| Il distaccamento partigiano della “STELLA ROSSA”. (una PORZUS alla rovescia)
La fucilazione dei cinque partigiani, avvenuta ad Acqui Terme il 25 gennaio 1944, non può non prescindere dalla storia del “staccamento partigiano della stella rossa”, una vicenda che da sempre considero una Porzus alla rovescia:la “PORZUS PIEMONTESE”.
Siamo nel periodo immediatamente dopo l’otto settembre 1943. L’Italia si è arresa. Casa Savoia fugge da Roma, lasciando l’esercito italiano senza ordini e senza comandi. E’ sbandamento generale. Gli italiani esultano perché ritengono che sia finita la guerra. I tedeschi reagiscono occupando tutta l’Italia centrosettentrionale, catturando tutti i soldati italiani che trovano. In Provincia di Savona, come del resto in ogni altra zona d’Italia non ancora liberata gruppi di ex militari, per non farsi catturare dai tedeschi, si danno alla macchia. Non sono organizzati. Ci si nasconde per non farsi catturare dai tedeschi, per non continuare a combattere una guerra ormai irrimediabilmente persa, dalla quale ci siamo tirati fuori con una resa senza condizioni. Ci si oppone ai tedeschi che, mirando esclusivamente alle esigenze difensive della Germania, vorrebbero che gli italiani continuassero a farsi massacrare inutilmente. Tutti i partiti antifascisti sono stati colti di sorpresa. Nessuno aveva intuito quanto sarebbe accaduto dopo il 25 luglio 1943, quando il fascismo italiano si era autoeliminato con decisione propria. Da quella data e fino al successivo otto settembre 1943, in Italia tutti i fascisti si erano dileguati. Non trovavi un fascista nemmeno pagandolo a peso d’oro. Dopo la resa dell’Italia, nessuno avrebbe potuto immaginare che in un prossimo futuro, gli Italiani antifascisti avrebbero dovuto combattere contro italiani nuovi fascisti asserviti ai tedeschi.
In quelle circostanze si formano i primi gruppi, non ancora definiti “partigiani” ma semplicemente “ribelli”. Quello che diventerà poi il savonese “Distaccamento Stella Rossa”, chiaramente coordinato dall’allora clandestino Partito Comunista, inizia con un gruppo formatosi a Repiano (altipiano di Montenotte). Attaccato dai tedeschi, si trasferisce a Santa Giulia, una frazione del Comune di Dego, unendosi ad altro gruppo di savonesi, che formeranno il “Distaccamento Garibaldino “Stella Rossa. In breve tempo il gruppo aumenta e la permanenza a Santa Giulia diviene presto problematica per le difficoltà di approvvigionamento dei viveri. Nella seconda metà di Ottobre il distaccamento si trasferisce a Gottasecca di Camerana, quindi appena di là dal confine con il Piemonte, dove completa la sua organizzazione militare. Qui la presenza del distaccamento non è ben vista dai piemontesi, che ritengono illegittimo lo sconfinamento, sia pure di qualche chilometro soltanto. Oltretutto quel reparto ha scarsi contatti con l’organizzazione ligure e nessuno con quella piemontese. Al distaccamento mancano quindi un accredito e un riconoscimento che ne caratterizzino la “regolarità” patriottica. Onde evitare ogni contrasto, decidono il trasferimento. Avviene che, il 10 dicembre, nella fase organizzativa del trasferimento, sulla strada da Cairo Montenotte a Cortemilia, appena fuori dall’abitato di Scaletta Uzzone, una squadra dei partigiani della Stella Rossa ferma un’automobile civile con autista italiano e due sottufficiali tedeschi, ritenuti in perlustrazione. L’italiano è lasciato libero e i tedeschi vengono uccisi. Scatta immediatamente un rastrellamento in zona e il distaccamento abbandona il campo, con destinazione forse verso l’astigiano, dove operano brigate