Casco coloniale mod. 28 di transizione?

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view post Posted on 4/12/2020, 07:12
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Questo non è stato usato da nessuna parte ed ha stagionato anni e anni in un magazzino...
:D :D :D
 
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view post Posted on 4/12/2020, 09:14
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Molti caschi non furono mai distribuiti.
È famoso l'episodio dei centinaia di caschi R.A. usciti, nuovi, una trentina di anni fa. La particolarità era che, oltre al fregio giallo su azzurro, non avevano la taschetta a destra. Si vedeva, chiaramente, che non c'era mai stata.
 
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view post Posted on 4/12/2020, 09:30
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Si, ma erano tutti con interno verde e tessuto pesante....
 
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view post Posted on 4/12/2020, 12:27


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Speriamo che in futuro venga svelato l'arcano!!
 
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view post Posted on 4/12/2020, 13:04
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Si lo so. Ho solo risposto per dire che i magazzini ne erano pieni. Negli anni '80, un mio amico, sten. Medico, mi procuro' una scatola piena di occhiali coloniali nelle confezioni di cartone, ancora imballati! Spesso, per problemi logistici, tradotto burocrazia, il materiale c'era ma non veniva distribuito.
È il caso dei MAB, a Gardone c'erano ma non furono distribuiti. Nel nuovo organico dei battaglioni Guastatori, erano previsti per gli ufficiali, mai arrivati, poi furono saccheggiati da tedeschi e R.S.I.. Per cui non penso fosse conveniente rifare una nuova fornitura, però, in Italia, tutto poteva succedere!
 
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view post Posted on 4/12/2020, 13:52
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Sergio, la mia affermazione non voleva essere un commento al tuo intervento, ma solo rimarcare il concetto già esposto da tanti altri sul fatto che gli esemplari mostreggiati giunti a noi (usati o nuovi di magazzino) hanno la medesima caratteristica.
Ovviamente per quelle che sono le mie limitate conoscenze sull'argomento.
Si, speriamo proprio che si possa svelare l'arcano con inconfutabili documentazioni.
Poi affronteremo anche il "modello Casarini".... :rolleyes: !!!
 
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view post Posted on 4/12/2020, 14:18


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CITAZIONE (64adriano @ 29/11/2020, 03:36) 
E' una variante nota di questo tipo di caschi "economici" realizzati in tela di cotone leggera a trama tipo tela...

Confermo, come accennato altrove a fine anni '80 ne ho comprati vari dal signor Brasca, titolare del Sugherificio Ambrosiano a Milano (ora demolito), che mi diceva di aver riacquistato nel dopoguerra, a prezzi di realizzo, lotti interi di caschi, mai distribuiti alle truppe (penso che gli fossero rientrati caschi suoi ma anche di altri produttori, di sicuro li riciclò per gli interni dei caschi resinati da Vigile Urbano, pompiere ecc).
Me li ricordo ancora, in grandi casse di legno, ancora avvolti dalla carta; tanti erano schiacciati, deformati, si raddrizzavano bagnandoli, mettendoli in forma ed esponendoli al sole. La situazione parlavano di casse sballotate in stive :D
La mancanza del soggolo era normale perche il cuoio, di spessore minimo, esposto alternaivamente a caldo secco e caldo umido, s'era rinsecchito e frammentato, c'eran pezzi di soggolo ovunque, si recuperavano le fibbiette ed altre minuterie.

Se ben ricordo Brasca m'aveva spiegato che nell'ultimo periodo dell aproduzione (con rinnovato spirito autarchico) avevano usato i materiali più economici, quali per l'appunto:

- areatori laterali a bottoncino multifori anzichè i ben più efficienti areatori a reticella (scopro ora da questa discussione che potevano essere bottocnini di modelli ben più datati);

- areatore sommitale con fori nella piastrina inferiore (anzichè reticella in ottone), e in una lega metallica meno pregiata; oppure più ribassato, rivestito di tela e cucito direttamente al tessuto della calotta (con l'unico vantaggio di una maggior leggerezza);

- agganci del soggolo in suddetta lega (che spesso si ossidava in forme farinose e si spezzava) e per giunta fissati con fil di ferro anzichè d'ottone;

