CITAZIONE (64adriano @ 29/11/2020, 03:36)
E' una variante nota di questo tipo di caschi "economici" realizzati in tela di cotone leggera a trama tipo tela...
Confermo, come accennato altrove a fine anni '80 ne ho comprati vari dal signor Brasca, titolare del Sugherificio Ambrosiano a Milano (ora demolito), che mi diceva di aver riacquistato nel dopoguerra, a prezzi di realizzo, lotti interi di caschi, mai distribuiti alle truppe (penso che gli fossero rientrati caschi suoi ma anche di altri produttori, di sicuro li riciclò per gli interni dei caschi resinati da Vigile Urbano, pompiere ecc).
Me li ricordo ancora, in grandi casse di legno, ancora avvolti dalla carta; tanti erano schiacciati, deformati, si raddrizzavano bagnandoli, mettendoli in forma ed esponendoli al sole. La situazione parlavano di casse sballotate in stive
La mancanza del soggolo era normale perche il cuoio, di spessore minimo, esposto alternaivamente a caldo secco e caldo umido, s'era rinsecchito e frammentato, c'eran pezzi di soggolo ovunque, si recuperavano le fibbiette ed altre minuterie.
Se ben ricordo Brasca m'aveva spiegato che nell'ultimo periodo dell aproduzione (con rinnovato spirito autarchico) avevano usato i materiali più economici, quali per l'appunto:
- areatori laterali a bottoncino multifori anzichè i ben più efficienti areatori a reticella (scopro ora da questa discussione che potevano essere bottocnini di modelli ben più datati);
- areatore sommitale con fori nella piastrina inferiore (anzichè reticella in ottone), e in una lega metallica meno pregiata; oppure più ribassato, rivestito di tela e cucito direttamente al tessuto della calotta (con l'unico vantaggio di una maggior leggerezza);
- agganci del soggolo in suddetta lega (che spesso si ossidava in forme farinose e si spezzava) e per giunta fissati con fil di ferro anzichè d'ottone;
- rivestimento in tela leggera a trama e ordito anzichè in diagonale, che con gli anni ha fatto trapelare la colla; la stessa tela e nel medesimo colore all'interno delle falde e della calotta (anzichè di colore verde come inzialmente previsto);
- alluda (marocchino) nel finto cuoio "cartotecnico" con cui da tempo si rilegavano dorsi e altre parti di pubblicazioni dell'epoca (di fatto un cartoncino spalmato di non so quale vernice, comunque più fragile della robusta versione in tela spalmata dei modelli meno economici)
Per sorvolare sui caschi incompleti, ove in controluce si riconosce la presenza dei fori areatori nel sughero, ma non ci sono i bottoncini...e magari nemmeno l'alluda. Ne ho uno.
Una fonte di confusione per gli appassionati.
Confusione accresciuta involontariamente da Brasca il quale sosteneva che quel casco, con quella forma, indipendentemente dai materiali era il mod. 1935 o 1936, indicando ciò forse l'anno della commessa. Ma in questo forum mi si precisa che da regolamenti, capitolati ecc è il mod. "Aden" 1928.
Inoltre Brasca sosteneva la seguente classificazione, probabilmente relativa all'ultimo periodo bellico dell'impresa coloniale italiana, quando doveva ottimizzare le giacenze per soddifare esigenze diverse:
a) Quelli in tessuto diagonale fuori e dentro, ma verde all'interno, alluda finto cuoio in tela spalmata, finiture in ottone verniciato erano destinati agli ufficiali, che a distinguere il proprio status avrebbero poi infilato nel passante posteriore il pugaree a più pieghe (lui si confondeva con la veletta zanzariera): invece in questo forum come altrove si precisa che gli ufficiali da sempre preferivano l'acquisto privato di un tipo Aden dell'Unione Militare, o di marche inglesi, a falde più spioventi e corte; non escluderei però che nell'ultimo periodo tali forniture fossero ormai impossibili e i nuovi s.ten dovessero accontentarsi dei modelli d'ordinanza passati...dal convento, come nel dopoguerra gli ufficiali italiani inviati in missione di polizia in Africa Orientale.
b) Quelli con tessuto diagonale all'esterno e tela leggera verde all'interno, alluda e finiture uguali al precedente, erano destinati ai sottufficiali, che poi avrebbero aggiunto la fascia kaki con una sola piega.
c) Quelli rivestiti in tela semplice dentro e fuori, con interno talvolta verde, talvolta kaki e con le minuterie e finiture più economiche descritte all'inzio, erano da truppa.
Resta da vedere se a fine conflitto queste tipologie fossero le medesime degli altri sugherifici concorrenti, o alcuni producessero solo una versione specifica.
Anche se un po' fuori tema aggiungo che Attilio Brasca produceva anche i caschetti da ciclista col sughero rivestito di cuoio; brevettò e mi mostrò anche le ruote da bicicletta col sughero al posto della camera d'aria, che da buon ciclista considerava onestamente solo un ripiego ma che rispecchiavano comunque il far di necessità virtù.
La sua azienda doveva essere di considerevole importanza, mi mostrò foto alla Campionaria di Milano ov'era ritratto con Hitler e Mussolini in visita al suo stand,
Edited by Ugo B - 4/12/2020, 15:29