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| CITAZIONE (carpu @ 31/1/2023, 16:40) Gli unici che hanno vinto un conflitto del genere sono stati gli Inglesi (con gli Australiani ed altre nazioni del Commonwealth) nell '"emergenza Malese" (come era eufemisticamente chiamata),dal 1948 al 1960. Ma li' c'erano alcune differenze rispetto al Vietnam tutte a sfavore dei comunisti. Tuttavia,sembra che l'approccio adottato dai Britannici fosse migliore (e segretamente più letale) rispetto a quello di Francesi e sopratutto degli Americani in Vietnam. Vero, anche se tra la guerra in Vietnam e il conflitto combattuto dagli inglesi contro i guerriglieri comunisti in Malesia vi sono delle differenze significative sia geografiche che di scala. Si stima che le forze dell'MNLA, ovvero l'esercito di liberazione malese, non abbiano mai superato gli 8000 effettivi, mentre in Vietnam gli americani se la dovettero vedere con un esercito regolare (quello nord-vietnamita) forte di oltre 250.000 uomini appoggiati da circa 100.000 guerriglieri locali Vietcong. La guerriglia malese non poteva contare sui aiuti e forniture dirette o indirette provenienti da Paesi limitrofi (come la Cina Comunista) o ideologicamente affini (come l'Unione Sovietica), né poteva fare affidamento su basi o "santuari" logistici al di fuori del ristretto territorio nazionale. Ma soprattutto all'esercito inglese, da secoli abituato alla condotta di guerre coloniali, va il merito di aver compreso che un conflitto contro-insurrezionale come quello in corso in Malesia non poteva essere vinto con mezzi e sistemi tradizionali e che la resistenza, l'addestramento e le capacità professionali dei propri soldati contavano assai di più della potenza di fuoco dell'artiglieria o del supporto aereo. I militari britannici impiegati in Malesia, tra cui anche parecchi soldati di leva, ricevevano tutti un addestramento specifico alla guerra nella giungla e operavano attraverso continue azioni di pattuglia suddivisi in piccole squadre col compito di infiltrarsi in profondità nel territorio controllato dai guerriglieri conducendovi azioni di interdizione e disturbo, cattura di prigionieri, distruzioni di basi e depositi, raccolta di informazioni. L'idea alla base di questa strategia non era quella di contendere il possesso del territorio per mezzo dell'occupazione in forze ma di recidere e paralizzare i gangli vitali della guerriglia, specialmente per quanto riguardava logistica e rifornimenti, anche attraverso l'internamento forzato della popolazione civile nei "new villages", sottraendo in questo a modo alla guerriglia l'insostituibile e prezioso sostegno delle comunità locali e prosciugandone di conseguenza le risorse morali e materiali. Si trattò sicuramente di scelte vincenti, tant'è che ancora oggi l'"emergenza malese" viene studiata nei testi e nei manuali militari come uno dei rari esempi di successo nella condotta di un conflitto di contro-guerriglia a bassa intensità. Si può anche affermare senza tema di smentita che le forze armate inglesi fecero di necessità virtù, visto che l'Inghilterra imperiale uscì dal secondo conflitto mondiale con uno strumento militare fortemente ridimensionato, specie per quanto riguardava l'esercito, con un bilancio della difesa fortemente compromesso dalla crisi economica dell'immediato dopoguerra e con mezzi e effettivi assai ridotti. Una situazione quindi molto diversa da quella con cui gli Stati Uniti, all'apice della propria potenza mondiale, "abbracciarono" il conflitto in Vietnam. RIP-STOP
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