- rivestimento in tela leggera a trama e ordito anzichè in diagonale, che con gli anni ha fatto trapelare la colla; la stessa tela e nel medesimo colore all'interno delle falde e della calotta (anzichè di colore verde come inzialmente previsto);

- alluda (marocchino) nel finto cuoio "cartotecnico" con cui da tempo si rilegavano dorsi e altre parti di pubblicazioni dell'epoca (di fatto un cartoncino spalmato di non so quale vernice, comunque più fragile della robusta versione in tela spalmata dei modelli meno economici)

Per sorvolare sui caschi incompleti, ove in controluce si riconosce la presenza dei fori areatori nel sughero, ma non ci sono i bottoncini...e magari nemmeno l'alluda. Ne ho uno.
Una fonte di confusione per gli appassionati.

Confusione accresciuta involontariamente da Brasca il quale sosteneva che quel casco, con quella forma, indipendentemente dai materiali era il mod. 1935 o 1936, indicando ciò forse l'anno della commessa. Ma in questo forum mi si precisa che da regolamenti, capitolati ecc è il mod. "Aden" 1928.
Inoltre Brasca sosteneva la seguente classificazione, probabilmente relativa all'ultimo periodo bellico dell'impresa coloniale italiana, quando doveva ottimizzare le giacenze per soddifare esigenze diverse:

a) Quelli in tessuto diagonale fuori e dentro, ma verde all'interno, alluda finto cuoio in tela spalmata, finiture in ottone verniciato erano destinati agli ufficiali, che a distinguere il proprio status avrebbero poi infilato nel passante posteriore il pugaree a più pieghe (lui si confondeva con la veletta zanzariera): invece in questo forum come altrove si precisa che gli ufficiali da sempre preferivano l'acquisto privato di un tipo Aden dell'Unione Militare, o di marche inglesi, a falde più spioventi e corte; non escluderei però che nell'ultimo periodo tali forniture fossero ormai impossibili e i nuovi s.ten dovessero accontentarsi dei modelli d'ordinanza passati...dal convento, come nel dopoguerra gli ufficiali italiani inviati in missione di polizia in Africa Orientale.

b) Quelli con tessuto diagonale all'esterno e tela leggera verde all'interno, alluda e finiture uguali al precedente, erano destinati ai sottufficiali, che poi avrebbero aggiunto la fascia kaki con una sola piega.

c) Quelli rivestiti in tela semplice dentro e fuori, con interno talvolta verde, talvolta kaki e con le minuterie e finiture più economiche descritte all'inzio, erano da truppa.

Resta da vedere se a fine conflitto queste tipologie fossero le medesime degli altri sugherifici concorrenti, o alcuni producessero solo una versione specifica.


Anche se un po' fuori tema aggiungo che Attilio Brasca produceva anche i caschetti da ciclista col sughero rivestito di cuoio; brevettò e mi mostrò anche le ruote da bicicletta col sughero al posto della camera d'aria, che da buon ciclista considerava onestamente solo un ripiego ma che rispecchiavano comunque il far di necessità virtù.

La sua azienda doveva essere di considerevole importanza, mi mostrò foto alla Campionaria di Milano ov'era ritratto con Hitler e Mussolini in visita al suo stand,

Edited by Ugo B - 4/12/2020, 15:29
 
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view post Posted on 4/12/2020, 14:24
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Interessante testimonianza, da archiviare in qualche modo, seppure con beneficio di inventario.

Ritrovo qui però questa distinzione che vorrei davvero vedere sui regolamenti. Ultimamente mi pare che si sia dato per scontato anche per il R.E. l'utilizzo del cosiddetto "puggaree", che appartiene piuttosto al costume britannico. Ma, ripeto, vorrei vedere dei riscontri normativi in merito:
CITAZIONE (Ugo B @ 4/12/2020, 14:18) 
a) Quelli ... destinati agli ufficiali, che a distinguere il proprio status avrebbero poi infilato nel passante posteriore il pugaree a più pieghe
b) Quelli ... destinati ai sottufficiali, che poi avrebbero aggiunto la fascia kaki con una sola piega.
c) Quelli ... da truppa.
 
