MAB: Moschetto Automatico Beretta.

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kaballus
view post Posted on 5/3/2016, 19:26 by: kaballus


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Ho ricevuto da Seza un messaggio che ho trovato di notevole interesse generale, e pertanto gli ho chiesto di inserirlo nella discussione. Gentilmente, mi ha chiesto di farlo io stesso.

Vorrei fare un paio di precisazioni alla discussione. Il mod. 38/A49 mod. 5 (o più semplicemente mod. 5, che è la denominazione militare. Nella terminologia ufficiale ho sempre e solo trovato questa definizione: non mi risulta ufficiale la definizione di mod. 57) fu progettato dall'ing. Domenico Salza nel 1957 su specifiche volute espressamente dal Comando Generale dell'Arma dei Carabinieri.
Riporto pari pari quanto è stato scritto in un articolo dell'ormai lontano 1978 e scaricabile dall'indirizzo

scribd.com/doc/249021708/Moschetti-Automatici-Beretta-pdf

"Questa variante fu applicata anche dall'Esercito alle sue armi, modificando i modd. 38/A44 e 38/A49 mod. 4 giacenti nei magazzini e presso le armerie di reparto. Bisogna, però, dire che è possibile vedere anche qualche mod. 2 trasformato con questa sicurezza e con la sostituzione dell’otturatore.
É questa una modifica che riduce effettivamente le possibilità di incidenti, obbligando nel contempo ad una più corretta impugnatura dell’arma e facilitando l’impiego da parte del tiratore. La sicurezza si compone di un pulsante per il comando della sicura, di una leva di disimpegno a bi-lanciere e di un dente di sicura dell’otturatore. Naturalmente la modifica riguarda anche alcune par-ti della culatta e del blocco di scatto. Infatti, l’appendice prismatica della culatta porta due intagli: uno per l’alloggiamento del braccio posteriore della leva di disimpegno e l’altro per l’alloggiamento del dente inferiore della stessa leva; inoltre, il tassello anteriore della suddetta appendice è più lungo dei soliti e presenta tre fori: uno verticale per il passaggio del perno d’unione della leva di disimpegno, uno laterale destro per l’alloggiamento della molla della stessa leva e uno superiore, obliquo, per l’alloggiamento della molla del dente di sicurezza. Il blocco di scatto presenta anteriormente una fresatura dove si inserisce il dente inferiore della leva di disimpegno, con l’arma in sicurezza. Bisogna notare che il blocco di scatto del modello 5 può essere montato sui modelli precedenti, ma il blocco di scatto di questi ultimi non può essere montato sul modello 5.
Nei modelli modificati dall'Esercito, la calciatura del mod. 3 presenta la finestrella laterale ricavata sulla precedente calciatura, mentre per i modelli 4 la calciatura è stata completamente sostituita.
Vediamo ora questa sicurezza nei particolari. Il pulsante della leva di disimpegno è situato anteriormente sul lato destro della calciatura, in corrispondenza della scanalatura ricavata nel legno per consentire l’impugnatura dell’arma. La leva di disimpegno a bilanciere, imperniata al centro del tassello anteriore dell’appendice prismatica di culatta, comprende un braccio anteriore ed un braccio posteriore. Il primo presenta il lato esterno sagomato per l’unione con il pulsante ed il lato interno provvisto di un dente a piano inclinato per il comando del dente di sicura, inoltre è fornito di una molla di richiamo che appoggia sul tassello. Il secondo presenta superiormente un dente di bloccaggio dell’otturatore in posizione armata, inferiormente un dente di bloccaggio del blocco di scatto. Il dente di sicurezza dell’otturatore è costituito da un blocchetto prismatico imperniato posteriormente alla culatta, il quale presenta anteriormente un piano inclinato sul quale scorre il dente del braccio anteriore della leva di disimpegno ed un gradino di contrasto che, agendo sul tallone di arresto dell’otturatore, serve a bloccarlo quando è in chiusura. Anche il dente di sicurezza è provvisto di una molla di richiamo, poggiante sul tassello anteriore dell’appendice prismatica di culatta.
Vediamone il funzionamento. Premendo con l’estremità delle dita della mano sinistra sul pulsante, la leva di disimpegno del bilanciere provoca l’abbassamento del dente di sicura dell’otturatore sbloccandolo. Inoltre, il movimento della leva, per effetto dello spostamento verso l’esterno del braccio posteriore, permette al dente inferiore di liberare il blocco di scatto ed al dente superiore di sbloccare l’otturatore, qualora questo non si trovi in posizione di apertura. Non premendo il pulsante, invece, il dente inferiore della leva di disimpegno alloggiando nell'apposito intaglio della culatta, impedisce la rotazione del blocco di scatto. Inoltre, se l’otturatore è armato, il tallone d’arresto contrasta con il dente superiore del braccio posteriore della leva, mentre se è in posizione di chiusura con il tallone contrasta il dente della sicura.
Negli esemplari modificati o costruiti ex novo per l’Esercito, nel vano della cassa, dove alloggia il pulsante della leva di disimpegno, è stato ricavato un incavo che permette l’introduzione di un bossolo che, determinando l’arresto del pulsante in posizione pressata, consente l’impiego dell’arma con una sola mano."
Non lo definirei un'infelice sistema di sicura. Obbligando il militare ad impugnare con le due mani l'arma si scongiuravano gli incidenti dovuti all'emotività o alla mancanza di addestramento. Fatto sta che l'Esercito, con l'incavo predisposto nelle armi di sua competenza, prevedeva la possibilità di inserire un bossolo od una cartuccia e poter impiegare l'arma con una sola mano, specialmente in caso di ferite. Quindi assolutamente non limitativa in situazioni operative (sempre da parte dell'Esercito). Per quanto riguarda i Carabinieri, la maggior parte di loro aveva si o no sparato qualche caricatore in poligono. Vi siate mai trovati a passare davanti ad un edificio pubblico con all'esterno un "Giovin" Carabiniere di guardia? Sinceramente mi si è accapponata la pelle guardando come imbracciava l'M12, giocherellando con il dito sul grilletto.
Dissento, invece, dalla definizione di "modello lupara". Intanto perché per "lupara" si intende l'accorciamento della, o delle, canna e non della calciatura. La trasformazione dell'immagine poteva essere utilizzato solo dalla criminalità, per motivi di occultamento (come era, d'altra parte per la lupara).
La brutta abitudine di impugnare l'arma per il caricatore (i MAB non hanno il bocchettone impugnabile, anche se, dopo il 38A è visibile) era contestata su tutte le sinossi e le librette di riferimento. Una delle poche armi che avevano il bocchettone studiato per essere impugnato era l'MP tedesca, nelle sue varie versioni. Anche per lo Sten (che presentava comunque un ottimo bocchettone adatto ad una presa sicura) era prevista l'impugnatura sul manicotto di protezione della canna.
Invece, sono pienamente d'accordo sui bei tempi, ante legge 110/75, quando per quei pochi e fortunati collezionisti era permesso avere le armi efficienti, con relativo munizionamento, e poterle utilizzare in poligono.
 
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