Vicebrigadiere dei carabinieri, mobilitato per la guerra con la 131^ sezione mista CC.RR., fui destinato al comando di squadra di dieci militari, alle dipendenze dirette del colonnelllo TONIZZI, comandante dell'89° Reggimento fanteria "COSSSERIA", operante sul fronte occidentale francese nella zone Ventimiglia - Mentone. Un giorno del mese di giugno 1940, non ricordo più con precisione, prima della nostra offensiva sul fronte di Mentone, partendo dall'accampamento della compagnia CC.RR. a Casteldappio di Ventimiglia, il col. TONIZZI, comandante anche della zona, decise di recarsi ad ispezionare direttamente il fronte fino al confine di ponte San Luigi, in auto, assieme al capitano aiutante maggiore in seconda e a me, di scorta. Giunti al confine trovammo lo sbarramento chiuso e la strada sgombra da sbarramenti anticarro. Al di là di quello, che era scorrevole, come in tutti i posti di confine, a circa quindici metri, notammo un piano rialzato sostenuto da un muricciolo a mosaico simile a quelli che sostengono le comuni aiuole, non molto vasto, ma circondato da folti rampicanti sempreverdi. Fra quel luogo e la visione della costa di Mentone esiste una curva coperta sulla via Aurelia, da una parte prospicente il mare e dakk'altra dominata dalla roccia a picco. Il col. decise che dovevamo scavalcare lo sbarramento per recarci nei pressi della curva, da dove osservare meglio il territorio francese, ma l'aiutante maggiore gli consigliò di desistere, non fidandosi di quel piccolo spiazzo circondato dai rampicanti. Il col. ne convenne e ritornammo verso l'auto che avevamo lasciato dietro alla prima curva. Una scarica di mitraglia, mirata a terra, confermò che l'aiut. magg. aveva ragione. Di tale fatto il col. TONIZZI informò i comandi. Tutto il Reggimento partì, compresa parte della divisione "Cacciatori degli Apppennini" ippotrainata, e vennero ammsssati a Mortola inferiore, nei pressi del confine, in una vera e propria sacca. Improvvisamente arrivarono varie cannonate francesi che provocarono solo feriti e una ecatome di muli. Il comandante della batteria della Guardia di frontiera chiese ordini. Il col. TONIZZI ordinò di non rispondere al fuoco perchè evidentemente si trattava di un assaggio da parte del nemico ed arrabbiatissimo informò il Comando di Corpo d'Armata che ordinò il ripiegamento. Dopo qualche giorno cominciò l'offensiva da parte nostra e, giunti a Mortola inferiore, proseguimmo per il passo dei Sette Cammini, sulla mulattivera del Monte Grammondo (m.1300) e del valico per Mentone. Ivi sostammo per qualche ora e non so de la divisione "Cremona" avesse iniziato l'offensiva sulla via Aurelia, malgrado quanto era stato segnalato dal col. TONIZZI, dopo l'ispezione prima ricordata. Quindi, protetti da un forte cannoneggiamento di copertura, con il favore anche della nebbia e delle forti piogge, raggiungemmo il passo dei colletti soprastante Mentone, a mezza costa del Monte Grammondo, sul crinale del quale si fronteggiavano i reparti nostri e quelli francesi. Dopo circa una giornata sempre protetti da bombardamenti di copertura, ma controbattuti da quelli di grosso calibro di Monte Agel e di Cap Martin, avanzammo su Mentone. La occupammo, essendo stata pressocchè evacuata dai francesi. In tale offensiva caddero dei giovani ragazzi di leva, un appuntato della Milizia confinaria, guida del Reggimento, il capitano MATTEOCCI, alla testa dei fuoi fanti, del 5° Btg dell'89°, il cap. magg. GENTILE e altri di cui non conosco i nomi. L'offensiva sull'aurelia era stata fermata e lì erano cadeuti il sottotenente LALLI e il cap. magg. PUDDU del 210° fanteria "Cremona". Dopo qualche giorno giunse notizia che il Reggimento doveva recarsi a Nizza a bandiera siegata perchè era stato firmato l'armistizio. I militari francesi si arresero solo quando furono informati da parte dei gendarmi di Pont Union che la guerra era finita. Quel giorno, mentre tornavo da Mentone vidi il sergente che li comandava, un ragazzo molto giovane, biondo e mingherlino, molto triste, seduto a terra in attesa di essere prelevato come prigioniero. Lo ringraziai per averci risparmiato, ma non mi riconobbe. Probabilemnte non ci aveva sparato per non rivalare l'esistenza del bunker, dato che avevamo desistito dallo svavalcare lo sbarramento, ma comunque ci aveva risparmiato. La postazione di Ponte San Luigi era dotata di un cannone anticarro e di una mitragliatrice a due canne corazzate ed era praticamente inespugnabile trattandosi di un vero e proprio blocco di cemento armato. In tale periodo, benne colpito anche un treno armato della Regia Marina, ai Balzi Rossi, sotto Ponte San Luigi, dove ora esiste un altro ponte e tuttora la ferrovia . Vari furono i marinai caduti. Dopo qualche giorno fui destinato al comando del posto di blocco a Ponte San Luigi e volli fotografare davanti al bunker per ricordare i nostri caduti che sicuramente non sarebbero stati tali se i francesi avessero colpito noi quando tentammo di scavalcare lo sbarramento.
(Bruno BONNET - il nonno racconta)
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