RN Cacciatorpediniere Pantera, Un felino con pochi artigli

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lancieri novara 5
view post Posted on 24/1/2010, 19:49 by: lancieri novara 5
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Esploratore leggero Motto: cerco la preda

Cantiere: Ansaldo Sestri Ponente - Genova
Impostazione: 1921 Varo: 1924 Completamento: 1924

Dislocamento: Normale: 1.773 tonnellate Pieno carico: 2.203 tonnellate

Dimensioni:
Lunghezza: 113,4 metri
Larghezza: 10,4 metri
Immersione: 3,6 metri

Apparato motore: 4 caldaie 2 Turbine 2 eliche
Potenza: 42.000 HP
Velocità: 31,5 nodi
Combustibile: 506 tonnellate di nafta
Autonomia: 2.070 miglia a 15 nodi

Armamento:
8 pezzi da 120/45
7 pezzi da 76/40
6 mitragliere
6 tubi lanciasiluri da 450 mm.
mine
bombe torpediniere da getto
Dal 1938 fu classificato cacciatorpediniere e i 6 tubi lanciasiluri da 450 mm. furono sostituiti con 4 tubi lanciasiluri da 533 mm.
Equipaggio: 204

La classe Leone di cacciatorpediniere della Regia Marina venne impostata tra il 1921 e il 1922 presso i Cantieri Ansaldo di Sestri Ponente, come appartenente alla tipologia "esploratore leggero". Era composta inizialmente da 5 unità: Leone, Tigre, Pantera, Leopardo e Lince, ma le ultime due non furono mai completate. Nel 1938 le unità vennero riclassificate cacciatorpediniere.
Caratteristiche generali
Rielaborazione della precedente classe Mirabello, la classe Leone rappresentava la sintesi delle esperienze accumulate con le serie precedenti: effettivamente si trattava di navi ben equilibrate, veloci e con buona potenza di fuoco. Tuttavia esse rappresentavano comunque una tipologia di nave obsoleta, in quanto l'arma aerea aveva ormai soppiantato (almeno in teoria) gli esploratori nei compiti di ricognizione.
Le forme esterne ricordavano i "Mirabello" con una sovrastruttura non molto pronunciata, un castello di prora abbastanza alto e allungato e due fumaioli.
L'armamamento principale comprendeva 8 cannoni da 120/45 mm in 4 impianti binati protetti da scudo posti lungo l'asse di simmetria principale della nave, uno sul castello di prora, il secondo tra i due fumaioli, il terzo a centro nave tra i due impianti siluri e l'ultimo a poppa. Per la loro disposizione tutti e quattro gli impianti potevano fare fuoco su entrambi i lati con campi di tiro sufficientemente ampi.
L'armamento antiaereo all'origine era cosituito da due cannoni antiaerei da 76/40 mm posti ai lati del secondo fumaiolo. Questi pezzi furono sbarcati nel 1936 per far posto all'impianto di condizionamento d'aria in vista dell'impiego in Mar Rosso. A completamento dell'armamento a.a. vi erano due mitragliatrici Colt da 6,5 mm posizionabili a piacere secondo necessità. Successivamente la dotazione a.a. fu potenziata con due mitragliere da 40/39 mm nel 1931 e due impianti binati di mitragliere a.a. da 13,2 mm nel 1938.
I due impianti lanciasiluri trinati da 450 mm, posti a centro nave sull'asse principale di simmetria, furono sostituiti nel 1930 con due impianti binati da 533 mm. Per la caccia antisommergibili erano disponibili bombe torpedini da getto e due torpedini da rimorchio, mentre le dotazioni difensive erano limitate a due paramine tipo C per il dragaggio protettivo e agli impianti fumogeni e nebbiogeni.


