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| nulla di spinoso ne di controverso. ho in archivio i documenti partigiani del suo interrogatorio. la fucilazione è stata una sventagliata di mitra, non immaginatevi un plotone di esecuzione. Per quanto riguarda l'accusa di spionaggio, la Drovetto era originaria delle valli di Lanzo, nulla sapeva delle zone dove è stata catturata e difficilmente poteva fare la spia essendo riconosciuta dai documenti che aveva con se e dalle sue stesse dichiarazioni come appartenente alla SAF. Con se aveva: un orologio, un portafogli con borsellino, una somma di 15.000 lire, un anello, una catenella metallica, una giacca a vento (militare), una borsa tipo sport, un paio di scarponi. Inoltre la Tessera da Ausiliaria, una foto del Duce recente (trascrizione letterale) e altre sue personali, una lettera indirizzata al tenente Gottuso (suo fidanzato e ufficiale del Tirano), una chiave. Trascrivo letteralmente: "poichè a carico della Drovettosono risultate delle prove di ostilità contro i partigiani, ....il comandante ...e il comandante ....di comune accordo ne decretavano la morte mediante fucilazione."
In realtà dal verbale esce una nota interessante. La Drovetto conosceva uno dei due comandanti in quanto dice:"Quando voi aveste quella violenta discussione col tenente Memo della Brigata Nera di Pinerolo, dovetti per necessità di cose intervenire in suo favore tanto più che ero in divisa. Ricordo che allora la discussione rifletteva i partigiani che il Tenente Memo disprezzava e diceva che solo la fede dei fascisti poteva salvare l'Italia. Non ricordo altro e non so quali parole precise io abbia detto..." Mi sa che quelle parole ne hanno decretato la fine...
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