Truppe indigene nella Rsi?, Autore Pai07

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view post Posted on 1/5/2009, 11:49
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beh, in questi termini è possibile: anche Guillet, nel 1944, aveva ancora un attendente africano (o yemenita, non ricordo); ma di queste rarissime eccezioni, non si può dire che si trattasse di "indigeni che si unirono a formazioni partigiane"...
 
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view post Posted on 1/5/2009, 16:13
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CITAZIONE (fedeligenerale @ 1/5/2009, 11:08)
Conosco la storia di Andalù (ascaro) che fu attendente di un maggiore del CIL che poi rimase in Italia al seguito dell'ufficiale.

Che fosse stato quell'Andalù, ex-Ascari eritreo, che poi divenne famoso come assistente di Angelo Lombardi nella sue serie "l'amico degli animali", ai primordi della programmazione televisiva italiana?

image


Scusate l'OT... :rolleyes:

Comunque è noto che, anche dopo la perdita dell'AOI, in Italia si trovavano svariati militari coloniali, evidentemente in servizio presso Uffici militari vari, o presso il M.A.I., o presso il Deposito Centrale Truppe Coloniali di Napoli; di fatto essi non vennero congedati prima della fine della guerra, tanto che ancora all'inizio degli anni '50 il Ministero dell’Africa Italiana (in via di smantellamento) aveva un proprio "Reparto Militari Coloniali Nativi dell’A.I.", con in organico militari definiti come "Soldati Eritrei", o altro a seconda della nazionalità d'origine; (nel 1948 era ancora in servizio anche il 1° Capitano Libico Khalifa Khaled).
Va da sè che questi militari - e specialmente quello del Deposito di Napoli - si saranno fatti la guerra di liberazione come attendenti di qualche Ufficiale, o in qualche reparto di servizi del Regno del Sud.
Sarebbe certo interessante trovarne qualcuno in fotografia, per vederli vestiti... con il battledress e il tarbusc? :woot:
 
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fedeligenerale
view post Posted on 2/5/2009, 18:52




Credo che Andalù sia proprio lui, devo trovare il nome dell'ufficiale per verificarne i ruoli nella guerra di liberazione.

CF
 
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RE.4942
view post Posted on 26/5/2009, 17:09




Il ragazzo somalo della foto postata da "milite ignoto" faceva parte dei btgg. "Fiamme Bianche" (FF.BB.) costituiti nel '44 per inquadrare i molti volontari minorenni provenienti dalla GIL della Repubblica Sociale. Mi ripropongo in futuro di postare altre foto simili per inquadrare meglio l' argomento .
 
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RE.4942
view post Posted on 15/9/2009, 13:23




Ho recuperato numerosa documentazione fotografica su africani in territorio metropolitano, specie quelli della mostra d' oltremare di Napoli, prossimamente la posterò: c' è una foto che mi incuriosisce , tra le truppe Rsi che ripresero Alba ai partigiani c' era un milite inequivocabilmente nero! Dite che può interessare?
 
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ghirghi
view post Posted on 15/9/2009, 14:10




CITAZIONE (RE.4942 @ 15/9/2009, 14:23)
............... c' è una foto che mi incuriosisce , tra le truppe Rsi che ripresero Alba ai partigiani c' era un milite inequivocabilmente nero! Dite che può interessare?

Sono interessato alle foto d'epoca riprese ad Alba. Ti sarò grato se vorrai postare la tua (o le tue). Grazie. Ciao. jan
 
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view post Posted on 15/9/2009, 16:09
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Interessato anch' io.
 
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-Milite Ignoto-
view post Posted on 15/9/2009, 19:42




CITAZIONE (RE.4942 @ 26/5/2009, 18:09)
Il ragazzo somalo della foto postata da "milite ignoto" faceva parte dei btgg. "Fiamme Bianche" (FF.BB.) costituiti nel '44 per inquadrare i molti volontari minorenni provenienti dalla GIL della Repubblica Sociale. Mi ripropongo in futuro di postare altre foto simili per inquadrare meglio l' argomento .

Molto interessante, quando avrai modo, sarei molto curioso di vedere altre foto simili, grazie per la disponibilità ;)
 
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view post Posted on 15/9/2009, 23:11
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Se può aiutare le vostre ricerche, il nome completo dell'assistente di Lombardi è Andalù Ghezzali. Tutti e due sono scomparsi alla metà degli anni '90, a pochi mesi di distanza l'uno dall'altro.
Questi particolari li ha svelati la figlia del professore in un'intervista rilasciata ad un quotidiano non moltissimi anni fa.
 
