Il cacciatorpediniere Quintino Sella, L'ultima vittima dei Corsari in Adriatico

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view post Posted on 18/9/2010, 19:29
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Fin dai tempi della nota discussione sulla straordinaria crociera dell'oberleutenant Schmidt
( vedi https://miles.forumcommunity.net/?t=34854431 )
mi era rimasta la curiosità di approfondire l'argomento, recentemente ho trovato su ebay una cartolina del "Quintino Sella" e l'ho acquistata. Andando a compilare la scheda consueta mi sono accorto che l'affondamento era stato compiuto da una silurante tedesca. Ho approfondito le ultime ore del Sella sul web su cui abbondano le notizie relative alla nave.
L'8 settembre 1943 sorprese il Sella a Venezia per avarie a un motore, il capitano di corvetta Corrado Cini decise con i suoi uomini di riparare al Sud adempiendo alle disposizioni della Regia Marina. La sera dell'11 la nave, non ancora riparata, era in procinto di salpare; sul molo Giardini, cui era ormeggiato, si raccolsero un buon numero di civili che intendevano raggiungere Brindisi con la nave. Alcuni (circa 300) furono imbarcati e la nave lasciò Venezia, alle 17 era a circa 12 miglia dalla costa. Dalla nave viene avvistato un mercantile..niente paura è un piroscafo nazionale, il Pontinia. Ci si avvicina fino a 300 metri, ma ecco che dalla sagoma del mercantile, dietro cui era rimasta al riparo fino ad allora, sguscia velocissima una silurante tedesca. Il Sella azzoppato per l'avaria alla caldaia 2 non riesce a sviluppare più di 14 nodi..troppo poco per evitare due siluri lanciati da distanza ravvicinata. Uno colpisce sotto il ponte di comando il secondo in macchina. La nave affonda rapidamente: 27 marinai e 200 civili perdono la vita. Fondamentali per ricostruire la dinamica dell'agguato la testimonianze del Sottotenente Toscano ufficiale italiano tenuto in ostaggio su una delle due siluranti e i ricordi del Sottocapo meccanico navale Bruno Ferdani del Sella. L'S54 e l'S55 si allontanano e i naufraghi, fra cui numerosi i feriti vengono tratti in salvo da altri mercantili e pescherecci.

Tanto premesso presento la consueta scheda del Sella estratta dal libro I Cacciatorpediniere Italiani dell'USMM

