Marcelin Marbot, Prima parte: Un ussaro bricconcello: trecce finte e baffi di carbone

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view post Posted on 17/2/2021, 10:05
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Marcelin Marbot Prima parte: Un ussaro bricconcello: trecce finte e baffi di carbone
Quello che inizio ora è un esperimento o, se vogliamo, una scommessa: come altro si può infatti definire inserire in un forum di oggettistica (elmetti, divise, armi, decorazioni) dei sec. XIX- XX, in cui anche la storia di quegli anni ha uno spazio (un interesse?) tutto sommato non molto ampio, le avventure di un ussaro napoleonico attivo su tutti i campi di battaglia dal 1799 al 1840?
Eppure il soggetto (Jean-Baptiste Antoine Marcelin Marbot) nato nel 1782, entrato nell’esercito napoleonico a 17 anni nel 1799 come semplice ussaro, generale nel 1836, congedato nel ’40, Grand Ufficiale della Legion d’Onore, membro della Camera dei Pari, ferito a Eylau, Lipsia e Waterloo (?), reduce dalla campagna di Russia, morto nel ’54, è certo interessante.

Incomincio pertanto con una prima puntata: starà poi a voi, con le vostre visite e i vostri commenti, dirmi se devo continuare o smetterla di tediarvi.

Le notizie che vi darò sono prese da un suo libro, le "Mèmoires du Général Baron de Marbot", scritte nel 1844 divise in tre volumi. La copia da me utilizzata fu pubblicata a Parigi nel 1891: per giudicare il suo successo basta un elemento: il volume dedicato alla Campagna di Russia era arrivato alla 53esima edizione!

libro

Incominciamo dall’inizio, quando a 17 anni il nostro giovincello entra nel corpo degli Ussari di Bercheny, 1° Ussari, formazione in cui abbondavano militari tedeschi ( o meglio, alsaziani) di stanza a Savona, quindi agli ordini del padre, quel gen. Marbot, già comandante della 17° divisione militare di Parigi, che nel 1799-‘800 comandava in Liguria una delle divisioni dell’armata di Massena e che morirà, per ferite e tifo, durante l’assedio di Genova (1800).

Caqqqqttura



I primi giorni della vita fra gli ussari del nostro giovane ( 17 anni) furono veramente duri: abituato ad una vita tutto sommato civile, si trovò all'improvviso fra soldatacci rotti a tutto (gli Ussari erano un truppa d'elite ma dal comportamento un po’ “guasconesco”), preso in giro perché non beveva.
Tra le cose cui non era abituato, l’obbligo di dormire con un altro ussaro, non solo nella stessa camera, ma nello stesso letto, “perchè il regolamento non accordava allora che un letto per due soldati”.
Deve così condividere il giaciglio con un “escogriffe de hoyusard” ( ussaro gigantesco) che ne occupò i tre quarti. Quella notte il nostro giovincello la passò … su una botte de paille, mucchio di paglia. Protesta con il suo superiore diretto e l’indomani ottiene una camera: era il figlio del capo.

Gli ussari dovevano avere trecce, coda e mustacchi: poiché il nostro giovinotto ne era privo, per non far sfigurare la sua squadra fu condotto dal perruquier de l’esquadron che gli fornì.. una coda e due trecce posticce! Per i mustacchi… furono disegnati con cera nera! E quando era di vedetta..il sole dell’’Italia li scioglieva. Ma tutto era accettabile: j’etais housard.

ussaro_2
(notare la treccia)

In poco tempo il nostro giovinotto diviene un ussaro accettabile, ma gli manca ancora un gradino: entrare nella clique, una sorta di confraternita composta “des plus mauvaises tetes comme des plus braves soldats du régiment”. Si distinguevano tramite un’incisione praticata nello stagno del primo bottone di destra del dolman.
Un avvenimento improvviso lo fece accettare. Siamo all'inizio del 1799, a Savona, dove il generale padre del nostro ragazzo aveva radunato la sua divisione. Il 1° Ussari era “dans une plaine appelèe La Madona” (l’attuale zona del Santuario). Il cibo era scarso, il vino abbondante. Un giorno, sulla spiaggia di Savona, il nostro ussaro entra, con un compagno, in una sorta di chiostro dove diversi soldati bevevano. E qui succede il fattaccio, tipo quelli nelle attuali discoteche.
Entrando, il lungo fodero della sciabola dell’ussaro, probabilmente non dimensionata per la statura di un diciassettenne, la cui punta strisciava sul pavimento, urta il piede di un énorme canonier stravaccato su una sedia. Lasciamo la parola al nostro autore: “Housard!... ton sabre traine beaucoup trop!.. » (la tua sciabola è troppo lunga) >. Marcellin non reagisce: J'allais continuer de marcher sans rien dire, lorsque maitre Pertelay ( era il « mentore » del nostro, colui che doveva trasformarlo in un Ussaro..), me poussant la coude, me souffle tout bas: « Réponds-lui : Viens le relever »( vieni a prenderla: mi ricorda il μολὼν λαβέ molòn labé, di cui abbiamo parlato in passato) Et moi de dire au canonnier: « Vien le relever ». « Ce sera facile », réplique que celui-ci".-E Pertelay gli suggerisce di rispondere : « C'est ce qu'il faudra voir !» (sarà quello che bisognerà vedere). A queste parole il cannoniere, ou plutòt ce Goliath, car il avait près de six pieds de haut, si alza con un'aria minacciosa ma Petelay si slancia tra Marcelin e lui.
Leggendo, mi è venuto in mente il romanzo di Conrad "Il duello" (1907).
Una rissa non era immaginabile, ma un duello obbligatorio.
E così, sulla riva del mare savonese, il nostro ussaro e il cannoniere incrociano i ferri: un duello.

