Torpediniera Clio, Un valoroso battello dalla Regia Marina alla MM

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view post Posted on 22/8/2010, 19:56
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Mi pare di iniziare una nuova serie di post navali, scaturiti dalla campagna acquisti estiva con la torpediniera Clio, nave che si presta bene ad aprire la serie perché oltre all’immagine dispongo dell’autorevolissimo testo ufficiale “Torpediniere”, dell’USMM, recente graditissima preda delle mie cupidigie marittime (un tempo definivo così le belle bagnanti, ora…).
La Clio è stata una torpediniera importante, ha riportato dei risultati controversi, ma notevoli a dimostrazione che le unità moderne, ben armate e senza pretese di “fare vetrina” erano ciò che più ci serviva. Le torpediniere sopravvissute alla guerra continuarono a servire con la Marina Militare a dimostrazione di un’eccellente progetto di base.
Le generalità sono riferite alla classe (numerosissima) “Spica” di cui fecero parti navi famosissime come la Lupo e il Sagittario (l’uso del maschile – scrive Vero Roberti – era voluto dall’equipaggio che sosteneva che la loro nave era di genere maschile).
Anche se dal testo ufficiale la Clio affondò solo il Narval, altre fonti aggiungono il sommergibile inglese HMS Grampus, affondato nel 1940 in collaborazione con la gemella Circe (confermato da più fonti) e, il 18 dicembre dello stesso anno il sommergibile HMS Triton nel Canale d'Otranto (esiste il dubbio tra Clio e Confienza).
Concludo il cappello prima di rinviare alle immagini e alle parole ufficiali dell’USMM rinnovando l’invito a quanti avessero parenti che furono imbarcati su questi vascelli a integrare il testo con immagini, storie personali, ricordi... Da questa vivida collaborazione potrà nascere una scheda più viva perché integrata dalla storia degli uomini che diedero vita e spirito alle nostre belle navi!
Buona lettura (spero!) giacomo

