Carissimo Gianluigi, ti ringrazio per l'accoglienza, questo nuovo rientro spero sia più duraturo avendo raggiunto il completamento dell'opera che avevo in gestazione.
Alcune considerazioni. La Gran Bretagna, e con essa buona parte dei paesi europei non avevano appreso le lezioni delle ultime fasi della Grande Guerra e di quella di Spagna. Il problema centrale di molti progettisti è di fornire una alimentazione adeguata ad armi che erano descritte come pozzi senza fondo che inghiottivano pallottole. L'arma di Vesely presenta molte analogie con altri progetti realizzati a Brno come la ZK 383, arma eccellente, ma dotata di una serie inutile di accessori che ne snaturano le due caratteristiche principali: maneggevolezza e peso contenuto. Anche la capacità di modificare la cadenza di tiro appare la soluzione ad un problema che non esiste. Il caricatore a doppia capienza di Vesely costituisce la parte più delicata (e la prova col fango ce lo mostra) e la più debole, forse il progettista era stato influenzato dal caricatore da 50 colpi del Lanchester imbarazzante come peso e ingombro. Nel ripesare tra i vecchi file ho pescato un articolo sul ZK 383 di cui mi permetto di allegare copia. Arma ben finita e affidabile era nata vecchia..usata dalle Waffen SS e dai bulgari venne apprezzata, ma non costituì mai un esempio da imitare.
P.M. Cecoslovacca ZK 383
Articolo di Jirì Fencl pubblicato su TAC Armi ottobre 1991
L’impiego della pistola mitragliatrice si è diffuso enormemente dopo la seconda guerra mondiale; prima di allora le gerarchie militari non le avevano dedicato molta attenzione, né avevano riposto grande fiducia in questo tipo d’arma. La p.m., secondo l’opinione corrente degli esperti militari e civili di allora, era giusto adatta ai gangster o alla polizia e fu solo all’inizio degli anni ’40 che iniziò gradualmente ad essere utilizzata per l’equipaggiamento degli eserciti.
L’esercito cecoslovacco adottò la prima p.m. il giorno 20 settembre 1938; fu denominata “Pistola mitragliatrice mod.38” e si supponeva che facesse parte della dotazione della guardia di frontiera. Tale evento coincise però con l’annessione della Cecoslovacchia da parte della Germania e quindi la produzione in serie dell’arma fu praticamente stroncata sul nascere.
Un’altra p.m. concepita prima della guerra, la ZK 383”, non fu mai adottata ufficialmente dall’esercito cecoslovacco; tuttavia proprio quest’arma ebbe una certa notorietà e fu anche venduta all’estero. Venne disegnata dai fratelli Josef e Frantisek Koutsky e prodotta, a partire dal 1938, dalla Zbrojovka di Brno. Già prima dell’inizio della guerra furono sviluppate diverse versioni dell’arma, che venne camerata anche per calibri diversi (9 mm Parabellum, 9 mm Steyr, 45 ACP). L’arma entrò in produzione in due versioni:
- “ZK 383”, il modello base disegnato per la fanteria, con canna intercambiabile, bipiede e manicotto forato per la protezione della canna;
- -“ZK 383/P”, con canna fissa priva di manicotto e di bipiede, destinata agli equipaggi dei carri armati e alla polizia (è nota comunemente proprio come modello per la polizia).
La versione standard è composta da quattro sottoinsiemi: la canna e la carcassa; la calciatura con il ponticello del grilletto; il meccanismo di otturazione; il bipiede.
La canna è unita alla carcassa con un incastro a baionetta; tale sistema di accoppiamento assicura al tempo stesso una buona precisione e la possibilità di smontare la canna rapidamente senza utensili.
