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| "Incasso" -non senza qualche imbarazzo- i complimenti di Pazienza così come il grazie di Kanister. Entrambi valgono a rassicurarmi circa un timore che più spesso che no mi assale nel redigere i miei interventi sul forum : quello di riuscire prolisso e noioso. Nel caso dei documenti cartacei, anche nei più semplici e prosaici tra essi, non è difficile leggere oltre, e scorgere in controluce le vicende (spesso, i drammi) individuali e collettivi che le carte raccontano. E qui il racconto è di un soldato italiano che (dopo l'8 settembre 1943, molto verosimilmente) si trova immerso nell'orrore della prigionia e del lavoro in fabbrica nella lontana Slesia. Lontana,fredda e piovosa. Fateci caso: alle scarpe da risuolare si provvede con regolare Buono firmato dal Direttore del Campo il 6 ottobre 1944. E' quando il suolo dell'Europa centro-orientale tende a trasformarsi in un pantano, causa la pioggia o la neve. (A proposito: si ripete sempre che la ritirata di Napoleone in Russia si trasformò in disastro per l'inverno arrivato presto. Errore: quel 1812, la neve arrivò semmai più tardi del consueto!). D'estate, la scrupolosa macchina tedesca lo avrebbe anche lasciato a piedi nudi. Ma il razionale sfruttamento del prigioniero-operaio suggeriva di tenergli i piedi all'asciutto. Anche il particolare dello sportello bancario all'interno della fabbrica, parla di efficienza tutta teutonica. Sembra di capire che il relativo timbro sia stato apposto sul buono presentato dal prigioniero, quale parte della procedura per pagare la spesa di risuolatura. (Al prigioniero avranno consegnato la somma per pagare lui il calzolaio ? O questo sarà stato pagato direttamente dalla fabbrica ?)
L'altro documento, come già detto, ci porta a riflettere sull'odissea del rimpatrio, in un Europa finalmente in pace, ma distrutta da sei anni di guerra. Facile, rimpatriando via Cecoslovacchia, che il nostro soldato sia transitato dal Brennero e da Verona, dove allo scopo un grande centro di accoglienza e assistenza era stato allestito. (Servì anche per i rimpatriati dalla Russia, il cui afflusso si protrasse ben oltre la fine della tragedia per questo reduce dalla Slesia.)
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