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Queste unità furono i primi cacciatorpediniere progettati in Italia dopo la fine della Prima Guerra Mondiale. Nell’elaborazione del progetto si tennero pertanto in debito conto l’esperienza acquisita nell’impiego bellico di questo tipo di silurante, nonché i prevalenti indirizzi seguiti in quell’epoca dalle principali Marine in fatto di cacciatorpediniere.
Rispetto alle unità similari, di precedente progettazione, i “Sella” risultano potenziati:
- nel dislocamento, che si avvicinò alle 1500 T in pieno carico;
- nella velocità contrattuale, che venne elevata a 35 nodi;
- nell’armamento di artiglieria principale, adottando il calibro di 120 mm;
- nell’armamento silurante, con l’adozione dei siluri da 533 mm.
Praticamente questi cacciatorpediniere, come dimensioni e come armamento, uguagliarono o superarono le unità di precedente costruzione denominate “esploratori” nella Marina Italiana, “eclaireurs leger” dai Francesi, “flottilla leaders” dagli Inglesi e “ Flottillenfurerschiffe” dai Tedeschi.
Dotati di più potenti, moderni e perfezionati apparati motori, i “Sella” svilupparono velocità sensibilmente superiori a quelle sino da allora raggiunte dagli esploratori. Alle prove di accettazione, con dislocamento sulle 1050 T, superarono di molto la velocità contrattuale; l’unità più veloce di questa classe, il Crispi, alle prove ufficiali a tutta forza (durata di tre ore) raggiunse la media di ben 38,6 nodi.
La compartimentazione interna di questi caccia rappresentò un ulteriore perfezionamento rispetto a quelli di precedente progettazione; lo scafo, nella sua parte centrale, risultò diviso in sei compartimenti stagni compresi fra due paratie longitudinali e sette paratie trasversali.
I “Sella” furono dotati, a titolo sperimentale, di una centrale di tiro meccanica Salvagnini, con frittata di tipo SFT francese e trasmettitori Siemens, che poteva essere impiegata anche per il tiro notturno.
Nel settore dell’armamento, come è già stato accennato, l’adozione del calibro da 120 mm, per le artiglierie principali, e dei siluri da 533 mm. rappresentò un decisivo balzo verso cacciatorpediniere sempre più potentemente armati. Dopo pochi anni di esercizio (1929), l’impianto singolo prodiero e quello binato poppiero vennero sostituiti con complessi binati alleggeriti dello stesso calibro, adeguando in tal modo le artiglierie a quelle dei nuovi caccia che erano già entrati in servizio ( cfr. classe “Sauro”). Notevole fu il quantitativo di mine imbarcabili (da 32 a 40 a seconda del tipo d’arma), senza inutilizzare le artiglierie poppiere, che nei “Sella” furono sopraelevate sul ponte di coperta a mezzo di apposita virola con relativa plancetta.
Dopo il 1930 l’armamento contraereo venne potenziato con l’aggiunta di due mitragliere singole da 13,2 che furono piazzate in controplancia.
Per quanto riguarda l’apparato generatore e motore si ebbe maggiore semplicità di esercizio e soprattutto si raggiunse una potenza mai realizzata sino ad allora su naviglio silurante (impiego del vapore surriscaldato).
L’apparato motore del Crispi, costituito da turbine Belluzzo completamente ad azione, mentre risultò indovinato come progettazione, non fornì durante l’esercizio le stesse prestazioni di quelle delle unità similari, principalmente perché gli acciai adoperati nella costruzione non avevano ancora raggiunto la perfezione necessaria per tale tipo di turbina. Dopo otto anni di esercizio, nell’estate del 1935, le turbine vennero inutilizzate da avarie e nel 1936/37 furono sostituite con altre dello stesso tipo Belluzzo, leggermente modificato, che, costruite con materiali di più elevate prestazioni, confermarono la bontà del progetto.
Nel 1938, durante un turno di lavori, il Sella sostituì, a titolo sperimentale, una delle caldaie originali con altra tipo La Mont a circolazione forzata, di potenza leggermente inferiore, ma di elevate prestazioni, onde aumentare l’autonomia a velocità economica.
L’esperimento dette buona prova, ma le altre tre unità della classe non effettuarono analoga sostituzione perché per due di esse erano state iniziate trattative di cessione alla Svezia e il Crispi aveva da poco effettuato importanti lavori; successivamente lo scoppio del Secondo Conflitto Mondiale fece passare la cosa in secondo piano. Le due unità di questa classe che rimasero alla Marina Italiana, dopo le prime esperienze belliche modificarono l’armamento contraereo, sostituendo le vecchie mitragliere da 40/39 con moderne 20/70 Oerlikon; le mitragliere da 13,2 furono spostate sulla plancetta poppierea.
A parte le caratteristiche già messe in evidenza, questi caccia si dimostrarono nell’esercizio piuttosto leggeri nelle strutture e non molto stabili; nel 1927-28 vennero pertanto rinforzate le parti più deboli e furono applicate alette di rollio di notevole lunghezza e larghezza. Con tali perfezionamenti i “Sella” divennero, nel complesso, dei buoni caccia: abbastanza marini, molto manovrieri, comodi e relativamente semplici. Peraltro la modesta altezza della coperta sul mare in pieno carico e la non robusta portelleria di coperta costituirono serie difficoltà alla navigazione in condizioni avverse di mare.

