si lascerà muoversi in avanti fino a svincolarsi dalle guide. Il carrello sfilato dall’arma contiene la canna e la molla di recupero : estratta quest’ultima, si può rimuovere la canna per l’ordinaria pulizia. Lo smontaggio da campagna è così completo. L’arma si ricompone operando, intuitivamente, all’inverso. Da notare che sia lo smontaggio che il successivo rimontaggio devono avvenire a cane armato.

Conclusioni

Un’arma come la RUBY non riscuote giudizi unanimi: esecrata da alcuni e ritenuta valida ed efficiente da altri. Diversamente non poteva essere per un’arma che venne prodotta da decine di fabbriche, officine ed artigiani. Non esiste dubbio che una Astra 1915, come quella presentata dall’importatore Tettoni di Brescia alle autorità militari italiane, sia un’arma di ottima fattura realizzata con acciai e trattamenti termici adeguati. Esistono comunque modelli di una modestia sia di realizzazione che di materiali da essere praticamente inservibile.
Peraltro il disegno di base è una sintesi razionale tra soluzioni moderne (per l’epoca) e semplicità di fabbricazione. Il calibro modesto ne limita l’efficacia, la capacità del caricatore, inusuale per i tempi, garantiva una discreta autonomia di fuoco. Il costo contenuto non è poi un’argomento di poco conto, particolarmente quando si devono armare enormi masse di soldati.

Scheda Tecnica

Calibro: 7,65 mm Browning;
Lunghezza :157 mm
Peso: 875 g.
Caricatore: prismatico, estraibile, capace di 9 cartucce
 
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view post Posted on 14/4/2012, 18:32
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CITAZIONE (vittorio1301 @ 14/4/2012, 15:09) 
le sue dimensioni si avvicinano piuttosto alla 9 glisenti?
un saluto.

Appena posso posto qualche foto di confronto.


CITAZIONE (lancieri novara 5 @ 14/4/2012, 16:00) 
Bravo Gian!!!! Hai fatto un ottimo acquisto, le tipo Eibar sono pistole modeste come valore intrinseco, ma ricche di storia..mi permetto di postare un mio articoletto a suo tempo dedicato a questa interessante famiglia di pistole.

Ciao Giacomo, bravo! Mi eviti un sacco di lavoro.
Forse non sembra ma pestare sui tasti non è il mio massimo.
 
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view post Posted on 14/4/2012, 21:11
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Dopo la ponderosa spiegazione di Giacomo ho continuato l'esame dell'oggetto, soprattutto dal punto di vista scritte e marchi.

Le scritte sono leggerissime, praticamente illeggibili. Con una certa fantasia mi sembra di vedere:

PISTOLA AUTOMATICA CALIBRE 7,65
GARATE ANITUA Y Cia EIBAR (ESPANA)

P1040024

Sullo sperone dietro la guancette c'è un ovale con le lettere GN a conferma della fabbricazione:
P1040023

Sul fondello del caricatore compare lo stesso ovale, mentre ai lati della finestra del caricatore compaiono un paio di stelle.
Alle posizioni della leva di sicura si legge FEU e SUR.

Insomma trovo un incrocio di varie lingue, tutto sommato incomprensibile: Pistola automatica è italiano, Calibre francese, Feu e Sur sono francesi, come pure le due stelline.
Va bene che fossero destinate all'esportazione però mi sembra una confusione notevole (Su molte altre Ruby le scritte sono in un "simil inglese").

Prossimamente una sessione di smontaggio.

Edited by kanister - 1/2/2016, 19:12
 
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view post Posted on 15/4/2012, 00:17
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Dopo la magnifica spiegazione di Giacomo, che altro dire?
Il marchio GN identifica la produzione da parte della Garate, Anitua y Cia di Eibar.
Le stelle che compaiono ai lati della finestra del caricatore sono la conferma dell'adozione di quest'arma specifica da parte dell'esercito francese durante la Grande Guerra.
 
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view post Posted on 15/4/2012, 00:21
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Ciao Gian,

in effetti la tua pistola sembra una torre di Babele, ma non è poi così..
In spagnolo Pistola Automatica si dice PISTOLA AUTOMATICA e quindi la scritta non è italiana ma spagnola..le scritte in francese e le stellette (marchio di accettazione dell'Armee) testimoniano che l'arma faceva parte delle forniture allesercito transalpino..in effetti su un punto gli enti francesi preposti all'acquisto erano stati categorici: la leva di sicurezza doveva avere le differenti posizioni indicate in lingua francese..preoccupazione direi assolutamente condivisibile.
Nel complesso il tuo esemplare è interessante: la fabbrica è buona, forniva adirittura revolver tipo S&W ai nobili figli d'Albione...la conservazione mi pare molto buona, non scarterei l'ipotesi che possa essere stata ribrunita vista la scarsa leggibilità delle scritte..i marchi francesi d'accettazione la fanno rientrare nel numero delle armi fornite durante la I GM..insomma tutto concorre a farne un pezzo interessante....anche se non è una Beretta!!!!

rubygarantueeanitua1



Questa dovrebbe essere una sorellina

Un caro saluto giacomo
 
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gorini1929
view post Posted on 15/4/2012, 04:23




Le scritte risultano "leggere" dovute all'usura o semplicemente per abrasione "non naturale" <_< ?

L'arma in questione sembrerebbe aver "vissuto" una delle sue "tante" vite in mano a qualcuno...

Naturalmente adesso in mano ad un Grande collezionista "riposerà" per bene :D !
 
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view post Posted on 15/4/2012, 09:27


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spiegazione molto esauriente,complimenti!
mi scuso per non essermi complimentato per il nuovo acquisto di kanister e mi accodo a coloro che la hanno definita molto bella e interessante nonostante non sia una beretta!
che tipo di fondina era previsto per quest'arma? francese o italiana? se italiana (una volta che kanister avrà fornito le misure) vi era una fondina apposita oppure si ricorse alle fondine delle beretta (esclusa quella del 7,65)?
un saluto.
 
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view post Posted on 15/4/2012, 13:09
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CITAZIONE
che tipo di fondina era previsto per quest'arma?

Qualcuno ne sa qualcosa? A fianco dei nostri soldati, in quale fondina veniva riposta quest'arma, dato che come provato da kanister quelle a patta lunga non vanno bene?
E dato che stiamo parlando di fondine, il revolver tettoni ci sta nella fondina della '89?
 
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view post Posted on 15/4/2012, 13:26
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Vi rispondo a memoria perchè in questo momento non posso misurarla.

E' un poco più grande di una 15/17, però il problema direi sia soprattutto lo spessore: alle guance è quasi il doppio.

Circa la fondina sino ad ieri ero convinto che andasse bene quella "a patta lunga", ora mi trovo veramente spiazzato. Immagino che nella fondina della 15 dovrebe starci, però non ho ne 15 ne relativa fondina per provarla.

Per quanto riguarda i francesi ho visto delle foto di una specie di giberna rettangolare in cuoio in cui stava riposta la loro Ruby, e dico riposta perchè era tutta'altro che di estrazione rapida.

Circa la Tettoni sono al buio più completo, mi spiace.
 
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52 replies since 13/4/2012, 19:04   7120 views
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