documenti CLN

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view post Posted on 23/5/2018, 18:32

Aldo dice 26x1

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Allego un documento di riconoscimento originale in mio possesso, rilasciato durante il periodo di guerra, mi è sempre sembrato particolarmente rischioso tale prassi da parte della formazione partigiana, specialmente chi ne era in possesso rischiava grosso.. in caso di fermo da parte dei reparti RSI che a quel tempo spadroneggiavano in pianura e nei fondo valle, era la morte assicurata. Ne ho visti anche altri della stessa formazione.

clntes
 
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view post Posted on 23/5/2018, 19:23
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Evidentemente per questa formazione garibaldina l'orgoglio dell'appartenenza era superiore alla paura delle conseguenze.
Puoi dirci di che formazione si tratta?
 
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view post Posted on 23/5/2018, 21:38
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CITAZIONE (26x1 @ 23/5/2018, 19:32) 
Allego un documento di riconoscimento originale in mio possesso, rilasciato durante il periodo di guerra, mi è sempre sembrato particolarmente rischioso tale prassi da parte della formazione partigiana, specialmente chi ne era in possesso rischiava grosso.. in caso di fermo da parte dei reparti RSI che a quel tempo spadroneggiavano in pianura e nei fondo valle, era la morte assicurata. Ne ho visti anche altri della stessa formazione.

clntes

Il rischio esisteva sicuramente, ma era anche in relazione alla zona di appartenenza. Dove le formazioni partigiane occupavano vaste aree, ad esempio le Langhe, il rischio di venire fermato da una pattuglia RSI era abbastanza raro. In occasione dei rastrellamenti, l'allarme metteva in guardia ognuno. Diversa la situazione sull'appennino ligure. Le distanze con il nemico erano piuttosto ridotte. In qualsiasi momento potevi cadere in una imboscata. La famosa controbanda era sempre attiva Questa era la ragione prima per non avere documenti e non esporre gradi personali.
 
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view post Posted on 24/5/2018, 18:59

Aldo dice 26x1

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Vi posto anche le facciate esterne del documento: la formazione era la 104^ brigata dedicata al dutur "Carlo Fissore", operante in Piemonte nella Valle Maira, il garibaldino a cui apparteneva il documento era del btg "Giaccone", le cui sedi si spostavano nelle varie borgate nella zona di Roccabruna, alla sinistra orografica del torrente Maira per intenderci alle pendici del monte Rocciare. sulla destra c'era la G.L. .La Valle venne pù volte rastrellata, prima dalla GNR poi dai Tedeschi (faccio riferimento al superbo post - ten.col. Dierich) poi arrivò nell'estate del '44 la V^ Brigata Nera Mobile "Aldo Resega" per non parlare del numeroso presidio deli alpini della "Monterosa" fino a fine aprile de'45. A quei tempi circolare con in tasca questi documenti, era una vera roulette russa...

cln_e
 
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view post Posted on 24/5/2018, 19:13
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CITAZIONE (26x1 @ 24/5/2018, 19:59) 
A quei tempi circolare con in tasca questi documenti, era una vera roulette russa...

Appunto: come già detto prima gli incoscienti sono sempre esistiti.....
 
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AmaliaF
view post Posted on 24/5/2018, 23:47




Beh, però in casi come questi non è l'incoscienza di un singolo, che si può trattare come un rischio più o meno calcolato, o magari calcolato male, ma la programmatica decisione di un comando.
Non la chiamerei incoscienza, se riguarda una formazione intera.
Per altro, dare estensivamente questi documenti, significava in certa misura avere l'abitudine a controllarli.

Anche la dicitura sulle requisizioni per me è molto interessante, non l'avevo mai vista formalizzata nei tesserini.
Per le requisizioni, in Ossola, si usavano lettere su carta intestata della divisione (più di una staffetta è stata beccata per via della carta intestata) nei casi formali, nei casi informali, si andava da chi si conosceva, si portava via quello che ti davano e si lasciava una ricevuta con uno scarabocchio.
In qualche altro caso le requisizioni erano "programmate", cioè si andava ben armati a svuotare una certa casa dove i viveri erano stati preparati apposta per essere requisiti (ho in mente i vasetti di conserva a casa Tranquillini), e i proprietari ne uscivano senza macchia.

