Berlino, 1945. L'occupazione sovietica e gli stupri.

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view post Posted on 18/7/2009, 13:31
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Questa settimana, la première americana del film tedesco Eine Frau in Berlin (Una donna in Berlino) concentra nuova attenzione su un argomento a lungo considerato come un tabù in Germania: gli stupri di massa delle donne da parte dei soldati sovietici dell'Armata rossa dopo la caduta del Terzo Reich di Hitler.
Il film è basato sul vero diario di una donna anonima di Berlino. Gli storici calcolano che 2 milioni di donne tedesche sono state stuprate dopo che le forze alleate e sovietiche hanno sconfitto l'esercito di Hitler nella primavera del 1945.

Per decenni, le donne tedesche hanno perlopiù taciuto riguardo al loro trauma. Ora, un ricercatore tedesco ha intrapreso il primo studio del genere sulle vittime di stupro tedesche.

Dopo un lungo silenzio, l'ottantatreenne Ruth Schumacher ha deciso quest'anno di raccontare la sua storia. Ricorda vividamente la ricerca di un rifugio dagli attacchi punitivi d'aria e d'artiglieria americana e sovietica. Aveva solo 18 anni quando si è rannicchiata, ferita, con dozzine d'altri civili immersa fino alle ginocchia nell'acqua fredda di una miniera abbandonata in Halle-Bruckdorf in Germania dell'est.


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Ruth Schumacher oggi.



Schumacher racconta che non molto dopo che il bombardamento ebbe termine e le forze americane si spostarono oltre, i soldati dell'Armata rossa hanno iniziato ad assalire sessualmente le giovani donne del posto.

"Ho immediatamente subìto uno stupro di gruppo da parte di cinque soldati russi. Il ricordo torna e ritorna ancora; non puoi mai dimenticare una cosa del genere. A volte quando ne parlo, dormo alcune ore e poi mi sveglio urlando, piangendo. Non puoi mai e poi mai dimenticare", dice.

Schumacher ha scordato poco nei successivi 65 anni — le facce dei suoi assalitori, il dolore. Anche molte delle sue amiche sono state ripetutamente stuprate. Ma dice che non ne hanno praticamente mai parlato.

"Ho avvertito un'amica di non parlare nemmeno lei di cosa le era successo" dice Schumacher. "Nessuno ne parlava; il pericolo era troppo grande."

Nella Germania dell'Est del dopoguerra, Schumacher ricorda di essere stata costretta a firmare una dichiarazione che di fatto negava che gli stupri fossero mai occorsi. Nei racconti ufficiali della Repubblica Democratica Tedesca, i sovietici erano liberatori - non liberatori che avevano commesso dei crimini.

Come risultato, per molte donne, la paura politica e l'imbarazzo — mescolate alla colpa per le atrocità naziste — hanno dato vita a una specie di codice del silenzio.

"Non volevo sapere nulla delle esperienze di chiunque altro, e gli altri non volevano conoscere le mie. La mia coscienza era gravosa di per sé. E non volevo peggiorarla. Certamente ci sentivamo in imbarazzo per ciò che i nazisti avevano commesso. Ma nessuno dovrebbe mai ripagare con la stessa moneta, giusto?" dice Schumacher.

Ma molti soldati sovietici la videro come l'ora per ripagare ciò che i tedeschi avevano fatto ai cittadini sovietici con distruzioni, saccheggi e stupri. Gli storici stimano che almeno 2 milioni di donne tedesche sono state stuprate al termine della Seconda guerra mondiale. Il dato è basato sui registri degli ospedali e delle cliniche per l'aborto.

Molte donne, come nel caso di Schumacher, sono state stuprate diverse volte. Corti marziali e altri registri dimostrano che ci furono svariate centinaia di casi di stupro segnalati dai soldati americani e francesi nel 1945, ma la maggior parte degli stupri erano condotti dai soldati sovietici nella zona est della Germania.

