Carabinieri Genovesi

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view post Posted on 19/11/2018, 20:19


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Salve a tutti, posto un'immagine di Giuseppe Abbati in uniforme di Carabiniere Genovese del 1860.

La giubba ha 2 file laterali di bottoni ma qualcuno sa dirmi come si abbottonava?
Sembrerebbe monopetto ma non si vedono bottoni al centro e sembra anche impossibile che si abbottoni a doppio petto (troppa distanza)
Qualcuno conosce questo tipo di giubba e può aiutarmi?

Mi serve saperlo per scolpire alcune miniature in 28mm di quel Corpo.

Grazie, Claudio.



4abn
 
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view post Posted on 19/11/2018, 21:09
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Ciao, probabilmente si chiudeva al centro con dei gancetti metallici cuciti nella parte interna della giubba vicino al bordo, sembra l'unica possibilità in questo caso ed i bottoni ai lati sono solo per abbellimento.
Era lo stesso sistema per chiudere gli habit napoleonici e primi anni post restaurazione.
Saluti
Luca
 
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view post Posted on 20/11/2018, 08:51
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Argomento ostico e di non facile approfondimento che mi sembra già trattato da queste colonne.

Ciò che si sa è che i Carabinieri Genovesi salpati da Quarto erano vestiti "alla paesana" e quindi non è il caso di questo personaggio che non era dei Mille.
Della spedizione che arrivò successivamente in Sicilia col Medici abbiamo queste notizie.

Il Menghini ci fa sapere che nel soccorso appena giunto si trovano:

I venti Carabinieri Genovesi che vanno a rinforzare la loro compagnia, purtroppo ridotta a metà, sono specialmente allegri. E, più oltre: La compagnia dei Carabinieri Genovesi, rimpiazzata per nuovi arrivi, vi faceva bella mostra nel suo turchino uniforme e col portamento marziale che la distingue.

Dal Movimento del 4 agosto:

[...] Le truppe che ho qui veduto sono Carabinieri genovesi, i quali hanno un’uniforme di tela russa formata da un giacchetto all’ussera con doppia fila di bottoncini bianchi, ed un berretto di panno bleu, fregiato di due carabine ricamate in oro. Tutti quelli che sbarcarono a Marsala portano al braccio sinistro un piccolo gallone in oro sulla foggia di quello per le truppe regolari che segna l’anzianità di servizio [...].

Non credo di esserti stato utile, ma non si sa mai.
 
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view post Posted on 20/11/2018, 17:43


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Grazie ad entrambi.

Anch'io avevo pensato ad una chiusura stile habit Napoleonico, solo mi sembrava anacronistica per il 1860, però nella foto non si vede nessun bottone centrale perciò è plausibile che sia così.

La testimonianza dal Movimento del 4 agosto è molto interessante, sembra riflettere la foto di Abbati (doppia fila di bottoncini bianchi), ma "all'ussera" che vuol dire? Intende forse la presenza di alamari al petto?

Claudio.
 
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view post Posted on 20/11/2018, 17:50


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Ora come allora (1814) la marsina doppiopetto e doppia fila bottoni dei Carabinieri Reali si chiude al colletto con un gancetto metallico e controasola cucito nella parte interna della marsina stessa.
Marco
 
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view post Posted on 20/11/2018, 18:14


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Grazie GMTO.

Ma secondo voi la giubba poteva chiudersi fino in fondo o al massimo come nella foto?

Claudio.
 
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view post Posted on 20/11/2018, 18:17


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Non credo proprio vista la mancanza di abbondante pozione di stoffa anteriormente a triangolo ed a meno che non avesse delle enormi pieghe posteriori..................
Marco
 
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view post Posted on 25/11/2018, 10:58
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Premesso che a Marsala sbarcarono senza un'uniforme, salvo qualcuno che aveva tracce della vecchia tenuta dell'anno passato. l'uniforme cilestrina (o turchina) di cui parla l'Abba venne data a Palermo. Questa si rifaceva al dolman chiusa da 5 alamari, se ricordo bene di colore nero. che andarono però scomparendo. L'Abati nel caso specifico sembra non averli. Il gilet era rosso. Questa foto però venne scattata a Napoli, a campagna ultimata (e questo non è da poco conto) Con analoga tenuta appare anche un altro individuo con sciabola.
Tieni però conto che di "carabinieri genovesi" ce ne furono in diverse spedizioni e non sempre questi ebbero la stessa tenuta. In una serie di un piccolo album di un reduce della Medici i carabinieri appaiono con una camicia turchina o blu.
Uso questo mezzo per dire a Tirailleur du Po che lo sto cercando ma non ricordo l'email privata
lo stesso vale per Cleombroto
 
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view post Posted on 25/11/2018, 12:06


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Grazie Andrea per la risposta.