Attività

Nell’estate 1926 compì una lunga crociera in porti greci, isole del Dodecanneso, Famagosta, Alessandria d’Egitto e Tobruk per rodare i macchinari e gli impianti. Fu poi dislocato a Livorno a disposizione dell’Accademia Navale alzando l’insegna di Capo Gruppo delle unità adibite alle esercitazioni degli allievi. A fine febbraio 1927 fu sostituita dal Cascino ed entrò a far parte della 7° (poi 4°) Squadriglia Ct della Squadra.
Nel 1928 fu in breve visita a Majorca; nel 1929 effettuò una crociera con il Riccasoli e il Nicotera nei porti mediterranei e atlantici della Spagna spingendosi fino a Lisbona e rientrando in acque metropolitane dopo aver sostato a Tripoli.
Anche nel 1930-31 effettuò crociere estive nel Dodecanneso ed in porti greci con unità della 1° Squadra. Venne poi assegnato alla 2° Squadra come unità di riserva divisionale a Taranto. Nell’agosto 1932 entrò a far parte della 6°Divisione (a Venezia) rimanendovi per più di tre anni e disimpegnando attività addestrativi prevalentemente in Alto Adriatico.
Dopo una breve ad degnazione alle Forze dipartimentali di La Spezia nei primi mesi del 1936 fu inviato in Egeo per servizio in quel Possedimento e collegamenti con la Cirenaica. Rientrato in acque metropolitane alla fine del 1937, fu assegnato alla 4° Squadriglia dipartimentale con sede a Brindisi disimpegnando modesta attività locale.
Nel maggio 1939 le unità della 4° Squadriglia furono trasferite a La Spezia. Nel corso dell’estate dello stesso anno il Sella fu dislocato cone stazionario nel Dodecanneso.
All’entrata in guerra dell’Italia l’unità si trovava dunque in Egeo dove esplicò prevalentemente la sua attività bellica.
Dopo l’inizio delle ostilità contro la Grecia partecipò all’occupazione di varie isole greche, intensificando inoltre il servizio di protezione del traffico nell’Egeo.
L’attività bellica comportò 116 missioni di scorta oltre ad una dozzina di missioni di vario genere, fra le quali alcune a carattere offensivo per intercettazione di forze britanniche durante le operazioni di Creta; nell’esplicare tale attività il caccia percorse 44.000 miglia in zone intensamente contrastate dall’avversario.
Alla data dell’armistizio il Sella si trovava a Venezia per lavori. L’11 settembre salpò per trasferirsi a sud, ma a circa 30 miglia dal Lido, fu attaccato da una motosilurante germanica – celatasi dietro un piroscafo transitante nella zona – e, colpito in pieno da due siluri, affondò rapidamente.

Saluti a tutti giacomo
 
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view post Posted on 19/9/2010, 14:40
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Ciao Giacomo, ottimo lavoro come sempre.

Però.... (c'è sempre un però.....) ....sarebbe bello, per rendere onore al merito, che riepilogassi con il tuo stile anche da dove arrivava quella silurante tedesca, e che percorso ed imprese aveva compiuto in quei tre o quattro giorni di viaggio. Non sono certo quelle quattro righe che abbiamo scritto tempo fa che possono chiarire questi fatti. E non preoccuparti, nessuno ti dirà che sei prolisso.

 
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view post Posted on 19/9/2010, 16:12
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In effetti la mirabolante impresa delle due siluranti merita una narrazione più compiuta, ma oltre quello che insieme abbiamo scritto mi risultano solo un articolo su Storia Militare e ovviamente il libro di Bargoni "Corsari in Adriatico". Entrambe queste fonti mi mancano, mi impegno a procurarmele e a fornirne un potabile riassunto..dico potabile perchè la sintesi non è uno dei miei pregi :cry: :sick: :cry: :sick: ....(sempre ammesso che ne abbia!!!).

un caro saluto giacomo
 
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view post Posted on 30/9/2010, 15:06
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Un'altra bella immagine, acquisita grazie a shingle (archivio LIFE), del Ct Sella, per quanto riguarda il maggiore approfondimento sull'epica crociera dell'oberleutenant Schmidt sono in attesa di Corsari in Adriatico di Bagnasco ordinato presso la Hoepli....

Un caro saluto giacomo

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view post Posted on 30/9/2010, 17:46
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Ciao Giacomo, spero di non essere stato io, con la mia domanda, ad invogliarti all'acquisto del libro. Anche se so che lo divorerai me ne sentirei responsabile.
 
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view post Posted on 30/9/2010, 18:08
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Non ti pentire, era già in lista! Hai solo accelerato una decisione già presa..

