Vollmer ERMA EMP

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view post Posted on 15/6/2010, 18:47
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Quest'arma è molto più nota delle armi trattate finora, ma resta comunque nel novero delle armi più "rare". A me affascina perchè ha attraversato due conflitti e combattuto tra le mani di molti militari, schierati su differenti fronti. Per cui le dedico una scheda che spero sia interessante.

Un caro saluto

giacomo

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Maschinenpistole ERMA Vollmer EMP

Al termine della Prima Guerra Mondiale le clausole dell’Armistizio di Versailles furono di particolare durezza nei confronti della Germania sconfitta, sotto il profilo economico, territoriale e militare. Nello smantellamento del dispositivo militare tedesco enormi quantità di materiale bellico vennero distrutte o alienate, si provvide inoltre a proibire lo studio e lo sviluppo delle armi che avevano maggiormente impressionato gli alleati per la loro efficienza: tra queste erano comprese le pistole mitragliatrici, giunte tardi e in quantità modesta al fronte per rovesciare i destini del conflitto. Con queste premesse non sarebbe comprensibile come l’esordio della Seconda Guerra Mondiale trovasse l’esercito tedesco equipaggiato con un’eccellente pistola mitragliatrice: la MP 38. In realtà i tedeschi nel periodo fra le due guerre si erano dedicati in modo molto assiduo allo sviluppo di questo tipo d’armi. Fin dai giorni successivi alla sconfitta ripresero studi ed esperienze, operando spesso tramite consociate straniere delle principali fabbriche d’armi, i principali progettisti come Schmeisser, Bergmann, Vollmer ed altri ancora disegnarono e misero in produzione pistole mitragliatrici che vennero commercializzate in tutto il mondo. All’esperienza della produzione per il mercato internazionale d’armi si aggiunse l’osservazione del loro impiego operativo nel corso di alcuni conflitti come la Guerra del Chaco (1932-35) e la Guerra Civile Spagnola (1936-39).
Eludendo in tal modo i disposti del Trattato di Versailles i tedeschi svilupparono una conoscenza tecnica e operativa eccellente che consentì loro di realizzare le migliori armi portatili delle Seconda Guerra Mondiale.