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Massaua: il porto militare

Note operative: Entrò in servizio come esploratore nel 1925. Svolse campagne nel Nord Europa (1925), nell’Egeo, e in Spagna (1928). Dopo altre missioni in
Mediterraneo occidentale e in acque nazionali, si trasferì in Africa orientale nel 1935, dove partecipò alla guerra etiopica. Svolse quasi sempre servizio in
Africa, con alcune interruzioni nel 1936 e 1939.
Dopo avere effettuato, dall'estate del '40 al febbraio del '41, 15 missioni nel corso delle quali i modesti mezzi italiani riuscirono ad infliggere qualche danno alle unità mercantili e militari inglesi, Supermarina, alla fine di marzo, decise di impiegare i superstiti caccia del Mar Rosso in una duplice e suicida operazione contro Porto Sudan e Suez, ordinando nel contempo alle altre unità ausiliarie a lunga autonomia (le due Ramb e la nave coloniale Eritrea di tentare di raggiungere il Giappone).
Furono quindi formate due squadriglie, la prima, formata dai Ct pesanti Leone, Pantera e Tigre, e la seconda dai più leggeri Sauro, Manin e Battisti. I "Leone" in virtù della loro maggiore autonomia avrebbero dovuto attaccare Suez, distante non meno di 50 ore di navigazione, mentre i "Sauro" avrebbero attaccato la più vicina Porto Sudan.
L'operazione contro Suez avrebbe dovuto avvantaggiarsi della cooperazione dell'aviazione tedesca, tuttavia, all'ultimo momento, i tedeschi dichiararono la loro indisponibilità e al Comando delle forze navali italiane del Mar Rosso non rimase che ridimensionare il piano. Il 31 marzo, venne quindi deciso di far compiere ad entrambe le squadriglie un attacco congiunto contro Porto Sudan, distante 300 miglia.
Appena uscito dal porto di Massaua, il Ct Leone urtò con la prora uno scoglio e dovette abbandonare subito l'impresa. I rimanenti 5 caccia italiani iniziarono ad essere attaccati da gruppi di bimotori inglesi Bristol Blenheim. Pur rendendosi conto dell'inutilità dell'operazione, gli italiani, con grande coraggio e un pizzico di follia, decisero di proseguire egualmente verso l'obiettivo. Per lo sforzo, le vecchie unità motrici del Battisti andarono ben presto in avaria e la nave venne dirottata lungo le coste arabe per essere autoaffondata dall'equipaggio. Alle prime luci dell'alba i rimanenti 4 cacciatorpedineri arrivarono a 30 miglia dall'obiettivo ma fu a quel punto che un vero e proprio nugolo di bombardieri e caccia britannici iniziò a bersagliarli. Zigzagando tra le alte colonne d'acqua e cercando di rispondere ai continui attacchi con il fuoco delle poche mitragliere da 13,2 in dotazione, le unità italiane furono ben presto costrette a rompere la formazione, sbandando a destra e a sinistra. Verso le 7,30, gli inglesi concentrarono i loro colpi sui più deboli Manin e Sauro che ben presto vennero colpiti, mentre il Pantera e il Tigre, intercettati anche da una squadriglia di cacciatorpediniere nemici puntarono ad est verso la costa araba per autoaffondarsi.
Alle ore 9, una bomba da 224 chilogrammi centrò in pieno il Sauro che in pochi minuti affondò con quasi tutto l'equipaggio, mentre il Manin, dimostrando una capacità di manovra e di difesa a dire poco straordinarie, riuscì a stare a galla per altre due ore, danneggiando con le sue 13,2 un paio di bombardieri inglesi. Poi, inquadrato da due bombe da 224 si spaccò improvvisamente in due tronconi, colando a picco. Alcuni superstiti vennero raccolti da navi inglesi alcuni giorni dopo, in un mare infestato dai pescicani attirati dal sangue di tante vittime.

Nel cercare notizie sul pantera è venuta fuori un'apparente contraddizione: Benito Mussolini, in custodia a Ponza venne imbarcato sul caccia Pantera ed inviato alla maddalena per ordine del capo della polizia Carmine Senise...Si trattava di un'altro Pantera, o meglio
del Cacciatorpediniere FR 22 Ex francese (Panthère) classe Jaguar catturato nel 1942 ed entrato in servizio nel 1943

Saluti giacomo
 
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