| | sciabole preda bellica. Forse guardia Imperiale? | |
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| | CITAZIONE (Ariel71 @ 20/4/2022, 17:42) E' proprio questa. Ne avevo perso traccia da tempo. Ti ringrazio tanto per aver dato visibilità a quello che stavo raccontando. Questa foto davvero incredibile testimonia. come hai detto, quanto fossero importanti per i nostri quei cimeli che rappresentavano in modo tangibile la conquista del nuovo Impero. Eccone anche una seconda, in sequenza, in cui si fa bella mostra di una parte del materiale. Ignoravo che fossero state pubblicate. CITAZIONE (Ariel71 @ 20/4/2022, 17:42) Per caso sai quale era la modalità per trasportare questo materiale? Ora non ritrovo la circolare. Di fatto però ricordo che era abbastanza rigida: il materiale d'armamento, comprese le armi bianche, recuperato sul campo o acquistato, doveva essere versato ai comandi prima del rimpatrio, e tanti saluti! Ricordo anche che la moglie di un ufficiale mi raccontò che, rimpatriando dall'AOI pochi mesi prima dello scoppio della seconda guerra mondiale, riuscì a far passare in dogana un certo baule di scimitarre abissine e moschetti di preda bellica del marito, solo grazie ad un equivoco "all'italiana": venne scambiata per la moglie di un generale che era sulla stessa nave, con la conseguente deferenza da parte delle autorità preposte ai controlli e ai sequestri.
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| | La seconda foto (tra l'altro stupenda) mi era ignota. La prima, quella di più ampia veduta, era su una vecchia Domenica del Corriere.
Venendo alla modalità di spedizione delle armi bianche immaginavo che vi fossero delle restrizioni. Probabilmente, visto l'elevato numero di pezzi che sono riusciti a portare in Patria, qualche ufficiale trovo' il modo di eludere le regole? Per oggetti come gli scudi o vestiario è ragionevole immaginare che fosse più semplice. Per i militari di truppa e i civili, invece, immagino che potevano servirsi del servizio postale a pagamento ...per spedire oggetti che non fossero armi.
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| | CITAZIONE (Ariel71 @ 20/4/2022, 18:29) Probabilmente, visto l'elevato numero di pezzi che sono riusciti a portare in Patria, qualche ufficiale trovo' il modo di eludere le regole? Evidentemente...
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| CITAZIONE (Wiezel @ 3/4/2022, 15:57) Si tratta di un buon gashan amhara-shoano, non certo di un dignitario di alto rango ... fine '800, penso di pelle di ippopotamo, con l'umbone accentuato per deviare i colpi di shotel (che usato con la punta avanti serviva a colpire dietro lo scudo, ma veniva bloccato del robusto rilievo marginale; spero di essermi spiegato). Per chi poteva permettersi, lo scudo veniva coperto di velluto, azzurro, rosso, ... che restava fissato dalla decorazione eseguita con piastrine metalliche. Uno scudo di questo genere venne regalato da Menelik II a S.M.Umberto I, poco prima di Adwa. Mi è arrivato recentemente in modo casuale,misura 41 cm di diametro, mi confermate trattarsi di un gashan? È il caso di nutrire il cuoio? Il grasso di cavallo nel caso può andar bene? Scusate la raffica di domande e grazie per l'aiuto.
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| | Io personalmente non lo ingrasserei.
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| | E' cuoio molto duro...il grasso di cavallo è molto delicato e non lascia molto unto ma credo che non avrebbe comunque nessun effetto... Piuttosto andrebbe un po' reidratato...forse avrebbe qualche giovamento da un'esposizione a del vapore(su una pentola in ebollizione o con un comune ferro a vapore)...
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| | Il vapore restituisce elasticità al momento, ma poi l'umidità evapora di nuovo ripristinando le condizioni originali...su un laccio con così poca superficie il beneficio è praticamente nullo...io pensavo più per modificare le deformazioni che sono presenti sullo scudo che mi pare abbia perso la forma conica in più punti...
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