Posts written by kaballus

view post Posted: 5/3/2016, 23:04 MAB: Moschetto Automatico Beretta. - Armi da fuoco italiane
Io non lo so, e anche se lo sapessi preferirei non immischiarmi in una nuova discussione....
view post Posted: 5/3/2016, 20:00 MAB: Moschetto Automatico Beretta. - Armi da fuoco italiane
Ti ringrazio delle precisazioni che ti prego di voler inserire nella discussione, dato che la brillante spiegazione tecnica è di interesse per tutti gli amici del Forum. Per il resto rimango dell'idea che un'arma da guerra deve sparare sempre e comunque; ovviamente è giusto che ognuno la pensi come vuole.
Per quanto attiene al "modello lupara" era una definizione scherzosa che la riferiva alla destinazione malavitosa: so bene anch'io che tecnicamente ci si riferisce di più all'accorciamento delle canne. In passato avevo già proposto questo modello in una discussione ed anche allora tutti avevano escluso la possibilità che potesse anche assere appartenuta a un partigiano: io resto sempre dell'idea che anche ai partigiani potesse servire un'arma più facilmente occultabile
view post Posted: 5/3/2016, 19:26 MAB: Moschetto Automatico Beretta. - Armi da fuoco italiane
Ho ricevuto da Seza un messaggio che ho trovato di notevole interesse generale, e pertanto gli ho chiesto di inserirlo nella discussione. Gentilmente, mi ha chiesto di farlo io stesso.

Vorrei fare un paio di precisazioni alla discussione. Il mod. 38/A49 mod. 5 (o più semplicemente mod. 5, che è la denominazione militare. Nella terminologia ufficiale ho sempre e solo trovato questa definizione: non mi risulta ufficiale la definizione di mod. 57) fu progettato dall'ing. Domenico Salza nel 1957 su specifiche volute espressamente dal Comando Generale dell'Arma dei Carabinieri.
Riporto pari pari quanto è stato scritto in un articolo dell'ormai lontano 1978 e scaricabile dall'indirizzo

