| I vostri interessanti interventi danno lo spunto per molte altre considerazioni. Per cui dico qualche altra cosa. Per esempio il discorso che fa Niemand circa gli anni in cui il materiale si trovava dovunque ecc. ecc. Io per motivi anagrafici ho cominciato a collezionare, o meglio a raccogliere un po' tutto quello che mi capitava, già nella seconda metà degli anni 60. La mia zona fu interessata in maniera abbastanza significativa dal passaggio del fronte nell'estate del 1944, e comunque essendo zona costiera anche negli anni precedenti vi era una notevole presenza militare; prima del 8 settembre del 1943 il Regio Esercito aveva costruito bunker, postazioni di artiglieria in funzioni antisbarco dislocate un po' dappertutto nelle campagne, c'erano campi di prigionia con prigionieri slavi che venivano portati a scavare fossati e trincee; si sapeva che prima o poi gli Alleati sarebbero arrivati. C'erano polveriere e caserme; c'era la ferrovia e la via Aurelia, uniche arterie di comunicazione nord sud lungo il Tirreno, con relativi ponti sul fiume, da difendere e salvaguardare. All'8 settembre quasi tutti i militari presenti nella zona, come un po' dappertutto, si squagliarono, lasciando tutto ciò che avevano in cambio di abiti civili. Ho testimonianza certa anche da mio padre che all'epoca, ragazzino contadino, aveva una batteria di artiglieria sull'aia del podere, con un gruppo di soldati che vivevano con loro e con i quali aveva fatto amicizia; quando se ne andarono lasciarono anche il cannone, che fu nascosto in una carraia sepolto da una montagna di "lupini", prodotto stagionale appena raccolto per l'alimentazione del bestiame. Poi il cannone fu portato ad un comando tedesco, ma questa è un'altra storia. Dopo l'8 settembre come noto arrivarono i tedeschi che rafforzarono la presenza militare. Quando poi nella zona arrivò il fronte i combattimenti nella zona, diciamo da Suvereto a Livorno e nelle colline, durarono circa un mese, con almeno tre divisioni USA e molti reparti alleati aggregati che si contrapponevano a almeno due divisioni della Heer, una Feldivision LW e la 16^ SS Pz Grenadier, oltre a reparti vari, anche se ridotti di numero. Insomma tanta carne al fuoco e tanto materiale abbandonato, dato che i combattimenti furono piuttosto intensi.
Dato che queste zone erano per lo più agricole, collinari e boschive, anche impervie in molti casi, molto materiale è rimasto disperso per anni, per lo più recuperato da contadini e boscaioli che per loro indole non buttano via nulla, per cui quando qualcuno come me, ragazzino, cominciava ad andare podere per podere a chiedere se avessero qualcosa della guerra, spesso c'era l'imbarazzo della scelta.
Ma anche se erano passati relativamente pochi anni dalla fine della guerra, comunque più di venti, è bene ricordarlo, quel che si trovava, parlando di elmetti, erano per lo più gusci rugginosi, quasi sempre vuotati del loro interno e divenuti contenitori per i più svariati ricicli. Molto difficile trovare qualche pezzo ancora con fregi e vernice, qualche volta capitava, ma raramente. Oddio, forse se all'epoca si fosse conosciuto l'ossalico, qualche cosa di meglio sarebbe uscito, ma normalmente era così.
In questo contesto per esempio gli elmetti RSI per me neanche esistevano, non ne conoscevo l'esistenza, o meglio non pensavo assolutamente cosa li potesse distinguere da uno del Regio Esercito. Benché già all'epoca cercavo di leggere qualcosa, ma chi non c'era forse non capisce, la nostra documentazione era la Collana Eroica, al massimo qualche Storia Illustrata. Ricordo che riuscì a farmi regalare da mio padre (ero bravo a scuola) la Storia della Seconda Guerra Mondiale in 6 volumi della Rizzoli (versione italiana di un'opera inglese) che a quell'epoca, mi sembra 1967, costava ben 50 mila lire, più o meno uno stipendio mensile, e forse all'epoca era il massimo reperibile in lingua italiana. Ho letto questi libri quasi a consumare le pagine, e guardavo le fotografie cercando di imparare, ma potete immaginare come la conoscenza fosse assolutamente approssimativa a quei tempi.
Ora devo uscire, continuerò le mie considerazioni più tardi, se non annoio troppo ...
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