Felice Cascione "U megu", Medaglia Oro al Valor Militare alla Memoria

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view post Posted on 29/11/2012, 16:28
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Pubblicata da SANREMO NEW, giornale online dell’omonima Città.

Imperia: il sogno di ricuperare il casone di ‘Fischia il Vento’, intervista a Tonino Simoni e Silvano Alterisio, realizzata da Christian Flammia e Andrea Ghirardo


“Il tuo nome è leggenda, molti furono quelli che infiammati dal tuo esempio s’arruolarono sotto la tua bandiera…”: così Italo Calvino ricordava nei suoi scritti la figura di Felice Cascione. In un periodo di profondo decadimento dei valori morali ed etici, quale quello odierno, l’esempio di Felice Cascione, detto “u megu” (il medico), Medaglia d’oro al valor militare alla memoria, che sacrificò la sua vita per la libertà della Patria, non va dimenticato.

Nato a Imperia nel 1918, antifascista attivo dal 1940, fu anche incarcerato per aver partecipato a manifestazioni antifasciste. Cascione si laureò in medicina nel 1943. A partire dall’8 Settembre iniziò il suo cammino di partigiano fondando a Magaletto la Prima Brigata partigiana dell’imperiese, che guidò sui monti della Liguria fino al 27 Gennaio del 1944, quando trovò la morte ad Alto durante uno scontro con i nazifascisti. A indirizzarli c’era proprio quel Michele Dogliotti che Cascione aveva fatto prigioniero due mesi prima e che si era rifiutato di fucilare: “Ho studiato venti anni per salvare la vita di un uomo e ore voi volete che io permetta di uccidere?”

Le gesta di Cascione e le circostanze della morte, quando si fece uccidere nel tentativo di salvare un suo compagno, rappresenta una straordinaria pagina di storia d’Italia, da tramandare ai posteri. Nel ricordarlo, convinti che con la storia del passato si possa costruire il nostro futuro, il sogno che abbiamo è quello di ricuperare il Casone, oggi in stato di abbandono, dove fu scritta la canzone “Fischia il vento”, divenuta l’inno della Resistenza Italiana. Per far questo abbiamo chiesto aiuto a due suoi compagni ancora in vita, affinché la loro testimonianza metta in luce la personalità del grande Comandante partigiano.

Tonino Simonti (nome di battaglia ‘Fedor’) che faceva parte del distaccamento ‘Felice Cscione’, ci racconta di quei giorni: “ Sono passati tanti anni, a me Cascione è rimasto nel cuore, era un uomo come si deve, con grande dignità, in casa mia dappertutto ho appeso le immagini di Felice. Lui era Dottore a Porto Maurizio, ma non lo conoscevo di persona. Io con lui sono stato tre, quattro mesi, sono salito in montagna sopra Pontedassio il 28 Settembre del 1943 e la banda era composta solo da una decina di partigiani. Un uomo così, con il suo altruismo non l’ho mai incontrato, era avanti cinquanta anni con la testa. La cosa che più mi ha colpito era il trattamento che Cascione riservava ai due prigionieri. Dopo averli salvati da morte sicura, li trattava come se fossero dei partigiani, ci raccomandava sempre che i prigionieri andavano trattati da prigionieri e ci diceva che lui aveva studiato per salvare vite umane e non si poteva permettere di uccidere una persona. Pensate che quando da Oneglia arrivavano le sigarette, ne dava sempre due a testa compreso loro due, divideva con loro il pranzo e le coperte. Non capisco ancora oggi perché abbiano voluto scappare, erano già due mesi che stavano con noi. Vi voglio raccontare due episodi significativi. Una volta una donna della valle ci disse che suo figlio di 5 anni era caduto e si era fatto male ad un piede. Felice prese dal suo zaino i “ferri del mestiere”, scese al paese e curò il bambino. La donna disse a ‘u megu’ cosa potesse dargli in cambio e lui rispose di portare da mangiare ai suoi uomini che stavano morendo di fame. La donna arrivò con un cesto di castagne e un sacco di altra roba, questo per farvi capire la sua onestà. Un altro episodio: Un giorno Cascione ordinò a me e a Cigrè di pulire delle patate, ma presi dalla fame, due ce le siamo mangiate prima di portarle a tavola. Felice lo scoprì e ordinò di legarci al palo della Chiesa. In un secondo momento decise di salvarci dalla punizione perché era il giorno di un santo particolare. Ma avevamo tanto rispetto per lui che ci siamo presi una punizione da soli e decidemmo di saltare il pranzo a mezzogiorno, ma ‘u megu’ dopo una bella romanzina decise di farci mangiare.”