scribd.com/doc/249021708/Moschetti-Automatici-Beretta-pdf

"Questa variante fu applicata anche dall'Esercito alle sue armi, modificando i modd. 38/A44 e 38/A49 mod. 4 giacenti nei magazzini e presso le armerie di reparto. Bisogna, però, dire che è possibile vedere anche qualche mod. 2 trasformato con questa sicurezza e con la sostituzione dell’otturatore.
É questa una modifica che riduce effettivamente le possibilità di incidenti, obbligando nel contempo ad una più corretta impugnatura dell’arma e facilitando l’impiego da parte del tiratore. La sicurezza si compone di un pulsante per il comando della sicura, di una leva di disimpegno a bi-lanciere e di un dente di sicura dell’otturatore. Naturalmente la modifica riguarda anche alcune par-ti della culatta e del blocco di scatto. Infatti, l’appendice prismatica della culatta porta due intagli: uno per l’alloggiamento del braccio posteriore della leva di disimpegno e l’altro per l’alloggiamento del dente inferiore della stessa leva; inoltre, il tassello anteriore della suddetta appendice è più lungo dei soliti e presenta tre fori: uno verticale per il passaggio del perno d’unione della leva di disimpegno, uno laterale destro per l’alloggiamento della molla della stessa leva e uno superiore, obliquo, per l’alloggiamento della molla del dente di sicurezza. Il blocco di scatto presenta anteriormente una fresatura dove si inserisce il dente inferiore della leva di disimpegno, con l’arma in sicurezza. Bisogna notare che il blocco di scatto del modello 5 può essere montato sui modelli precedenti, ma il blocco di scatto di questi ultimi non può essere montato sul modello 5.
Nei modelli modificati dall'Esercito, la calciatura del mod. 3 presenta la finestrella laterale ricavata sulla precedente calciatura, mentre per i modelli 4 la calciatura è stata completamente sostituita.
Vediamo ora questa sicurezza nei particolari. Il pulsante della leva di disimpegno è situato anteriormente sul lato destro della calciatura, in corrispondenza della scanalatura ricavata nel legno per consentire l’impugnatura dell’arma. La leva di disimpegno a bilanciere, imperniata al centro del tassello anteriore dell’appendice prismatica di culatta, comprende un braccio anteriore ed un braccio posteriore. Il primo presenta il lato esterno sagomato per l’unione con il pulsante ed il lato interno provvisto di un dente a piano inclinato per il comando del dente di sicura, inoltre è fornito di una molla di richiamo che appoggia sul tassello. Il secondo presenta superiormente un dente di bloccaggio dell’otturatore in posizione armata, inferiormente un dente di bloccaggio del blocco di scatto. Il dente di sicurezza dell’otturatore è costituito da un blocchetto prismatico imperniato posteriormente alla culatta, il quale presenta anteriormente un piano inclinato sul quale scorre il dente del braccio anteriore della leva di disimpegno ed un gradino di contrasto che, agendo sul tallone di arresto dell’otturatore, serve a bloccarlo quando è in chiusura. Anche il dente di sicurezza è provvisto di una molla di richiamo, poggiante sul tassello anteriore dell’appendice prismatica di culatta.
Vediamone il funzionamento. Premendo con l’estremità delle dita della mano sinistra sul pulsante, la leva di disimpegno del bilanciere provoca l’abbassamento del dente di sicura dell’otturatore sbloccandolo. Inoltre, il movimento della leva, per effetto dello spostamento verso l’esterno del braccio posteriore, permette al dente inferiore di liberare il blocco di scatto ed al dente superiore di sbloccare l’otturatore, qualora questo non si trovi in posizione di apertura. Non premendo il pulsante, invece, il dente inferiore della leva di disimpegno alloggiando nell'apposito intaglio della culatta, impedisce la rotazione del blocco di scatto. Inoltre, se l’otturatore è armato, il tallone d’arresto contrasta con il dente superiore del braccio posteriore della leva, mentre se è in posizione di chiusura con il tallone contrasta il dente della sicura.
Negli esemplari modificati o costruiti ex novo per l’Esercito, nel vano della cassa, dove alloggia il pulsante della leva di disimpegno, è stato ricavato un incavo che permette l’introduzione di un bossolo che, determinando l’arresto del pulsante in posizione pressata, consente l’impiego dell’arma con una sola mano."
Non lo definirei un'infelice sistema di sicura. Obbligando il militare ad impugnare con le due mani l'arma si scongiuravano gli incidenti dovuti all'emotività o alla mancanza di addestramento. Fatto sta che l'Esercito, con l'incavo predisposto nelle armi di sua competenza, prevedeva la possibilità di inserire un bossolo od una cartuccia e poter impiegare l'arma con una sola mano, specialmente in caso di ferite. Quindi assolutamente non limitativa in situazioni operative (sempre da parte dell'Esercito). Per quanto riguarda i Carabinieri, la maggior parte di loro aveva si o no sparato qualche caricatore in poligono. Vi siate mai trovati a passare davanti ad un edificio pubblico con all'esterno un "Giovin" Carabiniere di guardia? Sinceramente mi si è accapponata la pelle guardando come imbracciava l'M12, giocherellando con il dito sul grilletto.
Dissento, invece, dalla definizione di "modello lupara". Intanto perché per "lupara" si intende l'accorciamento della, o delle, canna e non della calciatura. La trasformazione dell'immagine poteva essere utilizzato solo dalla criminalità, per motivi di occultamento (come era, d'altra parte per la lupara).
La brutta abitudine di impugnare l'arma per il caricatore (i MAB non hanno il bocchettone impugnabile, anche se, dopo il 38A è visibile) era contestata su tutte le sinossi e le librette di riferimento. Una delle poche armi che avevano il bocchettone studiato per essere impugnato era l'MP tedesca, nelle sue varie versioni. Anche per lo Sten (che presentava comunque un ottimo bocchettone adatto ad una presa sicura) era prevista l'impugnatura sul manicotto di protezione della canna.
Invece, sono pienamente d'accordo sui bei tempi, ante legge 110/75, quando per quei pochi e fortunati collezionisti era permesso avere le armi efficienti, con relativo munizionamento, e poterle utilizzare in poligono.
view post Posted: 4/3/2016, 19:55 MAB: Moschetto Automatico Beretta. - Armi da fuoco italiane
Grazie dei complimenti e delle interessanti precisazioni; io ho servito molto con l'A.M., prima come Osservatore/navigatore dell'E.I. presso l'Aeronautica e mi sono trovato, nel 1975, alla !° R.A. dove mi avevano chiesto, dopo recenti attentati, di addestrare al combattimento gli Avieri della VAM, cosa che ho fatto con piacere e trovando molto entusiasmo tra i ragazzi. Quando ho fatto richiesta del munizionamento per i MAB, il Maresciallo dell'Armeria, persona che ricordo con molta simpatia mi ha informato che i colpi erano già disponibili, perché la dotazione annuale era appena arrivata. La faccio breve, anziché sparare i colpi vecchi, sparavano quelli nuovi, e peri servizi di guardia usavano sempre gli stessi. Colto da un'atroce dubbio, ho chiesto di vedere i caricatori in uso alle guardie: contenevano tutti 40 colpi GFL M38 degli anni '40 tutti ossidati. Andati al TSN di Codogno inizialmente ho cercato di utilizzare il munizionamento vecchio, poi, dopo vari malfunzionamenti ed un piccolo incidente sono passato alle munizioni appena arrivate e.....mi sono incaricato di distruggere personalmente la roba vecchia, cosa che ho provveduto a fare in varie sedute private a Codogno, con mitra vari.
L'ultima, al ritorno, sono stato fermato dalla Polizia che aveva effettuato un blocco stradale e quando il sottufficiale mi ha chiesto cosa avevo nel bagagliaio, ho risposto "armi" (erano tutti denunciati): "Non faccia lo spiritoso, Lei non sa quante ne troviamo così! Vada, vada!"
Vi giuro che il racconto è tutto vero, ma se non ci credete vi capisco. Ciao.
view post Posted: 4/3/2016, 13:22 MAB: Moschetto Automatico Beretta. - Armi da fuoco italiane
Mi sembra ora di ricordare che la motivazione del Comando Generale dell'Arma fosse stata, a seguito di svariati incidenti, di evitare spari accidentali.
view post Posted: 4/3/2016, 00:10 MAB: Moschetto Automatico Beretta. - Armi da fuoco italiane
CITAZIONE (cap.med.cpl. @ 3/3/2016, 19:46) 
Spezzo una lancia a favore del modello 57.
La sicura anteriore aveva due scopi:evitare raffiche accidentali e costringere ad impugnare l'arma correttamente e non dal caricatore. Certo non era usabile con una mano sola, ma non credo che, privo di una impugnatura a pistola, avrebbe mai potuto essere usato in questo modo. Non dimentichiamo infine che i suoi avversari erano le pistole e vecchi sten di Lutring e Cavallero, non i kalashnicov dell'Isis

