Posts written by andrea viotti

view post Posted: 22/11/2020, 12:01 Biblioteca Digitale di New York - STATI PRE-UNITARI ITALIANI - ALTRI STATI ANTE 1914
La collezione Vinkhuijzen (che ora si trova al NYPL) fu creata tra la fine dell'800 ed i primissimi del 900. Per questo ha un limite temporale. Attenti però che va presa con le molle, non tutte le informazioni sono attendibili. D'altronde nell'800 c'erano molti limiti informativi rispetto ad oggi. Ed Hendrik Jacobus Vinkhuijzen non era uno studioso ma solo un appassionato, per altro anche un "strano" visto che per avere (a suo modo) un ordine ha taglianto malamente le tavole del Viskovatov che evidentemente ha avuto in originale
view post Posted: 21/11/2020, 15:29 Struttura ed Uniformi del Primo Esercito Italiano - Bibliografie, Editoria e Web militare
Il Primo Esercito Italiano 1861-1870, di Stefano Ales e Andrea Viotti
ora anche su Amazon
view post Posted: 21/10/2020, 18:11 Giubba mod 1870 Nizza cavalleria - REGIO ESERCITO - UNIFORMI, BUFFETTERIE, Etc. 1860 - 1908
Grazie intanto del permesso. Magari se fosse possibile un fronte retro con un po' di più luce non sarebbe male e delle letture di dettagli. Se vuole ci sentiamo privatamente. Confermo comunque che è un mod. 1871 (riforma Ricotti) modificata poi nel 1876 quando ridettero i "colori" ai rgt/i. Per quanto concerne asole rammendate: una disposizione dava ordine di modificare le vecchie giubbe di cavalleria già esistenti a doppio petto per farle "somigliare" al nuovo mod. 70. Nella disposizione, che riguardava cavalleria ed artiglieria, si diceva che le asole avrebbero potuto essere rammendate. Ora non capisco quali asole visto che da un doppio petto se ne traeva un petto. E' possibile però che si riferissero alle asole dei paramani, aperte e con bottoni precedentemente.
Cordiali Saluti
view post Posted: 21/10/2020, 10:30 Giubba mod 1870 Nizza cavalleria - REGIO ESERCITO - UNIFORMI, BUFFETTERIE, Etc. 1860 - 1908
La giubba corrisponde alle disposizioni del 1871, ma modificata secondo le disposizioni del 1876 quando ridettero i colori reggimentali alla cavalleria.

Secondo le disposizioni, sempre del 71, fu dato ordine di adattare le uniformi precedentemente in uso (cavalleria ed artiglieria) al nuovo modello. Questo portò ovviamente a degli adattamenti sartoriali di dubbio gusto agli occhi di oggi.
Bellissimo pezzo. Siccome sto per affrontare la stesura della riforma Ricotti con Stefano Ales, posso usare la foto?
view post Posted: 9/9/2020, 19:10 Dragoni e Ussari. - OFF TOPIC
Caro Carpu. Chi vince comanda e detta la dottrina. Ma sopratutto il termine dragoni richiamava a l'unica rivolta mai avvenuta nell'esercito sabaudo (1821) a cui parteciparono due Rgt/i Dragoni (SM e Regina) che vennero sciolti, divenendo tutta la cavalleria di Linea. Dopo il 49 vennero aggiunti i cavalleggeri e poi i lancieri, anche se ogni reggimento aveva "100 lance"
leggiti comunque il volume di Stefano Ales, l'ARMATA SARDA DALLA RESTAURAZIONE ALLE RIFORME ALBERTINE. Lo trovi su ISSUU che, purtroppo ha messo on line i libri dell'ufficio storico
view post Posted: 20/10/2019, 15:09 Ufficiali del 47° Fanteria, con stellette "strane" - Foto e ritratti militari di ogni epoca
Caro Gabriele, sia chiaro che non ho trovato nulla di ufficiale circa la postura dei gradi per gli ufficiali ai paramani durante la fase sperimentale. Rilevai però la cosa mentre facevo il 2° volume sulla GdF con Stefano Ales dove, in alcune fotografie pubblicate da "Finanziere" del 28 luglio
scattate alla "Brigata" di Ponte (Roma Dazio Consumo) , dove a sua volta la GdF sperimentava la divisa grigio-verde, del tutto identica a "quella adottata pel R. Esercito" come diceva il testo dell'articolo, gli ufficiali della "brigata" portavano i distintivi di grado sotto forma di stellette ai paramani. Purtroppo la qualità della foto non consentiva di capire la tipologia di stellette, ma era chiaro che le avevano ai paramani e le portavano appunto in linea orizzontale.