L'uniforme con 5 alamari quindi è quella che illustra Cenni in una delle sue tavole?

Ma l'uniforme di Abbati può avere 5 alamari?

Se si li avrebbe solo nella parte superiore?
Perché in basso non sembrerebbe possibile la chiusura della giubba.

Oppure la giubba di Abbati è una versione diversa appunto senza alamari, magari ricevuta in un secondo momento?

Molto interessante che il corpetto fosse rosso, io ero convinto fosse nero come i polsini della giubba e la banda del berretto.

Claudio.
 
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view post Posted on 25/11/2018, 12:49
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No non credo che il dolman che porta Abati abbia avuto o portato gli alamari. E' pur vero che Cenni raccolse le memorie di molti garibaldini i quali però, come ho notato da alcune corrispondenze (molte sono scomparse e non si sa che fine abbiano fatto) erano a loro vola imprecisi, o con memorie confuse. Quanto meno stante le foto o i pezzi autentici giunti fino a noi. Però per quante imprecisioni sui dettagli o una rilettura di Cenni, è probabile che una qualche uniforme dei Carabinieri con alamari debba essere esistita. Se sia questa o meno, se gli alamari erano poi 5 o meno, non ci metterei la firma. La tenuta però è portata. Posseggo altre due foto di scarsa qualità dove appaiono un ufficiale ed un sottufficiale con la stessa tenuta.
Ricorda comunque ED E' VERAMENTE IMPORTANTE che la foto è stata scattata dopo il Volturno (Abbati perse l'occhio a Capua). Questo perché dopo la battaglia c'è stata una bizzaria di tenute indescrivibile da divisione a divisione.
Polsini e banda sono neri.
Qui una serie di notizie sull'Abati prese da diverse fonti:

AST CONFERMA CARABINIERE GENOVESE SERGENTE LICENZIATO IL 14 DICEMBRE CON SEI MESI DI PAGA.
Figlio del pittore Vincenzo, segue la famiglia prima a Firenze nel 1842 e poi a Venezia dal 1846 al 1858, dove forma la propria cultura artistica sia sotto la guida del padre che frequentando dal 1850 l'Accademia di Belle Arti con i maestri Grigoletti e Bagnara; qui conosce i pittori Vito D'Ancona e Telemaco Signorini.
Nel 1858 la famiglia Abbati è nuovamente a Napoli, dove l'anno dopo Giuseppe espone alla mostra del Reale Museo Borbonico il dipinto La Cappella di San Tommaso d'Aquino in San Domenico Maggiore e conosce i pittori Bernardo Celentano e Domenico Morelli. Nel 1860 si unisce alla Spedizione dei Mille e perde un occhio nella battaglia del Volturno.
Alla fine di quell'anno si trasferisce a Firenze, frequentando il ritrovo artistico del Caffè Michelangiolo insieme con i pittori Telemaco Signorini, Vincenzo Cabianca, Odoardo Borrani, Vito D'Ancona, Serafino De Tivoli e il critico, collezionista e mecenate Diego Martelli; del 1861 è il dipinto Il chiostro di Santa Croce.
Nel 1863 alle Promotrici di Torino e di Firenze espone dipinti eseguiti "en plain air": Dintorni di Firenze, L'ora del riposo, Arno presso Firenze, Motivo presso Castiglioncello, Ulivi del Monte alle Croci; nel 1864, a Brera, presenta Il lattaio di Piagentina.
Partecipa nel 1866 alla III Guerra di Indipendenza, arruolandosi volontario bersagliere; viene fatto prigioniero nella battaglia di Custoza e internato in Croazia.