Ho sempre conosciuto anch'io questa spiegazione della bella pensata dell'Arma dei Carabinieri, che non condivido. Io, col MAB, dall'Accademia in poi, ho sempre sparato impugnando con la mano sinistra il bocchettone e le dita più in basso sul caricatore, con eccellenti risultati. Continuo a ritenere che un' arma nelle più svariate situazioni operative debba sempre e comunque poter sparare, anche perchè la mano sinistra può essere impegnata o ferita. Magari esagero, ma ho anche eliminato la sicurezza al caricatore dalle mie pistole che un tempo più usavo (Browning HP e S&W 39), convinto che in emergenza, anche con la perdita del caricatore si debba poter sparare caricando un colpo per volta. Ciao
view post Posted: 2/3/2016, 23:06 MAB: Moschetto Automatico Beretta. - Armi da fuoco italiane
Per fortuna all'inizio dell'articolo avevo riconosciuto che non avrei detto niente di nuovo, ed ora posso essere soddisfatto di aver avuto ragione...comunque suscitare l'interesse e portare o riportare alla luce tante informazioni da parte degli amici è una cosa che arricchisce tutti noi.
view post Posted: 2/3/2016, 13:05 MAB: Moschetto Automatico Beretta. - Armi da fuoco italiane
CITAZIONE (kanister @ 2/3/2016, 09:37) 
Negli anni abbiamo già parlato varie volte dei caricatori bellici dei MAB (e di quasi tutte le PM italiane) da 10, 20 e 40 colpi, con la riduzione a 30 solitamente attribuita ai LF57 e la successiva a 32 per le Beretta M12.
Ecco un esemplare da 30 sicuramente postbellico:
(IMG:https://s22.postimg.cc/c9te6nu0h/Caricato_30_postbellico.jpg)