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RE.4942
view post Posted on 16/9/2009, 15:40




Buongiorno a tutti, purtroppo il mio scanner oggi fa le bizze, così, constatato che l' argomento interessa vi anticipo un pò di testo , posterò le foto tutte insieme nei prossimi giorni.
I primi militari italiani di colore furono in realtà francesi. Si trattava dei "Pioniers Noires", un reparto costituito con gli schiavi neri liberati in Francia dopo la rivoluzione dell' 89 aggregato prima all' Armata d' Italia di Napoleone, poi ceduto all' Esercito Murattiano di Napoli, usati come fanteria di marina e poi inviati in Germania. Con la restaurazione i reduci ebbero pensioni dai Borboni e restarono al sud. Però a quel punto i neri erano veramente pochi. Le perdite erano state ripianate arruolando quanti arabi, turchi, albanesi si trovassero nel regno, e moltissimi briganti calabresi condannati a morte (sic).
Un' altra formazione organica fu la centuria di brasiliani che seguì Garibaldi durante la Repubblica Romana, la maggior parte erano ex- schiavi neri e mulatti. Alcuni morirono in combattimento, altri restarono in Italia - qualche loro discendente dagli inconfondibili tratti somatici presenziò ancora durante il fascismo all' inaugurazione al monumento ad Anita Garibaldi a Roma.
Vi furono poi casi sporadici di figli di matrimoni misti, o di schiavi liberati o bambini adottati da sudditi del Regno d' Italia che prestarono regolare servizio nel R.E.
Alcuni ricordati dagli organi di stampa:
Michele Amoroso, sudanese, Capitano dei Bersaglieri, superdecorato delle guerre del Risorgimento, partecipò alla campagna contro il brigantaggio, mutilato di guerra ( perse la vista ad un occhio ).
Pasqualino Tolmezzo, sudanese,Tenente degli Alpini, raccolto nel 1913 dall' omonimo reparto alpino dopo un combattimento in Libia, riceve la cittadinanza per motu-proprio di Re Vitt. EmanueleIII°, studia in scuole e collegi militari, deceduto per malattia nel 1936.
Un altro - del quale non ritrovo il nome - fu Maggiore del Genio nel 1915, aviatore, comandante VII^ Sq. da bombardamento Caproni, morto in azione,era figlio di un ex- ambasciatore italiano in Abissinia.
 
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RE.4942
view post Posted on 16/9/2009, 16:09




Ascari in territorio italiano.
Ad alcuni alti ufficiali italiani provenienti dai ranghi del RCTC o che ebbero un ruolo nelle guerre coloniali italiane fu concesso conservare l' attendente di colore anche in Italia.
Sono documentati i casi degli attendenti di Badoglio e Graziani:
Il primo, sciumbasci, dopo la fuga del suo superiore l' 8 settembre '43, caricò due grossi autocarri militari di opere d' arte, mobili di pregio, quadri e vasellame, mettendoli al sicuro in territorio neutrale (Vaticano) fino al giugno'44.
Il secondo, di origine libica, seguì il suo superiore al nord continuando a prestare servizio: ebbe problemi con le BB.NN. e la X^ MAS perchè si ostinava a portare al bavero della sahariana le stellette regie, simbolo della cosidetta cittadinanza libica speciale, concessa da Balbo nel 1939.
Un prigioniero speciale.
Peter Tompkins nel suo libro "Una spia a Roma" riporta un caso singolare:la Pai, accasermata nel 1944 al Foro Italico, tratteneva un prigioniero sudafricano di colore, di nome Louis, col solo obbligo di giocare a calcio per la loro formazione nelle partite amichevoli che si svolgevano regolarmente contro rappresentanze di altre unità repubblichine e tedesche.
Ricordate Pelè in "Fuga per la vittoria" ?
Partigiani di colore.
Il caso meglio conosciuto è quello di Giorgio Marincola, mulatto classe 1923, figlio di un funzionario italiano che lo riconobbe e portò lui e la sorella in Italia. Antifascista, internato a Bolzano, partigiano caduto in combattimento nel 1945, oggetto di un libro di Carlo Costa, intitolato "Razza Partigiana".
Una foto mostra tra i partigiani comunisti di una Brigata Garibaldi un altro ragazzino, mulatto, circa 10/12 anni mascotte, ma armato di mitra.

Per oggi devo finire qui, ma domani aggiungerò notizie sulla Mostra d' Oltremare di Napoli, su Cinecittà e la RSI.
Grazie e scusate per il disagio.
Saluti.

Edited by RE.4942 - 30/9/2009, 15:09
 
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view post Posted on 16/9/2009, 17:15
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CITAZIONE (RE.4942 @ 16/9/2009, 16:40)
Un altro - del quale non ritrovo il nome - fu Maggiore del Genio nel 1915, aviatore, comandante VII^ Sq. da bombardamento Caproni, morto in azione,era figlio di un ex- ambasciatore italiano in Abissinia.