GIUSEPPE ABBATI (1836 –1868)
Biografia
1836 Nasce a Napoli, da Vincenzo, pittore di interni.
Trascorre l’infanzia, con la famiglia, al seguito del padre, divenuto pittore di corte della duchessa del Berry. Segue gli studi elementari a Firenze, ha rapporti familiari con lo studio di Domenico Morelli e l’ambiente artistico napoletano, trascorre parte della giovinezza a Venezia.
1850 Si iscrive all’Accademia di Belle Arti di Venezia
1856 Incontra il D’Ancona ed il Signorini, giunti a Venezia per un lungo periodo di studi.
1859 Trascorre un periodo a Napoli, città in cui esegue studi di interni a fianco del padre.
1860 (ottobre) Garibaldino, perde un occhio a Capua
Si reca a Firenze, dove, introdotto da Serafino De’ Tivoli, inizia a frequentare il Caffè Michelangiolo.
Il suo studio è meta di numerosi amici ed artisti.
1861 Partecipa alla prima Esposizione Nazionale di Firenze.
Espone tre interni (San Miniato e Santa Maria Novella), riceve un premio, ma rifiuta il riconoscimento, unendosi alla contestazione di un gruppo di artisti nei confronti della giuria.
Dà il suo decisivo contributo alle prime ricerche dei Macchiaioli:
• rinnova la tavolozza dei dipinti di interni
• si reca frequentemente a Castiglioncello, ospite di Diego Martelli, dove dipinge con il Borrani ed il Sernesi
• partecipa alle ricerche di Lega, Borrani, Sernesi e Signorini nella campagna di Piagentina
Legato da profondissima amicizia a Diego Martelli, l’amico ed il mecenate dei pittori macchiaioli, vivace intellettuale e sensibile conoscitore d’arte, si stabilisce con lui in via dello Sprone a Firenze.
I due giovani condividono l’interesse per Proudhon, Thiers, Taine e Zola.
Abbati coltiva la lettura di Sant’Agostino.
1862 (luglio-agosto) Abbati segue Garibaldi nella spedizione che ebbe l’infelice epilogo di Aspromonte
1863 e ’64 Espone alla Promotrice di Torino
1865 Espone alla Promotrice di Venezia ed alla Società d’incoraggiamento di Firenze
1866 Espone a Venezia
Si arruola come volontario nei bersaglieri e partecipa alla campagna del Veneto. E’ fatto prigioniero e condotto ai confini con la Croazia
Tornato dalla prigionia espone alla Promotrice di Firenze
Presenta il quadro il "Monaco al coro" a Napoli ed al Salon Parigino
Il quadro viene acquistato dal Museo di Capodimonte
Con il ricavato della vendita del quadro, Abbati decide di ritirarsi a vivere a Castelnuovo della Misericordia, piccola località collinare, a nord di Castiglioncello, anch’essa parte della estesa proprietà terriera di Diego Martelli.
1867 Nella prima metà dell’anno Abbati lavora intensamente a Castelnuovo della Misericordia
In estate incontra a Castiglioncello Giovanni Fattori, anch’egli ospite del Martelli dopo la morte della moglie, con il quale condivide le fruttuose ricerche sullo studio dal vivo dei bianchi dei buoi e della natura animata.
Alla fine dell’anno, viene addentato dal cane mastino che aveva voluto quale compagno del volontario ritiro di Castelnuovo, dopo la morte del precedente pointer nero, amico fedelissimo, raffigurato insieme all’artista nello splendido ritratto eseguito dal Boldini nel 1865.
1868 Purtroppo il mastino era affetto da idrofobia ed il 21 febbraio 1868 l’Abbati si spegne, provato da atroci sofferenze, presso l’ospedale di Santa Maria Nuova a Firenze, assistito da Teresa Fabbrini, la compagna di Diego Martelli.
Viene sepolto nel cimitero di San Miniato, vestito della tunica rossa dei garibaldini e decorato delle sue medaglie.