Un caro saluto giacomo
 
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view post Posted on 1/11/2010, 21:45
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Ho ricevuto e letto il libro "Corsari in Adriatico" di E.Bagnasco..sono rimasto piacevolmente sorpreso dall'agile narrazione di Bagnasco che rende gradevolissima la lettura del libro che si divora a costo di tirare tardi e sentire la consorte mugugnare. Consiglio a tutti la lettura del libro, che, tra l'altro, tratteggia a grandi linee la personalità di Schmidt che emerge come una figura di ufficiale di marina d'altri tempi generoso con gli sconfitti, tenace, fantasioso, insomma un personaggio ben lontano dallo stereotipo del nazista che mitraglia i superstiti del cargo silurato. La vicenda della straordinaria crociera in Adriatico narrata nel libro è stata da me ridotta in pillola (spero digeribile) pur cercando di mantenere i tratti essenziali della vicenda..comunque mia moglie dice che sono prolisso..quindi i critici sono avvisati..

L’8 settembre 1943 nel porto di Taranto erano presenti solo tre unità germaniche in attesa di riparazioni.
Si trattava di due motosiluranti (Scnellboot), la S54 al comando dell’Oberleutnant zur See (Sottotenente di Vascello) Klaus-Degenhard Schmidt, capo sezione, la S61 al comando dell’Obersteuermaat (Capo Nocchiere) Friedel Bloomker (in sostituzione di un ufficiale rimpatriato per malattia) e di una motozzatera posamine la MFP 478.
All’annuncio dell’Armistizio, mentre i marinai italiani festeggiavano la fine della guerra, l’Oberleutnant Schmidt ordinava, seguendo precise direttive già impartite segretamente, di prepararsi ad abbandonare il porto, divenuto potenzialmente ostile. La motozattera si portò alla polveriera di Boffoluto dove il Tenente di Vascello Hans Winkler (del Genio Navale) riuscì non solo a recuperare le 24 mine depositate prima di andare ai lavori, ma anche a sabotare altre mine tedesche presenti nel deposito. Le mine recuperate erano modello TMB da fondo, operative intorno ai 30 metri, da 420 kg di carica con attivazione elettromagnetica e acustica, dotate di congegno regolabile di ritardo d’armamento e di un dispositivo che determinava lo scoppio della carica dopo un numero variabile di attivazioni.
L’Ammiraglio Brivionesi concesse alle unità di allontanarsi ed uscire dagli sbarramenti, tenute sotto controllo visivo dal personale dei fari e del naviglio presente in porto. Procedendo a lento moto verso gli sbarramenti del Mar Grande la MFP 478 riuscì a filare a mare tutto il suo carico di mine.
Alle 6,54 del giorno 9 la flottiglia tedesca, lasciata Taranto di poppa senza grane, procedeva verso S.Maria di Leuca a velocità ridotta per la scadente condizioni del motori e la ridotta velocità della motozattera.
Alle 12,45 vennero avvisati due dragamine ausiliari italiani (motopescherecci requisiti). Uno si metteva in salvo dirigendo sottocosta a tutta velocità, il secondo (RS 240 Vulcania 91 tonn.) veniva intercettato dalla S54 e obbligato a fermarsi. Dopo che l’equipaggio si fu posto in salvo venne fatto esplodere con cariche disposte dai tedeschi. Affondò a un miglio e mezzo per 190° dal faro del porticciolo di S.Maria di Leuca.
La reazione delle batterie costiere fece allontanare i tedeschi che ripresero la loro navigazione attraverso il Canale d’Otranto.
Il sopraggiungere a forte velocità dell’incrociatore Scipione l’Africano impose a Schmidt la scelta di affondare la lenta motozattera e di cercare scampo allontanandosi il largo facendo fumo. Il vascello italiano apprezzò la scena tattica, ma non intervenne perché ordini superiori gli imponevano di raggiungere Pescara a recuperare il “prezioso e nobile” carico che, per altro, compulso da nobilissimi sentimenti si era affrettato ad imbarcarsi sulla corvetta Baionetta.
