Aeronautica nel dopoguerra: incidenti.

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view post Posted on 27/11/2019, 09:08

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CITAZIONE (carpu @ 26/11/2019, 17:54) 
CITAZIONE (rip-stop @ 26/11/2019, 17:15) 
La carriera del P-51 nelle fila dell'AMI si svolse quindi sotto migliori auspici, per quanto non mancarono anche in questo caso un certo numero di gravi incidenti
RIP-STOP

Immagino in questo caso dovuti a filosofie di volo differenti,anche se nei primi anni 50 i nostri piloti avrebbero dovuto essersi abituati.

Sicuramente, tra tutti i caccia alleati ricevuti dall'AMI nelle prime fasi della sua ricostruzione, il P-51 Mustang fu quello che lasciò il migliore ricordo di sè. Tra l'altro nel lotto di apparecchi ceduti dagli Stati Uniti erano inclusi anche due P-51 biposto da addestramento che si dimostrarono molto utili nelle prime fasi di familiarizzazione con la macchina. Quanto al rateo di incidenti, dobbiamo tenere presenti che a quei tempi l'attività addestrativa e quella di volo si svolgevano secondo standard di sicurezza piuttosto "primitivi" e molto lontani da quelli attuali. Si volava inoltre molto di più e gli arei erano sottoposti ad una maggiore più rapida usura, quindi un certo rateo d'incidenti era considerato quasi fisiologico, specialmente nel corso delle prime fasi d'addestramento. A parte i problemi già accennati, dovuti all'impiego di aeroplani già molto logorati dall'uso, bisogna comunque dire che dal punto di vista della sicurezza del volo l'Aeronautica Militare Italiana si è sempre distinta per il grande rigore e la grande attenzione dedicata a questo tipo di problema. Tornando al discorso relativo agli F-104, che esula un po' dalla scrivente discussione, è necessario ad esempio puntualizzare che il rateo d'incidenti registrati da quest'apparecchio nel corso del suo servizio nell'AMI fu assai inferiore a quello sostenuto dalle stesse macchine assegnate alla Luftwaffe tedesco-occidentale o all'aviazione canadese, che perse quasi la metà dei suo Starfighter a causa d'incidenti.

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view post Posted on 30/11/2019, 14:25
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Circa gli spitfire nel dopoguerra ho trovato dei dati curiosi.
Consultando quell'ottima fonte che è il data base on line di tutti gli spitfire prodotti (oltre 23mila), nel quale ogni velivolo è "seguito" (con sintetici e ostici acronimi in anglo/militarese) per così dire dalla nascita alla morte, ho trovato che fra i circa 100 caduti in Italia durante e dopo la guerra, ben 21 sono caduti fra il 45 e il '49, di cui 19 dopo la guerra, spesso per engine failed u/c collapsed, nella zona di Treviso. Perchè proprio lì? Evidentemente ci sarà stata qualche base nei pressi, ma questo dato: 19 in zona così ristretta, mi incuriosisce.
Ecco il report (la prima sigla è la matricola)

treviso_1

treviso2


saluti
niemand
 
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view post Posted on 30/11/2019, 14:34
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Si, ce ne sono parecchi caduti nei dintorni diTreviso, però non credo che quelli caduti nel gennaio o maggio o giugno 45 possono essere riferiti all'aeronatica italiana, meno che mai quelli "shot down by flak nr Treviso".

Circa l'aeroporto che evidentemente esisteva vicino a Trevido oggi pomeriggio mi incontrerò con un esperto di aviazione: faccio prima a chiedere a lui che a svolgere ricerche in rete.
 
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view post Posted on 30/11/2019, 14:38
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CITAZIONE (kanister @ 30/11/2019, 14:34) 
Si, ce ne sono parecchi caduti nei dintorni diTreviso, però non credo che quelli caduti nel gennaio o maggio o giugno 45 possono essere riferiti all'aeronatica italiana, meno che mai quelli "shot down by flak nr Treviso".

Circa l'aeroporto che evidentemente esisteva vicino a Trevido oggi pomeriggio mi incontrerò con un esperto di aviazione: faccio prima a chiedere a lui che a svolgere ricerche in rete.