Il resto, se la cosa interessa (fatemelo capire) alla prossima puntata..
saluti
niemand

Edited by niemand - 17/2/2021, 11:24
 
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view post Posted on 17/2/2021, 17:53
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Perbacco, sono in attesa da ore, curioso come un bimbo 😊
 
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view post Posted on 17/2/2021, 18:01
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Molto appassionante.... voto per la continuazione!
 
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view post Posted on 17/2/2021, 18:03
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abbiate fede ;)
domani? :D

...to await a pleasure, is itself a pleasure.
L'attesa del piacere è essa stessa il piacere.

G. E. Lessing

Edited by niemand - 17/2/2021, 18:18
 
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view post Posted on 18/2/2021, 07:12
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Continua!
 
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view post Posted on 18/2/2021, 07:20
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😊 Allora aspetterò volentieri 😁😊😁
 
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view post Posted on 18/2/2021, 07:31
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:b:
 
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view post Posted on 18/2/2021, 08:20


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non poi lasciarci così....continuare è d'obbligo ;)
 
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view post Posted on 18/2/2021, 09:12
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... e daiiii ! :b: :D
 
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view post Posted on 18/2/2021, 10:10
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Marcelin Marbot Seconda parte: il duello- la caccia alle bistecche
Avevamo lasciato il nostro Marcelin sulla spiaggia savonese in attesa del duello come un novello D’Artagnan.
Peccato che il padre dell’Ussaro, nonché comandante della Divisione, avesse espressamente proibito i duelli, barbare usage, prevedendo la prigione per i contravventori.
E allora, non appena iniziato il duello, arrivano 8 o 10 gendarmi col pennacchio: il cannoniere scappa, l’ussaro, meno veloce (intralciato dalla lunga sciabola?), viene preso e portato, sotto scorta, al quartier generale, al Vescovado.
Lì suo padre si trovava a colloquio col gen. Suchet. I Gendarmi conducono Marbot figlio, di cui non conoscevano la parentela col generale, davanti a Marbot padre. Grande lavata di capo, e ordine perentorio: “Conducetelo alla Cittadella!”, ovvero in prigione al Priamar.

la fortezza savonese del Priamar
priamar


E lì Marbot figlio passa la sua prima notte, in compagnia de gros rats che gli divorano la striminzita cena (una brocca d’acqua e un pezzo di pane “di munizione”).
Alla sera viene a liberarlo il vecchio servitore del padre: nuova lavata del capo da parte del Governatore della fortezza, poi le porte si aprono e il nostro giovane ussaro si avvia, dietro al servitore, verso il padre, di cui teme la terribile sfuriata.
E allora il nostro giovane impetuoso commette un altro errore: timoroso dei rimproveri del padre, pensa… di prendersi qualche giorno per dar tempo al padre di calmarsi. Con un calcio spegne la lanterna del servitore e scappa a gambe levate, cercando di raggiungere il suo bivacco à la Madone, (dove sorgeva- e sorge- il Santuario della Misericordia di Savona) progettando di presentarsi al padre passata la bufera. Al bivacco il racconto del duello e della “fuga” dal servitore del padre gli procurano non solo l’accoglienza entusiastica dei suoi compagni ma anche l’immediata ammissione, all’unanimité, alla clique, che stava progettando un bel colpo. E ovviamente il nostro ussaro sarà della banda.

"Prelevamento" di buoi a Dego
Il racconto di Marbot prosegue con la descrizione di un’altra “impresa” cui partecipò il nostro diciassettenne ussaro, il “prelevamento” di una mandria di buoi da sottrarre all’armata austriaca.
E’ un fatto che ben ci dimostra le condizioni di abbandono cui si trovava l’Armata francese, nella quale i soldati dovevano arrangiarsi per provvedere a sé stessi. Del resto tutta la campagna napoleonica in Italia fu all’insegna che “la guerra deve nutrire la guerra”. Il che significa requisizioni o saccheggi, che butteranno la popolazione alla fame (nel 1800 in Val Bormida ci saranno molti morti di fame).