Dipinti d’interni, era nato a Napoli nel 1836 e si era trasferito in tenera età con la famiglia prima a Firenze, al seguito della Duchessa di Berry che aveva assunto il padre Vincenzo come pittore di corte, e poi a Venezia, dove Giuseppe frequentò l’Accademia di Belle Arti negli anni fra il 1850 e il 1853, e dove nel 1856 conobbe Telemaco Signorini. La collaborazione con il padre, segnata dall’esordio nel 1859 con un dipinto che rappresentava l’interno della chiesa di San Domenico Maggiore a Napoli, si interruppe bruscamente l’anno successivo, quando Giuseppe partì volontario con la spedizione dei Mille, imbarcandosi a Genova. La ferita che riportò in combattimento presso Capua gli costò la perdita dell’occhio destro: in seguito, Abbati avrebbe rifiutato la pensione di invalidità che gli era stata assegnata, sostenendo che il suo era stato un sacrificio spontaneo, per il quale non richiedeva compensazioni. Il carattere dell’artista, fieramente avverso all’ufficialità e alle celebrazioni istituzionali di stampo accademico, si mise in luce anche nel 1861, poco dopo il suo arrivo a Firenze, in occasione della prima Esposizione Nazionale. Qui Abbati aveva presentato tre dipinti di interni delle chiese di Santa Maria Novella e San Miniato, ricevendo in premio dalla giuria una medaglia; il pittore non solo rifiutò il premio, ma si unì alla contestazione di un gruppo di artisti che la giuria non aveva ammesso all’esposizione. A Firenze, Abbati frequentava assiduamente il gruppo dei macchiaioli che si riunivano presso il Caffè Michelangelo, e abbracciando subito le istanze fondamentali della pittura di macchia, trasportava con esiti felicissimi i suoi soggetti dalla penombra delle chiese alla luce del sole; nell’ambiente del Caffè Michelangelo, vero crocevia per tutti gli artisti progressisti presenti a Firenze, ebbe inizio anche la fraterna e durevole amicizia con Diego Martelli, che ospitava Abbati durante l’estate nella sua villa di Castiglioncello, insieme con Borrani e Sernesi; con questi ultimi, al ritorno dall’infelice spedizione con Garibaldi conclusasi in Aspromonte nell’estate del 1862 - alla quale aveva partecipato insieme a Martelli - Abbati condivise anche la fase sperimentale di ricerca tecnica e figurativa, che conducevano dipingendo all’aperto nella campagna di Piagentina, alle porte di Firenze. Appartiene a questo periodo la Stradina al sole, alla quale ben si intona quanto Martelli scriveva
 
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view post Posted on 25/11/2018, 13:19


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Scusami ma l'ufficiale ed il sottufficiale delle foto di cui parli hanno l'uniforme con gli alamari?
Puoi confermarmi che le foto sono del 1860?

Io devo fare 3 miniature magari ne faccio 1 con gli alamari e 2 con l'uniforme di Abbati.

In ogni caso vi ringrazio moltissimo per l'aiuto datomi, è mia intenzione postare sul forum le miniature una volta realizzate.

Claudio.
 
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view post Posted on 25/11/2018, 13:42
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Buongiorno Andrea,
Ho provato a contattarti in privato sul forum ma il sistema me lo impedisce per via di una impostazione che tu hai attivato.
Contattami tu in privato con mp sul forum allegando la tua mail e poi ti rispondo.
Saluti
Luca
 
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view post Posted on 25/11/2018, 16:14
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Shako64 sia l'ufficiale che il sottufficiale sono vestiti del tutto identici all'Abati. Che la foto dell'Abati sia posteriore al '60 è sicuro. Come scritto perse l'occhi alla battaglia del Volturno e precisamente a Capua. Che le altre uniformi siano del '60 è probabile è certo che sono state scattate a Napoli. Per il modellino mi atterrei alla foto e non farei interpretazioni. Ma se non rivedi questa discussione (sullo sviluppo delle uniformi garibaldine nel '60) di cui già trattammo mi costringi a ricominciare da capo.
Per non essere scortese faccio di nuovo una sintesi
Genova-Palermo: senza uniformi salvo pochi personaggi e solo 250 camicie rosse circa .
Palermo-Messina: i Mille e le nuove acquisizioni vestono con la camicia rossa. Ma alcune unità siciliane inventano una loro uniforme non sempre sulla base della camicia rossa. -Le spedizioni di soccorso giungono con tenute blu, grigie, marrone e bianco sporco ecc. L'ultima spedizione arriva in camicia rossa.
Messina-Napoli: le uniformi si lacerano nella corsa spasmodica per arrivare a Napoli. Giungono nella capitale con le tenute tutte rotte e stracciate
Napoli-Volturno alcune unità riescono ad essere rivestite con materiale borbonico e viene distribuita alla quasi totalità la camicia rossa ma di tutti i tipi e modelli
Volturno-dicembre 60/gennaio 61: I restanti della spedizione si rivestono sperando nel proseguio della marcia verso Roma, ma è tutto inutile……………..
Dicembre/gennaio 61 disposizioni ufficiali sulle uniformi del Corpo Volontari Italiani che dovrebbe essere assorbito nel REI ma scomparirà
 
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view post Posted on 25/11/2018, 16:28


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Purtroppo non ho visto la discussione sullo sviluppo delle uniformi, andrò certamente a cercarla.

Grazie ancora per le informazioni.
 
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view post Posted on 25/11/2018, 17:05
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Per Andrea.
Ti ho mandato una mail. Ben ricevuta?
 
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