Nel post ho precisato: 21 caduti di cui 19 dopo la guerra
 
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view post Posted on 30/11/2019, 14:42
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Si ma non credo proprio che a maggio o giugno '45 quelli caduti fossero in dotazione italiana
 
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view post Posted on 30/11/2019, 14:46
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La base potrebbe essere quella di Aviano (sempre che fosse già esistente).
E non molto lontano c'era (c'è) il confine orientale...
Ma quello che mi incuriosisce è il numero di aerei caduti in un'area relativamente ristretta
 
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view post Posted on 30/11/2019, 14:50
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CITAZIONE (niemand @ 30/11/2019, 14:46) 
La base potrebbe essere quella di Aviano (sempre che fosse già esistente).
E non molto lontano c'era (c'è) il confine orientale...
Ma quello che mi incuriosisce è il numero di aerei caduti in un'area relativamente ristretta

Come detto prima oggi incontrerò uno scrittore di aviazione che verrà a tenere una chiacchierata a Cairo M. (per fortuna la strada è stata riaperta) e chiederò a lui.
 
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view post Posted on 30/11/2019, 15:21
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Potenza di internet: durante la guerra c'era un aeroporto a Treviso. E leggendo bene il report diversi aerei caddero "landing Treviso", ovvero in fase di atterraggio a Treviso.
Quando ci fu il terribile bombardamento alleato sulla città del 7 aprile '44 (che fece fra 1000 e 1600 vittime fra la popolazione civile) una batteria antiaerea tedesca collocata a sua difesa abbatté un b 17. Dal 1963 al '94 l'aeroporto fu la base per il 2º Stormo dell'Aeronautica Militare, equipaggiato con aerei Fiat G.91R. La sezione militare dell'aeroporto rimase sede di stormo fino al 1994,
Ma la mia curiosità era e resta il numero notevole degli aerei caduti
 
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view post Posted on 30/11/2019, 16:58
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Ma non è che c'erano anche problemi nell'addestramento dei piloti nell'immediato dopoguerra?
 
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view post Posted on 30/11/2019, 20:45
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come promesso ho chiesto e le risposte sono queste:
- a Treviso c'era effettivamente un aeroporto che venne anche bombardato intensamente;
- nel dopoguerra Treviso fu sede di un gruppo caccia effettivamente equipaggiato di Spitfire;
- l'amico però non ricorda effettivamente da quando questo gruppo caccia si insediò a Treviso, sicuramente non nell'immediatissimo dopoguerra, ma qualche tempo dopo.

Da parte mia cercando di interpretare le varie sigle presenti nello schema noto che molti appartenevano alla MedAAF (che interpreto come Mediterranean Allied Air Force) e solo il quarto dal basso risulterebbe ceduto alla ItalianAF il 16-1-47.
L'unico altro ceduto ad altre forza aerea dovrebbe essere il sesto dall'altro in cui si parla di aviazione Ceca.
La sigla SOC dovrebbe indicare la data da cui fu tolto dai ruoli il che significherebbe che erano ancora in carico agli inglesi.
 
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view post Posted on 1/12/2019, 16:22
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Dal data base prima citato vedo che oltre 150 spitfire nell'immediato dopoguerra (fine anni '40), risultano to ItalianAF, ovvero in carico all'Aviazione Italiana (con matricola dal 4000 in su).

Da F. D’Amico-G.Valentini Regia Aeronautica vol. 2 Pictorial History of the Aeronautica Nazionale Repubblicana and the Italian Co-Belligerent Air Force 1943-45, squadron signal publications, 1986, p. 36 apprendiamo che alcuni Spitfire Mk Vb/trop (di provenienza dall’Africa con tanto di filtri sabbia) erano in carico all'Aviazione Italiana cobelligerante già nell'ottobre del '44 al 20 Gruppo del 51 Stormo Caccia terrestre a Galatina (Lecce).

spitfire


c’è anche un bel disegno dell’aereo con la sua livrea giallo/marroncino di Don Greer (che non metto per eventuali problemi di copyrigth)
saluti
niemand

