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Con tutto il rispetto per chi soffre, per coloro che se ne sono andati e per tutti gli operatori sanitari e delle forze dell'ordine in prima linea, vorrei proporre di vederla in positivo.
Questa epidemia è un segnale, per fortuna gestibile, che madre natura ci ha dato evidenziando i limiti di un modello di sviluppo e di consumo insostenibile e che, con la globalizzazione è diventato un veicolo di contagio di per se. Accogliamo tutti questo segnale e trasformiamo il problema in una opportunità per rivedere i nostri comportamenti su base più responsabile e sostenibile. Facciamo un passo indietro tutti insieme. Per noi italiani in particolare, il Presidente del Consiglio ha dato una lucida lettura del momento; è ora di agire come una nazione e come il nostro inno esorta, stringiamoci a coorte (a un metro però l'uno dall'altro). Da collezionista ho imparato una lezione che viene dalla nostra passione, non siamo più una nazione dall' 8 settembre del 43. Da quella data abbiamo agito come individualisti, opportunisti perdendo il senso dello stato. Ora prendiamo fiato, ognuno pensi ai propri errori e trovi come agire per essere cittadini di una nazione unita. Pensiamo ai nostri giovani, e io non lo sono più (sono del baby boom e dei magnifici anni 80); pensiamo ai millenium che sono nati in una società che li ha abituati ad un consumismo senza limiti e senza coscienza; è compito nostro, che abbiamo la responsabilità di averli educati in questo modo, di capire il loro stato di angoscia e di aiutarli a tracciare una nuova via . Ardenne |