Premetto, per chi non mi conosce, che sono stato un giovane partigiano della classe 1927, quindi senza nessun “obbligo” di chiamata alle armi.
Ho maturato un’anzianità riconosciuta di quattordici mesi di lotta armata, dal marzo 1944 sino alla liberazione. (
www.ilsrec.it. Banca dati Liguria)
La mia attività era già iniziata dall’otto settembre 1943, quando, unitamente agli altri giovani del posto, avevamo raccolto tutte le armi giacenti nelle diverse sedi abbandonate dai militari del disciolto esercito regio. Armi che poi furono consegnate ai primi gruppi clandestini che si stavano radunando nella valle.
All’inizio nessuno di questi gruppi era organizzato e conscio di quanto sarebbe accaduto nei mesi successivi. Nessuno era preparato, perché, dopo l’inaspettata auto eliminazione del governo fascista, avvenuta il 25 luglio, nessuno si sarebbe aspettato la resa decisa in gran segreto da casa Savoia.
I gruppi che inizialmente si nascosero nei boschi, erano formati da ex militari che consideravano conclusa la guerra e non avevano alcuna intenzione di riprendere a combattere al servizio dei tedeschi.
La maggior parte di loro, che per evidenti ragioni non erano in grado di raggiungere i rispettivi paesi d’origine, si nascose per evitare la cattura da parte tedeschi che li stavano braccando.
Furono circa seicentocinquantamila i soldati italiani catturati e internati in Germania. Classificati come I.M.I. – Internati Militari Italiani, non riconosciuti come prigionieri militari, furono arbitrariamente privati delle tutele garantite ai prigionieri di guerra.
Di quali leggi state parlando? A quali codici o regolamenti fate riferimento? Quale divisa avrebbero dovuto indossare? Erano soltanto dei superstiti dell’ex esercito regio, che si era arreso senza condizioni agli alleati ed era stato abbandonato al proprio destino senza nessun ordine, da un’imbelle Casa Savoia.
All’inizio la situazione era piuttosto caotica. Ogni gruppo agiva autonomamente, senza alcun coordinamento. Le difficoltà più serie riguardavano l’approvvigionamento di viveri, la ricerca di alloggiamenti, ricambi di vestiario e scarpe.
Vi fu sicuramente chi, approfittando della situazione, organizzò furti e rapine, in modo particolare a danno dei contadini. Catturati, i responsabili pagarono duramente i loro misfatti.
Furono i rappresentanti dei partiti democratici clandestini, a iniziare prontamente un’opera di sensibilizzazione e di coordinamento, dando inizio alle prime formazioni partigiane ufficiali, sotto il comando unificato del Comitato Liberazione Nazionale, che rappresentava ufficialmente il legittimo governo che era stato costituito nell’Italia Liberata.
Nei primi tempi la lotta era rivolta soltanto verso i tedeschi. Non contro italiani, perché dopo il 25 luglio i fascisti erano tutti spariti. Risorsero soltanto quando si sentirono sicuri sotto la protettrice ala dell’esercito di occupazione tedesco, entrando a far parte della R.S.I. che nulla aveva di legittimo. Era soltanto un organismo imposto, diretto e controllato dai tedeschi.
Dire che l’esercito occupante era legittimato a uccidere i partigiani perché non indossavano una divisa, è semplicemente pretestuoso.
Così com’è altrettanto eufemistico, richiamarci al disposto della Convenzione di Ginevra. Perché, forse che l’esercito nazista, rispettava una qualsiasi delle regole inserite in quella Convenzione? Mah! Saremo pure stati un esercito che indossavano stracci come divisa, ma eravamo dalla parte di chi rischiava la propria pelle per ripristinare ogni forma di libertà.