Improvvisamente Tonino cambia registro e ci racconta di Cascione giocatore di pallanuoto.
“Era da nazionale e quando tirava i palloni in porta usciva dall’acqua fino al ginocchio, era uno spettacolo. Ci teneva molto alla nostra condizione fisica e in montagna ci faceva fare sempre esercizi fisici per rimanere in forma”

Chiediamo a Tonino di raccontarci la giornata fatale a Cascione: “ Mi ricordo bene quel tragico 27 gennaio, io ero di guardia insieme a Cigrè, erano le 6,30 del mattino e faceva un gran freddo. Eravamo in allerta per possibili attacchi tedeschi perché due giorni prima era scappato uno dei due prigionieri fascisti catturati nella battaglia di Montegrazie. Il Battaglione tedesco ci attaccò con mezzi pesanti dal basso, nello scontro a fuoco Cascione fu ferito ad una gamba, rifiutò ogni tipo di soccorso per non mettere a repentaglio le nostre vite e per non pregiudicare la nostra ritirata. Ci ordinò di seguire Vittorio Acquarone (suo cugino) e di scappare verso il paese di Alto per mettere in salvamento la banda. Ci siamo diretti per la mulattiera che portava verso Ormea e quando abbiamo saputo che Cascione era stato ucciso, ci siamo messi a piangere come bambini perché uno come lui era introvabile”

Ora parliamo con Silvano Alterisio, ‘il migliore? Come amavano definirlo i suoi compagni, autore con Felice Cascione e Giacomo Sibilla, nome di battaglia ‘Ivan’, dei versi della canzone “Fischia il vento” che divenne l’inno ufficiale di tutte le Brigate Garibaldi del Nord Italia. Gli spieghiamo che l’iniziativa che stiamo portando avanti ha come obiettivo quello di recuperare i valori della Resistenzaa che hanno portato a liberare l’Italia e vogliamo far conoscere ai giovani la loro voce:
“Non era semplice la vita partigiana, perché abbiamo incontrato molti ostacoli e problemi, anche per colpa nostra forse…
…………………………
Il mio ricordo di Felice Cascione? E’ stato effettivamente unico, come lui ce ne erano pochi, era sempre a contatto con i partigiani e pronto ad aiutare gli amici e tutti gli abitanti della zona, era coraggioso e semplice e talmente tanto intelligente che a volte non riuscivamo a comprenderlo”

Ed a proposito di “Fischia in Vento”?
“Felice oltre ad essere un ottimo comandante era un raffinato poeta, sebbene un po’ stonato…il mio augurio è che riusciate a ricuperare il ‘Casone’ perché ha un enorme valore storico e per quello che riusciamo, io e Tonino cercheremo di aiutarvi. Se ne parla troppo poco di questa storia, dovete andare nelle scuole a raccontarla, bisognerebbe riuscire a fare qualche cosa di più di quello che si è fatto fino ad oggi, ora tocca a voi.”

f.to Cristian Flammia e Andrea Ghirardo.
 
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view post Posted on 29/11/2012, 18:54
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Ciao nonno Jan bellissimo il racconto di quei tristi giorni e la presentazione dell'eroe, il nome di Felice Cascione da noi, che siamo a meno di un tiro di schioppo dalla zona in cui fù trucidato, è ancora nel cuore della gente. Il casone lo vedo sovente e anche il posto dove sacrificò la sua giovane vita. Non sò se è voce di paese ma la gente di Alto, Caprauna e dintorni nei loro racconti sostengono che fù catturato durante il rastrellamento perchè tornato indietro a recuperare la borsa con gli strumenti medici dimenticati in una cascina.
Grazie per averlo ricordato.
Roberto
 
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view post Posted on 29/11/2012, 19:44
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Ciao Jan, nulla da dire su Cascione, però una piccola polemica voglio innestarla ugualmente.

La porto avanti non per me ma per accontentare un'amica di famiglia, nipote di un altro medico partigiano, cui per il suo comportamento è stata attribuita la medaglia d'argento alla memoria.

Non cito i nomi, ma immagino che tu non abbia difficoltà a capire di chi si tratta.

