Chiedo scusa per l'errore di battitura: quando si è in "prima volta" anche se si è anziani c'è l'emozione. E poi ho sbagliato anche il nome della radiostazione che invece era Rover Joe. Copio e incollo da un articolo sul museo di mezzi ed apparati della II GM, che è a Fidenza (PR), curata dall'associazione che si chiama proprio Rover Joe.
ROVER JOE E IL SOLDATO BENNET - Persino il nome dell’associazione e del museo - Rover Joe - racconta una storia. Quella di una jeep e di un soldato. “Venni in possesso di una Willys che montava uno strano apparato radio. Pensai fosse qualcosa di posticcio, così mi sono incuriosito e scoprii essere uno dei pochi apparecchi rimasti del sistema di comunicazione utilizzato dagli Alleati nella campagna d’Italia. Per la conquista della Sicilia venne ideato un sistema di trasmissione mobile montato sulle jeep Willys, che permetteva di comunicare sia con l’aviazione che con l’esercito, in modo da coordinare meglio gli attacchi. In effetti fu un successo totale, tanto che tra gli Alleati, a differenza di quanto avvenuto in Nord Africa, non ci furono perdite dovute a fuoco amico. Quel sistema si chiamava ‘Vrc 1’, ma quando gli arei dovevano attaccare, usavano il nickname e chiamavano Rover Joe. Un nome che ci è piaciuto molto e ci è parso adatto per il museo”.
Ma la storia non finisce qui: “Durante le ricerche, insieme ad alcune fotografie comprate in un’asta americana, trovai un foglio di servizio con i nomi di 16 operatori Rover Joe. Ci sarebbe piaciuto avere qui almeno uno dei parenti, ma era come cercare il classico ago nel pagliaio”. Sono state una serie di circostanze favorevoli a far incontrare nel 2005 Campanini e Paul Bennett, un 90enne ex radioamatore dell’Ohio, residente a Port Arthur in Texas.
“Quando vide la lista vi trovò i nomi di tutto il suo gruppo. Mi diede in dono un pezzo di marmo che gli avevano scolpito a Carrara nel ’44, con l’incisione ‘Paul Bennett - Rover Joe’. Gli dissi che lo avrei accettato solo se lo avesse portato lui in Italia. Così nel 2009 atterrò a Roma e organizzammo un giro, ripercorrendo le tappe della sua campagna militare, 65 anni dopo. Il 25 aprile eravamo davanti al museo, dove ritrovò la jeep. Fu molto coinvolgente, tanto che dovemmo ripetere la presentazione due volte, perché anche i cameraman delle tv, emozionati, si erano dimenticati di premere record”.
So di altri possessori di veicoli che sono riusciti a ricostruire la storia bellica del mezzo e volevo provare a ricostruire quella della targhetta che ho messo in presentazione, ma anche di altre due. Ho anche le bollette doganali di importazione di altre tre "cingolette", con i numeri di telaio.
. Grazie.
Federico