view post Posted: 20/10/2019, 13:12 Ufficiali del 47° Fanteria, con stellette "strane" - Foto e ritratti militari di ogni epoca
Non è il 1918, anche se la foto dovesse essere datata in questo modo. Le uniformi sono quelle che poi saranno usate dopo le disposizioni del 1909. I fregi idem sono quelli ricamati in argento con galloncini argento. Quanto alle calzature sono vecchi modelli (d'uso facoltativo nelle uniformi di marcia) siamo all'inizio dell'adozione della grigio-verde. Quindi siamo tra il 1907 ed il 1908.
Nel 1918 la figura degli ufficiali è del tutto diversa. Non esistono quelle calzature. Non esiste il fregio ed i distintivi di grado al berretto confezionati in argento, ed i distintivi di grado sono sotto forma di stellette a 5 punte poste in fila verticale.
Anche la foggia delle giubbe non è la stessa. Qui addirittura ci sono due ufficiali col taglio in vita orizzontale alla giubba. Una preziosità nella confezione della giubba che scomparirà nel corso della guerra.
Quanto alle stellette pensavo di essere stato chiaro. La Marina portava le stellette a 6 punte già dalla fine dell'800. Non è improbabile che si sia pensato (visto l'adozione di una nuova uniforme) di adottare quelle della Marina. Evidentemente la cosa non ebbe seguito e la Marina adottò invece quelle dell'esercito, relegando DOPO IL 1915 le stellette a 6 punte ai civili il cui rango era equiparato ad un grado militare secondo uno schema per preciso pubblicato una prima volta nel 1914 e ribadito nel 1915 già prima della guerra.
view post Posted: 20/10/2019, 08:32 Ufficiali del 47° Fanteria, con stellette "strane" - Foto e ritratti militari di ogni epoca
Fra la seconda metà del 1907 e la prima metà del 1908, furono svolti diversi esperimenti sulla nuova uniforme grigio-verde coinvolgendo reparti di Fanteria e di Cavalleria.
Per la Fanteria furono coinvolti il 20° ed il 47° Rgt.. Durante questi esperimenti furono introdotti anche nuovi distintivi di grado (per la verità questi consistevano nelle normali stellette a 5 punte, poste però ai paramani) ed in linea orizzontale e non come poi verranno poste durante la 1GM.
Come voi sono però perplesso del tipo di stellette usate e penso che siano sperimentali o una riproposizione di quelle usate al momento dalla regia Marina e che poi verranno definitivamente (15 febbraio 1915) assegnate agli "ufficiali civili"

Ghebret splendide foto
view post Posted: 25/7/2019, 18:32 IMPORTANTISSIMO:STRUTTURA, UNIFORMI E DISTINTIVI DELL'ESERCITO ITALIANO DAL 1946 AL 1970 - ESERCITO
Grazie della notizia CARPU, ma non so se ne sono così felice. E' vero che sono passati oltre 12 anni dall'uscita del libro, ma .................. insomma. Mi rende contento solo il fatto che chi non ha potuto permettersi di acquistarlo all'epoca oggi ne possa fare uso.
A.

Vedo però cha stanno usando anche materiale che ha superato i vent'anni!!!!! per cui i diritti di usufrutto sono terminati.............