Sviluppo dell’arma

Heinrich Vollmer era un disegnatore d’armi indipendente e particolarmente prolifico; la sua attività iniziò nei primi anni del ‘900, durante la guerra sviluppò un meccanismo semplificato d’alimentazione per la mitragliatrice MG 08/15, privo di nastro.
Nel 1925 si dedicò, in segreto, allo sviluppo di una nuova pistola mitragliatrice grazie agli aiuti finanziari del Reichswehr IWG. Tale sostegno economico si interruppe a seguito della necessità di osservare le clausole del Trattato di Versailles, ma Vollmer decise di proseguire autonomamente lo sviluppo dell’arma. Il primo prototipo dell’arma era caratterizzato da un caricatore a chiocciola da 25 colpi, inserito dal di sotto; la canna era circondata da un manicotto di raffreddamento dotato di buchi per la circolazione dell’aria. Una revisione del disegno del 1926 vedeva l’impiego di una canna priva di manicotto e di una impugnatura verticale sulla porzione anteriore della calciatura, a somiglianza del Thompson. L’impugnatura a pistola anteriore resterà su tutte le varianti della pistola mitragliatrice. L’arma era camerata per la cartuccia 7,63 Mauser e per la 9 mm parabellum, alcuni esemplari furono approntati per l’uso dell potente 9 mm Mauser Export. Meno di 400 pistole mitragliatrici di questa variante furono vendute a committenti esteri. Il disegno venne ulteriormente modificato nel 1930, caratterizzato dall’adozione di un più funzionale caricatore prismatico da 32 colpi e da una pesante canna leggermente conica. Il selettore di tiro venne posizionato al di sopra del ponticello del grilletto, sul lato destro dell’arma. L’otturatore era unito alla molla di recupero, contenuta in un involucro telescopico per evitare malfunzionamenti dovuti a corpi estranei entrati attraverso la fresatura in cui scorreva la manetta d’armamento. L’ultima arma della famiglia sviluppata da Vollmer in modo autonomo fu una versione a carabina con canna lunga, dotata di un monopiede telescopico per l’appoggio. Nell’ottobre del 1931 Vollmer firmò un contratto di collaborazione con la ERMA (Erfurter Maschinenwerke B. Giepel GmbH). Il primo modello costruito in collaborazione con la ERMA presentava nuovamente una canna lunga munita di manicotto di raffreddamento su cui era fissato l’incastro per l’impiego di una baionetta e organi di mira di disegno migliorato. La nuova arma, denominata EMP 35 venne venduta, in modeste quantità, alla Jugoslavia.
Sul secondo modello venne accorciata la canna e rimosso il dispositivo per il montaggio della baionetta, l’alzo venne sostituito con due fogliette tarate per il tiro a 100 e 200 metri, venne inoltre abolita l’impugnatura anteriore. Una versione di transizione del secondo modello fu nuovamente dotata di alzo a ritto con cursore al posto delle fogliette. Il terzo modello, quello definitivo, venne nuovamente dotato di impugnatura anteriore. L’arma conobbe un discreto successo di vendita in Sud America e in Spagna, in quest’ultimo paese l’arma venne copiata e prodotta durante la Guerra Civile per i Repubblicani a Valencia ( presso Las Industrias de la Comisaría de Armamento) nel calibro 9 mm Bergmann – Bayard. I nazionalisti lo produssero senza licenza a La Coruña, dopo la guerra proseguirono la produzione (pare previo un accordo di licenza con la ERMA) con il nome di Subfusil Coruña Modelo 1942. Sia le copie della MP 28 che della EMP erano popolarmente conosciute come "naranjero”.
Alcuni autori citano anche la Francia tra gli acquirenti dell’arma, altri affermano che le pistole mitragliatrici di questo modello in servizio con l’esercito francese all’inizio del secondo conflitto mondiale provenissero dalle armi sequestrate ai repubblicani spagnoli riparati in Francia dopo la sconfitta. Pare che 3250 moschetti automatici ERMA siano stati sequestrati dai francesi in tale circostanza, risulta inoltre che un basso numero di caricatori fu reperito (intorno a 1500); per tale motivo fu possibile impiegare solo una parte dalle armi provenienti dal disarmo dei repubblicani spagnoli.
La pistola mitragliatrice Vollmer ERMA EMP risulta essere importante nello sviluppo delle future armi tedesche di questo tipo per due caratteristiche: il contenitore telescopico della molla di recupero, che ritroveremo utilizzato sulle MP 38 e 38/40, e il parziale impiego di tubi di lamiera non lavorati a macchina, primo sintomo della tendenza ad impiegare materiali poco costosi e di semplice lavorazione, che verrà radicalizzata al massimo durante la Seconda Guerra Mondiale.