Edited by niemand - 2/12/2019, 09:50
 
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view post Posted on 2/12/2019, 09:30

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Riguardo agli Spitfire italiani ho trovato i riferimenti ad una vecchia discussione aperta qui:

https://miles.forumcommunity.net/?t=31965828

In ogni modo, la nostra aeronautica venne dotata di aerei Spitifire in due riprese.
53 macchine delle serie Mk.Vb e Mk.Vc vennero cedute all'Aeronautica Cobelligerante a partire dal mese di maggio del 1944: si trattava di macchine di varia provenienza, la gran parte delle quali già in carico al 352st Yugoslavian Squadron della R.A.F. di stanza presso Canne, in Puglia. Questi aerei erano dotati del filtro anti-sabbia Vokes trattandosi di apparecchi già utilizzati in Africa Settentrionale. Si trattava di aerei già molto usurati: lo dimostra il fatto che alla conclusione delle ostilità, soltanto 10 Spitfire con le insegne italiane si trovavano ancora in condizioni di volo.
Nel luglio del 1947 l'Aeronautica Militare Italiana ricevette poi un secondo e ben più consistente lotto di caccia Spitfire, circa 150 esemplari, appartenenti alle versioni Mk.IX, LF Mk.IX e HF Mk.IX. Anche questi erano tutti apparecchi ex R.A.F. accantonati presso l'aeroporto di Treviso Sant'Angelo presso il quale, tra il 1945 e il 1947, si trovavano ancora operative alcune squadriglie da caccia della Royal Air Force come ad esempio il 92th, il 250th e il 253th Squadron, già facenti parte della ex Mediterranean Allied Air Force. Al momento dello scioglimento di tali squadriglie, tutti gli aerei superstiti vennero lasciati sul posto e riversati all'Aeronautica italiana dove andarono ad equipaggiare il 5° e il 51° Stormo. La lunga e onerosa carriera di questi Spitfire si concluse nel 1952, quando gli ultimi esemplari ancora in servizio presso le scuole di volo e i reparti di collegamento vennero definitivamente radiati dal servizio.

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Edited by rip-stop - 5/2/2020, 09:04
 
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view post Posted on 4/2/2020, 23:52
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Pare che la "bidonata" di Thunderbolt e Spitfires sia stata dovuta al fatto che l'Aeronautica Militare dovette subire le restrizioni del Trattato di Pace del 1947 e quindi si trovò ad acquisire gli avanzi dei surplus alleati accantonati in Europa, arrivando buona ultima dopo una sfilza di nazioni alleate o amiche dello Zio Sam che si erano accuratamente scelte gli aerei in migliori condizioni.
Inoltre, a parte l'ovvio logoramento che afflisse motori e cellule di quegli aeroplani, a mettere lo zampino negli incidenti che funestarono i primi anni dell'A.M. ci misero pure le caratteristiche di volo di alcuni tipi. Uno su tutti, il P-39. Aereo "strano", perché aveva il motore nella parte centrale della cellula invece che frontalmente. Quindi credo che questo desse una distribuzione diversa dei pesi che lo rendeva un velivolo molto "rognoso", anche senza dover fare i conti con l'usura dei velivoli che gli Alleati passarono agli italiani col contagocce.
Fra l'altro mi è capitato di sfogliare il manuale di volo dell'Airacobra (disponibile on-line), che in calce alle raccomandazioni riporta in stampatello: NON FARE ACROBAZIE! Infatti il P-39 tendeva ad andare in "assetti inusuali" da cui era difficilissimo uscire se non si era più che esperti su questo tipo di aeroplano. I nostri piloti uscivano tutti da un'Accademia dove si dava moltissima importanza all'acrobazia e al combattimento manovrato, per cui devono aver sottovalutato l'avvertimento scritto, pagandolo a caro prezzo.