view post Posted: 25/11/2018, 23:05 Carabinieri Genovesi - STATI PRE-UNITARI ITALIANI - ALTRI STATI ANTE 1914
Cleombroto. No non l'ho ricevuta. Non capisco dov'è il problema
view post Posted: 25/11/2018, 18:25 Carabinieri Genovesi - STATI PRE-UNITARI ITALIANI - ALTRI STATI ANTE 1914
Cleombroto non ho ricevuto nulla né sulla e-mail privata né su Miles. Proviamo con FB
view post Posted: 25/11/2018, 16:14 Carabinieri Genovesi - STATI PRE-UNITARI ITALIANI - ALTRI STATI ANTE 1914
Shako64 sia l'ufficiale che il sottufficiale sono vestiti del tutto identici all'Abati. Che la foto dell'Abati sia posteriore al '60 è sicuro. Come scritto perse l'occhi alla battaglia del Volturno e precisamente a Capua. Che le altre uniformi siano del '60 è probabile è certo che sono state scattate a Napoli. Per il modellino mi atterrei alla foto e non farei interpretazioni. Ma se non rivedi questa discussione (sullo sviluppo delle uniformi garibaldine nel '60) di cui già trattammo mi costringi a ricominciare da capo.
Per non essere scortese faccio di nuovo una sintesi
Genova-Palermo: senza uniformi salvo pochi personaggi e solo 250 camicie rosse circa .
Palermo-Messina: i Mille e le nuove acquisizioni vestono con la camicia rossa. Ma alcune unità siciliane inventano una loro uniforme non sempre sulla base della camicia rossa. -Le spedizioni di soccorso giungono con tenute blu, grigie, marrone e bianco sporco ecc. L'ultima spedizione arriva in camicia rossa.
Messina-Napoli: le uniformi si lacerano nella corsa spasmodica per arrivare a Napoli. Giungono nella capitale con le tenute tutte rotte e stracciate
Napoli-Volturno alcune unità riescono ad essere rivestite con materiale borbonico e viene distribuita alla quasi totalità la camicia rossa ma di tutti i tipi e modelli
Volturno-dicembre 60/gennaio 61: I restanti della spedizione si rivestono sperando nel proseguio della marcia verso Roma, ma è tutto inutile……………..
Dicembre/gennaio 61 disposizioni ufficiali sulle uniformi del Corpo Volontari Italiani che dovrebbe essere assorbito nel REI ma scomparirà
view post Posted: 25/11/2018, 12:49 Carabinieri Genovesi - STATI PRE-UNITARI ITALIANI - ALTRI STATI ANTE 1914
No non credo che il dolman che porta Abati abbia avuto o portato gli alamari. E' pur vero che Cenni raccolse le memorie di molti garibaldini i quali però, come ho notato da alcune corrispondenze (molte sono scomparse e non si sa che fine abbiano fatto) erano a loro vola imprecisi, o con memorie confuse. Quanto meno stante le foto o i pezzi autentici giunti fino a noi. Però per quante imprecisioni sui dettagli o una rilettura di Cenni, è probabile che una qualche uniforme dei Carabinieri con alamari debba essere esistita. Se sia questa o meno, se gli alamari erano poi 5 o meno, non ci metterei la firma. La tenuta però è portata. Posseggo altre due foto di scarsa qualità dove appaiono un ufficiale ed un sottufficiale con la stessa tenuta.
Ricorda comunque ED E' VERAMENTE IMPORTANTE che la foto è stata scattata dopo il Volturno (Abbati perse l'occhio a Capua). Questo perché dopo la battaglia c'è stata una bizzaria di tenute indescrivibile da divisione a divisione.
Polsini e banda sono neri.
Qui una serie di notizie sull'Abati prese da diverse fonti:

AST CONFERMA CARABINIERE GENOVESE SERGENTE LICENZIATO IL 14 DICEMBRE CON SEI MESI DI PAGA.
Figlio del pittore Vincenzo, segue la famiglia prima a Firenze nel 1842 e poi a Venezia dal 1846 al 1858, dove forma la propria cultura artistica sia sotto la guida del padre che frequentando dal 1850 l'Accademia di Belle Arti con i maestri Grigoletti e Bagnara; qui conosce i pittori Vito D'Ancona e Telemaco Signorini.
Nel 1858 la famiglia Abbati è nuovamente a Napoli, dove l'anno dopo Giuseppe espone alla mostra del Reale Museo Borbonico il dipinto La Cappella di San Tommaso d'Aquino in San Domenico Maggiore e conosce i pittori Bernardo Celentano e Domenico Morelli. Nel 1860 si unisce alla Spedizione dei Mille e perde un occhio nella battaglia del Volturno.
