Aiuto casco coloniale italiano mod.28

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view post Posted on 18/8/2015, 15:50


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il mio l' ho acquistato a 70 € ...a parte la mancanza dell' aeratore è quasi perfetto, uno dei migliori coloniali che abbia visto. Io avrei intenzione di montare una coccarda d' epoca con il fregio del Corpo Nazionale dei Vigili del fuoco, secondo voi, visto che è stato prodotto in Belgio, realizzerei una sorta di "falso" ? qualcuno sa darmi qualche indicazione su dove trovare un aeratore oltre alle fiere di militaria ? l' ho cercato in moltissimi negozi italiani e anche stranieri, ma non lo trovo proprio.oppure andrebbe bene anche un casco in pessime condizioni dove potere recuperare il prezzo. Vi ringrazio molto per i preziosi interventi e per le delucidazioni :) .

Edited by Rudolf96 - 19/8/2015, 15:09
 
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view post Posted on 18/8/2015, 19:33


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Ciao!grazie della risposta.secondo me hai fatto un buon acquisto. Dove trovare un areatore non saprei proprio.circa la ricostruzione che vuoi fare personalmente eviterei a meno che non ti serva per completare un manichino x scopi didattici a tuo uso e consumo. Premetto che non conosco la storia dei vvff e non so se questo casco sia stato mai usato e quindi idoneo a una ricostruzione.
 
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view post Posted on 21/8/2015, 18:21


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Buona sera,

Spero questo mio contributo utile alla discussione.

Nei primi anni 70 venni in possesso di due caschi coloniali mod.28 con taschina laterale, dotazione di bordo della Marina Mercantile Nazionale, non avevano la telina verde (L.1045/1939).
Dismesso l’uso (D. l.vo 271/1999), i caschi vennero accumulati nei vari magazzini portuali.

Legge 16 giugno 1939, n. 1045
“Condizioni per l'igiene e l'abitabilità degli equipaggi a bordo delle navi mercantili nazionali”
(pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 177 del 31 luglio 1939 - S.O)
TITOLO XI -Vestiario -
73. Nei climi tropicali, per la profilassi del colpo di sole è obbligatorio l'uso continuo dell'elmo di sughero. Dall'elmo devono essere protetti anche l'occipite e la nuca.
Il berretto, di qualsiasi foggia, può essere usato soltanto dopo il tramonto e prima del levare del sole. È vietato al marittimo di esporsi ai raggi solari a capo scoperto.

Decreto l.vo 271/1999 comma 2 articolo 34:
“Con l’entrata in vigore del regolamento di cui al comma 1, la legge 16/06/1939 n. 1045 è abrogata”
 
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view post Posted on 21/8/2015, 19:17


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buona sera. quindi i caschi con telo interno kaki sarebbero in prevalenza d'origine civile equipaggiamento della marina mercantile e sarebbero rimasti sulle navi(mercantili) fino al 1999? Mi pare strano. Credo che un bastimento mercantile navigante nel ventennio non possa aver superato in servizio gli anni 70, idem gli equipaggiamenti. Cmq se si riuscisse a dimostrare che i caschi kaki erano già prodotti nel 39 sarebbe già un passo avanti nella storia di questo casco.
 
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foch
view post Posted on 21/8/2015, 19:45




CITAZIONE (ardito75 @ 21/8/2015, 20:17) 
...Credo che un bastimento mercantile navigante nel ventennio non possa aver superato in servizio gli anni 70, idem gli equipaggiamenti.

E perchè mai ? La vita degli equipaggiamenti (non di tutti, certo) può essere assai più lunga di quella dello scafo. Specie se essi vengono poco o nulla usati (la legge stessa -come abbiamo visto- ne limitava gli orari di utilizzo), o se fanno parte di stock conservati in magazzino.
I caschi d'obbligo per i marittimi imbarcati sui mercantili, saranno stati imbarcati solo sulle unità destinate a rotte in mari caldi e nelle stagioni calde; e trasbordati da un'unità all'altra secondo necessità o conservati a terra. Gli armatori avranno provveduto al rimpiazzo solo per farne costantemente corrispondere il numero alla forza degli equipaggi in servizio su dette rotte. Se ancora sano, un casco in sughero d'anteguerra andava bene anche vent'anni dopo. (Non parliamo di estintori, lampade, giubbotti salvagente o altre dotazioni di bordo che il progresso tecnologico rende superati dopo un più breve ciclo di vita.)