Grazie del contributo. Ciao
view post Posted: 2/3/2016, 09:29 MAB: Moschetto Automatico Beretta. - Armi da fuoco italiane
Ruggero, ti ringrazio molto della precisazione, perché non essendo tuttologo ho bisogno di precisazioni e correzioni, anche perché, a parte MILES, non ho nessuno con cui rivedere quanto scrivo. Prima della legge 110/75 avevo la collezione di armi da guerra, e andavo a sparare coi mitra al TSN di Codogno, all'epoca abilitato, e avevo solo caricatori completi, senza limitatore.
Grazie per la collaborazione.
view post Posted: 29/2/2016, 16:12 MAB: Moschetto Automatico Beretta. - Armi da fuoco italiane
Qualche anno fa avevo scritto, su richiesta dell'editore, un articoletto di intrattenimento per una rivista di armi. Ora, avendolo un po' riveduto, ho pensato di postarlo su Miles: per gli esparti che qui non mancano non dirò certo alcunchè di nuovo, ma siccome vedo con piacere che abbiamo tanti neofiti, qualcuno potrà trovarci qualche notizia interessante. Ci sono probabilmente svariati erriri ed imprecisioni, ma non sono riuscito ad avere alcuna informazione dalla "BERETTA" per poterlo migliorare.


MAB: Moschetto Automatico Beretta.
Era il 1962, in Italia non esistevano pubblicazioni relative alle armi e, pertanto ci eravamo fatti mandare dagli USA un meraviglioso volume, “SMALL ARMS OF THE WORLD” di W.H.B. SMITH. Parlando del Moschetto Automatico Beretta mod. 38, l’autore scriveva: “ Because of the heavy weight of its recoiling parts, and the fine quality of the materials and the machining, this is one of the most efficient arms of its sort ever designed, although its weight and bulk are considered by many to take it out of the standard classification of the common machine pistol” ; quindi “ UNA DELLE PIU’ EFFICIENTI ARMI DI QUESTO TIPO MAI DISEGNATE”. (fig. 1)

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La storia di questa bella arma parte da lontano, ufficialmente quando l’8 aprile 1914 il Cap. Abiel Bethel Revelli di Beaumont brevettò la sua mitragliatrice VILLAR PEROSA. (fig. 2)
Non v’è dubbio che il nostro colonnello fosse una mente geniale e fantasiosa, tanto che a suo carico vi sono molti e diversi progetti di armi di successo:

* pistola semiautomatica Glisenti Mod. 1910
* mitragliatrice media FIAT-Revelli Mod. 1914
* pistola mitragliatrice Villar Perosa Mod. 1915
* pistola mitragliatrice Villar Perosa Mod. 1918
* mitragliatrice leggera SIA Mod. 1918
* mitragliatrice di squadra FIAT Mod. 1926

E' probabile che l'arma, nata singola, sia diventata binata perchè il buon Abiel, dopo aver ideato questo moschetto automatico dal consumo eccessivo di munizioni di piccolo calibro e efficace solo a corta distanza, binandolo ne abbia trovato l'impiego nei duelli aerei, che si combattevano nei cieli a breve distanza e contro un bersaglio che veniva inquadrato per pochi istanti nei quali era indispensabile poterlo irrorare con un torrente di proiettili.(fig. 02)

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Comunque sia, nel 1915 le OFFICINE VILLAR PEROSA (OVP), delle quali il Revelli, assieme al Sen. Giovanni Agnelli, era anche azionista, ricevettero l’approvazione del Sottosegretariato delle Armi e Munizioni, che stipulò con la Società Metallurgica Bresciana (già impegnata nella produzione della Glisenti mod. 1910 e della sua variante Brixia) un contratto per la fornitura di 5.000 unità seguito poi da altri. Infine, a seguito di variazioni e miglioramenti del modello iniziale e di commesse estese ad altre industrie, alla conclusione delle ostilità si raggiunse l'imponente cifra di 14.564 unità e circa 836 milioni di cartucce prodotte (oltre 57.000 colpi per pezzo), superando così le più ottimistiche previsioni iniziali. I diversi tipi di affusto adottati si evolsero sino a vari modelli che potevano essere imbracciati, pur continuando ad essere binati (fig. 3).