Alla fine di quell'anno si trasferisce a Firenze, frequentando il ritrovo artistico del Caffè Michelangiolo insieme con i pittori Telemaco Signorini, Vincenzo Cabianca, Odoardo Borrani, Vito D'Ancona, Serafino De Tivoli e il critico, collezionista e mecenate Diego Martelli; del 1861 è il dipinto Il chiostro di Santa Croce.
Nel 1863 alle Promotrici di Torino e di Firenze espone dipinti eseguiti "en plain air": Dintorni di Firenze, L'ora del riposo, Arno presso Firenze, Motivo presso Castiglioncello, Ulivi del Monte alle Croci; nel 1864, a Brera, presenta Il lattaio di Piagentina.
Partecipa nel 1866 alla III Guerra di Indipendenza, arruolandosi volontario bersagliere; viene fatto prigioniero nella battaglia di Custoza e internato in Croazia.

GIUSEPPE ABBATI (1836 –1868)
Biografia
1836 Nasce a Napoli, da Vincenzo, pittore di interni.
Trascorre l’infanzia, con la famiglia, al seguito del padre, divenuto pittore di corte della duchessa del Berry. Segue gli studi elementari a Firenze, ha rapporti familiari con lo studio di Domenico Morelli e l’ambiente artistico napoletano, trascorre parte della giovinezza a Venezia.
1850 Si iscrive all’Accademia di Belle Arti di Venezia
1856 Incontra il D’Ancona ed il Signorini, giunti a Venezia per un lungo periodo di studi.
1859 Trascorre un periodo a Napoli, città in cui esegue studi di interni a fianco del padre.
1860 (ottobre) Garibaldino, perde un occhio a Capua
Si reca a Firenze, dove, introdotto da Serafino De’ Tivoli, inizia a frequentare il Caffè Michelangiolo.
Il suo studio è meta di numerosi amici ed artisti.
1861 Partecipa alla prima Esposizione Nazionale di Firenze.
Espone tre interni (San Miniato e Santa Maria Novella), riceve un premio, ma rifiuta il riconoscimento, unendosi alla contestazione di un gruppo di artisti nei confronti della giuria.
Dà il suo decisivo contributo alle prime ricerche dei Macchiaioli:
• rinnova la tavolozza dei dipinti di interni
• si reca frequentemente a Castiglioncello, ospite di Diego Martelli, dove dipinge con il Borrani ed il Sernesi
• partecipa alle ricerche di Lega, Borrani, Sernesi e Signorini nella campagna di Piagentina
Legato da profondissima amicizia a Diego Martelli, l’amico ed il mecenate dei pittori macchiaioli, vivace intellettuale e sensibile conoscitore d’arte, si stabilisce con lui in via dello Sprone a Firenze.
I due giovani condividono l’interesse per Proudhon, Thiers, Taine e Zola.
Abbati coltiva la lettura di Sant’Agostino.
1862 (luglio-agosto) Abbati segue Garibaldi nella spedizione che ebbe l’infelice epilogo di Aspromonte
1863 e ’64 Espone alla Promotrice di Torino
1865 Espone alla Promotrice di Venezia ed alla Società d’incoraggiamento di Firenze
1866 Espone a Venezia
Si arruola come volontario nei bersaglieri e partecipa alla campagna del Veneto. E’ fatto prigioniero e condotto ai confini con la Croazia
Tornato dalla prigionia espone alla Promotrice di Firenze
Presenta il quadro il "Monaco al coro" a Napoli ed al Salon Parigino
Il quadro viene acquistato dal Museo di Capodimonte
Con il ricavato della vendita del quadro, Abbati decide di ritirarsi a vivere a Castelnuovo della Misericordia, piccola località collinare, a nord di Castiglioncello, anch’essa parte della estesa proprietà terriera di Diego Martelli.
1867 Nella prima metà dell’anno Abbati lavora intensamente a Castelnuovo della Misericordia
In estate incontra a Castiglioncello Giovanni Fattori, anch’egli ospite del Martelli dopo la morte della moglie, con il quale condivide le fruttuose ricerche sullo studio dal vivo dei bianchi dei buoi e della natura animata.
Alla fine dell’anno, viene addentato dal cane mastino che aveva voluto quale compagno del volontario ritiro di Castelnuovo, dopo la morte del precedente pointer nero, amico fedelissimo, raffigurato insieme all’artista nello splendido ritratto eseguito dal Boldini nel 1865.
