15 Luglio 1945: L'Italia dichiara guerra al Giappone.

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view post Posted on 23/3/2010, 21:01

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Per quanto riguarda l'eventualità di una partecipazione italiana alla guerra di Corea la vedo come un'ipotesi assai più realistica poichè effettivamente quel tipo di conflitto si prefigurò sin dal principio come un tipo d'intervento multinazionale e probabilmente il nostro Paese sarebbe stato più maturo dal punto di vista sia politico che militare per affrontare la questione. Quello che vorrei invece cercare di capire è quale tipo di benefici si sarebbe attesa l'Italia dalla partecipazione all'operazione "Downfall", al di là appunto del semplice riconoscimento del nostro contributo a fianco degli Alleati alla caduta del Giappone: gli Stati Uniti avevano messo in conto che la riuscita dell'operazione sarebbe costata alle sole forze armate americane centinaia di migliaia di morti (alcune stime arrivavano a sfiorare il milione) quindi il tributo di sangue richiesto sarebbe stato comunque esosissimo anche da parte di un contingente di forze ridotto quale poteva essere il nostro (a meno che non fossimo stati chiamati a svolgere compiti esclusivamente di supporto). Purtroppo la nostra dichiarazione di guerra al Giappone mi rievoca un po' troppo da vicino il sinistro discorso della solita "manciata di morti da gettare sul tavolo della pace": per un Paese prostrato da cinque anni di guerra, ridotto allo stremo delle forze e percorso da una strisciante guerra civile un gesto di tal fatta non mi sembra costituisca prova di saggezza e di lungimiranza, a meno che appunto non fosse dettato dall'esigenza di fornire una prova "estrema" della nostra fedeltà agli Alleati; una prova a cui tutti, probabilmente, ci auguravamo di non dover sottostare.

Piuttosto, rileggendo tutta la vicenda mi è sorto un dubbio amletico: se non erro, in seguito a noti eventi armistiziali, l'Italia dichiarò guerra alla Germania il 13 ottobre 1943, tuttavia non mi sembra che a quell'epoca fosse seguita un'analoga dichiarazione di belligeranza verso il Giappone. Ciò significa che a partire dall'ottobre del '43 e, in pratica, fino al luglio del '45, noi fummo in guerra contro la Germania pur rimanendo formalmente alleati con il Giappone, a loro volta alleati tra loro? Qualcuno è in grado di spiegarmi questa apparente contraddizione?

RIP-STOP

Edited by rip-stop - 23/3/2010, 21:30
 
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carpu65
view post Posted on 23/3/2010, 22:25




No, rimanemmo ufficialmente alleati fino all'8 Settembre 1943.
Dopo quella data i Giapponesi internarono tutti gli Italiani residenti nei territori da loro controllati,tra cui il nostro contingente a Tien Sin (credo ci fu anche uno scontro) e se non rammento male l'equipaggio di un nostro sommergibile che si trovava in missione nel pacifico (non ricordo perchè,ma comunque non per fare la guerra agli Americani).
Il trattamento di quelli che non aderirono alla Repubblica Sociale fu piuttosto duro.
Tra gli internati c'era anche il padre della scrittrice Dacia Maraini.
 
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carpu65
view post Posted on 24/3/2010, 00:32




Ricordavo bene la storia del sommergibile.
Erano addirittura tre il " Cappellini",il "Giuliani",ed il "Torelli".
CITAZIONE
Partito da Bordeaux il 13 maggio 1943 al comando del Capitano di Corvetta Walter Auconi il Cappellini, raggiunse l'Estremo Oriente il 9 luglio successivo e venne raggiunto qualche giorno dopo dal Giuliani e dal Torelli. I battelli fecero appena in tempo a sbarcare il loro carico nel porto di Singapore, e non avevano ancora stivato tutto il quantitativo di gomma, stagno e metalli rari destinati all'industria bellica italo-tedesca che alla notizia dell'armistizio dell'8 settembre i loro equipaggi vennero fatti prigionieri dai Giapponesi. Dopo alcune settimane di dura segregazione, disobbedendo alle indicazioni degli ufficiali, la quasi totalità dell'equipaggio dei tre battelli decise di continuare a combattere a fianco degli ex-alleati tedeschi e giapponesi, aderendo di fatto alla Repubblica Sociale Italiana.

http://it.wikipedia.org/wiki/Comandante_Ca...i_(sommergibile)
I "dannati musi gialli" (per usare una vecchia espressione cara ai film bellici Americani degli anni 40) sapevano essere più "convincenti" dei Tedeschi (tutto dire..)

