La locandina che ha proposto niemand parla chiaro, il nome messo in risalto è quello del musicista Novaro. Parrebbe quindi facile dare la risposta. Ma non sempre l'apparenza aiuta. Infatti mi ricordo che già fin da quando frequentavo le scuole elementari, quindi fine anni '50, la maestra ci faceva leggere e imparare a memoria il testo dell'Inno nazionale il cui autore, plagi a parte, era Goffredo Mameli. Nella lezione di storia risorgimentale (perché ai miei tempi la Storia e la Geografia erano delle materie d'insegnamento a pari livello delle altre) la maestra ci parlava del ruolo che ebbe Goffredo Mameli nel Risorgimento, magari con un tocco di esaltazione degli avvenimenti. Nello stesso tempo, in tutte le cerimonie si suonava la sola parte musicale dell'Inno, senza cori e canti, che non aveva bisogno di presentazioni: era l'Inno nazionale e basta. Veniva ascoltato in sacro silenzio, così come fino a dieci anni prima si faceva con la marcia reale dei Savoia. In quegli anni, fondamentali per la nostra Repubblica, noi scolari eravamo perciò convinti che l'Inno italiano si chiamasse, appunto, Inno di Mameli, non Inno di Novaro né tantomeno "Il canto degli Italiani". Dopo le elementari non ho altri ricordi scolastici dello studio del testo dell'Inno. Gli anni '60 furono caratterizzati da un pervaso senso di non-italianità, gli anni '70 trascorsero fra dolorosi eventi sociali quali sanguinose manifestazioni di piazza, attentati, bombe. Fu solo negli anni '80 che, con la diffusione delle partite della Nazionale di calcio in TV, si incominciarono a vedere i tricolori sventolare su balconi e spalti. Dovemmo aspettare la presidenza di Ciampi per scoprire che l'Inno "di Mameli", incredibilmente, aveva delle parole! Finalmente eravamo alla pari con Francesi, Tedeschi e Inglesi che facevano sempre tremare gli stadi con i loro inni "cantati".
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