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Descrizione dell’arma

La pistola mitragliatrice Vollmer Erma è un’arma a chiusura labile, con ciclo di fuoco che inizia ad otturatore aperto. La culatta è di forma cilindrica, al suo interno scorre l’otturatore solidale con la molla di recupero inserita in un contenitore telescopico. Posteriormente è chiusa da un tappo di culatta solidale con la calciatura; sul lato destro è praticata una fresatura in cui scorre la manetta d’armamento che ha forma di un pomello sferico, forato centralmente, il cui gambo si inserisce nell’otturatore. La fresatura presenta, nella sua porzione posteriore, un recesso che serve per inserirvi la manetta d’armamento bloccando l’otturatore in posizione arretrata. Tale dispositivo funge da sicurezza ausiliaria, mentre la sicura ordinaria è rappresentata da un blocchetto semicircolare mobile posto sul lato destro della culatta, poco dietro la finestra d’espulsione dei bossoli spenti. Tale blocchetto può venire azionato per mezzo di una cresta di presa che consente di farlo ruotare. In posizione di sicurezza, contrassegnata dalla lettera S, il blocchetto sporge all’interno della culatta impedendo il movimento dell’otturatore, in posizione di fuoco, contrassegnata dalla lettera F, la faccia interna del blocchetto non protrude all’interno della culatta e consente il regolare scorrimento dell’otturatore. Un dispositivo di sicurezza molto simile a questo era montato sulla pistola mitragliatrice MP 18/I. Non tutte le Vollmer MPE osservate montano questo dispositivo, che forse era opzionale. Il bocchettone di alimentazione è posto sulla sinistra e monta sulla sua parte superiore un dispositivo a leva per il fissaggio del caricatore prismatico; sono previsti caricatori da 20 e da 32 cartucce. Una particolare caratteristica del bocchettone del Vollmer ERMA è di essere leggermente angolato verso l’avanti. Il bocchettone con il caricatore inserito forma con l’asse della canna un angolo di circa 80 gradi. Sul lato destro della culatta, in corrispondenza del bocchettone, si apre la finestra d’espulsione per i bossoli spenti. Sempre sul lato destro, davanti alla finestra d’espulsione osserviamo un passante per la cinghia di trasporto. La culatta monta anteriormente una canna lunga 250 mm a sei principi destrorsi, protetta da una camicia di ventilazione costituita da un tubo perforato da numerosi fori allungati.
Gli organi di mira sono costituiti posteriormente da uno zoccolo fissato sulla parte media della culatta su cui sono montate due differenti tipologie di tacca di mira: si possono trovare due fogliette tarate per 100 e 200 metri o un alzo a ritto con cursore, anteriormente il mirino a lama è fissato sulla porzione di canna che sporge dal copricanna.
La calciatura del Vollmer ERMA è del tutto caratteristica, la parte posteriore è del tutto convenzionale mentre anteriormente si osserva una impugnatura a pistola costituita da un parte verticale in legno, opportunamente sagomata, raccordata con una vite al resto del calcio.
L’arma è dotata di un dispositivo per la selezione del tipo di fuoco, semiautomatico o automatico, il comando del selettore è posto a destra, al di sopra del ponticello del grilletto. Alla sinistra del ponticello stesso è presente una sorta di lungo grilletto che in realtà non ha nulla a che fare con il meccanismo di sparo: funziona come leva per sbloccare la culatta che può compiere una rotazione che consente lo smontaggio.
La cadenza di tiro piuttosto bassa (500 colpi/minuto), il peso piuttosto rilevante (4150 gr), la lunghezza della canna (250 mm) e l’impugnatura anteriore facevano dell’ERMA una pistola mitragliatrice molto precisa nel tiro semiautomatico e abbastanza stabile in quello a raffica.
Lo smontaggio da campagna avviene nel seguente modo: estratto il caricatore ed azionata la manetta di armamento per assicurarsi che la camera di cartuccia sia vuota si agisce sulla leva sopra descritta. Liberato il catenaccio che l’unisce alla calciatura la culatta può ruotare ed essere sfilata dal tappo di culatta. Il complesso molla di recupero telescopica e otturatore possono ora essere sfilati dalla parte posteriore della culatta.
Il montaggio avviene con modalità inverse.