Sulla nostra colonia Italiana in Cina:
CITAZIONE
L'armistizio dell'otto settembre fu un fulmine inaspettato per l'esercito italiano in Cina e ciò permise interventi da parte giapponese, così come avvenne in Italia da parte dei tedeschi. La Stazione radio di Pechino venne difesa da 100 marinai e soldati italiani e resistette per un giorno contro 1000 soldati giapponesi appoggiati da 15 carri leggeri. I prigionieri italiani finirono in Corea, dove subirono le sevizie che l'Impero del Sol levante riservava ai prigionieri. Il distaccamento di Tientsin, circondato da 6000 nemici, decidette una disperata resistenza, ma dovette arrendersi quando ebbe notizia dell'arrivo di un'intera divisione nemica. A quel punto gli italiani vennero divisi: 170 decisero di aderire alla RSI, continuando la guerra a fianco dei tedeschi e dei giapponesi, gli altri vennero internati nei campi della stessa Tientsin, in Corea o in Giappone. Dopo la vittoria americana, alcuni prigionieri finirono nelle Filippine e nelle Hawaii prima di poter ritornare a casa. Gli ultimi rimpatriati arrivarono nel porto di Napoli nel marzo del 1946 a bordo di navi americane.

www.ragionpolitica.it/testo.3619.st...liana_cina.html

Circa Fosco Maraini,il padre della scrittrice Dacia:
CITAZIONE
Prima della seconda guerra mondiale, Maraini si trasferì in Giappone, dapprima nel Hokkaidō, a Sapporo, e poi nel Kansai e a Kyōto, come lettore di lingua italiana per la celebre università locale. L'8 settembre 1943 si trovava a Tokyo e rifiutò, assieme alla moglie, di aderire alla Repubblica di Salò. Venne quindi internato in un campo di concentramento a Nagoya con tutta la sua famiglia. Durante la prigionia compì un gesto d'alto significato simbolico per la cultura giapponese: alla presenza dei comandanti del campo di concentramento si tagliò il mignolo della mano sinistra con una scure. Non ottenne la libertà, ma una capretta ed un orticello permisero alla famiglia Maraini di sopravvivere. Finita la guerra tornò in Italia, per poi ripartire verso nuove mete quali il Tibet, Gerusalemme, il Giappone e la Corea.

http://it.wikipedia.org/wiki/Fosco_Maraini

Sapete una cosa: dichiarare la guerra ai Giapponesi non mi pare più un iniziativa tanto bislacca.
 
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view post Posted on 24/3/2010, 08:06

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Grazie Carpu per aver fatto luce su un altro episodio della nostra storia assai poco conosciuto e per aver chiarito i miei dubbi. Comunque, da quello che ho potuto capire, nel '43 non ci fu una nostra dichiarazione di guerra al Giappone analoga a quella annunciata nei confronti della Germania. Non eravamo più alleati ma nemmeno belligeranti.

Per il resto sono d'accordo con te: i giapponesi erano piuttosto odiosetti... image

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view post Posted on 18/7/2013, 13:58
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A proposito dei nostri R. Smg. internati dal Giappone (erano laggiù per prelevare materiali strategici come gomma ecc., e poi furono riutilizzati dalla Marina Imperiale), da ragazzino ho avuto occasione di leggere la testimonianza di un membro dell'equipaggio di uno di questi Smg. poi internato in un campo di prigionia, insieme a una quindicina di uomini della R. Marina, una goccia italiana in mezzo a un "mare" di britannici, australiani, indiani e (in altri campi) statunitensi. I prigionieri italiani avrebbero potuto essere di più, sennonché alcuni italiani optarono per rimanere a combattere nell'Asse, sotto pressioni dell'addetto navale tedesco in Giappone, Von Zatorski.
Se volete recuperare il libro-autobiografia che parla della vicenda, si chiama "La guerra che non voleva finire". L'autore è Primo Marzi.