Schmidt stupito per la fortuna avuta riprese la navigazione verso l’Alto Adriatico con i motori ulteriormente azzoppati dalla precipitosa manovra evasiva attuata all’avvistamento dello Scipione.
La necessità di approvvigionarsi di acqua dolce, di cui i motori guasti facevano un consumo abnorme, spinse l’unità ad atterrare nei pressi di Valona.
Frattanto i detonatori delle mine sganciate iniziavano ad attivarsi: la prima vittima fu il posamine veloce Abdiel che alla 22,15 venne colpito a poppa da una forte esplosione che determinò una vasta falla. Il vascello, giunto in giornata nel porto italiano con altre navi britanniche, affondò rapidamente. L’esplosione causo 48 vittime tra i 230 membri dell’equipaggio, persero inoltre la vita 120 militari dei 435 imbarcati. La piccola nave ospedale Marechiaro si prodigò per il salvataggio di naufraghi e feriti.
Prima dell’esatta comprensione di quanto era accaduto e della bonifica delle mine inesplose si ebbero altre due vittime: il rimorchiatore militare Sperone, che svolgeva servizio di traghetto tra l’Isola di San Pietro e la città con a bordo 150 marinai, pochi dei quali si salvarono e il motodragamine britannico MMS 70 su cui persero la vita 20 marinai.
Alle prime luci dell’alba del 10 settembre la sezione di siluranti prese a risalire la costa albanese e oltre verso Ragusa, nel porto appena occupato dai tedeschi le unità poterono rifornirsi e procedere a una sommaria riparazione.
Ripartito da Ragusa Schmidt si diresse verso il centro dell’Adriatico per tenersi lontano dal dedalo dell’arcipelago dalmata. Raggiunto il traverso di Ancona, a 10 miglia da terra, virò verso Venezia, poco dopo avvistò un vascello oscurato.
Le due unità siluranti si separarono per aggirare il bersaglio, la S54 segnalò alla nave sconosciuta di arrestare il moto. La nave ignorò il segnale e virò Schmidt ordinò il lancio di un siluro che fallì per problemi tecnici. La sezionarla, già in posizione silurò e colpì il vascello che rapidamente affondò. Le siluranti tedesche soccorsero i naufraghi accogliendoli a bordo delle due unità, tra essi il tenente di vascello Attilio Gamaleri che comunicò a Schmidt che l’unità affondata era una anziana cannoniera ausiliaria da 1000 tonnellate, l’Aurora, in viaggio da Pola verso il Sud. Su un equipaggio di 88 uomini 62 vennero salvati dalle unità tedesche. Ripresa la rotta verso Venezia alle 6,30 venne avvistata una moderna unità mercantile verso cui le motosiluranti si diressero velocemente, divergendo tra loro per aggirarla. Con i portelli dei siluri aperti le vedette intimarono alla nave di arrestarsi desiderando catturare una moderna unità, utile per il proseguimento delle ostilità. La motonave Leopardi, appena completata, aveva abbandonato Fiume insieme ad altre unità civili e militari grazie agli accordi presi dal Generale Gambara con i tedeschi, a bordo erano imbarcati militari e numerosissimi civili diretti ad Ancona. Il comandante militare, capitano di corvetta Vittorio Barich, apprezzata la superiorità del nemico e il dovere morale impostogli dall’imbarco di civili, decise di astenersi da comportamenti ostili. Il tenente di vascello Winkler e alcuni uomini della motozattera MFP 478 imbarcarono sul Leopardi, come equipaggio di preda.
Trasferiti sul Leopardi i naufraghi e i feriti dell’Aurora e trattenuti come ostaggi sulle siluranti i comandanti Gamaleri e Barich ed altri ufficiali italiani, Schmidt riprese la rotta verso Venezia. Venne avvistata a 12 miglia il faro di Punta della Maestra, poco dopo, a 25 miglia a Sud Est di Venezia viene avvistato un vecchio piroscafo, le siluranti si diressero verso di esso con l’intenzione di affondarlo o catturarlo, mentre erano in avvicinamento scorsero un cacciatorpediniere che sopravveniva.