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Generalità classe Spica

Dopo più di vent’anni dall’ordinazione della prima serie di torpediniere tipo “PN” la Marina italiana, nel quadro del suo progressivo sviluppo e ammodernamento, nel 1932 diede incarico al Comitato Progetto Navi di mettere allo studio un progetto di torpediniera atta a sostituire i cacciatorpediniere, declassati a torpediniere, che si avvicinavano ormai ai limiti di età previsti per le unità siluranti dagli allora vigenti trattati internazionali. Dato che tali trattati non limitavano numericamente le unità da guerra di dislocamento uguale o inferiore a 600 tonnellate standard (610 metriche), le direttive impartite dallo Stato Maggiore per l’elaborazione del progetto fissarono il dislocamento della nuova torpediniera alla cifra predetta. Ma poiché l’armamento, la velocità e l’autonomia richieste per queste nuove unità rendevano inattuabile il progetto, il Comitato Progetto Navi propose di eliminare un impianto da 100/47 per poter rientrare nei limiti del dislocamento. Ne conseguì che si decise di far costruire i due primi esemplari senza che la limitazione del dislocamento fosse troppo vincolante ed infatti, a costruzione ultimata, il dislocamento delle due “Spica” risultò di circa 630t.s.; queste torpediniere rientrarono pertanto fra le unità sottoposte numericamente a limitazione.
Per le successive costruzioni, che vennero ordinate in vari cantieri con ritmo annuale, la limitazione al dislocamento fu abolita sia per le piccole migliorie che si ritenne di dover apportare ai prototipi, sia per la tendenza allora in atto, all’inosservanza delle clausole limitative del trattato di Londra e poi alla sua denunzia da parte tedesca e giapponese.
Come risulta dallo specchio relativo alle caratteristiche, il dislocamento delle serie di unità derivate dalla Spica si aggirò dapprima sulle 650 ts. Delle serie “Climene” e “Perseo” per poi raggiungere le 680 della serie “Alcione” dalla quale si sviluppò, in un tempo successivo, il progetto della “torpediniera di attacco” (classe “Ariete”).
Le “Spica” ebbero indovinate forme di scafo che permisero di superare la velocità contrattuale di 34 nodi; alle prove, con dislocamento medio sulle 730 tonnellate, alcune unità oltrepassarono le 37,5 miglia orarie.
La linea sobria e proporzionata di queste torpediniere conferiva loro un aspetto armonioso e snello; certamente uno dei migliori fra i numerosi tipi di torpediniere che fecero parte della Marina italiana.
La compartimentazione interna e le sistemazioni logistiche di queste siluranti furono molto razionali e funzionali per i loro tempi; più moderni indirizzi nella costruzione di unità sottili avrebbero certamente permesso un migliore sfruttamento delle loro ampie possibilità di adattamento.
L’apparato motore fu indovinato ed adeguato al loro dislocamento iniziale; il continuo appesantimento delle unità, soprattutto nel settore dell’armamento e relative apparecchiature, tolse però, in parte, la possibilità di sfruttare quel margine di potenza che rappresentava una delle doti più spiccate di queste unità Si consideri, per meglio valutare questo punto, che le “Spica” effettuarono le prove di consegna con dislocamento medio di 740 tonnellate e che in guerra il loro dislocamento superò ampiamente le 1000 tonnellate. A parte la conseguente drastica riduzione della velocità massima, l’incidenza di questo aumento di peso ebbe più importanti e pratiche ripercussioni sull’autonomia delle unità che in guerra vennero prevalentemente impiegate in servizio scorta di altura.
L’armamento di queste unità, per quanto poderoso e più armonico di quello delle contemporanee torpediniere francesi, tedesche e giapponesi, non fu del tutto indovinato se si considera l’impiego che esse ebbero in guerra: quello di artiglieria principale fu infatti scarsamente impiegato ed altrettanto può dirsi di quello silurante; le unità risultarono invece insufficientemente armate per la difesa antiaerea e la lotta antisommergibile che per esse ebbero preminente importanza durante il periodo bellico.
Le variazioni di armamento, intervenute nel tempo fino alla fine del Secondo Conflitto Mondiale, riguardarono essenzialmente le mitragliere, il cui calibro venne portato a 20 mm. e la loro ubicazione. A partire dal 1939 le unità delle prime tre serie cominciarono ad effettuare lavori di modifica per disporre i lanciasiluri come nella serie “Alcione” che si era dimostrata più razionale e funzionale. Contemporaneamente allo spostamento dei lanciasiluri Venne creata, sulle unità cui venne apportata tale modifica, una seconda plancetta mitragliere poppiera sulla quale vennero piazzate le armi che originariamente erano sistemate a cielo del centralino macchina.
Nello stesso periodo iniziò la sostituzione delle mitragliere da 13 mm con moderne 20/56 binate o singole, con piccole differenze di installazione da unità a unità.
Sulle sette unità che rimasero in servizio dopo la fine del Secondo Conflitto Mondiale, nel periodo 1950-53 l’armamento subì sostanziali mutamenti: su tutte le torpediniere i lanciasiluri vennero aboliti; su cinque unità venne mantenuto il solo cannone da 100/47 in coperta a poppa; le mitragliere da 20/56 furono sbarcate e sostituite da due impianti binati da 40/56 sistemati uno al posto del 100/47 rialzato poppiero ed uno nella plancetta mitragliere poppiera opportunamente ampliata e rinforzata; al posto del pezzo prodiero fu sistemato un porcospino. Sulle due rimanenti unità “Libra” e “Sagittario”, vennero sbarcati tutti i cannoni che furono sostituiti con tre impianti da 40/56 il terzo dei quali prese il posto del pezzo da 100/47 prodiero.
Anche gli impianti di ricerca e localizzazione furono sostituiti e potenziati con altri di moderna produzione; la plancia venne modificata; l’albero di maestra venne abolito e quello di trinchetto fu trasformato a tripode per la sistemazione di nuove apparecchiature.
Le modifiche apportate all’armamento ed alle varie sistemazioni, oltre a riflettersi direttamente nel tipo di impiego delle precitate unità, cambiarono anche sensibilmente il loro aspetto esterno.
Durante il servizio prestato, che, per le unità sopravvissute alla guerra superò i venticinque anni, queste torpediniere fornirono nel complesso, ottime prestazioni; qualche lieve deficienza come la necessità di ridurre la velocità con mare in prora per non avere forti vibrazioni allo scafo e forte tendenza ad alambardare con mare nei quartieri poppieri, possono essere considerate comuni a tutte le unità siluranti di modesto dislocamento. Per contro le unità risultarono solide, manovriere, abbastanza comode, di facile condotta e di sicuro funzionamento nei loro organi principali.