A riguardo di una eventuale partecipazione della ns. Regia Aeronautica alla campagna del Pacifico, so che si era pensato a un contingente equipaggiato di aerei CANT Z.1007.
A parte la fatica immane di doverli trasferire in Estremo Oriente attraverso chissà quali e quante tappe con il relativo corollario di specialisti e parti di ricambio (parti di ricambio?? E dove prenderle? :blink: ), avrebbero dovuto fronteggiare anche altri ostacoli.
Vi spiego: similmente alle nostre navi da guerra (progettate per il calmo Mediterraneo), anche i nostri aeroplani avrebbero avuto un problema di compatibilità ambientale, visto che erano costruiti per lo più in legno.
Se ne sarebbero accorti qualche anno dopo i Francesi in Indocina, che riuscirono ad impiegare gli Spitfire ma non i Mosquito, "distrutti" dal clima tropicale.
 
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view post Posted on 18/7/2013, 15:26


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Ho un carissimo amico, il cui nonno era tra coloro che l'8 settembre era in marina e si trovava appunto in Giappone...
Aspetto sempre che tale amico mantenga la promessa di raccontarmi per bene tutto e mostrarmi un po di materiale!
Spero a breve di poterlo condividere con voi.

P.S.
lo stesso amico aveva l'altro nonno che ha partecipato con la CRI alla Guerra di Corea.
 
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view post Posted on 29/7/2013, 17:00


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Forse andrò fuori tema ma leggendo questa interessante discussione, mi è venuto in mente di realizzare delle fotoricostruzioni delle ipotetiche uniformi indossate dal Corpo di Spedizione Italiano in Giappone (CSIG).


Autiere fuori corpo
8byx

Indossa una divisa da fatica Americana HBT (III Modello ?) con giberne italiane per le munizioni del fucile Springfield 1903 e casco coloniale Italiano Mod. 1928 guarnito di fregio vecchio tipo.

Nel 1945 fu ripetuto l' errore commesso quando, nel 1900, venne inviato un contingente in Cina, mancando di informazioni sul clima del Paese, lo Stato Maggiore ragionò "Estremo Oriente = Esotico = Caldo" igniorando che il Giappone si trova (più o meno) alla stessa latitudine dell' Italia e che in inverno può fare molto freddo

Alpino, Battaglione Aosta. Battaglia del Monte Fujiyama

Il Battaglioe Aosta, reduce dalla guerriglia in Montenegro, dopo una breve permanenza a Bolzano fu inviato in Estremo Oriente.

Viste le difficoltà che gli Americani incontravano a combattere in montagna chiesero esplicitamente al Governo Italiano di inviare Truppe da Montagna.

xqfg

Appena gli Alpini ricevettero le giubbe M.44 si diffuse la convinzione che fossero indumenti specifici da montagna, fu una delusione per tutti scoprire che in Giappone ormai quasi tutti i G.I. le portavano

8e1x

L' Equipaggiamento è Britannico, distribuito dopo il rientro dal Montenegro.

Lo stato dell' uniforme è indice della durezza dello scontro.

Alla spedizione partecipò anche mio nonno Ufficiale di cariera dei Carristi, reduce del Fronte Nordafricano.

Porta la Bustina ed il Giubbotto in pelle Italiani sopra ad una tuta da meccanico Statunitense, è armato di una Colt 45 custodita in una fondina modificata.

Il Battaglione Carri era equipaggiato con Carri Armati Lee/Grant M.3, che i Carristi Italiani avevano imparato a temere in Egitto nel 1942
Nel 1945 erano ormai superati, ma si rivelarono ancora efficienti contro i Carri Armati Giapponesi.

wae3

Da non sottovalutare l' impiego dell' Aereonautica che avrebbe ispirato in Giappone anche un film di animazione.

absr

l7bk
 
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foch
view post Posted on 29/7/2013, 18:55




Due osservazioni per integrare.

Dopo la nostra dichiarazione di guerra alla Germania (questa sì tardiva rispetto alle aspettative degli alleati e ripetutamemte da essi richiesta e infine imposta al Governo Badoglio e al Re); analogo atto nei confronti dell'altro membro del Tripartito ed ex-alleato dell'Asse Roma-Berlino-Tokio, era quasi un atto dovuto.

