| Due commenti personali, sempre smentibili.
1) la miniatura (e la rosetta) da commendatore non mi risulta univoca (del resto non ho trovato disposizioni di legge in materia, mentre invece ci sono per la decorazione regolamantare e per il nastrino da uniforme militare). Direi che il modello inserito, quello con la corona snodabile sulla croce) sia il più bello e il più... esatto. Ne ho viste parecchie nelle quali la corona è posta sul nastro.
2) La citazione della Corona d'Italia nel romanzo di Tomasi di Lampedusa è un evidente anacronismo. Questo e altri elementi mi hanno indotto a definirlo (in un articolo di alcuni anni fa), come un ordine borghese. Per chi fosse interessato, riporto il brano in questione... e aspetto commenti!
un salutone milite estense
ecco il brano tratto dall'articolo:
La grande importanza dell’Ordine della Corona d’Italia sta nel fatto che fu il primo Ordine dell’Italia unita ad avere un carattere «statuale» e non dinastico. Questa peculiarità fu anche, tuttavia, la ragione dello scarso prestigio di cui godette. Concessione e successivi avanzamenti, infatti, non erano solo legati a un merito, ma anche a promozioni nella scala gerarchica delle forze armate e della pubblica amministrazione. Era – insomma – una normale voce curricolare inseguita dalle classi medie, un Ordine “minore” rispetto al più antico e prestigioso Ordine mauriziano. Umberto I tentò di porre i due Ordini sullo stesso piano, attraverso il decreto del 1885 sulla limitazione delle nomine annue. Questo sforzo venne frustrato dalla legislazione successiva. Nel 1911 l’Ordine della Corona d’Italia divenne «propedeutico» per l’ammissione nell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro e da meta divenne definitivamente mezzo. Nell’«Ordine delle precedenze a Corte e nelle funzioni pubbliche» i decorati della Corona d’Italia seguivano puntualmente i parigrado mauriziani, come sulle uniformi militari i nastrini verdi dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro occupavano il secondo posto e quelli della Corona il decimo. Curiosamente questa prevalenza è stata recepita e confermata, per le decorazioni concesse prima della fine della monarchia, nei regolamenti repubblicani. Altri indubbi indici del maggior prestigio dell’Ordine mauriziano sono le nomine numericamente più contenute e il fatto che queste avvenissero in date legate alla dinastia (il 15 gennaio, festa di San Maurizio, e la prima domenica di giugno, festa dello Statuto), mentre per la Corona d’Italia – ordine dello Stato – si finì col scegliere le ricorrenze littorie del 21 aprile e 28 ottobre, natale di Roma e marcia su Roma. Il più caustico è Giuseppe Tomasi di Lampedusa che nel suo romanzo Il Gattopardo arriva a decorare con la Corona d’Italia don Calogero Sedara nel 1862. Vale la pena di ricordare come il Sedara rappresenti la borghesia emergente, tanto ambiziosa quanto spregiudicata, forse collusa con la mafia, mentre tra i Falconieri e i Salina, gentiluomini di antica aristocrazia, erano numerosi gli insigniti dei prestigiosi Ordini di Malta e di San Gennaro. Il Tomasi è sempre stato esaltato come scrittore pignolo, attento al particolare. Questo anticipare di quattro anni la nascita dell’Ordine della Corona d’Italia può essere letto come gaffe o licenza poetica. In entrambi i casi l’interpretazione è rivelatrice della scarsa considerazione in cui era tenuto presso certi ambienti aristocratici.
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