La carcassa ha forma cilindrica. La parte anteriore accoglie al suo interno la canna, proteggendo la mano del tiratore dal calore che si sviluppa; è stata opportunamente forata, in modo che possa circolare indispensabile al raffreddamento dell’arma. Il bocchettone del caricatore è collocato sul lato sinistro della carcassa, mentre la finestra d’espulsione è ricavata su quello opposto. Sempre sul lato sinistro della carcassa, nella sua parte posteriore, è presente una lunga fessura per lo scorrimento della manetta d’armamento. Sulla parte superiore è presente la tacca di mira (ribaltabile), mentre su quella inferiore si nota la presenza dell’astina di legno, che favorisce la presa dell’arma durante la fase di sparo. La carcassa è unita con un perno al gruppo di scatto, a cui è fissata la calciatura. Sul lato sinistro del gruppo di scatto è presente la leva per la selezione della modalità di tiro: ruotata in avanti l’arma spara a raffica, ruotata indietro spara a colpo singolo. Il congegno di sicurezza manuale blocca sia il grilletto che l’otturatore. E’ interessante notare che la molla di recupero è alloggiata all’interno del calcio di legno; essa è posta in relazione all’otturatore tramite una lunga asta di rinvio. Il calciolo metallico è ribaltabile e funge da coperchio per lo scomparto destinato ad alloggiare la bacchetta per la pulizia e un flacone per l’olio.
Il meccanismo di otturazione è alquanto semplice, essendo composto di sole cinque parti: il corpo dell’otturatore, la massa aggiuntiva, il percussore, l’estrattore e la manetta d’armamento. Il percussore è perfettamente coassiale al corpo dell’otturatore, mentre l’estrattore (comandato da una molla) è collocato sul lato destro e serve pure per bloccare in sito il percussore. La manetta d’armamento è fissata alla parte posteriore del corpo dell’otturatore.
Il bipiede serve come supporto per la p.m. durante il tiro quando l’utente è in posizione coricata, nel caso ad esempio che l’arma sia impegnata come una mitragliatrice leggera. Il bipiede si accoppia alla carcassa tramite un giunto a sfera, in modo che sostenga sì l’arma ma consenta di spostarla liberamente in fase di puntamento. La p.m. “ZK 383” fu costruita con due diversi tipi di tacca di mira: una ribaltabile analoga a quella del fucile Mauser K98, e una diottra, più adatta più adatta al tiro di precisione grazie anche alla maggior lunghezza della linea di mira (520 mm).
Il modello per la polizia differiva per alcuni dettagli: la canna era saldamente avvitata alla carcassa e non presentava il manicotto forato di protezione. Non era presente nemmeno il bipiede e, di conseguenza, la relativa sede nell’astina per accoglierlo in posizione ripiegata.
Il funzionamento dell’arma è basato sul principio del rinculo; la chiusura, labile, è determinata dalla massa dell’otturatore. La “ZK 383” si distingue però per la possibilità di variare tale valore inserendo o togliendo una massa aggiuntiva all’interno dell’otturatore. In sua presenza si ha una cadenza di tiro di 500 colpi al minuto, mentre senza massa aggiuntiva la cadenza sale a 700 colpi al minuto. Riassumiamo brevemente la sequenza del ciclo di sparo, il cui inizio è ad otturatore aperto. La pressione sul grilletto provoca l’abbassamento del dente di aggancio con conseguente avanzamento della massa battente per effetto della distensione della molla di recupero. Nella sua corsa in avanti, la massa battente sfila la prima cartuccia del caricatore, la camera, e quindi il percussore ne colpisce la capsula d’innesco, con conseguente esplosione del colpo. La pressione del bossolo sulla testa dell’otturatore (o massa battente) ne provoca il rinculo e la compressione della molla di recupero. In questa fase avvengono l’estrazione e l’espulsione del bossolo sparato. Da notare che la massa battente raggiunge la posizione di massimo arretramento, avanza per un certo tratto in avanti, e, nel tiro a colpo singolo viene agganciata dal dente di scatto.
La p.m. “ZK 383” era corredata da numerosi accessori: dieci caricatori, la bacchetta per la pulizia, la cinghia per il trasporto, il flaconcino per l’olio, due giberne per i caricatori, il fodero, una canna di riserva con relativa custodia. I caricatori sono del tipo prismatico bifilare; realizzati in lamiera d’acciaio la loro capacità è di 25 o 30 cartucce a seconda del calibro. La bacchetta di pulizia (in acciaio) è alloggiata nel calcio, mentre il flaconcino in lamiera contiene 0,01 litri d’olio. Uno scovolo in crine di cavallo si avvita al tappo del flaconcino, in modo da utilizzarlo come impugnatura; lo scovolo poteva però essere avvitato anche alla bacchetta. La cinghia di trasporto è uguale a quella del fucile Mauser K98; si aggancia all’arma per mezzo di due magliette ad anello. Sia le giberne che la custodia sono in tela impermeabilizzata e bordata di cuoi; ogni giberna contiene cinque caricatori. Infine il contenitore per la canna di riserva è in lamierino di metallo.