D'accordo sulla natura solo o eminentemente politica e di facciata di un simile atto. Ma allora la nostra diplomazia (quello che ne era rimasto, alloggiato in pochi stanzette di fortuna negli uffici ministeriali improvvisati delle effimere capitali del Regno el Sud) si dedicava a esercizi di tale fatta e portata, nell'illusione di evitare l'applicazione integrale delle condizioni di armistizio e la perdita di territorio metropolitano e delle colonie. (Il suo capolavoro fu l'orchestrare uno scambio diretto di rappresentanti con l'URSS di Stalin, alle spalle di americani, inglesi e francesi e in violazione delle clausole armistiziali; mettendo con ciò tre ex-nemici di fronte al fatto compiuto di un riconoscimento diplomatico del Governo Badoglio da parte del quarto di loro.)
Militarmente parlando, chi più a lungo (e con qualche più fondata ragione di Regio Esercito e di Regia Aeronautica, usciti entrambi a pezzi dal conflitto) coltivò l'illusione di essere invitata a combattere a fianco degli ex-nemici e proprio nel Pacifico, fu la nostra Marina, con le proprie moderne navi da battaglia ancora in piena efficienza (tranne il Roma, andato perduto il 9 settembre 1943), tenute all'ormeggio a Malta e nei Laghi Amari. I grossi calibri delle nostre corazzate -si pensava- avrebbero fatto comodo nelle operazioni di sbarco sulle isole del Pacifico; e forse senza l'atomica, chissà...

Foch
 
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view post Posted on 29/7/2013, 19:11
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Salve , la discussione è molto interessante, oltre che nuova almeno per me!! :D

Effettivamente casca a fagiolo per un dubbio che mi portò dietro da tanto tempo...qualche anno fa, prima ancora che mi appassionassi alla militaria, ma già appassionato da tantissimo(da sempre) di storia, lessi su internet un articolo che non sono riuscito più a trovare da nessuna parte!
Parlava di una missione altamente segreta che fu fatta da delle unità speciali della R.Marina che partirono da un porto pugliese, all'80% mi sembra di ricordare fosse Taranto, che compirono un'importante missione di sabotaggio tra le linee Giapponesi,e la cosa fu decisiva anche per la successiva capitolazione dell'impero di Hiroito! -_-


Qualcuno mi illumina a riguardo? ;)
 
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foch
view post Posted on 29/7/2013, 19:20




CITAZIONE (Barba elettrica @ 18/7/2013, 14:58) 
...similmente alle nostre navi da guerra (progettate per il calmo Mediterraneo), anche i nostri aeroplani avrebbero avuto un problema di compatibilità ambientale...

Ho letto anch'io che l'utilizzo delle nostre moderne navi da battaglia in Pacifico (non so se con o senza equipaggi italiani) venne preso in considerazione e discusso dall'Ammiragliato britannico, ma scartato anche sulla base di motivazioni tecniche. Gli esperti della Royal Navy giudicarono le qualità nautiche delle nostre corazzate inadequate per il Pacifico (e in effetti, la nostra politica di costruzioni navali aveva tradizionalmente privilegiato la velocità, a scapito più del dovuto spesso della robustezza e talvolta della potenza di fuoco).
Per le stesse considerazioni oltre che per problemi di bilancio, il Regno Unito rinunciò a incamerare nella propria flotta la quota di naviglio italiano assegnatogli dal Trattato di Pace. Le nostre corazzate finirono all'Unione Sovietica, alla Grecia o demolite.

Foch
 
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carpu65
view post Posted on 29/7/2013, 20:02




Da quello che so,le navi della nostra flotta avrebbero avuto grandi difficoltà a tenere il mare nel Pacifico.
In ogni caso,senza la bomba atomica (peraltro del tutto ignota ai nostri governanti al momento della dichiarazione di guerra al Giappone),qualunque contributo per l'invasione (che si preannunciava sanguinosissima) delle isole Giapponesi sarebbe stato bene accolto dagli Americani,che avrebbero equipaggiato,vestito e calzato,e pagato i conti di un eventuale corpo di spedizione Italiano.
E' probabile che alla fine sarebbero state accettate anche le nostre navi..ed è altrettanto probabile che diverse sarebbero finite in fondo al Pacifico al primo tifone.
 
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view post Posted on 29/7/2013, 20:29


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Per fortuna la cosa fu solo formale, visto che in Giappone continuavano a combattere Marinai Italiani inquadrati nella Marina Imperiale.
Esemplare è la vicenda di Raffello Sanzio:

www.regiamarina.net/detail_text.asp?nid=294&lid=2

www.carro.it/tablinum/testi/italicum/raffaello.html
 
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