Infine, chi volesse approfondire il tema degli incidenti di volo che coinvolsero piloti italiani su velivoli di produzione alleata consiglio vivamente il libro "F-47 Thunderbolt" di Nicola Malizia (IBN). Benché datato, il testo ha il pregio di essere stato scritto da un testimone oculare, in quanto Malizia stesso, fresco di Accademia, si trovò a lavorare su questi aeroplani in qualità di armiere/artificiere presso il 51° Stormo.
 
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view post Posted on 5/2/2020, 09:50

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Le restrizioni del trattato di pace del 1947 secondo me non furono poi così determinanti. Aerei di surplus di provenienza inglese e americana andarono ad equipaggiare la gran parte delle aeronautiche militari in Europa, tra cui Francia, Belgio, Olanda, Danimarca, Grecia e Turchia, ciò in attesa che le nuove generazioni di aerei a reazione li soppiantassero definitivamente. Gran parte di queste macchine furono cedute a titolo gratuito dagli Stati Uniti nell'ambito del programma di aiuti militari a favore dei paesi NATO. E' necessario perciò distinguere a mio parere tra gli aerei forniti dagli Alleati all'Aeronautica Cobelligerante tra il 1943 e il 1945 e quelli invece che equipaggiarono l'A.M.I. dal 1947 in avanti. Nel primo caso si trattava effettivamente di macchine veramente ai limiti della propria vita utile, recuperate in maniera spesso avventurosa tra quelle abbandonate sui vari campi d'aviazione anglo-americani del meridione. Finita la guerra, fu possibile finalmente disporre di aerei migliori, anche se molti degli apparecchi già in uso finirono inevitabilmente per essere incorporati nei reparti di nuova formazione aggravando i problemi legati alla manutenzione e alla sicurezza del volo.

Per quanto riguarda il P-39 Airacobra, i giudizio su questo aereo sono stati parecchi discordi. La R.A.F. inglese ebbe modo di esaminare e collaudare l'aereo in previsione di una sua possibile acquisizione ma rifiutò sdegnosamente la macchina giudicandola del tutto inadeguata ai propri requisiti. I sovietici, al contrario, ne elogiarono la robustezza, la potenza di fuoco e il comportamento di volo, specie alle basse quote: molti assi della caccia sovietica conquistarono buona parte delle proprie vittorie proprio pilotando i P-39. La soluzione di collocare il motore in posizione centrale era stata adottata dai progettisti per consentire di alloggiare un potente armamento nel muso ed equilibrare così la distribuzione dei pesi dell'aereoplano; tale disposizione del propulsore assicurava il centraggio ottimale del centro di gravità dell'aparecchio, garantendone così ottime capacità di maneggevolezza, ma creava una serie di problemi dovuti alla difficoltà di accesso al motore in caso di manutenzione, l'insorgere di vibrazioni provocate dal lungo albero di trasmissione dell'elica e difficoltà di raffreddamento del propulsore specialmente in fase di rullaggio. La restrizione ad effettuare acrobazie riportata sui manuali non era dovuta probabilmente alle caratteristiche intrinseche dell'aereoplano ma quanto al fatto che trattandosi appunto di aerei assai logori era fatto divieto di sottoporre la cellula ad eccessivi stress strutturali, un destino comune a molte macchine di surplus giunte oramai al limite massimo delle proprie ore di volo.

Quanto al Thunderbolt, ho letto anch'io il libro di Nicola Malizia dove effettivamente si parla a lungo delle vicende particolarmente sfortunate di questo aereo nei ranghi della nostra Aeronautica Militare. Il P-47 era effettivamente un caccia monoposto assolutamente "sui generis" quanto a prestazioni, peso e dimensioni (quasi 8 tonnellate di peso massimo consentito al decollo). Il complesso dispositivo di sovralimentazione, che costituiva il cuore della macchina, esigeva una manutenzione particolarmente onerosa. Come si evince dalla lettura del libro, questi aerei arrivarono in Italia già in cattive condizioni generali, e ciò aggravò in maniera determinante le difficoltà dei nostri piloti in fase di familiarizzazione con l'apparecchio.

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Edited by rip-stop - 5/2/2020, 10:09
 
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view post Posted on 6/2/2020, 10:26
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Piccolo contributo fotografico, mio padre nel 1950



 
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