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Intanto anche La Germania aveva iniziato a sperimentare varianti a raffica della pistola LUGER sino a adottare l’eccellente MP-18, progettato da Hugo Schmeisser, che della Luger inizialmente utilizzava gli stessi caricatori da 32 colpi.
Ancora un paio di decenni fa, quando la Villar Perosa era pressochè sconosciuta, era comune tra gli autori stranieri considerare l’MP-18 come il primo mitra realizzato, mentre ormai la quasi totalità degli autori, anche gli americani, attribuiscono al Revelli la primogenitura con il suo modello 1915.
Infatti, già alla fine del 1916 Revelli aveva realizzato due prototipi (a cui seguiranno 500 esemplari) del moschetto automatico OVP (fig. 4)

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Ed ecco, nel 1918, entrare nel gioco la BERETTA, con il MOSCHETTO AUTOMATICO BERETTA , ovvero MAB-18 realizzato dall’ Ing. Tullio MARANGONI montando il sistema Villar Perosa,adattando una delle sue due armi al calcio dei vecchi fucili Vetterli per fanteria e mantenendo l ‘alimentazione con .caricatore dall’alto e, nel corso dello stesso anno, fu introdotto il caratteristico selettore di raffica basato su due distinti grilletti. (fig. 5)

https://s24.postimg.cc/dpstwbbxx/image.jpg[IMG]

L’arma venne distribuita in piccole quantità e fece ancora in tempo ad essere impiegata sui campi di battaglia.
L’ing. Marangoni realizzò successivamente il bellissimo MAB 18/30 Che venne distribuito in quantità alla Milizia Forestale ed alla Guardia Forestale a cui rimase in dotazione sino agli anni ’70.(fig. 6)

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Era chiamato scherzosamente “Siringa”, in quanto l’otturatore era manovrato da un anello sistemato posteriormente, e ricordava le siringhe di vetro e metallo, di svariate dimensioni, usate all’epoca. All’inizio degli anni ’80 un certo quantitativo ne fu messo in vendita, agli “amici”, dalla Fabbrica Armi Esercito di Terni; e nello stesso periodo, la Armi Jaeger, del mitico Armando Piscetta tentò invano di ottenere l’autorizzazione ad importarne 200 che aveva trovato in Albania.
Nella seconda metà degli anni ‘30 l’Ing. Marangoni, che aveva posto mano allo studio ex novo di un ”Moschetto Automatico” allineato ai nuovi modelli di quel tipo di arma largamente adottati all’estero, realizzò alcuni interessanti prototipi, che ormai dal punto di vista meccanico erano praticamente definitivi (fig.7)
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arriviamo al nostro MAB mod.38 uno dei mitra più belli ed efficienti che siano mai stati costruiti. Il primo acquirente fu il Ministero delle Colonie per armarne la Polizia Africa Italiana (PAI) , seguito dal Ministero dell’Interno per Regio Corpo degli agenti di Pubblica Sicurezza. (fig.8)

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Il modello 1938 della PAI si distingueva per l’esecuzione di alta qualità, per il compensatore ricavato con un’ ampia finestra divisa i due aperta verso l’alto, per un grande stemma della PAI impresso sul legno del calcio, per l’attacco per la caratteristica baionetta/pugnale ripiegabile e per l’incasso destinato ad accogliere la parte anteriore della lama ripiegata: (fig. 09 e 09b)

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09b

Alcune semplificazioni furono apportate per ridurre costi e tempi di lavorazione, e le modifiche alle peculiarità sopra indicate portarono, nel 1941, all'adozione per l'Esercito del Mod. 38 A, che conservava il percussore mobile comandato da una camma che in chiusura, urtando contro l’espulsore, lo faceva fuoriuscire ( ma successivamente fu sostituito da percussore fisso); invece il freno di bocca fu sostituito con uno costituito da quattro fresature verticali semicircolari e la tacca di mira, regolabile sino a 500m, sostituita con una tarata a 100 e 200m. Furono inoltre eliminati l’attacco per la baionetta e il traversino di bloccaggio del grilletto per il tiro a raffica.(fig.9c)

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E’ incredibile che, pur omologato dal Regio Esercito, non ostante l’entrata in guerra dell’Italia si decise di distribuirlo alle Forze Armate solo nel dicembre 1941. E’ sicuro che anche avendo avuto il MAB dall’inizio la guerra non l’avremmo vinta, ma qualche battaglia in più, sì. L’arma rimase una rarità: il padre dello scrivente, che aveva combattuto in Grecia e Albania, ricordava di aver visto il primo MAB in Jugoslavia nelle mani di un sottufficiale tedesco, che lo esibiva con orgoglio, nel ’44. (fig. 10)