Il comandante Schmidt apprezzò che uno scontro col caccia sarebbe stato letale per la sezioni di siluranti con i motori zoppicanti e che solo un lancio ravvicinato avrebbe consentito di avere la meglio sull’unità da guerra.
Schmidt avvicinò il piroscafo, il vecchio Pontinia, e lo obbligò ad accettarlo bordo, accompagnato da due sottufficiali. Il Pontinia, sotto il comando tedesco, prese una rotta che lo portava ad avvicinarsi al caccia con la motosilurante S54 nascosta al suo fianco. Raggiunta la distanza favorevole per il lancio contro il Sella, tale era il nome del caccia, Schmidt reimbarcò sulla silurante e dette tutto motore. Abbandonata la protezione del Pontinia la silurante effettuò il lancio di una coppiola di siluri da 400 metri di distanza. Colpito da due siluri il Sella si spezzò in due e affondò rapidamente. Il comandante Cini venne recuperato, gravemente ferito dal Pontinia; 4 ufficiali e 24 tra sottufficiali e marinai persero la vita nell’affondamento.
Nel giungere a Venezia, il pomeriggio dell’11 settembre, Schmidt, incerto su chi avesse il controllo militare della città, decise di entrare in porto con le prede senza mostrare la bandiera e con gli uomini vestiti con indumenti anonimi, la S61, ancora dotata di siluri, venne lasciata in retroguardia per proteggere la sezionarla e assestare nuovi colpi al traffico mercantile, se si fosse presentava l’occasione. In effetti i tedeschi avevano realizzato che la grande fuga verso Sud del naviglio italiano, con navi sovraccariche, talvolta non in piena efficienza e armate da equipaggi sotto shock per il rapido evolversi della situazione costituiva un’ottima occasione per cogliere successi, Schmidt aveva infatti diramato un radiomessaggio all’S30 e all’S33 presenti a Pola per richiedere la loro presenza.
La Pontinia chiese l’apertura dei varchi portuali, navi e silurante ormeggiarono alla fonda in laguna, vennero fatti sbarcare feriti, i tedeschi furono armati per far fronte alla situazione poco chiara di Venezia. Alle 21 la S61 entrò in porto con altri due piroscafi catturati e si affiancò al resto del naviglio sotto controllo germanico.
Il 12 mattina Schmidt armato e in uniforme si presentò al console tedesco, dottor Koster, che fu ben contento di sapere di poter disporre di una quarantina di marinai armati e dotati di due siluranti da usare come deterrente nei confronti del comandante di piazza di una città che era ormai bloccata dal possesso tedesco di Mestre.
L’Ammiraglio Brenta stretto tra il blocco del cordone ombelicale rappresentato dal ponte che univa la città a Mestre e la presenza di un nucleo di marinai armati in città si vide obbligato ad accettare i termini della capitolazione che prevedeva disarmo e consegna dei militari presenti sulla piazza, sospensione delle partenze e consegna tutte le unità presenti, consegna delle mappe dei campi minati e sospensione di qualsiasi sabotaggio a mezzi ed impianti.
Per il raggruppamento e la scorta dei marinai e soldati italiani dopo la resa vennero ancora impiegati marinai delle siluranti di Schmidt, l’arrivo di contingenti militari tedeschi permise ai marinai di tornare ad occuparsi delle proprie siluranti che, finalmente, poterono andare in cantiere per i lavori ai motori che le avevano portate a Taranto…
Il Sottotenente di Vascello Schmidt venne decorato con la Croce d’Oro e con la Croce di Cavaliere dell’Ordine della Croce di Ferro, il 22 dicembre 1944 Schmidt cadde mentre era al comando della S185 in combattimento con siluranti britanniche nel Canale della Manica.