Dunque i fatti: un noto capo partigiano dell'imperiese viene ferito durante un rastrellamento e per portarlo in salvo viene creata una barella.
Ad una delle impugnature si mette il dottore, ma poco dopo tutti, ferito e portantini muoiono sotto il fuoco nemico.
Al ferito viene attribuita la medaglia d'oro, al medico quella d'argento, agli altri ignoro se sia stato concesso qualche riconoscimento.
La polemica che la nipote solleva tutte le volte che parliamo di resistenza è proprio dovuta all'attribuzione delle medaglie: meritava di più un ferito incosciente od un medico cosciente che sacrifica la propria vita?
O forse può dipendere dal fatto che pur essendo entrambi garibaldini uno dei due era di un "rosso" un po' meno acceso?
 
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view post Posted on 29/11/2012, 22:58
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Ciao, Kanister. I nomi li faccio io. ;)

Stiamo parlando di Silvio Bonfante, il Comandante “Cion”,
L’otto Ottobre, durante un attacco al presidio di Vessalico, Cion è gravemente ferito alle gambe da colpi di mitraglia.
Lo trasportarono prima a Piaggia, poi in prossimità di Upega, dove il 17 Ottobre furono sorpresi da un attacco tedesco.
I tedeschi sparavano da tutte le parti. Fu subito chiaro che non sarebbe stato più possibile andare da nessuna parte.
Cion fu caricato su una barella. Percorsero poca strada e furono falciati dalle raffiche di mitraglia. Caddero per primi il Dott. Francesco De Marchi “Dinastie” e Francesco Agnese “Socrate”, che, con altri due, trasportavano la barella. Subito dopo morirono anche gli altri che erano vicino.
Cion, scaraventato a terra, si vide perduto. Non volendo cadere vivo nelle mani del nemico, prese dalla fondina la sua P38 e si sparò un colpo al cuore.
Soltanto Giulio e Curto, continuavano a sparare, finche anche Giulio fu colpito al petto da un proiettile. Curto se lo caricò sulle spalle, ma morì poco dopo.

Sul libro dell’amico Fulvio Sasso “La Banda Ferrarsi” a pag. 94 è presente una fotografia del ferito, mentre in barella è trasportato verso Piaggia. Il “portantino" posteriore a sinistra, con la fascia bianca al braccio recante la croce del servizio sanitario, dovrebbe essere proprio il dott. De Marchi.

Un caso del genere lo avevo sollevato su questo Forum, parlando degli otto partigiani di Mauri fucilati qui a Cairo M.
Quattro erano ex ufficiali dei REI. Fu loro concessa la MOVM
Gli altri quattro, fucilati esattamente un mese dopo, erano, invece, ex soldati semplici. A loro nessuna medaglia.

Perché a Cion oro e a Dinastie argento?
Non sono sicuramente in grado di spiegare. Posso, forse, cercare di intuire. Non sarà per quello che il Comandante Cion aveva compiuto prima di quel fatidico giorno, in cui, come dice il Trilussa, “furono tutti livellati”?


 
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view post Posted on 29/11/2012, 23:24
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L’otto Ottobre, durante un attacco al presidio di Vessalico, Cion è gravemente ferito alle gambe da colpi di mitraglia.
Lo trasportarono prima a Piaggia, poi in prossimità di Upega, dove il 17 Ottobre furono sorpresi da un attacco tedesco.
I tedeschi sparavano da tutte le parti. Fu subito chiaro che non sarebbe stato più possibile andare da nessuna parte.
Cion fu caricato su una barella. Percorsero poca strada e furono falciati dalle raffiche di mitraglia. Caddero per primi il Dott. Francesco De Marchi “Dinastie” e Francesco Agnese “Socrate”, che, con altri due, trasportavano la barella. Subito dopo morirono anche gli altri che erano vicino.
Cion, scaraventato a terra, si vide perduto. Non volendo cadere vivo nelle mani del nemico, prese dalla fondina la sua P38 e si sparò un colpo al cuore.
Soltanto Giulio e Curto, continuavano a sparare, finche anche Giulio fu colpito al petto da un proiettile. Curto se lo caricò sulle spalle, ma morì poco dopo.

scusa ma i testimoni di questo fatto chi sono? dal tuo racconto pare non sia rimasto nessuno, se non i tedeschi.
 
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view post Posted on 29/11/2012, 23:43
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Non mi sono spiegato, vero? :rolleyes:

CURTO! Di quelli che erano attorno alla barella si era salvato soltanto Curto, quello che si era caricato Giulio sulle spalle per trasportarlo dietro un riparo.
Quel giorno morirono una ventina di partigiani, di cui tre impiccati.
 