garibaldine. Il trasferimento avviene con un camion e la macchina sequestrata. Nei pressi di Bosia incrociano una macchina con a bordo quattro carabinieri (un maggiore, un capitano, un maresciallo e un milite autista). Avviene uno scontro a fuoco, dove muoiono i quattro carabinieri e Mario Tamagnone, comandante del gruppo partigiano. Dopo lo scontro, il gruppo si divide. Alcuni decidono di rientrare in Valle Bormida. Fu in questo frangente che MANINA, OBERTINI, ODDO, NOVELLI e VALLE, decidono di avviarsi verso l’astigiano, dove sanno che operano Brigate Garibaldine. Il 15 gennaio si trovavano nei pressi di PERLETTO, dove sono catturati dai tedeschi. Condotti ad Acqui Terme, saranno processati dalle SS e fucilati dieci giorni dopo, il 25 gennaio 1944. Il gruppo rimasto, ora al comando di Mario Sambolino, decide di procedere verso la VAL CASOTTO, dove operano formazioni partigiane organizzate. Il 22 dicembre giungono a SAN GIACOMO di ROBURENT, dove si acquartierano all’Albergo Nazionale, al momento chiuso. Sono in ventinove. All’alba del 24 dicembre sono sorpresi nel sonno e catturati, per ordine del Colonnello Rossi, (Paolo Ceschi) comandante delle formazioni partigiane autonome piemontesi, con l’accusa di essere una banda di razziatori. Nonostante le loro proteste, sono caricati su due camion. Sul primo erano in diciassette e sono consegnati ai carabinieri di Mondovì. Due di loro, ex militari germanici catturati che avevano deciso di rimanere con i partigiani, sono consegnati ai tedeschi. Quattro (Andrea Bottaro, Luciano Graziano, Gustavo Miroglio e Mario Sambolino) sono tradotti a Cairo Montenotte e fucilati il 16 gennaio 1944. Gli altri avviati in Germania da dove tornarono soltanto in quattro. Sul secondo camion erano in dodici. Lungo il tragitto, per un fortunato anche se tardivo ripensamento del comandante Italo Cordero che aveva diretto l’azione, è stato dirottato in Val Maudagna e qui in parte incorporati in quelle formazioni autonome e in parte lasciati liberi. Quasi tutti morti in successive azioni di guerriglia.
Alla vigilia del Natale 1943 il gruppo partigiano riunitosi a Santa Giulia tre mesi prima, è definitivamente disperso. E’ stata un’azione, questa di San Giacomo di Roburent, ingiustificabile espressione di un livore anticomunista. Era stata liquidata inizialmente come una “scaramuccia” senza significato e priva di conseguenze resa nota tardivamente dai due che avevano diretto l'azione: Antonio Colantuoni e Italo Cordero. Costituisce, invece, una delle principali cause dell’incomprensione sempre esistita tra le Formazioni Garibaldine e quelle Autonome Badogliane.
A disposizione per ogni eventuale ulteriore chiarimento.
Manina Stefano, (STEN) nato ad Asti il 12 ottobre 1917, residente ad Asti. Soldato. Macellaio. . Celibe. Novelli Vittorio (TONI) nato ad Asti il 3 giugno 1916. Residente ad Asti. Sottufficiale. Intagliatore di legno. Celibe. Obertini Luciano (LUCIANO) nato a Rovigo l’otto aprile 1924. Residente a Savona. Civile. Impiegato. Celibe. Oddo Giuseppe (PIPPO) nato a Floridia SI il 27 maggio 1922. Residente a Floridia. Soldato- Studente. Celibe. Valle Lidio ( ? ) nato a San Martino Alfieri AT il 28 gennaio 1923. Residente a Asti. Ufficiale. Maestro. Celibe.
La fotografia scattata dopo la loro cattura, era stata ritrovata addosso a un soldato tedesco e poi pubblicata nel 1957 dal settimanale VIE NUOVE, nella quale la madre di Luciano Obertini riconobbe il figlio, il terzo partigiano da sinistra allineati sulla riva di un ruscelletto.
Edited by ghirghi - 4/6/2020, 22:02
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