Il Dr. Phillip Kuwert, primario di medicina al dipartimento di psicoterapia e psichiatria dell'Università di Greifswald, stima che circa 200.000 bambini sono stati concepiti da donne native della Germania stuprate da soldati russi.

Finora, Kuwert ha intervistato 35 signore anziane che furono stuprate in Germania nel '45. L'obiettivo principale dello studio non è quello di fornire supporto alle vittime, ma di documentare l'impatto di lungo periodo del trauma da stupro. Kuwert spera di riuscire finalmente a documentare le storie di queste donne prima che tutte le vittime muoiano di vecchiaia.
"Hanno trovato tutto ciò molto toccante, la maggior parte di loro, e importante il fatto che gli è stata data voce. Anche una voce tardiva è meglio che nessuna voce," dice.

Comunque, Kuwert sceglie le sue parole con cura. La Germania ha lottato riguardo a come processare il terrore e il genocidio nazista. E fino a non molto tempo fa, era difficile per ricercatori e scienziati come Kuwert guardare ai tedeschi non ebrei come vittime.

"Prima degli stupri di massa del tempo di guerra in Germania, anche le truppe tedesche hanno compiuto molti stupri, soprattutto in Europa orientale. E, naturalmente, c'era anche molta violenza sessuale nei campi di concentramento. Trovo molto importante dire anche questo, per non cadere nel dubbio che io stia cercando in qualche modo di minimizzare la sofferenza delle popolazioni sotto l'occupazione nazista", prosegue.

Kuwert racconta di aver ricevuto molte e-mail da parenti delle vittime di stupro che dicevano che avrebbero desiderato che avesse condotto i suoi studi anni prima, cosicché le loro madri e nonne avrebbero potuto partecipare.

Il film Eine Frau in Berlin è basato sul diario di un'anonima giornalista tedesca. Ha raccontato la sua lotta per sopravvivere nella Berlino devastata dalla guerra e i ripetuti assalti sessuali da parte dei soldati sovietici nella primavera ed estate del 1945.

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Nina Hoss in una scena del film.



L'attrice Nina Hoss interpreta il ruolo principale.
"Gli stupri continuano. Sono ovunque, in ogni casa. Ora serviamo i russi. E noi donne dovremo continuare a restare in silenzio. O nessun uomo ci vorrà toccare mai più. Sciagurata Germania!" dice in una scena.
Nel film, il personaggio di Hoss cerca protezione da un ufficiale sovietico e una specie di complessa e tesa relazione si sviluppa. Hoss crede che i temi del film funzionino ancora oggi, essendo gli stupri usati ancora come arma di guerra, inclusi i recenti conflitti in Bosnia, Rwanda, Congo, Darfur e altrove.
"Ancora oggi è qualcosa di cui la società non vuole sentire niente. Spero quindi che il film cambi un poco l'opinione a riguardo, di modo che le donne riescano a parlarne, non per dimenticare perché non potranno mai farlo, ma per aiutare a diminuire il dolore", dice.

Di nuovo nel piccolo, stretto appartamento di Ruth Schumacher a Leipzig, l'anziana donna mostra le fotografie del suo ultimo marito Kurt. Lui ha prestato servizio su di un U-boat tedesco durante la guerra. Lei ha fatto spargere le sue ceneri in mare. Schumacher racconta di essere riconoscente di poter finalmente parlare del trauma del suo stupro, nonostante tutto il dolore.

"La ricerca è stata d'aiuto. Ma certamente ha riportato a galla tutto quanto. E io ho passato un sacco di notti insonni per questo", dice.

Schumacher aggiunge che a causa degli stupri non ha mai potuto avere figli, e ora che il suo marito per 49 anni è morto, ha poche persone attorno con cui parlare.

"Non ci siamo sposati per vero amore", dice, con un accenno di tristezza. Ma aggiunge, "quando gli ho raccontato di non essere più pura ed innocente, non si è allontanato da me."

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Ruth Schumacher da giovane.





Tratto da National Public Radio.