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view post Posted on 30/11/2012, 00:30
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ah, ok. così è più chiaro... :)
 
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view post Posted on 30/11/2012, 09:51
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CITAZIONE (ghirghi @ 29/11/2012, 22:58) 
Perché a Cion oro e a Dinastie argento?
Non sono sicuramente in grado di spiegare. Posso, forse, cercare di intuire. Non sarà per quello che il Comandante Cion aveva compiuto prima di quel fatidico giorno, in cui, come dice il Trilussa, “furono tutti livellati”?

Se è giusta la tua interpretazione fa aggio l'uccidere persone sul curarle, visto che "Dinaste" aveva organizzato l'ospedale partigiano in cui venivano curati i feriti della zona.
E comunque il tutto solo sulla base della testimonianza di "Curto".

Sai da cosa deriva il nomignolo "Dinaste"? Mi diceva la nipote (figlia della sorella del DeMarchi) che era lo stesso del bisnonno, capitano marittimo di Bogliasco.
 
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view post Posted on 30/11/2012, 10:18
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CITAZIONE (ghirghi @ 29/11/2012, 22:58) 
Ciao, Kanister. I nomi li faccio io. ;)

Stiamo parlando di Silvio Bonfante, il Comandante “Cion”,
L’otto Ottobre, durante un attacco al presidio di Vessalico, Cion è gravemente ferito alle gambe da colpi di mitraglia.
Lo trasportarono prima a Piaggia, poi in prossimità di Upega, dove il 17 Ottobre furono sorpresi da un attacco tedesco.
I tedeschi sparavano da tutte le parti. Fu subito chiaro che non sarebbe stato più possibile andare da nessuna parte.
Cion fu caricato su una barella. Percorsero poca strada e furono falciati dalle raffiche di mitraglia. Caddero per primi il Dott. Francesco De Marchi “Dinastie” e Francesco Agnese “Socrate”, che, con altri due, trasportavano la barella. Subito dopo morirono anche gli altri che erano vicino.
Cion, scaraventato a terra, si vide perduto. Non volendo cadere vivo nelle mani del nemico, prese dalla fondina la sua P38 e si sparò un colpo al cuore.
Soltanto Giulio e Curto, continuavano a sparare, finche anche Giulio fu colpito al petto da un proiettile. Curto se lo caricò sulle spalle, ma morì poco dopo.

Sul libro dell’amico Fulvio Sasso “La Banda Ferrarsi” a pag. 94 è presente una fotografia del ferito, mentre in barella è trasportato verso Piaggia. Il “portantino" posteriore a sinistra, con la fascia bianca al braccio recante la croce del servizio sanitario, dovrebbe essere proprio il dott. De Marchi.

Un caso del genere lo avevo sollevato su questo Forum, parlando degli otto partigiani di Mauri fucilati qui a Cairo M.
Quattro erano ex ufficiali dei REI. Fu loro concessa la MOVM
Gli altri quattro, fucilati esattamente un mese dopo, erano, invece, ex soldati semplici. A loro nessuna medaglia.

Perché a Cion oro e a Dinastie argento?
Non sono sicuramente in grado di spiegare. Posso, forse, cercare di intuire. Non sarà per quello che il Comandante Cion aveva compiuto prima di quel fatidico giorno, in cui, come dice il Trilussa, “furono tutti livellati”?

Per chi non lo sapesse nel piccolo museo di Carpasio (IM) c'è la tragica e commovente testimonianza dell'episodio, la barella che trasportò il comandante Cion con il buco del proiettile con il quale si tolse la vita e la relativa chiazza ematica. Consiglio a tutti la visita di questo piccolo museo pieno di testimonianze.... merita.
Ciao
Roberto
 
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view post Posted on 30/11/2012, 13:12
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Ciao Exord, conosco bene il modo di dire "beato il popolo che non ha bisogno di eroi", e per questo mi chiedo come un foro in una barella creato dalla pallottola di un suicida si distingua dal foro creato da una pallottola di un'esecuzione.

Ma c'è la testimonianza di Curto, che non era per niente impegnato a salvarsi la vita.........

Forse l'unica cosa azzeccata è l'attribuzione ad una P38, bisogna solo vedere chi la impugnava.
 
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view post Posted on 30/11/2012, 13:30
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CITAZIONE (kanister @ 30/11/2012, 13:12) 
Ciao Exord, conosco bene il modo di dire "beato il popolo che non ha bisogno di eroi", e per questo mi chiedo come un foro in una barella creato dalla pallottola di un suicida si distingua dal foro creato da una pallottola di un'esecuzione.

Ma c'è la testimonianza di Curto, che non era per niente impegnato a salvarsi la vita.........