1868 Purtroppo il mastino era affetto da idrofobia ed il 21 febbraio 1868 l’Abbati si spegne, provato da atroci sofferenze, presso l’ospedale di Santa Maria Nuova a Firenze, assistito da Teresa Fabbrini, la compagna di Diego Martelli.
Viene sepolto nel cimitero di San Miniato, vestito della tunica rossa dei garibaldini e decorato delle sue medaglie.

Dipinti d’interni, era nato a Napoli nel 1836 e si era trasferito in tenera età con la famiglia prima a Firenze, al seguito della Duchessa di Berry che aveva assunto il padre Vincenzo come pittore di corte, e poi a Venezia, dove Giuseppe frequentò l’Accademia di Belle Arti negli anni fra il 1850 e il 1853, e dove nel 1856 conobbe Telemaco Signorini. La collaborazione con il padre, segnata dall’esordio nel 1859 con un dipinto che rappresentava l’interno della chiesa di San Domenico Maggiore a Napoli, si interruppe bruscamente l’anno successivo, quando Giuseppe partì volontario con la spedizione dei Mille, imbarcandosi a Genova. La ferita che riportò in combattimento presso Capua gli costò la perdita dell’occhio destro: in seguito, Abbati avrebbe rifiutato la pensione di invalidità che gli era stata assegnata, sostenendo che il suo era stato un sacrificio spontaneo, per il quale non richiedeva compensazioni. Il carattere dell’artista, fieramente avverso all’ufficialità e alle celebrazioni istituzionali di stampo accademico, si mise in luce anche nel 1861, poco dopo il suo arrivo a Firenze, in occasione della prima Esposizione Nazionale. Qui Abbati aveva presentato tre dipinti di interni delle chiese di Santa Maria Novella e San Miniato, ricevendo in premio dalla giuria una medaglia; il pittore non solo rifiutò il premio, ma si unì alla contestazione di un gruppo di artisti che la giuria non aveva ammesso all’esposizione. A Firenze, Abbati frequentava assiduamente il gruppo dei macchiaioli che si riunivano presso il Caffè Michelangelo, e abbracciando subito le istanze fondamentali della pittura di macchia, trasportava con esiti felicissimi i suoi soggetti dalla penombra delle chiese alla luce del sole; nell’ambiente del Caffè Michelangelo, vero crocevia per tutti gli artisti progressisti presenti a Firenze, ebbe inizio anche la fraterna e durevole amicizia con Diego Martelli, che ospitava Abbati durante l’estate nella sua villa di Castiglioncello, insieme con Borrani e Sernesi; con questi ultimi, al ritorno dall’infelice spedizione con Garibaldi conclusasi in Aspromonte nell’estate del 1862 - alla quale aveva partecipato insieme a Martelli - Abbati condivise anche la fase sperimentale di ricerca tecnica e figurativa, che conducevano dipingendo all’aperto nella campagna di Piagentina, alle porte di Firenze. Appartiene a questo periodo la Stradina al sole, alla quale ben si intona quanto Martelli scriveva
view post Posted: 25/11/2018, 10:58 Carabinieri Genovesi - STATI PRE-UNITARI ITALIANI - ALTRI STATI ANTE 1914
Premesso che a Marsala sbarcarono senza un'uniforme, salvo qualcuno che aveva tracce della vecchia tenuta dell'anno passato. l'uniforme cilestrina (o turchina) di cui parla l'Abba venne data a Palermo. Questa si rifaceva al dolman chiusa da 5 alamari, se ricordo bene di colore nero. che andarono però scomparendo. L'Abati nel caso specifico sembra non averli. Il gilet era rosso. Questa foto però venne scattata a Napoli, a campagna ultimata (e questo non è da poco conto) Con analoga tenuta appare anche un altro individuo con sciabola.
Tieni però conto che di "carabinieri genovesi" ce ne furono in diverse spedizioni e non sempre questi ebbero la stessa tenuta. In una serie di un piccolo album di un reduce della Medici i carabinieri appaiono con una camicia turchina o blu.
Uso questo mezzo per dire a Tirailleur du Po che lo sto cercando ma non ricordo l'email privata
lo stesso vale per Cleombroto
496 replies since 19/1/2008