Edited by -Drugo- - 18/7/2009, 17:31
 
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view post Posted on 18/7/2009, 13:40
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Grazie di aver aggiunto nuove informazioni a me che nn ne sapevo nulla.
 
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view post Posted on 18/7/2009, 13:58
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Davvero toccante, un dramma assurdo colpevolmente taciuto per troppo tempo che accomuna vittime di ogni nazione e latitudine... bravo Drugo!!
 
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Paolo Etienne
view post Posted on 18/7/2009, 16:31




Hannelore Kohl, la moglie del ex-Cancelliere tedesco Helmut Kohl è stata una di quelle vittime. La moglie di Kohl aveva 12 anni ed era in fuga dalla Sassonia occupata dalle forze dell' URSS, per partire insieme a sua mamma a Dresda o Dresde in treno, ma purtroppo non ha potuto sottrarsi a tempo. Ho letto il libro: "Berlino 1945 la caduta", del autore inglese Antony Beevor, uno dei miei tesori dalla mia biblioteca.
 
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view post Posted on 18/7/2009, 16:48
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Il diario è stato pubblicato in Italia da Einaudi nel 2004.
L'anonima giornalista si chiama in realtà Marta Hillers, e fino al 2001, anno della sua morte, non ha voluto che il libro venisse pubblicato col suo nome.

A questo indirizzo invece potete trovare il trailer del film, girato nel 2008, e che possiamo solo sperare di vedere un giorno nelle sale italiane.
 
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view post Posted on 18/7/2009, 20:03
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... ricordo i primi tentativi cenni notizie polemiche fine anni 70 inizio 80 nel pieno dei blocchi contrappositi... le prime notizie ovviamente non dalla Germania ma dagli Stati Uniti.. poi c'erano i blocchi e risolto come la solita propaganda contrapposta... veramente complimenti Drugo per come hai saputo dire.....
 
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Paolo Etienne
view post Posted on 18/7/2009, 22:29




Purtroppo io non ho visto questo film, ma ricordo che anni fa (molti), ho visto "La ciociara", con Sofia Loren, una pellicola che hanno il valore e la forza di trasmettere attraverso il toccante dramma dello stupro vissuto nel doppio ruolo di madre e donna, un film non facile.
 
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view post Posted on 19/7/2009, 10:20
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Le vicende degli stupri subiti dalle donne di tutti i paesi coinvolti nel secondo conflitto erano ben noti e divulgati sin dal verificarsi degli eventi stessi. Subito dopo la liberazione di Roma il 4 giugno del '44, ricordo perfettamente che la mia bambinaia evitava accuratamente di avvicinarsi ai luoghi di accampamento delle truppe marocchine, le violenze delle quali avvenute sulle popolazioni ciociare e non solo, erano ben note e divulgate. Altrettanto, nella campagna elettorale del 1948, uno degli argomenti preferiti dalla propaganda democristiana era proprio quanto avvenuto al termine del conflitto in particolare a Berlino ed in generale in tutta la Germania occupata dai sovietici con particolare riferimento agli stupri.
Per tutta la lunghissima guerra fredda, entrambi gli schieramenti non persero occasione per addebitare agli avversari i più terribili delitti atti a colpire e terrorizzare la fantasia popolare, come appunto la violenza sessuale , veri o presunti che fossero, e l'abitudine non è certo cessata.
Resta il fatto che sicuramente in ogni conflitto ed in ogni conquista violenta di territori, i vincitori approfittano spesso del loro potere totale per compiere atti di sopraffazione e violenza che la società civile condanna e punisce in condizioni normali.
Questo avviene ed è avvenuto purtroppo senza eccezione alcuna da parte di tutti i contendenti dei conflitti, con maggior frequenza e ferocia da parte delle truppe composte in maggioranza da popolazioni diciamo meno "acculturate", ma con altrettanta ferocia e minor possibilità di giustificazione (se mai se ne possa trovare qualcuna), da parte di eserciti composti da popolazioni civilizzate e dal livello culturale ben adatto a far comprendere pienamente la portata dei loro atti.