A questo punto è necessaria una piccola digressione storica.
Siamo fra il 1799 e 1800. Dopo la vittoriosa campagna napoleonica in Italia del 1796, obbligato il re di Sardegna alla resa con l’armistizio di Cherasco, sconfitte le truppe austriache, gran parte del nord Italia era stato occupato dalle truppe francesi.
Fra il ’98 e il ’99 Napoleone aveva lasciato il continente per l’infruttuosa campagna militare in Egitto. Ciò aveva permesso un ritorno offensivo degli austriaci culminato nella vittoria a Novi Ligure il 15 agosto del ’99. I francesi si erano ritirati sulla costa ligure. Da allora, fino al 14 giugno del 1800 (vittoria francese a Marengo), francesi e austriaci si fronteggiarono lungo una linea di confine che correva sulla displuviale alpino-appenninica della Liguria: i francesi sulla costa, gli austriaci al di là della catena montuosa che rappresentò così per la terza volta (dopo le guerre di Annibale e le guerre fra Bizantini e longobardi) un insanguinato limes.

Torniamo al nostro ussaro cui lasciamo la parola
La nostra clique (banda) si preparava a fare una spedizione per andare fino alle porte di Dego (ora prov. di Sv, al di là della displuviale, quindi in territorio ”austriaco”) per prelevare un troupeau ( mandria) di buoi appartenenti all’armata austriaca. I generali francesi (..) erano obbligati di far finta di ignorare (!) le corse che i soldati facevano al di là degli avamposti per procurarsi i viveri che non potevano procurarsi regolarmente. In ogni reggimento i soldati più intraprendenti e coraggiosi avevano quindi formato delle bande di maraudeurs che sapevano intuire, con un talento meraviglioso, i luoghi dove si preparavano i viveri per il nemico e sapevano usare l’inganno e l’ audacia per impadronirsene".
Era successo che “Un fripon de maquignon” (commerciante di bestiame briccone: la Ia Campagna napoleonica in Italia, soprattutto nella fase iniziale del superamento della dorsale Alpino/appenninica sopra Savona, ebbe successo anche grazie alla collaborazione –interessata-di guide locali) era venuto ad avvertire la clique del 1° housards che una mandria di buoi che lui aveva venduto agli austriaci pascolava in un prato a un quarto di lega da Dego” (a circa una 20ina di km da Sv. in linea d’aria, ma le mulattiere che devono valicare gli Appennini non procedono in linea d’aria) .
Questo brano è interessante, in quanto ben ci illustra i particolari rapporti che potevano esistere tra intraprendenti commercianti – ma meglio si potrebbero definire trafficoni- locali e Armata francese: il nostro fripon de maquignon prima vende i buoi agli austriaci (che a differenza dei francesi pagavano in moneta sonante) poi avverte i francesi affinché possano ”recuperarli” gratis.

la zona delle "imprese" di Marcelin
luoghiJPG_1


Ma torniamo al nostro Marbot:
Allora sessanta ussari, armati solo dei loro mousquetons partirono per prelevarli. Per evitare la grande strada percorremmo diverse leghe (una lega circa 4 km.) fra le montagne su cammini contorti e spaventosi (affreux)": evidentemente gli ussari dovevano essere accompagnati da qualche guida locale, visto che non usano la strada principale, passano per i boschi e arrivano comunque proprio là dove pascolano i buoi. Qui “sorprendemmo cinque croati, cui era affidata la guardia della mandria, addormentati sotto un capannone. Per evitare che andassero a dare l’allarme alla guarnigione di Dego, noi li attaccammo e, lasciatili là, (vivi o morti?) prelevammo la mandria senza colpo ferire.
Rientrammo al bivacco stanchi ma entusiasti per aver fatto una buona niche ai nemici e per esserci procurati dei viveri".

E infine una considerazione d’obbligo da parte del giovin ussaro:
“Ho citato questo fatto per far conoscere lo stato di miseria nel quale si trovava l’Armata d’Italia e per mostrare a che punto di disorganizzazione un tale abbandono può gettare le truppe, di cui i capi sono obbligati non solo a tollerare siffatte spedizioni ma di profittare dei viveri che esse procurano senza aver l’aria di sapere da dove provengono” : e questo “senza aver l’aria di sapere da dove provengono” è veramente superlativo…

E per ora finiamo qui, ma le avventure sono solo all’inizio
Il resto, speriamo, domani…
saluti
niemand

Edited by niemand - 18/2/2021, 10:45
 
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view post Posted on 18/2/2021, 11:02
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Grazie Niemand,
bel racconto; interessante, divertente ed illuminante.
E poi esposto magistralmente. A domani, spero. =/
Pino
 
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view post Posted on 18/2/2021, 11:25
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grazie. continuiamo (spero); intanto siamo ..tutti chiusi in casa.. :angry:
 
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view post Posted on 18/2/2021, 11:26
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Complimenti per il racconto e ancora di più per l'esposizione 👍😊. Davvero.
 
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view post Posted on 18/2/2021, 12:05
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Caspita, potresti fare lo scrittore!! Complimenti
 
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view post Posted on 18/2/2021, 12:31
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Pagano bene?
 
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