Le ultime sigarette del Guardiamarina Giulio Porcelli

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foch
view post Posted on 15/11/2013, 17:30 by: foch




Anche tutti questi mestieri ricordo. Con gli amici antiquari mi capita spesso di citare le stoviglie in terraglia ricomposte con graffe metalliche dopo essere finite a pezzi; oppure il pentolame in ferro (pots-de-chambre inclusi!) bucato e rattoppato. Sono la prova che un tempo non si buttava via niente, per poco che una riparazione potesse renderlo ancora utilizzabile e prolungarne la vita; e che la manodopera artigiana aveva costi (bassi) oggi inimmaginabili.

Chi "mastica" un po' di antiquariato sa bene che un oggetto antico d'uso -mobilia in primis- assai raramente è giunto fino a noi senza subire restauri, sostituzioni, adattamenti. Per dire : ho dei carissimi amici (più giovani di me) di una famiglia che fino a due generazioni fa (i nonni) teneva alle proprie dipendenze oltre alla servitù e ai contadini due falegnami in pianta stabile, alloggiati con la falegnameria nei rustici della villa di campagna, per la manutenzione del mobilio di casa. Ti assicuro che individuarne l'opera (come ad esempio la sostituzione della gamba di una poltrona o la rimessa della schiena di un cassetto) è impresa ardua anche per un occhio esercitato.

Ho raccolto una collezione (forte di qualche centinaio di pezzi) di piatti popolari in terraglia delle mie parti (erano una produzione ottocentesca circoscritta a un paio di località del vicentino e al capoluogo). Non solo non esito ad acquistare (se meritevoli) anche frammenti e pezzi ricomposti da quelli che tu chiami "concolinari"; ma confesso che li prediligo rispetto ai miei pezzi integri. Mi fanno tenerezza e mi parlano della vita semplice per non dire povera di un paese scomparso.

Foch
 
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30 replies since 10/11/2013, 09:36   3013 views
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