Funzionamento

Si inserisce un caricatore pieno nell’apposita bocchetta e ci si accerta che sia regolarmente agganciato e ritenuto, si verifica che la sicura (quando presente) sia in posizione di fuoco (F), per mezzo del selettore posto sopra la guardia del grilletto, a destra, si imposta il funzionamento semiautomatico o a raffica. Si arretra la manetta d’armamento fino a che l’otturatore non viene agganciato dal dente di scatto: a questo punto l’arma è pronta al fuoco. Premendo il grilletto l’otturatore, sotto la spinta della molla di recupero, si slancia in avanti, sfila una cartuccia dal serbatoio, l’aggancia con l’unghia dell’estrattore, la camera e la fa deflagrare per l’azione del percussore sull’innesco. I gas di lancio proiettano la pallottola nella canna, contemporaneamente esercitano una pressione retrograda sulla faccia anteriore dell’otturatore, che si oppone inizialmente a tale moto con la sua massa e con l’energia della molla di recupero. Quando la palla esce dalla canna l’otturatore inizia la sua corsa retrograda, trascinandosi il bossolo spento agganciato dall’estrattore; quando il bossolo scontra l’espulsore viene proiettato fuori dalla finestra di espulsione sulla destra dell’arma. Arretrando ulteriormente l’otturatore comprime la molla di recupero e giunge al punto più arretrato della sua corsa. Se si è scelto di sparare a colpo singolo l’otturatore verrà agganciato dal dente di scatto, pronto a sparare ad una nuova pressione sul grilletto. In caso che sia stato selezionato il fuoco automatico, l’otturatore scatterà nuovamente in avanti proseguendo il ciclo di fuoco fino a che vi saranno colpi nel caricatori o fino a che cesserà la pressione sul grilletto. La cadenza di tiro, come già detto, è di 500 colpi al minuto, la velocità iniziale si aggira sui 390 metri/secondo.


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Impiego bellico

La Vollmer ERMA è una pistola mitragliatrice poco nota, talvolta anche agli appassionati del ramo, ma la sua storia è estremamente affascinante. Progettata in semiclandestinità troverà durane la Guerra Civile Spagnola impiego da parte di entrambe i contendenti. Ai repubblicani ne arrivarono intorno ai 3000 pezzi provenienti dalla Polonia, evidentemente la trovarono soddisfacente tanto che la produssero autonomamente a Valencia. I Nazionalisti le ricevettero direttamente dai tedeschi e quindi le produssero a La Coruna.
Nella Seconda Guerra Mondiale i primi a schierare l’arma furono i francesi, cronicamente a corto di pistole mitragliatrici. Le Vollmer andarono ad equipaggiare i “Corps Francs” , reparti scelti destinati ad operazioni stile comando durante la così detta “guerra balorda” nel 1939 – 40. Gli uomini che operavano in tali reparti erano molto ben armati e disponevano di una notevole potenza di fuoco, la loro dotazione era costituita da pistole, pugnali, bombe a mano, moschetti corti e parecchi mitra e fucili mitragliatori Chatellerault modello 24 – 29. Dopo la caduta della Francia i tedeschi incamerarono i mitra Vollmer che presero la denominazione di MP740(f), come di consueto con armi non standard e di seconda linea furono dati alle Waffen SS e alla Feldgendarmerie, come documentano numerose fotografie.
La foto del Vollmer in azione più interessante è però di fonte francese e mostra americani e francesi cobelligeranti intenti a soccorrere un ferito; il nostro mitra è appoggiato ad un muretto insieme ad altre armi: le ipotesi sono che qualche arma sia rimasta in mano ai francesi che hanno continuato ad impiegarla anche nelle file delle armate di De Goulle o di un’ulteriore cattura, questa volta a danno dei tedeschi.
In definitiva l’arma si trovò in due grandi conflitti ad essere impugnata dai militari di due opposti fronti in lotta, evidentemente doveva essere valida!

Dati Tecnici

Funzionamento: a chiusura labile con ciclo di fuoco che inizia ad otturatore aperto
Calibro: 9 mm Parabellum
Lunghezza: 890 mm
Lunghezza della canna: 250 mm
Rigatura: 6 principi destrorsi
Peso a vuoto: 4150 gr
Alimentazione: caricatori da 20 o 32 colpi
Cadenza di tiro: 500 colpi/minuto
Velocità iniziale: 390 metri/secondo