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Il MAB 38 inizialmente era considerato un oggetto talmente prezioso che veniva fornito di una robusta custodia in tela munita di spallaccio per il trasporto: nella foto, due tipi di tracolla. (fig. 11)

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Pur essendo un’arma magnifica i costi e i tempi di produzione erano eccessivi anche pensando che alla fine si trattava pur sempre di un’ arma che sparava una cartuccia da pistola e con una precisione limitata a causa del sistema di funzionamento ad otturatore aperto per favorirne il raffreddamento nel tiro prolungato; pertanto non avrebbe mai potuto sostituire del tutto il fucile o moschetto. Venne quindi eliminato il manicotto di raffreddamento, sostituito da fresature longitudinali lungo la superficie della canna (a sua volta accorciata), eliminata la porzione anteriore della calciatura e le parti ricavate dal pieno assieme alla culatta vennero prodotte in robusta lamiera stampata e saldate alla culatta. Era nato il MAB 38A42.
Un ulteriore modifica di minore entità intervenne nel 1944 sotto l’occupazione Tedesca: IL MAB 38A44, un’altra nel 1949 limitatamente alla sicura ora a pulsante costituito da un traversino scorrevole e, per finire, nel 1957 un infelice sistema di sicura che costringeva, impugnata l’arma con la mano destra, a tenere premuto un largo pulsante di comando con la mano sinistra.
Esaminiamo ora l’arma scomposta nei suoi componenti ed il suo funzionamento. (fig. 12)

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Parte inferiore e incasso (fig. 13)

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Schemi di funzionamento: (fig. 14 e 15)

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Non siamo, purtroppo in grado di presentare parti interne smontate degli altri modelli che illustriamo in quanto le tante saldature della disattivazione non ne rendono possibile lo smontaggio.

MAB: Moschetto Automatico Beretta. Parte 2°

Aggiungiamo, per meglio chiarire, due tavole che mostrano chiaramente il funzionamento dei congegni di percussione (fig. 16)

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e di scatto e sicurezza (fig. 17 )

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Funzionamento del meccanismo di sparo.
Tiro a colpo singolo. - Agendo sul grilletto anteriore, il braccio
superiore di esso, contrastando con il nottolino del blocco di scatto,
determina l'abbassamento di quest'ultimo per cui l'otturatore è libero
di andare avanti; prima però di completare il movimento di rota-
zione attorno al suo perno il grilletto perde il contatto con il nottolino
sicchè il blocco di scatto non più premuto e sollecitato dalla sua
molla può ritornare in posizione ordinaria, in condizione, cioè, di trattenere
con il suo dente l'otturatore quando questo inizia la successiva corsa in avanti.
Per far partire un secondo colpo bisogna cessare dal premere sul
grilletto che può così riprendere il contatto con il nottolino di scatto.
ed esercitare una nuova pressione su di esso.
Tiro continuo. - Agendo sul grilletto posteriore, il braccio superiore di esso, contrastando con il dente rigido del blocco di scatto,
fa abbassare quest'ultimo ed in conseguenza l'otturatore rimane libero di andare avanti. Continuando la pressione sul grilletto, il blocco
rimane sempre abbassato e l'otturatore può andare avanti ed indietro
fino alla fine delle cartucce o finchè non cessa l'azione del 'tiratore
sul grilletto.
I moschetti Automatici Beretta sono stati prodotti
in quattro modelli e due varianti. Nello specchio sono riportate le analogie e le differenze che distinguono un modello dall'altro. (fig.18)

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Dal basso verso l’alto possiamo vedere: (fig.19)
- MAB 38 A,
- MAB 38 A 42
- MAB 38 A 44
Il Mod 49 ed il 57 differiscono esclusivamente per il congegno di sicurezza.

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Sistema di mira: nel 38 e 38 A tacca di mira regolabile da 100 a 500m (fig. 20)

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Da notare le diverse tacche di mira nei tre modelli: (fig. 21)

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Fu realizzato, poi, un semplicissimo attrezzo per riempire i caricatori mediante lastrine da 10 colpi (Fig. 22). Ai caricatori, inizialmente da 40 colpi, a causa di frequenti inceppamenti quando completi, venne inserito un limitatore a 32 colpi.