Un caro saluto giacomo
 
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view post Posted on 10/11/2010, 15:27
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Una bellissima immagine del Sella nel 1928, appena ricevuta, la condivido con voi..

Un caro saluto giacomo

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view post Posted on 10/11/2010, 15:54
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Stupendo Giacomo come sempre.
Ciao
Roberto
 
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view post Posted on 10/11/2010, 16:01
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Grazie Roberto... in effetti la storia del Sella e il suo drammatico epilogo mi hanno appassionato, la disponibilità in ebay di foto e sul sito Hoepli del Libro di Bagnasco hanno fatto il resto..

un caro saluto giacomo
 
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view post Posted on 10/11/2010, 17:05
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Dovere..., la storia del Sella mi ha preso come le gesta dei "corsari" ma quest'ultima devo dire ha provocato in me solo rabbia per il tributo in vite e poi nel modo non certo glorioso (dal mio punto di vista) con cui gli ufficiali tedeschi si sono conquistate le medaglie, lo so la guerra è guerra...... ma non ne accetto il modo va contro i miei principi.
Ciao
Roberto
 
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view post Posted on 10/11/2010, 17:50
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Non credo di essere d'accordo con te, almeno per quanto riguarda il caso specifico. L'Oberleutnant Schmidt si è portato come un vero gentiluomo del mare, vecchio stampo. Il tributo di vite pagato dai militari e dai civili, nostri connazionali vittime della missione delle motosiluranti in Adriatico è stata frutto della criminale condotta politica della classe dirigente italiana, casa reale in testa. La totale mancanza di una classe dirigente che governasse la transizione tra il regime fascista e la democrazia e soprattutto lo scioglimento dell'alleanza coi germanici ha determinato lo sbando nelle Forze Armate e nel Paese. Mentre "sciaboletta" meditava su come tutelare la prosecuzione della dinastia i tedeschi si organizzavano in modo cinico, ma realista ad impedire di ritrovarsi dall'oggi al domani gli alleati al Brennero. A differenza di molti casi (Cefalonia per tutti) in cui i genrmanici si comportarono con ferocia con i prigionieri italiani Schmidt condusse una campagna navale senza macchie sul suo onore pur combattendo con ostinata determinazione. La differenza tra loro e noi stava nella prospettiva: i tedeschi volevano impedire il collasso completo del territorio nazionale con conseguente occupazione alleata e realizzare il massimo profitto dalla debacle militare dell'alleato. Noi, grazie alla mancanza di ordini, direttive, guide autorevoli pensavamo solo a "tornare a casa" con le note tristi conseguenze.
Ovviamente il mio punto di vista, come quello di chiunque, è opinabile, ho solo cercato di spiegare il motivo della mia divergenza di opinioni, divergenza che ovviamente non contiene nessuno spunto polemico, ma anzi la lealtà di espressione atto dovuto trattando con amici come te.

Cordialmente giacomo
 
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view post Posted on 10/11/2010, 18:25
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Non fraintendermi riconosco e sono d'accordo con te per tutto quello che citi.... però non concepisco l'agguato teso al Sella facendosi scudo di un piroscafo, certo era una scelta strategica dettata dalla situazione in cui si trovavano. Ripeto la guerra e guerra ma tutte quelle azioni in cui si sia utilizzato l'inganno facendosi scudo di navi mercantili o mascherate tali per me rimane una vigliaccata.
Ciao
Roberto
 
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view post Posted on 10/11/2010, 18:36
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Ritengo sia utile vedere la cosa dal punto di vista di Schmidt, nella secuenza che cita Bagnasco nel suo libro: Schimidt avvista il cacciatorpediniere, la fuga gli è preclusa dai danni ai motori di entrambe i suoi battelli (ignora che anche il Sella ha problemi in sala macchine) e ritiene che il caccia non possa essere attaccato dalle sue unità in velocità per le stesse ragioni. Di fronte al rischio di perdere i propri battelli e il naviglio catturato vede avvicinarsi un vecchio piroscafo, stima unica via d'uscita possibile l'attacco da distanza ravvicinata usando il piroscafo come schermo. Gli annali della Marina Britannica sono pieni di ruse de guerre simili. Certo un'azione sotto copertura, ma non animata da ferocia, ma da desiderio di non perdere le proprie imbarcazioni..come giustamente dici tu la guerra è un grande male che ispira tante altre azioni malvage.

Ciao giacomo
 
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view post Posted on 10/11/2010, 18:56
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Sai voglio pensare a tutte quelle azioni eroiche con il nemico di fronte, con la consapevolezza da entrambe le parti di quello a cui si andava incontro, l'onore delle armi, tutte quelle gesta di cavalleria nei confronti del nemico.... tutto il resto per me è la parte vergognosa della guerra.
La mina inglese che stroncò la vita del mio prozio mentre andava a riposare, i bombardamenti indiscriminati, etc. sono modalità e mezzi che non concepisco..... che ci vuoi fare sono fatto così!!!
Un salutone.
Roberto
 
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14 replies since 18/9/2010, 19:29   2130 views
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