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view post Posted on 15/6/2010, 20:00
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Ciao Giacomo, ero quasi in crisi di astinenza....... ormai le tue disamine sono diventate un'abitudine.
Giustamenete lo hai solo accennato in quanto ne abbiamo parlato già più volte: dal disarmo delle varie formazioni spagnole che si accalcavano ai loro confini, i francesi recuperarono un quantitativo enorme di armi che, quando iniziò la guerra mondiale, cercarono di mettere a buon frutto.
Purtroppo molte erano camerate nel 9 Largo, tutt'altro che disponibile sul mercato francese, comunque sempre meglio del loro anemico 7,65.
Da qualche parte devo avere l'elenco dei mitra recuperati dal disarmo degli spagnoli. Magari lo cerco e lo posto, così possiamo discuterne.
 
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view post Posted on 15/6/2010, 21:49
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Tra l'altro mi risulta che i Vollmer Erma ricevuti dalla Spagna avessero come paese di partenza la Polonia, è una palese triangolazione così cara ai mercanti d'armi..però i polacchi erano veramente innamorati del Vollmer e:
... prima ancora che venisse presa una decisione circa quale arma acquistare i progettisti
Piotr Wilniewczyc e Jan Skrzypinski (gli stessi che avevano disegnato e realizzato la pistola Vis 35), presentarono un prototipo di loro concezione realizzato presso la Fabryka Karabinów di Varsavia. Denominato Mors (dal latino morte) l’arma era ampiamente ispirata al Vollmer ERMA EMP. Nell’aprile del 1938 venne sottoposto a prove comparative proprio con il mitra ERMA...

E qui volevo arrivare!!!! al diabolico MORS..in realtà una mediocre copia del Vollmer che però i polacchi ritenevano essere una specie di arma segreta..delle tre dozine di MORS prodotti solo uno o forse due sono sopravvissuti alla guerra e sono in musei dell'Europa Orientale. I militari che li avevano ricevuti in dorazione dovettero fare una sorta di giuramento solenne di non cadere prigionieri con l'arma, anche a costo della vita, dei tedeschi...il bello è che il MORS, questo sì aggeggio riservato ad un club di pochi intimi, era una brutta copia del Vollmer prodotto dai tedeschi e superato da realizzazioni più recenti come l'MP38.

Kanister ne sai qualcosa del MORS, io ho un articoletto striminzito in lingua inglese da un sito polacco e una sola foto decente di quello nel museo a Varsavia, i dati essenziali sono:


MORS WZ 1939

Calibro: 9 mm Parabellum
Funzionamento: a massa battente
Caricatore: prismatico da 25 colpi
Lunghezza: 979 mm
Lunghezza canna: 300 mm
Peso a vuoto: 4.25 kg
Velocità iniziale: 400 metri/secondo
Cadenza di tiro: 500-550 colpi/minuto

Tra l'altro il MORS prosegue la saga iniziata con la VIS di denominare le armi con nomi latini...

Un caro saluto giacomo

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view post Posted on 15/6/2010, 22:00
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Ciao Giacomo, ti ho inviato quello che ho sul Mors, puoi vedere che sono tre o quattro articoletti in inglese che non fanno altro che ripetersi, dicendo, molto più enfaticamente, quanto tu hai esposto in forma quasi di barzelletta. Da come sono andate le cose direi che hai molto più ragione tu che non loro.
 
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view post Posted on 16/6/2010, 12:29
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CITAZIONE (kanister @ 15/6/2010, 21:00)
Da qualche parte devo avere l'elenco dei mitra recuperati dal disarmo degli spagnoli. Magari lo cerco e lo posto, così possiamo discuterne.

Come al solito se cerco qualcosa non riesco a trovarlo: chissà dov'è l'elenco che dicevo.

In compenso ho nuovamente ritrovato una notizia che avevo dimenticato.

I Francesi recuperarono dal disarmo degli spagnoli 3250 Erma e li testarono trovandoli di loro gradimento. Quando scoppiò la guerra e si resero conto di aver bisogno di mitra si accorsero che avevano solo 1450 caricatori in totale, riuscendo a mettere in campo solo 700-800 esemplari.
Sapete perchè? Perchè la grande industria francese, padrona del mondo intero, non era in grado di costruire dei caricatori adattabili agli Erma. Non è quasi una barzelletta?

