GUARDIACACCIA V.E. II

La divulgazione di foto, provenienti da archivi personali, è divenuta di moda.
Non ci faccio più caso! Qualcuno chiede il permesso, altri pubblicando senza dire nulla. È, solo, maleducazione! Lasciamo perdere la giurisprudenza!
Finché si tratta di una vecchia foto, che non implica questioni legate all'onore, non vedo problemi. Certo che, se l' oggetto della foto è, magari, un Militare macchiatosi di un grave delitto, una fucilazione o simili, la cosa è diversa.
Qualche tempo fa, un caro amico mi presto' la foto dello zio che faceva parte di un gruppo di volontari alpini, 1 g.m., nulla di trascendentale, mi diede l'O.k. alla pubblicazione senza i riferimenti di questo ufficiale. La foto era stupenda, dal punto di vista uniformologico decisi di pubblicarla senza riferimenti.
Con i propri archivi ognuno ha il diritto di fare ciò che vuole, con le cose degli altri si deve comportare come richiesto!

Io sulla privacy ci ho fatto la tesi di laurea (mi imposero questa materia all'epoca nuova), poi la materia è degenerata. Prima di tutto la privacy più importante è quella sui dati "sensibili" (politici, sanitari, sessuali, ecc) poi io faccio sempre l'esempio dei fogli che garantiscono la privacy negli ospedali, ma poi nel corridoio o nella sala d'aspetto arriva l'infermiere e dice davanti a tutti: "Chi è Rossi? E' lei che deve fare la visita alla prostata..vero?" Altra cosa ridicola è lo sportello col vetro (dove non si sente nulla e bisogna gridare) con la riga gialla per terra che sta a un metro dalla folla...che dovrebbe non sentire
Concordo sul fatto che spesso si vuole impedire l'uso della foto da parte di altri (legittimo) più che la (vera) privacy, salvo che non si voglia far sapere per es. che un familiare (anche se ormai morto) era fascista o della Milizia o partigiano comunista per es.

Beninteso la privacy non conta nemmeno se c'è di mezzo la "sicurezza pubblica" (lato sensu) e la magistratura