La p.m. “ZK 383” fu realizzata con gran cura, utilizzando i materiali più avanzati per l’epoca; tale livello di qualità incise sensibilmente sui costi di produzione. L’arma tuttavia garantiva un’assoluta intercambiabilità delle parti (grazie all’accurata lavorazione) e un buon funzionamento anche in condizioni disagevoli. Il progetto prevedeva certi accorgimenti, quali ad esempio un sistema di ritenzione delle parti più piccole in fase di smontaggio per evitare di perderle, o l’impossibilità di assemblare l’arma in modo sbagliato; inoltre l’uso e la manutenzione erano semplificati al massimo. D’altro canto, la “ZK 383” riflette le contraddizioni dell’epoca sulla teoria d’impiego della pistola mitragliatrice: la presenza del bipiede e la possibilità di sostituire rapidamente la canna ad esempio sono tipiche della mitragliatrice, a cui la p.m. si sostituì nel tiro a brevi distanze. Nel corso della seconda guerra mondiale si definì meglio il ruolo proprio della p.m., ma al termine del conflitto i parametri di valutazione mutarono nuovamente. Con i nuovi criteri la “ZK 383” divenne superata proprio a causa dell’eccessiva complessità richiesta per la sua realizzazione: i costi di produzione erano eccessivi a fronte di una qualità del prodotto che per certi versi risultava esuberante rispetto alle reali necessità.
All’inizio della guerra la p.m. fu offerta sui mercati esteri. Fu esportata in Bulgaria, ove rimase in uso presso certe unità fino al 1960. Dopo il conflitto giacevano presso il costruttore circa 20.000 esemplari di p.m. pronti per essere assemblati: di questi la maggior parte fu inviata in Sud America (Venezuela e Brasile). Sempre dopo la guerra divenne d’attualità il problema dell’adozione di una p.m. per l’esercito cecoslovacco. Fu presa in considerazione l’ipotesi di rimettere in produzione la “ZK 383”, ma dopo una lunga riflessione si preferì accantonare quest’arma che, seppure tecnicamente perfetta risultava troppo costosa da produrre. Dopo ulteriori ripensamenti e prove valutative da parte dell’esercito cecoslovacco, furono scartate anche altre armi derivate da questa p.m., come il modello camerato in 7,62 Tokarev che adottava il caricatore della p.m. russa PPSh, o la versione semplificata “ZK 383 H” dotata di bocchettone del caricatore posto inferiormente e ribaltabile in avanti.
Dopo anni di accanita competizione fu adottata una nuova e moderna p.m., nota come “Modello 23/25”, disegnata da Jaroslav Holecek e realizzate dalla Zbrojovka di Strakonice. Per inciso, tale arma vantava già la caratteristica della “massa avanti”, ossia la massa battente avvolgeva telescopicamente la canna, dando vita ad un’arma particolarmente compatta.
Per concludere si può affermare che i vertici dell’esercito cecoslovacco preferirono affiancare alla già collaudata p.m. “Mod.38” prodotto dalla Zbrojovka di Strakonice un progetto nuovo e originale, quello della “ZK 383” prodotta dalla Zbrojovka di Brno. Le due industrie entrarono quindi in competizione e – come spesso accade – proprio grazie a questo tipo di gara nacque un prodotto di assoluta qualità.
Scheda tecnica
Fabbricante: Zrojovka di Brno
Modello: pistola mitragliatrice “ZK 383”
Calibro: 9 mm Parabellum (anche 9 mm Steyr e 45 ACP)
Funzionamento: chiusura a massa; inizio del ciclo di sparo ad otturatore aperto
Tiro: a colpo singolo o a raffica con selettore di tiro
Cadenza di tiro: 550 colpi al minuto con massa aggiuntiva, 700 colpi al minuto senza massa aggiuntiva
Canna: lunga 325 mm; sei rigature con passo di 400 mm
Sistema di percussione: diretto, a mezzo di percussore solidale alla massa battente
Alimentazione: caricatore prismatico amovibile bifilare; capacità di 30 colpi
Lunghezza della linea di mira: 378 mm (520 con diottra)
Peso (arma scarica): 4,46 kg (ZK 383); 4,11 kg (ZK 383/P)
Lunghezza totale dell’arma: 875 mm
Militari Bulgari con ZK 383
Un caro saluto giacomo