Vita operativa torpediniera Clio

Ultimate le prove e l’addestramento preliminare in Alto Tirreno, fu assegnata alla Divisione Scuola Comando ad Augusta esplicando notevole attività addestrativi e toccando tutti i porti e i sorgitori della Sicilia.
Dopo l’entrata dell’Italia nella Seconda Guerra Mondiale, fu posta alle dipendenze del Comando Superiore della Marina in Libia ed incorporata nella 13° squadriglia torpediniere, adibita alla scorta del traffico costiero lungo il litorale dell’Africa Settentrionale italiana, fino alla seconda metà del 1942; successivamente, fino all’armistizio del settembre 1943, le scorte costiere furono alternate tra la Cirenaica e la Grecia; complessivamente effettuò 118 missioni di scorta durante le quali non mancarono avvenimenti di un certo rilievo. Fra essi giova citare lo speronamento del sommergibile gollista Narval al largo di Tobruk, avvenuto il 7 gennaio 1941, che ebbe effetto letale per l’unità subacquea; altra azione nello Jonio, contro il sommergibile che il 14 dicembre dello stesso anno colpì con siluro la Vittorio Veneto, non risulta abbia avuto esito positivo; parimenti senza esito accertato fu la partecipazione alla caccia di altro sommergibile avversario che il 22 settembre 1942 affondò con siluro la motonave Francesco Barbaro da essa scortato. Nella notte sul 2 dicembre 1942 partecipò alla strenua difesa del convoglio “Aventino” attaccato e poi distrutto nel Canale di Sicilia da preponderanti forze navali britanniche. Nel corso del 1943, sempre durante servizi di scorta a convogli, partecipò attivamente alla difesa di essi in occasioni di attacchi da parte di sommergibili e specialmente di aerosiluranti avversari. Il 23 maggio riuscì a salvare da sicuro affondamento la Carnaro, colpita da siluro, rimorchiandola in porto.
Il 1 agosto 1943, a similitudine di altre unità della stessa classe, fu posta alle dipendenze della 5° Divisione Navale ed incorporata nella 1° squadriglia, destinata ai servizi di scorta al traffici nelle acque metropolitane.
Immediatamente dopo l’armistizio del settembre 1943, partecipò attivamente all’evacuazione del personale italiano rimasto in Grecia e in Albania; il 6 ottobre, insieme con la corvetta Urania, scortò da Augusta a Taranto una cisterna inglese; fu questo il primo servizio di scorta effettuato da navi italiane a unità anglo-americane. A questi servizi, che in seguito divennero uno dei compiti principali della Marina italiana, la Clio partecipò fino alla fine del conflitto principalmente sulla rotte che dai porti del Nord Africa e di Malta conducevano ai porti italiani della Penisola e delle isole maggiori e viceversa.
Nel dopoguerra l’unità fu inizialmente impiegata per trasporto di persone e materiali fra i porti del Tirreno e della Sardegna per sopperire alla mancanza di comunicazioni regolari; effettuò in seguito esercitazioni di normale addestramento e fu poi temporaneamente a disposizione dell’Accademia Navale nel gennaio-febbraio 1947.
Successivamente la Clio, incorporata nella 3° squadriglia, seguì i normali cicli addestrativi delle Forze Navali, partecipando alle crociere ed alle esercitazioni in campo NATO; fu inoltre saltuariamente utilizzata per servizio di vigilanza alla pesca.
Nel 1951-52 la torpediniera rimase ferma a Taranto per circa sei mesi per effettuare il cambio di armamento; riprese poi la sua attività di squadra e fu per diverse volte in acque extra-metropolitane in occasione di esercitazioni NATO.
Nel maggio 1956 l’unità fu incorporata nel 1° gruppo Forze Navali di riserva che ebbe dipendenze diverse; la sua attività fu, di conseguenza, molto ridotta fino all’epoca della radiazione.
 