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Riguardo il munizionamento, l’Ing. Marangoni collaborò con la fabbrica di munizioni FIOCCHI, per realizzare , per i MAB, la potente cartuccia 9 mm M38, capace di una velocità alla bocca dell’arma di 430m/s, contro quella di 385 della 9 Parabellum. Ciò grazie alla carica maggiore di propellente (balistite) che trovava spazio, senza aumentare la compressione, nella leggera concavità del fondello della pallottola, il cui peso scendeva quindi da g 8 del proiettile parabellum a g 7,45.
Da notare, nella foto, la confezione del settembre 1944, con scritte bilingui italiane e tedesche; l’ultima in basso è di cartucce Parabellum omologate dalla NATO per l’uso comune in pistole e mitra. A sinistra in alto il “carichino”. (fig.23)

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Da notare anche che i vari antesignani del MAB 38 (dalla Villar Perosa in poi) usavano già una cartuccia 9x19, quella per la Pistola GLISENTI, a carica ridotta, anche se esistono cartucce del 1918 specifiche “per pistola mitragliatrice” e ho visto alcune cartucce degli anni quaranta marcate GFL M38 e pallottola Glisenti troncoconica forse realizzate con proiettili giacenza di magazzino.

L’incremento della produzione nel periodo di occupazione tedesca fece sì che il MAB divenisse arma diffusissima tra gli arruolati nell’RSI, (fig. 24)

https://s13.postimg.cc/o4eyx1tfb/image.jpg

E fra le truppe tedesche, specialmente paracadutisti, nella versione 38 A (ancora la fig. 10)
Con lo stesso entusiasmo venne accolto tra i partigiani, man mano che le armi venivano catturate o prelevate negli arsenali in sempre maggiore quantità verso la fine della guerra, diventando così un’icona anche della Resistenza. (fig. 25)

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Nella (fig. 9c) abbiamo già visto il nostro MAB 38 A , lato sinistro con caricatore da 40 colpi; vediamolo ora dal lato destro e con caricatore da 20 (fig. 26 )

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Continuiamo col modello 38/42, visto da sinistra (fig. 28)

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terminiamo col terzo modello, il 38/44, lato destro (fig. 29)

29a

Abbiamo visto, quindi, i tre modelli principali. Il quarto modello è quasi solo una variante, in quanto differisce essenzialmente per il sistema di sicura, costituito, ora, da un traversino a pulsante anziché a leva (fig. 30)

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Abbiamo già accennato alla variante apportata nel 1957, che prese il nome di MAB Mod. 57 che, costringendo ad impugnare l’arma con entrambe le mani, per esercitare una pressione continua sulla sicura durante il tiro, la rese ottima per il tiro accademico al poligono ma limitata in situazioni operative, quando può essere indispensabile sparare impugnandola con un mano sola. (fig. 31)

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Già nel corso della guerra venne prodotta una versione del MAB, conosciuta anche come PM mod.3, di cui i primi esemplari realizzati partendo dal mod.2, il 38/42. È un pistola mitragliatrice splendida, i cui esemplari stupiscono per la lavorazione e la finitura particolarmente curata. L’arma, oggi molto rara, fu fornita a reparti della Regia Marina, in particolare al “San Marco”. (fig.32)

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Considerate le dimensioni del MAB 38, non sono mancate le sue trasformazioni da parte di chi aveva necessità di occultarlo, chi per la lotta partigiana sia, magari nel dopoguerra, in mano alla criminalità: nella foto una trasformazione artigianale “Modello Lupara” (fig. 33)

https://s10.postimg.cc/mx9rckyfd/image.jpg

Il MAB 38A nel 1942 venne anche fornito in 5000 esemplari alla Romania, con la parte anteriore della cassa in legno leggermente semplificata.
Nel 1947 il MAB venne anche adottato dalla Repubblica Argentina, ed è particolarmente degna di nota la carabina CRISTOBAL, progettata e prodotta nella Repubblica Dominicana da tecnici della Beretta e ungheresi, derivata dal MAB 38 e ridisegnata per sparare la cartuccia 30M1 della carabina Winchester M1 della quale adotta anche i caricatori. Pur prodotta in varie versioni, e anche con calcio metallico pieghevole, mantiene il congegno di sparo del Beretta, impareggiabile per semplicità ed efficienza (fig. 34)

