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| CITAZIONE (ghirghi @ 9/9/2017, 16:53) CITAZIONE (kanister @ 9/9/2017, 16:47) Ma ci vuole un diluvio per farti riemergere!Hai finito le ferie? Soltanto una fugace apparizione. Rientro sicuramente alla fine della prossima settimana. ma da venerdì cominciano i funghi...
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| | Cari amici, sono appena venuto in possesso di un lotto cartaceo appartenente ad uno specialista della Regia Aeronautica, successivamente passato tra le fila partigiane (appena potrò aprirò una discussione dedicata a lui). Intanto però, sperando di fare cosa utile, anticipo in coda a questa discussione la scansione del retro del suo certificato provvisorio di partigiano, dove è annotata l'arma che ha riconsegnato, con specificato il numero di matricola. Stando alla documentazione, il partigiano in questione ha terminato la guerra nella formazione Mauri (V° Div. Monferrato - 18° Brigata). Ecco l'immagine: Spero che in qualche modo possa esservi utile nelle vostre ricerche!
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| | Ecco una dimostrazione di quanto dicevo tempo fa: il K98, evidentemente un Mauser, viene definito "moschetto".
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| | Salve a tutti! Parlando con un amico, è sorta una domanda particolare e adatta a questa discussione. E' pacifico che i partigiani (soprattutto nel primo periodo della resistenza) fossero armati nei modi più disparati possibili; per caso qualcuno di voi ha mai visto foto o avuto notizie riguardo ad armi a leva utilizzate dai membri della resistenza? Non erano molto diffuse all'epoca, ma sicuramente qualcuno in Italia ne sarà stato in possesso.
Mi torna alla mente un articolo letto qualche anno fa a proposito di un ritrovamento di alcune armi accuratamente nascoste durante la guerra da un collezionista ebreo, tra le quali spiccava un bel Winchester 1866 finemente inciso, preso come esempio dalla Uberti per riproporre il medesimo modello di fucile decorato con le medesime incisioni.
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| | Personalmente non ricordo di aver mai visto armi a leva nelle foto: eppure ne ho esaminate centinaia, se non migliaia.
Circa il ritrovamento che citi mi sembra coerente con la necessità di nascondere le armi per evitarne il sequestro o, nel caso degli ebrei, la confisca. Però direi anche nulla abbia a che fare con la resistenza, probabilmente venne nascosto molto prima.
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| | c'è anche un problema pratico: supponiamo che io Partigiano sia venuto in possesso di un fucile a leva "requisito" a qualche ricco proprietario terriero con simpatie per il Regime.... quando ho tirato la decina o giù di lì di colpi in quel calibro, presi assieme all'arma, che me ne faccio dell'arma stessa?
Le armi utili allora come oggi sono quelle per le quali non è troppo complesso procurarsi le munizioni anche alla macchia, ergo armi d'ordinanza italiane, tedesche e al limite francesi, o alleate (se paracadutate allo scopo) oppure armi civili di calibro comune come pistole cal 7,65 etc.
saluti.
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| | Nel reparto dov'ero io, le armi per le quali non si trovavano munizioni, finivano abbandonate sulla nuda terra, in una baracca, sotto un graticcio che serviva da branda comune, con le armi scartate perché guaste e non più riparabili. Vi finivano anche le baionette e i caschi, anche se di preferenza chi le aveva se ne sbarazzava gettandole in qualche ruscello. Le armi francesi erano abbastanza comuni nelle vallate delle alpi marittime. Si trattava di armi requisite dal REI durante la campagna di Francia e depositate in caserme e casermette, visitate poi dai primi partigiani. Per qualche tempo ho avuto una pistola MAS calibro 7.65 lungo, con soltanto tre cartucce oltre alle otto contenute nel caricatore. Nell’impossibilità di trovare munizioni, alla prima occasione l’avevo scambiata con una Stayer M12.
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| | Se può interessarvi, esistono diverse foto di partigiani con vecchissimi revolver Lefaucheux M1858. Dopo essermi parecchio lambiccato il cervello pensando a come si dovevano procurare le munizioni a spillo (credo già allora poco comuni) sono arrivato alla conclusione che si facessero bastare solo quelle nel tamburo.
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| | CITAZIONE (Barba elettrica @ 12/10/2017, 19:42) Se può interessarvi, esistono diverse foto di partigiani con vecchissimi revolver Lefaucheux M1858. Dopo essermi parecchio lambiccato il cervello pensando a come si dovevano procurare le munizioni a spillo (credo già allora poco comuni) sono arrivato alla conclusione che si facessero bastare solo quelle nel tamburo. Esatto, anche se ho molti dubbi che fossero tutti Mod. 1858. Ma penso siano più che altro foto di armi recuperate dopo il 25 aprile ad uso scenico. Le uniche che ho visto in uso sono quelle della famosissima sceneggiata di Firenze, con i partigiani che sparano con armi a polvere nera sotto l'occhio vigile di uno Sherman e del fotografo inglese.
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| | Io mi ricordo anche una foto dove Guido Pasolini, fratello di Pier Paolo, impugna un revolver dalla canna molto lunga. Non si capisce bene il tipo, ma secondo me è un M1858.
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| | Considerando l'alto numero di copie di Lefaucheaux in circolazione (pensa a quante ne sono state presentate qui sul forum, mentre non ricordo nessuna ordinanza italiana) credo proprio che ben difficilmente si possa dire fosse una 1858.
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| CITAZIONE (ghirghi @ 12/10/2017, 18:48) Nel reparto dov'ero io, le armi per le quali non si trovavano munizioni, finivano abbandonate sulla nuda terra, in una baracca, sotto un graticcio che serviva da branda comune, con le armi scartate perché guaste e non più riparabili. Vi finivano anche le baionette e i caschi, anche se di preferenza chi le aveva se ne sbarazzava gettandole in qualche ruscello. Le armi francesi erano abbastanza comuni nelle vallate delle alpi marittime. Si trattava di armi requisite dal REI durante la campagna di Francia e depositate in caserme e casermette, visitate poi dai primi partigiani. Per qualche tempo ho avuto una pistola MAS calibro 7.65 lungo, con soltanto tre cartucce oltre alle otto contenute nel caricatore. Nell’impossibilità di trovare munizioni, alla prima occasione l’avevo scambiata con una Stayer M12. Si sentono spesso testimonianze di partigiani che raccontano gli approvvigionamenti di armi e munizioni dalle casermette montane Chissà quanto si poteva trovare in quel lasso di tempo che va dall'abbandono delle stesse da parte della vecchia guarnigione (es GAF) all'arrivo dei tedeschi, periodo in cui sono rimaste totalmente incustodite. Adesso che leggo, una cosa mi sono sempre chiesto, abbiamo appurato che i partigiani di elmetti e baionette non li utilizzassero più di tanto; quindi una volta catturati al nemico venivano comunque presi non abbandonati in subito sul posto dell'azione?
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| | CITAZIONE (sciatore91 @ 13/10/2017, 09:26) ......quindi una volta catturati al nemico venivano comunque presi non abbandonati in subito sul posto dell'azione? E chi gli faceva fare la fatica di portarseli dietro? E comunque se pensi di andare a cercarli scordatelo: con la fame di ferro che c'era nel periodo postbellico è già stato rastrellato tutto.
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