Il CT Pessagno, La classe Navigatori e la difesa dei convogli

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lancieri novara 5
view post Posted on 8/3/2010, 23:00 by: lancieri novara 5
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Un altro esploratore classe Navigatori

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Regio cacciatorpediniere Leone Pancaldo

Motto D'aquila penne, ugne di leonessa Il motto della nave tratto da "L'ultima canzone" (da "Merope", 1912) di Gabriele D'Annunzio.
Sigla identificativa PN

Cantiere Cantieri Navali del Tirreno Riva Trigoso
Impostazione 7 luglio 1927
Varo 5 febbraio 1929
Entrata in servizio 30 novembre 1929
Caratteristiche generali
Dislocamento 2380 (standard) tonn. (pieno carico) 2657 tonn.
Lunghezza 107,7 metri
Larghezza 10,2 metri
Pescaggio 4,2 metri
Propulsione 4 caldaie Odero 2 turbine Parsons su 2 eliche
Potenza: 50000 CV
Velocità 38 nodi
Combustibile: 630 Tonn. di nafta
Autonomia 3100 miglia a 15 nodi, 800 miglia a 36 nodi
Equipaggio 9 ufficiali, 164 sottufficiali e marinai
Sensori di bordo Ecogoniometro e Radar (dalla fine del 1942)
Sistemi difensivi 2 paramine tipo C per dragaggio in corsa
Armamento 6 cannoni da 120/50 in 3 torri binate
2 mitragliere antiaree da 40/39
4 mitragliere da 13,2 in 2 impianti binati
6 tubi lanciasiluri da 533,3 in 2 impianti trinati
dispositivi per posa mine e lancio bombe di profondità

Il cacciatorpediniere Leone Pancaldo della Regia Marina, classe Navigatori, fu impostato nei Cantieri Navali del Tirreno di Riva Trigoso nel 1927, varato nel 1929 ed entrò in servizio nello stesso anno come esploratore leggero. Nel 1938, nell'ambito della riorganizzazione della Regia Marina, fu riclassificato cacciatorpediniere.
Il Pancaldo prese nome dal navigatore ligure Leon Pancaldo, nato a Savona nel 1488 e componente della spedizione di Magellano intorno al mondo. Il Pancaldo a tutt'oggi è l'unica unità della Marina Italiana ad aver portato il nome di un savonese.
Il Pancaldo fu la seconda unità della classe ad entrare in servizio nel novembre del 1929 come esploratore leggero, subendo poco dopo (maggio-settembre 1930) il primo importante ciclo di modifiche per il miglioramento della stabilità (alleggerimento e abbassamento delle sovrastrutture). Come altre unità della stessa classe, nel periodo tra le due guerre effettuò la normale attività di squadra, partecipò alla crociera atlantica di Italo Balbo del 1930 distinguendosi per il salvataggio dell'equipaggio dell’idrovolante I-DONA del comandante Renato Donadelli che per un’avaria era stato costretto ad ammarare pericolosamente nel bel mezzo dell’Oceano Atlantico. Successivamente contribuì alle operazioni di appoggio navale durante la guerra civile spagnola dal 1936 al 1938.
Nel 1938 fu riclassificato cacciatorpediniere e assegnato alla XVIa Squadriglia Cacciatorpediniere con base prima alla Spezia e poi a Taranto. Dopo un breve periodo passato a Pola per addestramento equipaggi, subì l'ultimo ciclo di modifiche nel 1940, subito prima dell'inizio della seconda guerra mondiale. Allo scoppio del conflitto il Pancaldo era a Taranto, assegnato alla XIVa Squadriglia Cacciatorpediniere, alle dipendenze della IX Divisione Corazzate della I Squadra.
Partecipò alla battaglia di Punta Stilo del 9 luglio 1940, facendo parte del gruppo di protezione e sostegno composto da V Divisione Corazzate, IV e VIII Divisione Incrociatori con altre quattro Squadriglie di cacciatorpediniere. In realtà la XIV Squadriglia (Vivaldi, Da Noli e Pancaldo) era stata inizialmente lasciata in porto di riserva a Taranto ma, una volta chiarito che l'operazione in corso si stava trasformando da scorta convogli a possibile scontro con la Mediterranean Fleet, l'ammiraglio Inigo Campioni decise di far muovere anche queste unità a rinforzo del gruppo. Lo scontro per la XIV Squadriglia (ridotta ai soli Vivaldi e Pancaldo per avaria del Da Noli) si risolse in un nulla di fatto, in quanto la loro azione di attacco col siluro fu interrotta per allontanamento del nemico e insufficiente velocità delle unità italiane.
Il Pancaldo uscì quindi indenne dallo scontro di Punta Stilo, ma rientrato ad Augusta, il giorno dopo fu colpito da un aerosilurante mentre era ormeggiato in porto. I danni furono rilevanti e causarono anche la morte di sedici uomini, ma la nave affondò in acque basse e poté quindi essere recuperata anche se con un lungo lavoro che durò circa un anno. Un altro anno ci volle perché fossero completate le riparazioni nei cantieri di Genova dove la nave era stata rimorchiata. Infine il 12 dicembre 1942, dopo aver ricevuto a la Spezia l'ecogoniometro e, unica della sua classe, il radar di progettazione italiana EC3 "Gufo", il Pancaldo rientrò finalmente in servizio e fu assegnato alla XV Squadriglia Cacciatorpediniere, basata all'epoca a Trapani.
Come quasi tutte le unità similari venne assegnato all'attività di trasporto truppe e scorta convogli sulla cosiddetta "rotta della morte", cioè il tragitto obbligato fra campi minati tra l'Italia e la Tunisia. Il 30 aprile 1943 il Pancaldo era impegnato in una missione di trasporto truppe con il cacciatorpediniere ex greco Hermes, armato dalla Marina germanica da Pozzuoli a Tunisi. Le due navi furono oggetto di un violento attacco da parte di 40 bombardieri alleati. Colpito da più bombe il cacciatorpediniere Pancaldo subisce la distruzione dell'apparato motore e numerose falle. L'affondamento avviene alle ore 12.30 a 2 miglia per 29° da Capo Bon.
Nella sua breve carriera aveva svolto solo 13 missioni di guerra per un totale di 6.732 nm e 396 ore di navigazione.


Saluti Giacomo
 
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5 replies since 22/1/2010, 16:01   3276 views
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