https://s29.postimg.cc/b94hz7ign/image.jpg

L’unico rilievo che forse, nella nostra esperienza personale, ci sentiamo di fare al MAB 38 è l’eccesso di precisione nella finitura e di assemblaggio dei componenti: abbiamo visto uno STEN, che proveniva da un’esplosione ed era stato raddrizzato in officina a martellate, sparare senza problemi; una ventina di anni fa, le saldature effettuate dentro e intorno alla camera di cartuccia di un paio di MAB per disattivarli avevano provocato, con il solo calore, delle deformazioni invisibili al corpo cilindrico che però impedivano la chiusura, anche se ormai inutile, dell’otturatore. E’ pertanto ovvio che anche fango o sabbia o un forte urto accidentale avrebbero potuto provocare gli stessi problemi. Quindi, per assurdo, un eccesso di perfezione.
L’arma, comunque, aveva senz’altro pregi, se è vero (e lo è), che in guerra era stata talmente apprezzata dai Tedeschi che ne commissionarono 234.311 pezzi , e, ancora, nel 1951 fu ordinata dalla Polizia di Frontiera Tedesca, e addirittura nel 1961 dalla stessa Bundeswehr. Ed era gente che di armi se ne intendeva.
Per finire la nostra storia chiudiamo con la NUOVA JAGER di Basaluzzo (Novi Ligure) nota azienda italiana fondata dal mitico ARMANDO PISCETTA, che ha dato nuova vita alla nostra arma con una geniale trasformazione di un certo numero di esemplari della serie completa dei MAB 38. Sono stati tutti riconvertiti per funzionare in modo semiautomatico sparando ad otturatore chiuso, senza interventi esterni visibili ma solo modificando sapientemente la meccanica interna e, per il mercato italiano, camerati in cal. 9x21

Edited by 91ts - 1/3/2016, 15:00
view post Posted: 16/2/2016, 18:16 Mitra da identificare (tranne uno) - Armi da fuoco straniere
Appena vista la foto ho pensato anch'io al Labora, poi ho notato il calcio tipo kar 98 e, per quello che si può vedere, l'apparente mancanza di impugnatura/bocchettone per il caricatore o, almeno la mancanza di guancette in legno. Tuttavia le parti in legno possono essere state sostituite o tolte, e la foto è molto confusa; quindi non voglio fare
DSCF0084
view post Posted: 13/2/2016, 22:21 Luger con marchio/punzone TFC - Armi da fuoco straniere
Io conservo pure la speranza di andare in Paradiso anche senza far nulla per meritarmelo....
view post Posted: 13/2/2016, 01:18 ppsh russo... che ne dite? - Armi da fuoco straniere
L'esemplare è del secondo tipo, con l'alzo a sole 2 posizioni.
view post Posted: 13/2/2016, 01:03 Luger con marchio/punzone TFC - Armi da fuoco straniere
Qualcuno ha espresso giustamente il dubbio che così si elimini quasi completamente lo spazio libero ("Free Bore") presente prima della rigatura, cosa che in certe armi (non le pistole) può creare problemi di sovrapressioni
Ho avuto anch'io quel dubbio, ma poi ho ritenuto che il problema non sussista, in quanto la pallottola nel 9x21 non viene posizionata più in avanti che nel 9x19, quindi anche se l'alesatore 9x21 ha i taglienti per ricavare il free bore in canne vergini, in canne già in 9x19 non arriva a toccare la rigatura.
Altri si sono chiesti cosa fare delle armi ormai trasformate, nel caso il 9x19 venisse "liberalizzato": o si rituba l'intera canna, o si rituba la sola camera di cartuccia, lasciando così due millimetri di free bore completamente lisci (il che vediamo nelle rivoltelle che non crea alcun problema significativo), o si inserisce semplicemente un anellino alto 2 mm per dare appoggio al bossolo più corto. In questo ultimo caso l'anellino, non opportunamente fissato, potrebbe spostarsi, come era successo ad alcune pistole di un lotto importato dalla TFC, trasformate da calibro .45 ACP a 45 HP in Germania.
Il vero problema sta nel fatto delle disposizioni che potrebbero venir fornite a questo proposito dal Ministero dell'interno alle Questure, anche perché non vi sarebbe alcun aumento della potenzialità offensiva, quindi non smettiamo di sognare.
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