 
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Paolo Etienne
view post Posted on 19/7/2009, 13:16




Sono pienamente d'accordo con te, purtroppo nell corso della storia, in ogni conflitto ed in ogni conquista di interi paesi i vincitori (in maggiore o minore grado), trattarono alle popolazione e alle suoi ricchezze come bottino di guerra. l'umanità tutta, privata del fattore culturale, può essere portata alla minima espressione. Certamente, la necessità della desesperazione, sopratutto della popolazione femenina tedesca era tale alle fine della guerra, che hanno dovuto ricorrere all'instinto maternale, l'istinto di supervivenza per superare la situazione e per alimentare i loro figli e i loro anziani. Molti altri fattori hanno aderito alla situazione della popolazione tedesca nell dopoguerra: la Germania firmò la resa incondizionata. Stalin non aveva firmato la Convenzione di Ginevra. La popolazione maschile in una grande percentuale di morte, prigionia come disarmati nemici e deportata. Il paese era completamente in rovina è viene divisio in 4 zone d'occupazione. James Bacque è uno scrittore, storico canadese, ha scritto 'Crimes and Mercies' (Crimini e Pietà), lui parla molto bene della zona inglesa, ma non cosi delle zone americana e francesa , ma Antony Beevor che è stato Ufficiale regolare dell’Undicesimo degli Ussari nel suo libro "1945. Berlino La Caduta", dice che La campagna di Berlino fu per i sovietici una campagna di vendetta.

lo stupro è stato un'arma di guerra per soggiogare alle popolazione di ogni nazione nel trascorso della storia, che oggi i paesi tanti vincitori come sconfitti preferiscono dimenticare. Ma ci sono stati grandi eserciti nel corso della storia, composti da popolazioni civilizzate che hanno lasciato un nobile ricordo nel campo d'onore, questi eserciti differiscono dagli altri per la sua Disciplina.

Edited by Paolo Etienne - 19/7/2009, 15:16
 
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view post Posted on 19/7/2009, 16:43

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Un dramma collettivo orribile che si aggiunge alle immani tragedie di ogni guerra e che come al solito vede la parte più vulnerabile della popolazione civile, quella femminile, vittima di un atroce rituale di conquista e di sottomissione perpetrato ad opera dei vincitori.

Gli accordi per la spartizione della Germania erano stato oggetto di una definitva ratifica tra i leader delle nazioni Alleate parecchi mesi prima che le truppe sovietiche e americane mettessero piede in Germania: Stalin aveva reclamato per sè e per l'Armata Rossa l'onore di piantare la bandiera rossa sulle rovine della cancelleria dei Reich quale premio per le sofferenze e i sacrifici patite dal popolo russo nel corso della guerra trovando da questo punto di vista l'accondiscendenza sia di Roosvelt che di Churchill. L'avanzata delle stesse divisioni americane fu dirottata all'ultimo minuto verso l'Austria e la Baviera per lasciare alla truppe sovietiche la possibilità di cogliere l'ambito trofeo finale di ogni conflitto: la conquista della capitale nemica. Da questo punto di vista gli stupri di massa compiuti dai sovietici fecero parte di in una precisa strategia "etnica" volta a umiliare nella maniera più raccapricciante la nazione sconfitta in una sorta di ordalia collettiva e di espiazione simbolica.

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Paolo Etienne
view post Posted on 19/7/2009, 20:57




QUOTE (rip-stop @ 19/7/2009, 17:43)
Da questo punto di vista gli stupri di massa compiuti dai sovietici fecero parte di in una precisa strategia "etnica" volta a umiliare nella maniera più raccapricciante la nazione sconfitta in una sorta di ordalia collettiva e di espiazione simbolica.

esattamente, La stessa strategia geopolitica di terrore utilizzati in Katyn, i violenti ritmi di collettivizzazione e russificazione dei paesi baltici, dalla Finlandia, il soggiogamento per le fame, la carestia e l'eccidio come in Ucrania. II grande esodo della popolazione civile tedesca dalla Prussia Orientale, il posteriori ritmo di espulsioni etniche al fine di espandere i propri confini all'Est, il loro potere politico e l'influenza ideologica e culturale.
 