Edited by kanister - 16/6/2010, 19:14
 
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view post Posted on 17/6/2010, 09:06
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Continuando a cercare l'elenco (che non riesco a trovare) ho ritrovato invece un'altra notizia che sembra una barzelletta: la grande Francia era talmente preparata alla seconda guerra mondiale che fu costretta ad utilizzare munizioni in 9mm residuate da quelle confiscate alla Germania al termine della prima guerra mondiale. Evidentemente avevano speso tutto per la Maginot.
 
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view post Posted on 17/6/2010, 13:42
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Dopo aver creato quel mostro di inutilità della Maginot i francesi chiusero a tutto il resto e andarono alla guerra quasi impreparati come noi, dico quasi perchè noi restiamo al top!!
Dovrei poi capire l'odio incontenibile dei francesi per il 9mm Parabellum, pur di non adottarlo si inventarono un calibro modesto e improbabile che umiliò due buoni progetti come la PA SACM 35 e la PM MAS 38..

Un caro saluto giacomo
 
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view post Posted on 17/6/2010, 13:50
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Esatto, e pensare che i primi prototipi del MAS, almeno sino al 1925 circa, erano proprio in 9para, testati sempre con le famose cartucce tedesche della prima.
Ed inoltre quando tra il 1931 ed il 1935 testarono l'evoluzione in 7,65 long la trovarono inferiore ai precedenti in 9para, e ciò nonostante andarono avanti.
 
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view post Posted on 17/6/2010, 22:13


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Per risparmiare ragazzi ! Comprarono da gli americani che non sapevano chefarsene cass e casse di 7,65 pedersen che ribattezzarono 7.65 lungo. Il bello è che le loro pistole automatiche pensate per il 9 para avevano un meccanismo di chiusura geometrico unutile per un calibro come il 7,665 per il quale sarebbe andato bene anche una economica chiusura labile tipo beretta
 
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view post Posted on 18/6/2010, 08:57
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Non ho i dati precisi e quindi non posso discutere, pero il .30 Pedersen dovrebbe essere un 7,62, mentre il similare 7,65 long è evidentemente un 7,65, quindi forse c'è una differenza, anche se minima.
Trovo invece che ne furono ordinate 50.000 negli Stati Uniti all'inizio delle sperimentazioni, e che dal 1930 ne fu cominciata la produzione in Francia.
L'uso iniziale delle munizioni tedesche fu dovuto al fatto che tale cartuccia era all'epoca prodotta solamente in Germania, mentre in Francia e negli USA non era fabbricata.
 
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view post Posted on 18/6/2010, 11:57
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Il munizionamento .30 Pedersen, (nato per lo sfortunato Pdersen Device) ispirò ampiamente forma e "potenza" del futuro 7,65 french long che verrà prodotto dalla SFC (Societè Francaise Cartouche) nella sua forma definitiva.
Se è vero che una munizione potente obbliga all'uso di una chiusura geometrica (con le devute eccezione tipo Astra 400) non è del tutto corretto omologare il 7,65 french long al comune 7,65 Browning. Conosco un armaiolo che giurava sul fatto che la cartuccia francese fosse abbastanza potente e che le sue prestazioni (penetrazione in tavole di pino) si avvicinasse a quelle del 7,64 Parabellum. La convinzione di questo amico lo portava ad usare come arma da porto proprio una splendida SACM 1935 A ovviamente "elaborata": tolta la vernice nera aveva passato a tela tutte le parti e sottoposto il tutto ad una brunitura di qualità analoga al Colt Royal Blue, le guancette artigianali erano in radica d'olivo realizzate da un ebanista...uno spettacolo!!!

Saluti giacomo
 
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10 replies since 15/6/2010, 18:47   1868 views
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