Foch
 
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view post Posted on 21/8/2015, 19:47


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Grazie a tuti per gli interventi. Il mio casco può essere databile fine anni venti/primi anni '30 (visto l' interno), o forse è stato prodotto in un' epoca successiva (visto il rivestimento in tela leggere tipico del mod 35 con interno kaki)? Può essere che caschi in sughero siano stati fatti anche in epoche successive tipo anni '60/70/80 ? Considerando anche che, a quanto pare, i caschi coloniali sono stati in utilizzo fino al '99.Grazie
 
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view post Posted on 21/8/2015, 20:30


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Buona sera,

La Legge del 1939 è stata abrogata nel 1999, ma è possibile che la mancanza a bordo degli ormai inutili caschi in sughero sia stata tollerata da molto prima.

Pazienza
 
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view post Posted on 21/8/2015, 20:56


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lo penso anch'io.tornando però ai caschi con interno kaki sarebbe bello trovare certezze circa il loro utilizzo e produzione in epoca bellica seppur su bastimenti civili o militarizzati cmq non militari in senso stretto.
 
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foch
view post Posted on 21/8/2015, 21:29




CITAZIONE (Rudolf96 @ 21/8/2015, 20:47) 
... Può essere che caschi in sughero siano stati fatti anche in epoche successive tipo anni '60/70 ?

Non ho dati per rispondere alla domanda. Ma tenderei a rispondere negativamente. Facile che per i caschi coloniali sia successo lo stesso che per gli elmetti Mod.33 : nel dopoguerra, i magazzini ne disponevano ancora in quantità sufficienti a soddisfare la domanda. Se poi parliamo non di anni Quaranta-Cinquanta, ma piuttosto di Sessanta e successivi; credo si debba considerare che quest'ultimi hanno visto un veloce, progressivo abbondono dell'uso del casco di sughero per climi tropicali ed equatoriali, fino a relegarlo tra gli oggetti da museo o quasi. Perfino nel gioco del polo è stato da tempo sostituito da elmetti in materiale diverso e maggiormente protettivi. I militari non lo usano più e nemmeno i civili che un tempo formavano la popolazione europea delle tante colonie e protettorati tutti arrivati proprio in quegli anni all'indipendenza. Neanche un fanatico lettore di Karen Blixen si avventurerebbe oggigiorno con un casco coloniale in testa per le vie di Nairobi, o per quelle del Cairo o di Luxor se ammiratore di Agatha Christie.
In India e Pakistan, poi, si correrebbe il rischio di accendere i sempre latenti sentimenti nazionalisti e anticolonialisti.

Se proprio si ama un tal genere di copricapo e non si vuole rinunciare al piacere di indossarlo nell'ambiente per cui è nato; consiglio paesi asiatici come la vecchia Indocina (ora Vietnam, dove -come è noto- il casco in sughero ha equipaggiato l'esercito che ha sconfitto francesi e americani ed è diventato uno dei simboli della Vittoria) o Singapore. Potete fare, se lo credete, come ho fatto io e comperarvi un casco di poco prezzo ma fatto rigorosomente in materiali tradizionali (anche il sottogola in cuoio vero e non plastificato, e la fodera interna di un bel rosso squillante). E poi uscirvene con il nuovo acquisto in testa (o tenuto sottobraccio), fuori dalla vostra camera al Raffles Hotel (di Singapore, ma c'è bisogno di scriverlo ?), e appoggiarlo al tavolo con due poltroncine posto di fronte alla porta di ogni stanza dell'albergo sotto il porticato di legno. Vi sedete e con il vostro nuovo casco sotto gli occhi potete perdervi nel fascinoso mondo dei Pith Helmets, Sola Helmets, Sun o Tropical Helmets, Polo Helmets, Aden Helmets -tutti cugini e parenti tra loro e tutti ottimi compagni di viaggio e ... di fantasticherie. Meglio, molto meglio, naturalmente, se avrete avuto l'accortezza di chiamare prima un boy e di farvi portare un Singapore Sling (almeno uno !), il mitico cocktail nato proprio qui, al Raffles Bar.