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view post Posted on 23/8/2010, 09:31
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Bravo come sempre!!! Ottimo reportage.
Ciao
Roberto
 
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view post Posted on 23/8/2010, 19:15
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Grazie Roberto, cerco di aumentare i riferimenti documentali disponibili

Ubn caro saluto giacomo
 
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view post Posted on 24/8/2010, 09:14
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E noi siamo qui ad aspettarli ..... e se per caso trovassi qualcosa in più sull'Altair ne sarei coinvolto più direttamente.
Grazie un saluto.
Roberto
 
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view post Posted on 24/8/2010, 14:14
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Ovviamente il testo cui mi riferivo per la torpediniera Clio contiene anche notizie della Altair, entrambe appartengono alla classe Spica, la Clio della serie Alcione e la Altair della serie Perseo.

Non mi pare che le note ufficiali dell'USMM aggiungano molto a quanto già noto, comunque posto la trascrizione del brano del libro " Le torpediniere italiane" dell'USMM in cui si fa riferimento all'attività operativa dell'Altair, spero lo troviate interessante.
Un caro saluto a te, Roberto e tutti gli amici del Forum

giacomo

Altair
Dopo una breve attività nell’alto e nel medio tirreno la torpediniera fu inviata in Egeo, alla dipendenza del Comando Marina di Lero, ove rimase fino all’estate del 1938 svolgendo normale attività addestrativa e di collegamento tra le isole del Dodecanneso.
Fu quindi trasferita alla Divisione Scuola Comando di Augusta, organicamente assegnata alla 12° squadriglia torpediniere e partecipò a tutti i cicli addestrativi ed alle crociere compiute dalla Scuola fino alla dichiarazione di guerra del giugno 1940.
Dopo l’entrata dell’Italia nel Secondo Conflitto Mondiale, partecipò alla posa di uno sbarramento di mine nel Canale di Sicilia, ad azioni di caccia antisommergibile ed a crociere di vigilanza nelle acque sicule. Dopo l’apertura delle ostilità con la Grecia effettuò missioni di scorta al traffici fra Brindisi ed i porti albanesi e partecipò ad una missione di bombardamento contro le coste elleniche compiuta da nostri incrociatori il 4 marzo 1941.
In seguito l’Altair fu prevalentemente impiegata per le scorte nelle acque greche e prese parte anche alle operazioni relative all’occupazione di Creta.
L’attività bellica della torpediniera, oltre alle missioni particolari già citate, si compendia in 55 servizi di scorta a convogli durante i quali non si registrarono avvenimenti di particolare rilievo a meno di una decisa azione antisommergibile, peraltro senza risultato controllato, compiuta contro l’unità subacque che il 3 luglio 1941 affondò il piroscafo Anna C.
L’Altair il 20 ottobre 1941, mentre scortava un convoglio insieme con altre torpediniere, urtò contro una delle mine posate l’8 ottobre precedente dal sommergibile britannico Rorqual nel golfo di Atene e ne ebbe la prora asportata. Assistita dalla Lupo che la prese a rimorchio e da altre unità appositamente inviata (Aldebaran) da Atene, dopo molte ore di difficile navigazione affondò per le gravi avarie causate dall’esplosione a tutto il resto dello scafo.
 
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view post Posted on 24/8/2010, 14:45
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CITAZIONE (lancieri novara 5 @ 24/8/2010, 15:14)
L’Altair il 20 ottobre 1941, mentre scortava un convoglio insieme con altre torpediniere, urtò contro una delle mine posate l’8 ottobre precedente dal sommergibile britannico Rorqual nel golfo di Atene e ne ebbe la prora asportata. Assistita dalla Lupo che la prese a rimorchio e da altre unità appositamente inviata (Aldebaran) da Atene, dopo molte ore di difficile navigazione affondò per le gravi avarie causate dall’esplosione a tutto il resto dello scafo.

Ed in questo frangente purtroppo perse la vita il mio sfortunato pro-zio.
Grazie Giacomo hai aggiunto altri tasselli alla sua triste storia parzialmente riportata in questo mio vecchio topic:
https://miles.forumcommunity.net/?t=29967718
Un saluto.
Roberto
 
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