Tornando al tema dell'accertamento dell'identità, mi ritrovo con quello che dice Ghirghi.
A parte il caso di Camillo Bassi, milite della GNR che ebbe lo sfacciato coraggio di dire in faccia al suo comandante che, in uno scambio di prigionieri, non ci teneva proprio per niente ad essere scambiato, in tutti gli altri casi terno al lotto per "accertare" le identità. Persone considerate affidabilissime (vedi tale Toni Aspes) si sono rivelate spie ignobili. Ho in mente un partigiano la cui identità dal suo comandante non fu mai rivelata che era stato "mandato" in Valgrande come spia e assassino e, una volta arrivato, si rese conto (ed ebbe la lucidità di capire) che le cose non erano come gliele avevano descritte e l'uomo che doveva uccidere non era per niente il grassatore privo di onore e di scrupoli che gli era stato dipinto. E in montagna ci è rimasto. Se avessero fatto un accertamento valido, sarebbe stato fucilato subito.

Quanto agli stranieri, nel Valdossola c'era un'intero plotone di georgiani disertori dalla Wehrmacht, che alla prima occasione si sono dati tutti insieme alla macchia. L'artificiere della Gramsci era un ingegnere minerario sudafricano (che si è fatto saltare via un occhio). Semmai quello che mi ha stupito è che a questi stranieri non sia stato dato - per quello che so - alcun tipo di riconoscimento, dopo la Liberazione.
 
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view post Posted on 25/5/2018, 19:40
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CITAZIONE (AmaliaF @ 25/5/2018, 00:47) 
... -omissis -

Quanto agli stranieri, nel Valdossola c'era un'intero plotone di georgiani disertori dalla Wehrmacht, che alla prima occasione si sono dati tutti insieme alla macchia. L'artificiere della Gramsci era un ingegnere minerario sudafricano (che si è fatto saltare via un occhio). Semmai quello che mi ha stupito è che a questi stranieri non sia stato dato - per quello che so - alcun tipo di riconoscimento, dopo la Liberazione.

Non ho notizia di come si siano regolati in altre zone. Posso assicurare che nella 2^ Zona Ligure, tutti gli stranieri sono stati muniti di regolare certificazione attestante la loro appartenenza alla Resistenza. Ho avuto l’impressione che, senza quei documenti, ci sarebbero stati problemi al loro rientro in patria.
 
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AmaliaF
view post Posted on 26/5/2018, 08:03




Non mi sono espressa bene. Intendevo riconoscimento come tesserino regolare, premi di smobilitazione, medaglie.
Un lasciapassare firmato dal comando che attestasse la partecipazione alla resistenza so che fu lasciato anche in Ossola e in qualche caso non servì a evitare conseguenze indesiderate al rientro in patria.
 
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view post Posted on 30/6/2018, 14:58


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Strana tanta riservatezza. Posso dire il nome del proprietario, che ho riconosciuto? e penso non solo io.
P. P. C. nato a Fossano. Se no me ne astengo, ma anche se vivente non penso sia una vergogna il riconoscimento.


Roberto
 
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view post Posted on 2/7/2018, 08:37

Aldo dice 26x1

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No Roberto
Assolutamente non c'è alcun pregiudizio o peggio, vergogna a svelare il nome del possessore del documento ma
non mi sembra corretto pubblicare la foto integrale del documento senza sapere, come potrà eventualmente, essere usata.
naturalmente sono disposto a condividere ma in privato a seguito di un colloquio per capirne gli scopi..
Lo scopo della pubblicazione era solo quello che scaturiva dal tema del post, un contributo oggettivo sulla tipologia dei documenti rilasciati dai partigiani.
Sono felice che hai riconosciuto Pietro Candido che è deceduto quest'anno il 29 gennaio a 94 anni.
buona ricerca storica....
 
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view post Posted on 2/7/2018, 18:08


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Capisco. Il mio post derivava solo dal fatto che mi sembrava brutto deformare un documento di indubbio valore storico
 
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25 replies since 19/5/2018, 18:03   814 views
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