Ohibò, chiedo indulgenza per questa elegia intonata al casco e per questi svenevoli ricordi di viaggio -oltretutto risalenti a tempi in cui Asia e Africa erano già abbondantemente percorse dalle torme di turisti dei viaggi organizzati e dei low flies. E questo mi conduce al punto finale : il casco in sughero è andato in disuso con tutto uno stile di vita, abitudini, convinzioni mediche che facevano temere agli europei i pericoli dei raggi solari -anche (e soprattutto) in viaggio di piacere e in vacanza. (A proposito: mai sentito parlare di "Cholera Belts" ? Per dire, ne era un convinto assertore anche un'autorità medica internazionale in fatto di malattie tropicali come il nostro Professor Castellani, medico personale di Umberto II in Portogallo, non del Dr. Livingstone o di Gordon Pasha.)
Negli Anni Sessanta del Novecento la gente vestiva ormai (al lavoro, in viaggio e in vacanza) in modo diverso da prima. E anche nella nostra flotta mercantile si era prodotta una mezza rivoluzione. Tonnellaggio complessivo ridotto (anche per la concorrenza dell'aereo nel trasporto sia merci che passeggeri) ed equipaggi a loro volta meno numerosi -per navi (non solo i portacontainers) dove molte operazioni sono automatizzate e non più manuali. Ergo, a che pro continuare oltre la produzione di caschi di sughero ?

Foch
 
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view post Posted on 23/8/2015, 17:58


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Grazie per gli interventi :) Il mio casco, visto il rivestimento esterno può essere databile comunque intorno al 1928, oppure in un' epoca successiva ? grazie
 
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view post Posted on 26/8/2015, 21:39


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Le coccarde in seta con retro cartonato erano usate solo su caschi da ufficiale o anche da truppa ? grazie
 
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view post Posted on 26/8/2015, 22:37
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CITAZIONE (64adriano @ 11/8/2015, 00:35) 
La coccarda da truppa non necessariamente era cartonata...anzi quella standard da truppa era in cotone con risvolto bianco sul retro e doppia cucitura, il diametro 85 mm se non ricordo male...a volte erano usate anche quelle in lana da kepì con il supporto in carta del diametro di 5,5/5,6

up!
 
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view post Posted on 27/8/2015, 10:35
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e spesso le coccarde non venivano neppure usate... :)
 
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view post Posted on 2/9/2015, 13:13


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Finalmente ho recuperato l' aeratore da un casco coloniale molto vissuto che mi è stato venduto ad un ottimo prezzo. L' aeratore purtroppo era fatto in lamina d' ottone ed in contrasto con quello già presente sul casco, ho dovuto quindi dipingerlo cercando di replicare, nei limiti del possibile, la tinta originale . Si riesce a capire se l' aeratore è originale o meno ? il casco sacrificato ne montava 2 di diversa fattura .Posto sia le foto del casco sistemato sia quelle della "vittima sacrificale"... sul davanti si nota una scritta parzialmente rimossa. a cosa poteva riferirsi ? grazie a tutti
20150902_132703
20150902_132712
20150902_132742
20150902_132759



Edited by Rudolf96 - 2/9/2015, 18:55
 
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view post Posted on 3/9/2015, 15:19


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La scritta dovrebbe essere PORTO DALVA, il nome di un vino del Portogallo. Possibile che il casco sia stato riutilizzato con fini pubblicitari ? grazie
 
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