Forse l'unica cosa azzeccata è l'attribuzione ad una P38, bisogna solo vedere chi la impugnava.

La mia era solo una segnalazione riferita meramente al cimelio con la sua attribuita versione ed al piccolo museo .... le congetture le lascio ad altri, tutti i fatti fin quì citati hanno avuto luogo nelle mie zone e come segnalato nel mio precedente intervento nei paesi si sentono diverse versioni di tutti questi fatti ..... voce di popolo??? mah.
Ciao
Roberto
 
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view post Posted on 30/11/2012, 14:35
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Kanister, non farmi arrabbiare, daiiii! ;) Tu, così precisino, come puoi "strisciare" certe mezze notizie.
Quel giorno non furono circondati soltanto Cion e i portantini delle sua barella. Tutta la Brigata venne sorpresa. I morti accertati furono esattamente 22 e una trentina sono stati presi senza armi e inviati nei campi in Germania. La morte di Cion e dei suoi, è soltanto uno degli avvenimenti di quella giornata. Fortunatamente non si salvò soltanto Curto.

Penso a quel tedesco che ha sparato su di quella barella ed ai suoi portantini. :cry:
I tedeschi erano tanto soddisfatti e convinti di averli distrutti tutti, che addirittura non fecero rappresaglie su Upega.

Cosa vuoi lasciare intendere? Ai informazioni che tutti coloro che hanno relazionato sul caso non conoscono? Cosa vuoi farci capire, che Cion non si è suicidato ma è stato ucciso?
Guardami: :angry:
Non lasciarti coinvolgere da chi, magari per un malcelato sentimento di insoddisfazione, lascia trapelare certi dubbi!
Ti consiglio la lettura del libro di Gino Glorio "Alpi Marittime 1943/1945 . Diario di un partigiano" (Nuova Editrice Genova1979)



Grazie, Roberto, per le tue testimonianze.
Quanto si dice ad Alto e Caprauna in merito alle modalità della morte di Felice Cascione, non trova riscontro nella realtà
Lui fu ferito gravemente dall’esplosione di una granata sparata dal basso dai tedeschi che stavano rastrellando la zona.
Resosi conto che gli era ormai impossibile la ritirata, ordinò ai suoi di mettersi in salvo. Due di loro, Mercati e Costellucci, non se la sentirono di lasciarlo solo e decisero di ritornare indietro..
Purtroppo quando giunsero nei pressi dove “u megu” giaceva ferito, vennero sorpresi. Il Mercati riuscì a fuggire, mentre il Costellucci fu catturato e sottoposto a sevizie per farlo parlare. Volevano sapere dove era Cascione.
Questi, per far terminare le sevizie, dichiarò: Sono quì, sono io Cascione.
Fu subito freddato con numerose raffiche.
 
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view post Posted on 30/11/2012, 14:35
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Come detto prima mi sono interessato un po' a questi fatti per accontentare la nipote del medico, che tra l'altro era un savonese ed a cui è stata intitolata una via.

Rileggendo quanto scrive Ghirghi, che d'altra parte riflette la versione più comune del fatto, ci sarebbe da chiedersi come una persona, sbalzata a terra da una barella, possa spararsi bucando la barella stessa e lasciando in essa chiazze ematiche evidenti.

In altro campo li chiameremmo "misteri della fede".
 
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view post Posted on 30/11/2012, 14:46
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probabilmente a campo libero i tedeschi hanno dato il colpo di grazia ai feriti, compreso il barellato.
 
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view post Posted on 30/11/2012, 14:53
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Ci siamo sovrapposti. :)

Non pensi che "forse" potrebbe essere improprio il verbo "sbalzare"?

Cerchiamo di ricostruire il fatto. Il primo portantino colpito, cade. Immediastamente cade il secondo....e gli altri.
Non pensi che, cadendo, la barella possa essere rimasta sotto al corpo di chi vi giaceva sopra?
Hai visto com'era la barella?

Evidentemente "sbalzato" ti porta a vedere il corpo di Cion finito a qualche metro di distanza.

Vale quanto già detto poco fa.

PS - Non sono più abilitato ad usare Imagesak, pertanto sono impossibilitato a postare fotografie.

CITAZIONE (Radagast_ @ 30/11/2012, 14:46) 
probabilmente a campo libero i tedeschi hanno dato il colpo di grazia ai feriti, compreso il barellato.

Con la P38 di Cion?
 
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16 replies since 29/11/2012, 16:28   642 views
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