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view post Posted on 4/12/2020, 14:57
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Mi sembra una bella testimonianza, ma più dal punto di vista demoantropologico che uniformologico e collezionistico...basata su un empirismo pratico di chi le cose le vede da un punto di vista economico professionale...non certo dello studioso..
La distinzione tra i vari gradi in base alla qualità dei materiali non regge...gli ufficiali così come i sottufficiali avevano dei loro modelli specifici( a prescindere dall'acquisto privato), quello che lui attribuisce al "periodo autarchico" che rimanda a tutte quegli espedienti adottati per sopperire alla mancanza di materie prime a causa delle Sanzioni...mi pare più probabile che siano misure adottate dopo il 1940 per risparmiare ottone ed altri materiali pregiati per lo sforzo di guerra (analogo a quello che accadde per le bustine da truppa in cui i bottoni a pressione vennero sostituiti con bottoni in legno o la fibbia metallica del cinturino dell'uniforme da truppa che analogamente fu rimpiazzata da bottoni, o nel campo dei distintivi delle organizzazioni PNF con l'introduzione di leghe tipo ZAMA, materie plastiche ed addirittura cuoio o legno)...
 
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view post Posted on 4/12/2020, 15:27


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CITAZIONE (Ghebret_ @ 4/12/2020, 14:24) 
Interessante testimonianza, da archiviare in qualche modo, seppure con beneficio di inventario.

L'ho pubblicata proprio perchè rimanga a tutti coloro chein futuro fossero interessati al tema.
Io posso solo riferire quanto ascoltato e annotato all'epoca, e documentare fisicamente coi caschi, avendone tenuto uno per tipo oltre ad alcuni particolari smontati (minuterie, calotte)

CITAZIONE (Ghebret_ @ 4/12/2020, 14:24) 
Ritrovo qui però questa distinzione che vorrei davvero vedere sui regolamenti. Ultimamente mi pare che si sia dato per scontato anche per il R.E. l'utilizzo del cosiddetto "puggaree", che appartiene piuttosto al costume britannico. Ma, ripeto, vorrei vedere dei riscontri normativi in merito:
CITAZIONE (Ugo B @ 4/12/2020, 14:18) 
a) Quelli ... destinati agli ufficiali, che a distinguere il proprio status avrebbero poi infilato nel passante posteriore il pugaree a più pieghe
b) Quelli ... destinati ai sottufficiali, che poi avrebbero aggiunto la fascia kaki con una sola piega.
c) Quelli ... da truppa.

Il pugarree (sarebbe la trascrizione del nome del turbante), che noi potremmo chiamare fascia plissettata (scusate ll francesismo per sfuggire all'esotismo), compare in tante foto di caschi da ufficiali e da sottufficiali, sia italiani Unione Militare sia inglesi, modelli questi ultimi che nei primi tempi venivano comprati direttamente dalle colonie inglesi, anche da negozianti italian la insediatisi. Nei primi decenni d'uso del casco coloniale la fascia nei vari eserciti serviva soprattutto a distinguere gli ufficiali e i vari gradi (magari col colore, azzurro per gli italiani) Serviva anche a fungere da veletta contro mosche e zanzare, soprattutto per i caschi civili. Nel 1928 ormai era solo simbolica e inutlizzabile perchè cucita, o comunque sormontata dal fregio cucito.

Può anche darsi non sia mai stata normata, è notoe che nei reparti spesso valeva di più la tradizione del regolamento (vedasi l'utilizzo, per decenni, della penna bruna da parte degli artiglieri da Montagna di truppa, quando da regolamento sarebbe stata nera, colore adottati anche dai "cugini" Alpini mortaisti per distinguersi dai fucilieri; successivamente ni riferiscono che in una Brigata tale uso è stato stroncato dalla circolare di un generale)

