CITAZIONE (Fante @ 9/10/2013, 15:46)
Rispetto le motivazioni espresse ma sinceramente non capisco come una operazione di disattivazione - peraltro giustificata dal fatto di rendere fruibili gli oggetti al pubblico - possa togliere valore alle armi in questione.
Escludendo che ci si riferisca alla possibilità che tali armi possano tornare a sparare (in un poligono, in mano ad appassionati) non vedo in alcun modo alterata la "sacralità" del reperto o la sua integrità storica, se di questo si tratta.
I musei sono pieni di armi di personaggi storici di vario spessore che sono state interessate dallo stesso processo al fine di renderle inoffensive e liberamente esponibili
Il punto è che la disattivazione delle armi (tanto più seguendo le indicazioni del Ministero dell'Interno in vigore oggi) è un intervento irriversibilmente e ampiamente distruttivo. Come tale non ne può esistere, dal punto di vista della conservazione dei beni aventi rilevanza storica - alcuna giustificazione. Non è questione di "sacralità" del reperto, bensì questione di laicissima applicazione di criteri scientifici di mera conservazione e valorizzazione dei beni storici. La disattivazione dell'arma non è diversa dall'asportazione meccanica delle "pudenda" di una statua greca al fine di renderla "liberamente esponibilie" alle Signore di buona famiglia nell'Inghilterra Vittoriana o alla censura del testo originale di un poema licenzioso di un autore latino per renderlo "liberamente riproducibile" in epoca medievale secondo i dettami della Chiesa di allora.
La disattivazione di un'arma avente rilevanza storica è esattamente la stessa cosa, ed è fatta esattamente con la stessa logica dei casi utilizzati a mo' di esempio. O magari, per fare esempi che forse gli utenti di Miles possono meglio comprendere avendone maggiore dimestichezza, è come asportare i simboli politici nazisti da un'uniforme del III Reich, esposta in un museo, per renderla "liberamente esponbile" nel rispetto della sensibilità e del dolore delle vittime della politica espansionistica della Germania hitleriana.
La prima possibile obiezione, ovvero che chi lamenta il pericolo dell'offesa alla morale o alla memoria delle vittime lo faccia pretestuosamente per motivi politici , mentre chi lamenta il pericolo del furto di un'arma efficiente lo faccia per motivi oggettivi, è un'obiezione la cui forza è più apparente che collegata alla natura del bene storico in questione, attenendo meramente alle misure di sicurezza necessarie più che all'intrinseca pericolosità del bene (dato che la carabina M1 di Fenoglio esposta in vetrina, di per sè, non può sparare al pubblico). Anzi, per chi - singolo, forza politica, autorità pubblica - ritiene che l'esposizione dell'oggetto storico recante i simboli nazisti esponga al "pericolo" dell'apologia del regime, della propaganda politica o dell'istigazione al razzismo, il "pericolo" è assai maggiore di quello di un'arma esposta nella vetrina blindata di un museo dotato di acconci sistemi di sicurezza. Si noti che in entrambi i casi - l'uniforme e l'arma, il pericolo riguarda il potenziale compimento di reati come taliprevisti dal codice penale, e che - lo ribadisco - per parte loro le leggi di Pubblica Sicurezza e la la normativa sulle armi non impediscono la raccolta ed esposizioni delle armi efficienti, pongono solo obblighi di custodia.
L'ulteriore obiezione, richiamata nel messaggio di Fante, che siano reperibili altre carabine M1 e M1911A1 funzionanti (per altro, di carabine M1 che si trovino oggi nello stato che avevano nel 1945 ce ne sono assai pochevata) non è circostanza rilevante, nella questione, dato che gli originali utilizzati da Fenoglio non sono "una carabina M1 e una pistola M1911A1", bensì "quella carabina M1 e quella pistola M1911A1".
Quindi, se i curatori del museo fenogliano ritengono, come è loro pieno diritto, che le armi in questione possano essere esposte solo previa disattivazione, per problemi di costo e di timore di incorrere in responsabilità penali future per omessa custodia (altre ragioni non ne vedo), nulla impedisce di rinunciare all'acquisizione del bene storico, e anzi così imporrebbe la deontologia professionale, dato che dal punto di vista della conservazione dei beni artistici e storici,
tertium non datur.
E io hopure detto che sono disposto a concorrere al finanziamento di una carabina M1 e di una M1911A1 "qualsiasi" e assimilibaili esteticamente alle armi originali di Fenoglio da esporre, disattivandole al posto di quelle originali, da conservare come e dove si vorrà. Con circa 1500 euro si rimedia, e se proprio non hanno una lira da spendere, una decina di volonterosi possono finnziare l'acquisto senza svenarsi. E la fascetta senza attacco per la baionetta e l'alzo primo tipo da sostituire con quelli postbellici che magari si trovabno sulla carabina disattivata, glieli regalo io, se servono!?
CITAZIONE (Fante @ 9/10/2013, 15:46)
Io credo che in questi casi bisognerebbe essere piuttosto grati alle famiglie che decidono di condividere tali reperti piuttosto che decidere di sbarazzarsene o di monetizzare il tutto a vantaggio di qualche facoltoso collezionista
Per quanto sopra argomentato (certo, un'opinione personale, che però non si discosta dallo "stato dell'arte" sulla conservazione e valorizzazione dei beni storici) mi permetto conclusivamente di notare (con tristezza) che se l'unica strada percorribile per evitare interventi distruttivi sulle armi di Fenoglio è quella della cessione al privato collezionista, persona fisica o giuridica, italiana o straniera, essa è di gran lunga preferibile alle altre prospettate.
saluti
Edited by kilroy - 10/10/2013, 09:42