Mandelli?

Grazie per queste note, davvero molto curiose! :)
 
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RE.4942
view post Posted on 17/9/2009, 08:50




Probabile... grazie Ghebret, comunque una sua foto apparve su STORIA MILTARE.
 
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RE.4942
view post Posted on 18/9/2009, 09:10




Salve a tutti, come promesso continuo l' argomento iniziato il giorno 16.


La Mostra d' Oltremare
In occasione della mostra, pensata per propagandare ed esaltare l' opera del governo fascista nelle nostre colonie furono portati a Napoli un centinaio ( alcune fonti dicono 150/200 ) di Ascari e graduati di colore in rappresentanza di tutte le FF.AA. e dei vari corpi armati operanti nell' AOI. Costoro furono scelti specificamente tra tutte le etnie e religioni del corno d' africa - c' era anche qualche yemenita e sudanese volontario nel RCTC ed erano accompagnati dalle rispettive famiglie, oltre che da sacerdoti indigeni di religione cattolica, copta e islamica, che celebravano i culti in una apposita cappella/moschea all' interno della Mostra. Questa piccola comunità - del tutto autonoma, composta oltre che dai soldati dalle loro donne, vecchi e bambini può essere calcolata all' incirca tra i 6 e i 700 elementi.
I militari prestavano a turno servizio d' ordine nei locali della mostra e componevano il picchetto d' onore per le autorità in visita, quelli liberi dal servizio vestivano abiti tradizionali ed insieme ai familiari animavano un grande diorama a grandezza naturale composto di tre villaggi di tukul, eretti in una "foresta africana" ricostruita trapiantando a Napoli centinaia di alberi provenienti dall' Africa.
Ogni giorno i "cacciatori indigeni" simulavano una battuta di caccia al leopardo fino a spingerlo in una trappola appositamente costruita- sotto gli occhi dei visitatori. Naturalmente il leopardo, addomesticato e ipernutrito non era ucciso perchè doveva "recitare" anche il giorno dopo.
La scelta di ascari "possibilmente sposati e con prole" venne fatta per evitare quanto accaduto in occasione della grande parata dell' Impero nel 1937, quando gli africani in libera uscita a Roma, disinteressati ai monumenti, chiedevano ai passanti dove fosse il bordello più vicino, per fare "Niki Niki" con la donna bianca... ma nel frattempo c' erano state le leggi razziali ed era essenziale evitare problemi.
La mostra venne inaugurata dal ministro dell' A.I. Teruzzi, accolto dal picchetto degli agenti Pai nazionali e dagli ascari Pai, alla presenza di alcune decine di capi tribali e religiosi in abiti variopinti, giunti appositamente in piroscafo (I^ classe) per solennizzare l' avvenimento.
Con la caduta dell' Impero la prospettiva di un rimpatrio per questa gente sfumò e le autorità dovettero decidere cosa fare di loro.
 
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RE.4942
view post Posted on 18/9/2009, 09:32




Praticamente rimasero tutti a Napoli, sede del deposito truppe d' africa, limitandosi a svolgere servizi di guardia e d' istituto presso i locali comandi dei rispettivi corpi d' appartenenza.
Solo la Pai, per sua stessa natura tentò un impiego più operativo dei "suoi" africani, aggregando gli eritrei islamici ad un reparto autoblindo che operò in AS nel 1942 ( giudicandoli compatibili per lingua, cultura e religione con gli ascari Pai libici e la popolazione locale ). Costoro continuarono a combattere fin quando le truppe italiane in ritirata verso la Tunisia congedarono i militari libici prima di varcare la frontiera.
Intanto quelli rimasti a Napoli furono inevitabilmente coinvolti dalla vita quotidiana degli italiani e si integrarono sotto vari aspetti.
Bambini e ragazzi fecero studi regolari ( avviam. professionale ) ed entrarono nelle varie organizzazioni dell' ONB/GIL , le donne iniziarono a lavorare come domestiche ( oggi si direbbe colf ) , le infermiere della CRI tennero un corso di istruzione sanitaria per le ragazze, finalizzato al lavoro negli ospedali.
Questi fatti portano a una riflessione: vigendo in Italia le leggi razziali, tutte le suddette attività presupponevano l' appartenenza alla c.d. "razza ariana", perciò escludendo che gli africani di Napoli siano stati arianizzati, probabilmente fu una soluzione all' italiana: chiudere un occhio..e l' altro pure!
Intanto però già dal 1940 Cinecittà aveva messo gli occhi su di loro.
 
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