CITAZIONE (64adriano @ 4/12/2020, 14:57) 
Mi sembra una bella testimonianza, ma più dal punto di vista demoantropologico che uniformologico e collezionistico...basata su un empirismo pratico di chi le cose le vede da un punto di vista economico professionale...non certo dello studioso..
La distinzione tra i vari gradi in base alla qualità dei materiali non regge...gli ufficiali così come i sottufficiali avevano dei loro modelli specifici( a prescindere dall'acquisto privato), quello che lui attribuisce al "periodo autarchico" che rimanda a tutte quegli espedienti adottati per sopperire alla mancanza di materie prime a causa delle Sanzioni...mi pare più probabile che siano misure adottate dopo il 1940 per risparmiare ottone ed altri materiali pregiati per lo sforzo di guerra (analogo a quello che accadde per le bustine da truppa in cui i bottoni a pressione vennero sostituiti con bottoni in legno o la fibbia metallica del cinturino dell'uniforme da truppa che analogamente fu rimpiazzata da bottoni, o nel campo dei distintivi delle organizzazioni PNF con l'introduzione di leghe tipo ZAMA, materie plastiche ed addirittura cuoio o legno)...

Hai ragionissima, probabilmente lui aveva citato il periodo autarchico riguardo al sughero per le ruote delle bici e io ho esteso il concetto al dopo 194O anche se in realtà son due periodi diversi e avrei dovuto dire "secondo la mentalità autarchica". Ora correggo il post
 
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view post Posted on 4/12/2020, 16:10
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No. no, non correggere...mi pare che tu riporti giustamente l'affermazione dell'industriale che riporta una mentalità ed una convinzione corrente nell'opinione pubblica...ma che in ambito militare non coincide...fino al 1940 per le uniformi si cono continuati ad utilizzare materiali "nobili"(ottone, acciaio, cuoio...) mentre è solo a guerra scoppiata che si è fatto ricorso a degli espedienti tesi a risparmiare certi materiali indirizzandoli verso equipaggiamenti più essenziali (munizionamento, armamento...)...

Edited by 64adriano - 4/12/2020, 20:32
 
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view post Posted on 4/12/2020, 19:39


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CITAZIONE (64adriano @ 4/12/2020, 16:10) 
No. no, non correggere...mi pare che tu riporti giustamente l'affermazione dell'industriale che riporta una mentalità ed una convinzione corrente nell'opinione pubblica...ma che in ambito militare non coincide...fino al 1940 per le uniformi si cono continuati ad utilizzare materiali "nobili"(ottone, acciaio, cuoio...) mentre è solo a guerra scoppiata che si è fatto ricorso a degli espedienti tesi a risparmiare certi materiali indirizzandoli verso equipaggiamenti più essenziali (munizionamento, armamento...)...

Ahi t'ho letto poco fa, ben dopo aver rettificato.
Intendevo dire che il riferirmi al dopo 1940 come periodo autarchico era una mia svista, dovuta sia al fatto che lui aveva illustrato le altre applicazioni del sughero nell'ambito dell'autarchia, sia al fatto che nelle mie famiglie paterne e materne parlando di tanti oggetti poveri ed espedienti della loro giovinezza ci dicevano "eh sal l'autarchia..." Per loro tutti i succedanei rientravano nella parola d'ordine "autarchia" senza gran cura dell'inquadramento storico.. Ma che Attlio Brasca avesse applicato proprio quell'espressione all'ultima fase di produzone dei caschi non lo posso giurare, Se trovo le note originali di allora vi riferirò.

Io all'epoca m'ero approcciato a quello specifico articolo per curiosità, per comprarne un paio ad uso personale, avendo letto per caso un articolo riguardo le giacenze all'Ambrosiano su "Il reduce d'Africa", a casa di amici, il cui nonno radioamatore era nelle trasmissioni militari.

Nel 2002 riconobbi gli inconfondibili caschi deformati che spesso si trovavano nelle giacenze dell'Ambrosiano nel film "El Alamein La linea del fuoco". Qualche trovarobe doveva aver ritirato tutto il lotto senza curarsi di ricondizionare esemlari che dubito fortemente sarebbero mai stati distribuiti alle truppe. Anzi è facile te le macchie di colla e la deformità fossero state scelte come simbolo di un "vissuto" mai vissuto al fronte

Edited by 64adriano - 4/12/2020, 20:32
 
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