CITAZIONE (kanister @ 22/5/2018, 08:46)
CITAZIONE (ghirghi @ 21/5/2018, 20:37)
Soltanto a coloro che provenivano da formazioni RSI, che poi si trattava soltanto della Divisione S. Marco, era richiesta la dimostrazione dell'identità, che in ogni caso non veniva conservata presso i reparti.
Si, però non riesco a non contestare qualche affermazione di Ghirghi, è più forte di me.
Militari provenivano non dalla sola S. Marco ma da tutte le formazioni della RSI ed anche dai tedeschi.
Valga per tutti l'esempio del polacco Vigoda, dirigente di un'associata alla Todt, che passò tra i partigani e si trovò a dirigere la Bevilacqua sino a due o tre giorni prima della liberazione.
Od anche "Antonio", ufficiale dell'esercito regio, che nel suo libro di memorie narra i vari passaggi per essere accettato tra i partigiani, compresi isolamento ed interrogatori, che corrispondono grosso modo a quanto detto prima.
Ciao, Kanister. E’ vero, non hai mai rinunciato a “contestare” quanto andavo affermando, ma dovresti anche dire che io non ho mai rifiutato il confronto. Per me non esiste tabu. Se un fatto è realmente accaduto, giova sempre parlarne con tutta franchezza.
Ho sempre affermato che non esprimo mai giudizi su fatti che non mi hanno visto partecipe.
Nel caso in questione, tu stai generalizzando, mentre io mi riferisco soltanto a quel che ho personalmente vissuto.
Ho visto un intero reparto di S. Marco, presentarsi a noi. In quell’occasione non tutti erano veramente convinti di quello che stavano facendo. Tu ricordi che uno di loro se la squagliò, guidando una squadra di tedeschi sul luogo dove era avvenuto l’incontro. In quell’occasione uno dei nostri si prese tre colpi di mascinpistol in un braccio.
L’identità di quei militi era poi stata passata al setaccio, come si suol dire.
Ho visto decine di singoli, sempre S. Marco, passare nei nostri reparti. Per forza di cose dovevamo accertare la serietà delle loro intenzioni.
Ho conosciuto alcuni “russi”, almeno così dichiaravano, che avevano disertato i reparti tedeschi di cui facevano parte chissà per quale vera ragione. Che tipo di identità dovevamo accertare?
Conosci anche tu quel militare tedesco che era poi diventato comandante di un nostro distaccamento.
Tra gli alti comandi, non solo il polacco Vigoda, comandante della divisione, anche il vice comandante, Radomic, era della Jugoslavia. Non erano stati scelti a caso.
Non sempre è andata bene. Vedi il caso di quel S. Marco che era stato presentato da persone di assoluta fiducia. E’ stato con noi circa un mese ed è sparito, guidando poi il terribile rastrellamento del 16 novembre 1944. Nello zainetto tattico che un sottufficiale aveva perduto, trovammo le copie fotostatiche della zona, con l’esatta localizzazione dei nostri distaccamenti.
Erano rischi che fatalmente dovevamo correre.