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view post Posted on 20/7/2009, 09:02
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Purtroppo dubito che il "livello culturale" dei popoli abbia rilevanza, basti pensare alla splendida cultura tedesca ed al suo bagaglio artistico, culturale, storico, filosofico all'avvento di Hitler.

È in realtà lo stesso discorso che fa ad esempio Spielberg in Schindler's List, quando nella notte in cui viene svuotato il ghetto di Varsavia tra i colpi di mitra si sentono due soldati tedeschi che discutono di cosa sta suonando un terzo al pianoforte, Bach o Beethoven. Credo purtroppo semplicemente che l'uomo privato dei freni della morale, della pietà, della legge, della giustizia o di quello che preferite, non abbia limiti naturali da porre contro la barbarie.
Ed il motivo è che morale, pietà, giustizia e compagnia bella non sono valori assoluti, universali, eterni e intoccabili posti in un lontano iperuranio. Non c'è innatismo nel bene dell'uomo, siamo solo ciò in cui e con cui cresciamo, vediamo, subiamo.

Quando tutto è concesso, tutto ci si concede.

Edited by -Drugo- - 20/7/2009, 12:29
 
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Panzerfaust!
view post Posted on 20/7/2009, 11:25




Interessanti i post di questo genere, specie se ci si ferma a ragionarci un po sopra.

Mi è venuta in mente una cosa : avete presente le scene finali del film "La Caduta - gli ultimi giorni di Adolf Hitler"?

Mi pare poco credibile che Traudl Junge riesca a passare davanti a tanti soldati russi fino ad uscire indisturbata dalla città, no?

Forse anche lei ha voluto dimenticare o le sue memorie sono state "modificate" per concludere positivamente la pellicola?
 
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view post Posted on 20/7/2009, 11:57


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pensate forse che in ex Yugoslavia,in Albania, nel Caucaso, per non parlare di Afganistane e tutto il corno d'Africa, ma anche in Iran-Iraq, in date molto più vicine a noi non sia successo?
 
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view post Posted on 20/7/2009, 13:15

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CITAZIONE (157° @ 20/7/2009, 12:57)
pensate forse che in ex Yugoslavia,in Albania, nel Caucaso, per non parlare di Afganistane e tutto il corno d'Africa, ma anche in Iran-Iraq, in date molto più vicine a noi non sia successo?

Purtroppo in guerra l'orrore genera l'orrore in una spirale, spesso, senza limiti. Per restare nell'ambito della storia moderna basti pensare alle terrificanti atrocità compiute dai giapponesi in quello che è passato tristemente alla storia come "lo stupro di Nanchino" (dicembre-febbraio 1937) nel corso del quale le truppe del Sol Levante trucidarono circa 250.000 abitanti della cittadina cinese abbandonandosi ad ogni sorta di brutalità ed efferatezza. E' stato calcolato che durante quel periodo i soldati giapponesi si siano resi colpevoli di oltre 20.000 stupri a danno di donne, vecchie e bambine; spesso gli atti di violenza carnale erano accompagnati a torture e a sevizie di ogni genere che si concludevano con la morte della vittima; se ciò non bastasse, un numero imprecisato di giovani e giovanissime donne cinesi vennero praticamente rese in schiavitù e obbligate a servire come prostitute nei bordelli militari nipponici. Questa terribile pagina di storia (che si aggiunge alla lunga serie di crimini di guerra compiuti dai giapponesi nel corso dela seconda guerra mondiale) non fa altro che testimoniare che nessuna cultura è esente dal seme della violenza una volta che esso, per ragioni politiche, ideologiche o razziali, trova terreno fecondo ove attecchire e germogliare.

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